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Creato da: r.capodimonte2009 il 13/10/2009
attualità, politica, cultura

Messaggi del 19/04/2017

 

La "democrazia" made in PD

Post n°1558 pubblicato il 19 Aprile 2017 da r.capodimonte2009
 

I giudici del Tribunale di Genova hanno dato ragione alla Cassimatis, candidata sindaco al Comune, dopo che Beppe Grillo, il garante del M5S, nonché proprietario del simbolo, aveva annullato le “comunarie” che l’avevano vista superare tutti gli altro concorrenti. Obbligando, in questo modo i grillini a ripeterle, visto che lo stesso magistrato aveva, di conseguenza, rese inoperativa l’elezione del secondo classificato. A molti questa decisione è suonata come una “forte e inopportuna ingerenza” negli affari interni al movimento da parte delle toghe, sempre pronte a scavalcare il potere decisionale della politica, specie quella che va indigesta al regime. E il regime, in tutte le sue espressioni più deleterie ne ha approfittato, con tutti i mezzi a sua disposizione, dalla stampa allineata, fino agli sciacalli e avvoltoi di casa PD, da Fiano a Romano, dalla Morani fino allo stesso Renzi.

Peccato che costoro si siano lasciati per strada un’altra sentenza, stavolta emessa dal Tribunale di Roma, quindici giorni fa, e che “inchioda” per motivazioni parallele, il PD, e in particolare l’ex-commissario politico del partito, Matteo Orfini, aldilà dello scandalo di Mafia Capitale, il quale si era messo a riorganizzare i circoli di Roma, con la scusa che fossero “inquinati”, ma in realtà per espellere l’opposizione interna, la stessa che poi, giorni fa è uscita dal partito.

Costoro, autonominatisi “Comitato Art. 49” eccepivano non solo sui poteri straordinari dell’ex-giovane turco, ma anche sulle modalità “iconoclaste”, tutte figlie degli ordini perentori dell’allora segretario del PD, che avevano permesso la cacciata di gente evidentemente innocente, ma fastidiosa (erano i tempi in cui, per comodità di maggioranza, si procedeva addirittura al dimissionamento forzoso di presidenti di commissione, come Roberto Speranza!).

Alla fine, il giudice Clelia Bonocore ha sancito l’illegittimità del comportamento di Orfini, sottolineando: “L’organo esecutivo ha inteso disciplinare materie esulanti dall’ambito delle sue attribuzioni, e riservate, invece, alla competenza dell’organo assembleare.” Un bell’esempio di quella democrazia partitica per cui il PD, attacca ogni giorno il M5S, accusandolo di essere un movimento autoritario. Conclude il giudice: “La circostanza che la delibera in contestazione sia stata adottata da organo incompetente (il commissario Orfini) vale di per sé a condurre al relativo annullamento.” E commina il pagamento delle spese legali in 18.824 e a carico del PD!

Il “turco” ha subito messo le mani avanti, sporche di grasso: “Detta delibera non è più in vigore” si è difeso, “ perché dal 2016 ne è stata emessa un’altra, di cui il giudice non poteva avere conoscenza (tanto era democratica!), che regola la nostra vita interna. Per cui gli effetti concreti della sentenza sulla organizzazione della federazione e del congresso sono dunque inesistenti.” Un vero ballon d’essai,  la solita bugia che dovrebbe nascondere le vergogne, dato che Orfini,  sarà costretto a reintegrare l’Art. 49, persi i tre classici gradi di giudizio, visto che “la federazione si riserva di proporre appello.”

E bene hanno fatto i “reprobi” ad esultare per la vittoria: “Il commissario del PD romano, nonché presidente nazionale del PD (non quindi l’ultima ruota del carro!) ha impostato su una strada illegittima tutta la sua azione di riorganizzazione del partito romano!”

Una storiella che naturalmente “è sfuggita” alle cronache di Repubblica e del Corsera, ma anche di Sky TG 24 e del TG1, mentre, al solito, la siamo venuti a sapere da Il Fatto. E non è un caso che Matteo Renzi consideri Marco Travaglio il nemico pubblico numero 1, perché gli mette sotto osservazione i suoi “metodi democratici”, molto simili a quelli del ras turco Erdogan; ma che, grazie al popolo italiano e al M5S sono stati, ma solo in parte annullati, dal NO referendario!  (ITALIADOC)

 

 
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