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« OltreMorbida Energia Atomica »

una Storia di Strada ( diario di una pedalata a quattr'occhi)

Post n°121 pubblicato il 26 Agosto 2011 da MCDEN620
 

Oggi pomeriggio in bicicletta con un Amico e per due ore e mezzo qualche chiacchiera su l'ultima impresa fatta da Lui e da me che lo inseguivo, in moto però...con quei particolari che appena finita la corsa non hanno l'umiltà di uscire, mentre adesso rilassati e tranquilli eccoli liberi e degni di esser ricordati. Sono quelle piccole cose che apparentemente sembrano non coesistere con la formidabile energia che le hanno prodotte...mentre invece, parlandone a posteriori...sono proprio le più significative e fondamentali e che riescono con semplicità ad offrire il quadro completo dell'unicità dell'azione stessa. Pedalare e parlare e la strada diventa come il foglio dove potere scrivere i discorsi. Parole che si tramandano da l'uno all'altro, come da una pagina a quella accanto del quaderno...che segnano un “percorso” sul percorso.

 

Discorsi che ricadono a terra sull'asfalto, come una scia, una zavorra fatta di frasi, cucite insieme dal filo immaginario che l'impronta delle ruote lascia. Una treccia fatta di suoni e gesti che si producono dietro di te mentre passi. Anche se le difficoltà aumentano, sulla salita, non rimangono addosso, scivolano via dalle spalle e non te ne accorgi, perché crei una sinergia con lo scambio delle proprie emozioni e sensazioni. E quando il respiro diventa importante più di tutto il resto e non puoi perderne nemmeno una goccia...ecco che allora a stimolarti subentra il paesaggio, che si offre bello ed imponente nella sua veste della miglior festa d'estate. Profumi e colori ti entrano dentro da una bocca che pare una valle di montagna aperta. Le folate di ossigeno arrivano come un vento caldo che secca il palato e imprigiona alla gola la fatica. Prendi la borraccia e schizzi un po' d'acqua sulla lingua poi sul collo, solo per godère di un piccola felicità. L'azione lenitiva e rinfrescante, essendo di per se una cosa troppo bella, dura naturalmente sempre poco, il tempo di percepirla e pufff non c'è più. Rimani allora impotente alla difficoltà che chiede forza e non sai come migliorare e gestire la difesa ai bastioni della volontà. Provi ad eluderla concentrandoti su qualunque mezzo per centellinare energia, ma invano, perché c'è sempre qualcosa che distoglie la tua attenzione, un sasso, una curva o una macchina. Sorrido..perché il mio amico, tutto ad un tratto mi dice :

“ Oh...ma che tutt'i riordi domenia a San Pellegrino, maremma che fresco sotto gli arberi che c'era e te che ogni poo ettù mi guardai negli'occhi e mi facei..Oh...come ttù stai...un mollare èhh..un fare ibbischero...? e io..bene...e un mollao sta siuro..avevo te a vedé come stao e a dammi mana...”

Quella frase diventa essenziale...è come avere di colpo 50 watt in più da poter spendere a piacimento...

Insomma “da' picchia e mena” fra dù discorsi, una madonna e un coa-ola, tre risate elevate alla enne boccate d'aria..ci siam fatti una settantina di kilometri, passando da Carmignano...i pPinone...Vitolini...le 3 Madonne (di Madonne ce ne sono 4 in realtà in quel posto, ma “una la s'è regalaa a uno” poco prima, perché voleva esser il padrone della strada e noi degli intrusi...poveraccio perché stando seduto e richiuso in quella scatoletta con le ruote non può ascoltare le chiacchiere di chi prima di lui è passato di li sia a piedi che in bicicletta...e non sa cosa si perde...) Eppoi giù, verso la patria Vinci dell'uomo del futuro...Leonardo, con subito dopo i Ragnaino che apre la porta alla salita del Montalbano...passi da Fornello...da Porciano con la sua villa dell'Americana ( detta in gergo de' cigristi...Conigliolaio) ed infine la mitica SanBaronto, che se guardi a tramonto vedi la valle del monte Serra con la piana del Valdarno e una miriade di valli e colline che si aggradano al mare prossimo di Pisa, mentre se ti volti a levante, c'è quella dell'Ombrone, da Pistoia a Prato a Firenze...oramai metropoli indecifrabile e stagnante, puzzolente e sfocata, assurda e malinconica come quelli che...come me la abitano. Dei tanti, che si ricordano quanta laboriosità era innata in quella gente fatta di lavoro e di pane da masticare in piedi perché c'era “furia e coscienza” di consegnare precisi il frutto del tuo sudore. Ricordi sbiaditi, ingialliti di vecchio, proprio come quella cappa di afa che come Metano latente ed invisibile sulle paludi, uccide e non ti accorgi di niente.

Questo SantoBaronto, fortunatamente, è anche conosciuto soprattutto perchè è il protettore dei...Ciclisti di tutta la Toscana ma anche di tutti quelli che passano di li perché la carità non ha ne colore ne nome.

 

Per concludere...

(perché altrimenti i kilometri aumenterebbero quanto i pesci per i pescatori)

la semplicità del dialogo, del parlarsi viso a viso, accanto accanto... non fa altro che mantenere e rafforzare la propria identità in quel dare e avere parole. La naturalità dell'azione permette di poter presentarsi vivi, presenti, certi, effettivi e degni di quell'orgoglio fatto con l'espressione degli occhi, dai toni e sottotoni della voce e dalla gestualità delle mani.

La necessità di isolarsi per la paura di non esser creduti, di esser giudicati “vuoti a perdere” per uno errore commesso o per una frase inopportunamente pronunciata a dovere, Ci porta inesorabilmente a nascondersi dietro i fili delle menzogne, che aumentano si la propria infallibile personalità con arroganza e superbia.

...ma allungano anche il naso, ritornando poi di legno come Pinocchio.

Sembrerà buffo, ma è tutto scientificamente dimostrabile, perché se appoggiate l'orecchio su una strada qualsiasi e andate ad ascoltare, dal silenzio inizieranno ad uscire voci e suoni, proprio come il rumore del mare si espande da una conchiglia. Setirete per certo, piedi che camminano e che allungano nei passi la vita...e indiscutibilmente appena sotto,

ci troverete scritta la storia di qualcuno lasciata li e da poter leggere...insieme a Lui.

 
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