Signora mia

Dei pregiudizi della webmater all’ombra del vento


La scorsa settimana ho dedicato un post al libro di Michel Faber Il petalo cremisi e il bianco; contemporaneamente ho aggiornato il box del libro che stavo leggendo, inserendo L’ombra del vento di Carlos Zafòn. Non ho ben capito perché, ma nei commenti a quel post sul libro di Faber è nata una discussione non sul Petalo cremisi, ma sull’Ombra del vento.Dal momento che questo romanzo è piaciuto a tutti, me compresa, ho pensato che meritasse uno spazio più ampio dei commenti rubati alla recensione di un altro libro.L’ombra del vento, ambientato nella Barcellona dell’epoca franchista, narra la storia del giovane Daniel, che una notte viene accompagnato dal padre libraio al Cimitero dei Libri Dimenticati. Qui  Daniel, che all’epoca ha 11 anni, deve seguire una tradizione segreta, prendendo un libro caduto nell’oblio e custodendolo per tutta la vita. La sua scelta cade su L’ombra del vento, romanzo autobiografico scritto dall’enigmatico Juliàn Carax. Daniel si innamora del libro e, cercando di avere informazioni sull’autore e le sue altre opere, entra in un complicatissimo intreccio di misteri, passioni segrete e pericoli mortali, affiancato da personaggi equivoci e rocamboleschi (tra cui spicca il suo “aiutante”, Fermin Torres). Un individuo misterioso, letteralmente senza volto, cerca i libri di Carax per distruggerli e si mette sulle tracce di Daniel, che intanto va avanti nelle indagini aiutato da una serie di personaggi. Anche un orribile commissario corrotto e maniaco dà la caccia a Daniel: il suo scopo non è arrivare al libro, ma a Juliàn Carax. Allo stesso tempo Daniel cresce (nelle fasi salienti della caccia a Carax ha intorno ai 16 anni) e si innamora, ricalcando nelle sue vicende sentimentali quelle di Carax. Pian piano tutti i fili della narrazione convergono verso un finale pieno di colpi di scena, che, poiché L’ombra del vento mi è piaciuto molto, non svelerò – a differenza di quanto ho fatto, infame, con Il petalo cremisi e il bianco- per non togliere a nessuno il piacere di leggerlo.Quindi mi limito a fare un mea culpa, perché mi sono accostata a questo libro con una certa sufficienza: dalle recensioni lette, e dal tenore delle prime pagine sfogliate in una delle mie giornate Feltrinelli, mi ero fatta l’idea che fosse un’opera un po’ ingenua, scritta da un autore di libri per ragazzi che aveva provato a fare il salto verso un pubblico adulto. In effetti Zafòn ha scritto dei libri per ragazzi, molto venduti, e L’ombra del vento si apre con  undicenne che viene iniziato al misterioso mondo della lettura: un libro che parla di altri libri e ha per protagonista un ragazzino nella mia testa  fa tanto letteratura per l’infanzia. Poi sono andata avanti, trovando torbide passioni, crimini, torture, sesso, sparizioni,  e un intreccio sempre più intricato, da cui non sono riuscita a staccarmi, finendo il romanzo in tre notti. Altro che libri per ragazzi.Nonostante questo contenuto rovente, l’Ombra del vento non risulta affatto morboso, anzi: il tocco dello scrittore per ragazzi è nel linguaggio piano ma elegante, nella scrittura pulita, e soprattutto nella resa dei sentimenti di Daniel, che, nonostante si trovi in mezzo a quel macello, resta un adolescente pieno di pulsioni contraddittorie, insicurezze e passioni. In un certo senso L’ombra del vento è anche un romanzo di formazione, dal momento che Daniel, nella sua ricerca su Carax, attraversa eventi che lo fanno diventare adulto – facendo anche parecchie stupidaggini, cosa che lo rende ancora più realistico-. Allo stesso tempo la ricostruzione della sanguinosa Barcellona franchista e dei nauseanti personaggi che la popolano, rende questo libro anche un’appassionata denuncia politica di orrori forse oggi rimossi.Insomma, quando alle tre e mezza di qualche notte fa ho girato l’ultima pagina di questo libro, uscendo un po’ frastornata dalla vorticosa girandola della trama ho capito due cose: primo, mai giudicare un libro dalle prime pagine, e secondo, mai sottovalutare un autore di libri per ragazzi. Mi sono ricordata del mio nume tutelare Louisa May Alcott, autrice delle mie ispiratrici Piccole Donne,  e della geniale J. K. Rowling, che nella saga di Harry Potter – del cui volume finale sono in spasmodica attesa - ha creato un universo stupefacente per immaginazione e complessità, con dei colpi di scena mai prevedibili. Non a caso, entrambe le autrici sono liquidate come scrittrici di second’ordine solo da chi non ne ha letto niente. Ripensando a loro e a Zafòn, ho capito perchè L’ombra del vento (nonchè i vari Harry Potter) siano così ben riusciti: perché sono stati ideati da uno che sa quanto sia più difficile scrivere libri per ragazzi intelligenti, piuttosto che per adulti cretini.