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Creato da: r.capodimonte2009 il 13/10/2009
attualità, politica, cultura

Messaggi del 25/04/2017

 

Il referendum ALITALIA distrugge il sindacato di regime

Post n°1562 pubblicato il 25 Aprile 2017 da r.capodimonte2009
 

Ci risiamo: il canovaccio all’italiana, quello della ruffianeria a costo zero (sperando che siano gli altri a togliere certe castagne dal fuoco), risorge con Emanuelle Macron, il “centrista”, come era sorto quello anti-brexit, e quello pro-Clinton, entrambi buttati all’aria da popoli certo più consapevoli del nostro. A elezioni ancora incerte, gli italiani sembrano i redditieri francesi, tanto si sbracciano per il candidato più gradito, ovviamente alle lobby e alle caste, e dimenticano che da noi c’è Mattarella, metaforma di un Presidente della Repubblica, e Gentiloni, metaforma di un Presidente del Consiglio, i quali dall’orecchio “elettorale” non ci sentono, per paura di ritrovarsi come i nostri vicini. Quindi un ballon d’essai mistificatorio, che invoca un “fantasma”, quello di Matteo Renzi quando si presentò al popolo italiano per cambiare la storia, e invece è stato l’affossatore della storia democratica dell’Italia: esattamente come sarà Macron, una volta eletto, la rovina della Francia! Il canovaccio, da capo, è diretto dalla stampa di regime, da quella di destra e centro-destra, che farfuglia, schifata dal pupillo dei Rothschild, ma è tutta soddisfatta perché le elité borsistiche hanno giocato a dadi con gli speculatori, guadagnando posizioni che arricchiscono chi è già ricco; ma anche da quella di sinistra (all’italiana) che ha colto con ribrezzo l’invito di Malenchon a votare contro l’Europa dei banchieri, cui Macron appartiene, ma ha taciuto “spudoratamente” sul voto antisistema, e quindi a favore del FN. Come sia ridotta la sinistra italiana, d’altra parte, lo vediamo tutti i giorni, ha perfino abiurato alla Resistenza, l’ultimo tabù in cui si sono scontrati ebrei e non ebrei, memori di un odio ancestrale che neppure Marx è riuscito a derimere! E quindi la pena che i socialisti, ormai, mostrano, ovunque si presentino coi loro fallimenti.

Fortunatamente, tuttavia, accade che questo popolo italiano criticato da tutti, (spesso anche da noi), abbia già dato mostra di sé il 4 dicembre u.s. distruggendo il “piano criminale renziano”, nonostante, poi, il solito Mattarella, con il solito “golpetto trasformista” abbia fatto finta di non vedere. Ma quel che è accaduto ieri, con l’Alitalia, è forse ancora peggio.

11.000 lavoratori, infatti, hanno definitivamente mandato a casa il sindacato di regime, quello per intenderci che non lascia spazio ai sindacati liberi (grazie alla responsabilità oggettiva di governi e padroni!), e abbracciato, finalmente, il sindacato di base, quello che non ha diritto, tuttavia ad essere rappresentato nei luoghi di lavoro, “perché non firma i contratti”. L’USB e gli altri avevano avvertito i dipendenti della compagnia aerea che Governo, Ethiad, sindacato “giallo” e banche, più un gruppetto di imprenditori “sciacalli” si erano messi d’accordo di sparigliare le maestranze, con un ricorso maga-galattico alla cassa integrazione (e io pago, diceva Totò!), il licenziamento in tronco (grazie al Jobs Act, promosso in Europa da Renzi e Macron!), di altri 2.000 dipendenti della fascia debole (in 5 anni siamo arrivati a 5.500, tra cui ci sono 250 piloti che percepiscono un ammortizzatore sociale di 10.000 € al mese, tutti però ri-piazzati in compagnie minori!); la decurtazione degli stipendi del 10%, ma soprattutto senza una ridiscussione globale del piano industriale, che faceva già acqua da tutte le parti al momento della cessione agli arabi; e soprattutto una presa d’atto contro gli amministratori, compreso il sign. Montezemolo, che hanno la massima responsabilità dei rovesci aziendali.

Bene fa qualche raro giornale, oggi, ad intitolarsi: “Danno addosso ai lavoratori perché hanno detto no al referendum, come se la responsabilità del fallimento fosse la loro!”

In un Paese serio uno Stato serio, a questo punto, nazionalizzerebbe la compagnia, spendendo pressappoco gli stessi soldi che ci volevano per il piano promosso da CGIL-CISL-UIL-UGL, e la trasformerebbe in “azienda cogestita” con il personale seduto permanentemente in cda, che finalmente potrebbe controllare gli sfasci che amministratori, banchieri e speculatori compiono da dieci anni. Errore madornale che fece Berlusconi, nella sua paranoia neo-liberista, a non concedere, quando decise di tenersi Alitalia, ma la affidò agli uomini che massoneria e poteri finanziari pretendevano al comando: e per fare che? Per continuare a spolparla.

Adesso l’hanno spolpata in due, italiani e arabi, e siamo da capo. Un po’ come la storia degli aeroporti italiani, una pletora di scali inutili e costosi, la metà in fallimento, derubati da faccendieri, pubblicitari, banche, enti di Stato corrotti, di cui nessuno finito in galera, ma tutti scappati con il malloppo!

Il referendum di Roma, che ha visto il 68% dei no, assomiglia dannatamente a quello del 4 dicembre, perché offre un risultato “politico” ben chiaro. I lavoratori italiani sono stanchi di essere fatti a pezzi dai ladri e dai corrotti. Sono stufi di soffrire perché le banche italiane vanno a pesca di speculazioni sulla loro pelle, per il semplice motivo che non hanno più niente da perdere, perché hanno perso tutto, anche la dignità. E cominciano a rispondere NO, soprattutto a un Governo di “burattini” e a un sindacato di “arraffatori inaffidabili”.

E’ ovvio che tagli andrebbero fatti su questa corpo di balena volante: ma non con il criterio scelto, e i soliti pannicelli caldi: che dovrebbero dire i risparmiatori delle Poste, che hanno veduto CDP buttare via 300 milioni di € di denaro pubblico per un salvataggio mai avvenuto? Perché Poste Italiane Spa, invece di privatizzarsi, non entra direttamente in CDP, cedendole liquidità, solo se ne abbia voce in capitolo sul suo impiego?

Il M5S ha già previsto che il sindacato, in obbedienza all’art. 39 della Costituzione (strano che la Consulta non lo invochi, proprio i giudici costituzionali che dovrebbero difenderla!), DEBBA essere rappresentato LIBERAMENTE E SEMPRE in ogni luogo di lavoro, PROPORZIONALMENTE agli iscritti.

Sarà un caso, ma dopo il NO dell’Alitalia la domanda è: che ci sta a fare ancora un sindacato brutalmente sconfitto dentro questa azienda, mentre la volontà di 7.500 dipendenti su 11.000 pretende di essere rappresentata da altri?  (ITALIADOC)

 

 
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