Creato da Michellegay78 il 10/09/2010
confessioni di un transgender

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Le tappe della mia omosessualità: RAPPORTI CON L'ESTERNO DURANTE IL LICEO

Post n°4 pubblicato il 24 Settembre 2010 da Michellegay78

Fino al termine delle scuole medie non avevo sostanzialmente avuto troppi problemi con i miei coetanei e soprattutto la mia effeminatezza aveva generato negli altri solo dei piccoli sfottò, ma nessuno all'epoca aveva mai pronunciato ancora nei miei confronti la parola “gay”.

I primi problemi giunsero inevitabilmente quando iniziai il liceo. Ovviamente se alle medie i ragazzini erano ancora immaturi per comprendere a fondo la realtà omosessuale e quindi potevo ancora passare pressoché inosservato (o quasi...), alle superiori invece le cose furono profondamente diverse. I ragazzi e le ragazze più grandi capirono subito la mia condizione sessuale, tanto che fin dal primo anno cominciai ad essere deriso ed apostrofato con la parola “frocio”. Più di qualcuno, fra i miei compagni di scuola, mi domandava se ero davvero gay, ed io sistematicamente negavo, vuoi per paura, vuoi per vigliaccheria, ma del resto si presentava davanti a me il rischio dell'emarginazione e soprattutto l'avvio di un contesto ambientale fortemente ostico ed invivibile. Negavo l'evidenza, e tanti me lo facevano notare, nel senso che tutti avevano capito ormai il nesso imprescindibile che c'era tra la mia evidentissima effeminatezza, con la consequenziale omosessualità. Nel giro di pochi mesi ero divenuto quasi un fenomeno da baraccone, nel quale tutti, dai compagni di classe fino ai più perfetti estranei si potevano sentire in diritto di giudicarmi, di sbeffeggiarmi, di aggredirmi verbalmente e qualche volta pure fisicamente. Ricordo che nell'ora di ginnastica i miei compagni maschi si rifiutavano che mi cambiassi con loro nello spogliatoio, poiché “temevano” che li guardassi o che mi facessi venire chissà quali strane idee. Che iniziassi a provare attrazione verso di loro era inevitabile, ma mai e poi mai avrei detto o fatto qualcosa che mi avrebbe fatto scoprire. Nonostante tutto io continuavo a negare in pubblico la mia omosessualità. Tuttavia mi ritrovai per tutti e cinque gli anni del liceo a dovermi cambiare i vestiti chiuso nello stanzino delle scope, a fianco lo spogliatoio, per evitare fastidi ulteriori. Lasciamo perdere quel che avveniva poi nello svolgimento degli esercizi ginnici: nessuno voleva fare coppia con me, quasi avessi la peste! Con il tempo una mia compagna (che in seguito divenne la mia migliore amica) fu la prima e forse una delle poche a sostenermi, tanto che divenne sia la mia “partner” negli allenamenti, sia la mia vicina di banco per tutto il periodo liceale.

Fuori dal contesto scolastico devo dire che non avevo una vita vissuta degna di questo nome. Conducevo nella sostanza un'esistenza da recluso, vuoi perché non avevo amici, vuoi perché la mia condizione sessuale non mi permetteva di essere totalmente libero di stare in mezzo alla gente, senza che questo comportasse continui giudizi da parte di tutti su ogni cosa dicessi o facessi. Mi nacque il complesso per la mia voce, per il mio modo di camminare, perfino per il modo in cui volgevo lo sguardo. In pubblico mi sentivo sempre osservato, giudicato, ridicolizzato e criticato (cosa che in effetti avveniva, ma non in modo così unanime da parte di chiunque, come la mia mente stressata mi induceva a credere).

Solo grazie alla mia amica Laura potei avere un minimo di contatto con il mondo esterno, un minimo di relazione con i miei coetanei. Iniziammo a passare del tempo assieme, poi pian piano si unirono altre amiche, che una volta abbandonati i pregiudizi iniziali non vedevano più in me un ragazzo ridicolo, ma una semplice persona con la quale chiacchierare e divertirsi.

Mentre in casa con i miei famigliari c'era un comprensibile imbarazzo, una volta che scoprirono la mia condizione sessuale, tanto che il rapporto divenne per lungo tempo molto distaccato, all'esterno la situazione era ancora più gravosa.

Ringrazio ancora oggi la mia amica Laura, e Annalisa, e Federica, che non mi hanno fatto sentire solo e ripudiato da tutti, nel momento più delicato della crescita e formazione di un giovane.

Se per tutto il liceo ho continuato a nascondermi e negare l'evidenza in pubblico (ad esclusione delle mie tre amiche), la vera libertà e serenità giunse quando iniziai l'università. Mi si aprì un mondo che non conoscevo e soprattutto ebbi modo di entrare in contatto con tantissime persone che vivevano la mia stessa situazione (ognuno a suo modo, ognuno con la propria storia), ma trovai anche una maggior apertura mentale da parte di tanti ragazzi e ragazze, che nulla gli importava se ero gay, se ero effeminato, se necessitavo di travestirmi con abiti femminili. Gli anni universitari sono stati la mia maturazione in tutti i sensi e ringrazio la mia famiglia di avermi dato la possibilità di studiare, perché altrimenti non so oggi come sarebbe proseguita la mia esistenza, chiuso in un mondo incapace di comprendermi ed accettarmi. Io stesso non riuscivo fino ai 19-20 anni a capirmi ed accettarmi. Ma di quello che avvenne nel periodo universitario, con le conseguenti esperienze, ne parlerò prossimamente....

 
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scorpione602
scorpione602 il 24/09/10 alle 15:05 via WEB
non ti curar di loro..vivi, sii te stessa..un abbraccio forte monica
 
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