Creato da jackbomb il 10/10/2006

la fine del tunnel

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Post N° 141

Post n°141 pubblicato il 08 Novembre 2008 da jackbomb
 
Tag: obama





Un Presidente "nero"..... e il mondo  cambia!

che Dio lo benedica....
 

 
 
 

saviano uno di noi

Post n°140 pubblicato il 21 Ottobre 2008 da jackbomb
 

Saviano uno di noi...

lo stato deve proteggerlo!!!!!

 
 
 

Post N° 139

Post n°139 pubblicato il 08 Agosto 2008 da jackbomb
 

i giochi hanno inizio




 

 
 
 

Post N° 138

Post n°138 pubblicato il 27 Giugno 2008 da jackbomb
 

Otto anni per scrivere una sentenza, boss liberi
Due mafiosi condannati otto anni fa a 24 anni di reclusione ciascuno,
la moglie del boss Piddu Madonia condannata a 8 anni di reclusione e
altri quattro favoreggiatori di Cosa nostra condannati a pene minori,
sono liberi da 6 anni perché il giudice che emise la sentenza, Edi
Pinatto non ne ha ancora scritto le motivazioni. È un record, s'intende
negativo, della giustizia italiana che ancora oggi rimane tale e che fa
gridare allo scandalo il sindaco di Gela, Rosario Crocetta, che si è
rivolto al ministero della Giustizia: "Non si può - dice - consentire
che in uno Stato democratico basato sul diritto, lo Stato condanni ed
un magistrato, a distanza di quasi otto anni non depositi una sentenza
per cui un intero clan mafioso è in libertà e gira tranquillo per la
mia città". Edi Pinatto, 42 anni, da sette, da quando ha lasciato Gela,
è pubblico ministero alla procura di Milano. La sua stanza è al quinto
piano, la numero 512 e lui è quasi sempre presente, non si è mai
assentato eppure, nonostante siano trascorsi esattamente 7 anni, 8 mesi
e 18 giorni, non è riuscito a scrivere le motivazioni di quella
condanna. "Perché vuole sapere di questa sentenza? Io non posso parlare
di cose di lavoro con i giornalisti", è la sua prima reazione. E quando
obiettiamo che non si tratta di rivelare segreti relativi ad inchieste
in corso e che chiediamo di sapere perché tanto ritardo, Pinatto
abbassa il volume della radio che trasmette brani di musica jazz e
risponde serafico: "Guardi, io non posso proprio dire nulla, se vuole
ne parliamo dopo, quando finirò di scrivere la sentenza". Ma intanto sa
che quei due mafiosi condannati, così come la moglie del boss Piddu
Madonia, sono liberi? "Sì lo so, ma non è la prima volta, non sono il
solo a metterci tanto tempo. Le scriverò fra alcuni mesi, appena
smaltirò questi fascicoli che lei vede sul mio tavolo, e solo allora
potremmo parlarne. Adesso mi lasci lavorare". La storia di questo
processo, uno dei più lunghi della storia giudiziaria italiana,
comincia nel dicembre del 1998, quando i carabinieri del Ros arrestano
una cinquantina di mafiosi in tutta la Sicilia, tutti favoreggiatori e
uomini di Bernardo Provenzano. Tra questi Giuseppe Lombardo, Carmelo
Barbieri, Maria Stella Madonia e Giovanna Santoro, rispettivamente
sorella e moglie del boss della Cupola, Piddu Madonia da anni in
carcere dove sta scontando una serie di ergastoli. Il troncone nisseno,
per competenza, passa al tribunale di Gela ed Edi Pinatto presiede la
sezione che processerà i quattro imputati eccellenti, considerati
esponenti di primo piano di Cosa nostra. Il 22 maggio del 2000, in
tempi brevissimi, arriva la sentenza di primo grado. Edi Pinatto
condanna Lombardo e Barbieri a 24 anni di reclusione ciascuno, Maria
Stella Madonia a 10, Giovanna Santoro ad 8 ed altri a pene minori. Il
magistrato avrebbe dovuto pubblicare i motivi della sentenza tre mesi
dopo il pronunciamento. Non lo ha ancora fatto. Così nel 2002 tutti i
condannati sono stati scarcerati per scadenza dei termini di custodia
cautelare. Pinatto nel frattempo aveva ottenuto il trasferimento dal
Tribunale di Gela alla procura di Milano dove attualmente lavora. Ma
anche a Milano Edi Pinatto si è fatto la fama di "giudice lento" tanto
da essere stato sollecitato dal capo del suo ufficio che gli ha
contestato, per iscritto, il suo "basso rendimento" nelle inchieste
milanesi di cui è titolare. Il presidente del Tribunale di Gela,
Raimondo Genco ha segnalato da tempo la vicenda della sentenza fantasma
al Csm ed al ministero della Giustizia. Convocato dal Csm nel giugno
del 2004, Pinatto tentò di giustificarsi in qualche modo: "È certamente
un caso scandaloso - ammise - ma non è il solo, ve ne sono altri". In
quell'occasione Pinatto venne "condannato" dal Csm a due anni di
perdita di anzianità. Ma delle motivazioni, anche in seguito, nessuna
traccia. Due anni dopo venne nuovamente convocato per lo stesso motivo.
"La pervicacia dell'omissione dell'incolpato - disse il rappresentante
dell'accusa al Csm - è anche denegata giustizia" e una "stasi
incredibile". L'accusa chiese alla sezione disciplinare del Csm di
erogare la massima sanzione prima della rimozione, ma Pinatto se la
cavò con altri due mesi di perdita di anzianità. Tutti i suoi colleghi
pensavano che avrebbe provveduto, invece tutto è fermo, come otto anni
fa. E i mafiosi? "Stanno qua, girano tranquilli per la città e - dice
un investigatore di Gela - continuano a fare i mafiosi".




 

 
 
 

Post N° 137

Post n°137 pubblicato il 12 Giugno 2008 da jackbomb
 



ieri ha compiuto 15 anni oggi sarebbe cosi!

 
 
 

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Finchè al potere ci saranno mafiosi e politici collusi per il nostro PAESE non ci sarà mai libertà e mai democrazia!

LA MAFIA E' UN ORGANIZZAZZIONE CHE SI PUO' SMANTELLARE BASTA LA VOLONTA' E UOMINI COME IL Gen DALLA CHIESA, E MAGISTRATI COME BORSELLINO E FALCONE. 

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