Creato da: jp.f il 05/12/2005
In ogni cuore vivono una scintilla di vita e una lacrima di dolore, insieme eppure mai in contrasto rivelano l'una la verità dell'altra

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Post N° 73

Post n°73 pubblicato il 05 Maggio 2006 da jp.f

Famiglia cellula naturale?!?

 La famiglia non è una cellula “naturale” della società ma una cellula “fondamentale” ( ci mancherebbe solo questa!)
 Questa è una confusione mentale che ha origini lontane. Non esiste in natura la famiglia. Anni e anni di “naturalismo” hanno riempito la bocca dei “puristi” cattolici -soprattutto- e non.
Così come non esiste in natura il vino, la benzina, il pollo alla diavola ecc, ecc.
 Trovatemi qualcosa del genere in natura e mi prostrerò ai vostri piedi. Dimenticavo il mio “pezzo” forte: non esiste in natura l’amore!!!! 
 Nella natura possiamo trovare alcune cose: i sassi, l’acqua, i fiori, l’aria, le montagne e via dicendo.
Cose che esistono come “dato naturale” indipendentemente dalla volontà dell’uomo e dalla volontà delle cose stesse. Esistono come “dato” (sinonimo di dono).
 Esiste l’uomo in natura nel senso che esiste come archetipo, cioè come primo uomo. Dopo di lui tutti gli altri, ma come “potere dell’uomo sulla natura”. Potere come possibilità cioè: l’uomo “si può fare –Dio permettendo – se l’uomo lo vuole fare”! Come? La via più semplice e la più bella è “fare l’amore”.
Così la famiglia esiste se qualcuno la “fa”, cioè la pone in essere. Ci vogliono due – uomo e donna – che dicano “Si ti voglio” (“Ti accolgo” è una storia per handicappati quando, tra l’altro, non si accolgono più neanche gli handicappati si accolgono le persone cercando di far loro superare l’handicap).
In natura non troviamo niente di simile alla famiglia, anzi al contrario in natura troviamo solo … le bestie (nel senso affettuoso del termine), naturale convivenza.
La famiglia allora è un di più della natura. E’ il potere dell’uomo sulla natura. E’ “soprannaturale” o “centuplo quaggiù” (ognuno la veda come meglio crede).
Ciò lo dimostra il fatto che il “si” dato non è “per” sempre –come normalmente si crede – neanche per quelli che si sono sposati in Chiesa (davanti a Dio per intenderci). Ricordo per questo la formula “… finché morte non vi separi”, cioè ad un certo punto finisce!
Il matrimonio che “istituisce” la famiglia è “per” sempre - scusate il gioco di parole -, cioè un lavoro quotidiano, un rapporto da vivere giorno dopo giorno, istante dopo istante, senza soluzione di continuità. E’ il rinnovo quotidiano di un rapporto infinito, appunto “per sempre”.
In natura non esiste “per sempre”.
La famiglia allora non è una cellula naturale, ma fondamentale della società.
Cosa vuol dire essere fondamentale lo lascio a voi.

 
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Post N° 72

Post n°72 pubblicato il 25 Aprile 2006 da jp.f
 
Tag: Poesie
Foto di jp.f

Se esistesse
un luogo
dove fosse possibile
amarti
io lo avrei
trovato,
ma l'unico luogo
è nel segreto
del mio cuore
dove neanche Tu
puoi stare.
Ti amo da morire.

 
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Post N° 71

Post n°71 pubblicato il 13 Aprile 2006 da jp.f

Disabilità ed handicap
Due parole due significati
Distingue per capire e affrontare le possibilità di un lavoro educativo

Per affrontare adeguatamente il lavoro educativo con i soggetti disabili è fondamentale ri-partire dal significato delle due parole “disabile” e “handicappato”. Nel linguaggio comune esse vengono usate come sinonimi ma in realtà sottintendono due significati diversi. Non interessa ora discutere del concetto che l’O.M.S. (Organizzazione Mondiale della Sanità) ha voluto dare a queste due parole, ma analizzare la ricaduta che dal punto di vista pratico viene esercitata sul lavoro educativo. Tralascio per precisa volontà la nuova denominazione “diversamente-abile” che il solo pensiero mi “gela” la voglia di scrivere.

Sintetizzo: handicap nella sua accezione generica significa svantaggio ( i più maturi ricorderanno che la parola è stata rubata al mondo dell’ippica dove handicap è lo svantaggio che il cavallo migliore subisce alla partenza per raggiungere lo stesso traguardo degli altri), cioè dover fare delle cose, raggiungere degli obiettivi, dei traguardi con delle difficoltà d’origine. Il punto di partenza rispetto ai cosiddetti “normali” non è uguale a tutti gli altri, diverse cause cliniche ne costituiscono l’impedimento a raggiungere gli stessi traguardi; ad esempio limitazioni sensoriali, fisiche ecc.

Disabile, lo dice la parola stessa, è il non possesso delle abilità necessarie o utili al raggiungimento di uno scopo, di una funzione, ecc. Di per sé disabilità non è necessariamente handicap, perché rimosse o trovate le strategie per superare la disabilità il soggetto non si troverebbe più nella condizione di svantaggio e quindi di handicap.

Fin qui l’idea di educazione dei soggetti disabili e/o handicappati non esige particolare approfondimenti se non nel concepirsi quale forma del rapporto attraverso cui un soggetto in relazione ad un altro promuove un lavoro di crescita, di relazioni, ecc, ecc.

Nel corso degli anni, nel lavoro con soggetti disabili, è emersa sempre più chiaramente l’esperienza che la parola handicap in realtà esprime anche un altro concetto: svantaggio da una parte, ma “forma della relazione” dall’altra.

L’aspetto più grave del soggetto con handicap emerge quando egli stesso assume l’handicap quale forma del rapporto con i suoi altri, ossia come se affermasse: non “ho uno svantaggio”, ma “sono lo svantaggio”. Per i più avveduti sottolineo l’imputabilità del soggetto quanto al proprio handicap.

La forma del rapporto di questo soggetto con i suoi altri, non sarà più domanda, ricerca di soluzioni, desiderio,  soddisfazione, ecc, ma affermazione di uno status, espressione di una soluzione trovata: appunto l’handicap. Il soggetto si pone con la perdita (ma non si tratta di perdita piuttosto di opposizione) dell’orientamento a soddisfazione, per dedicarsi (si tratta di vera e propria dedizione) alla realizzazione del “rapporto secondo l’handicap”.

Si tratta di psicopatologia del rapporto ed è importante definirlo così perché rende possibile una cura. Concepire l’handicap solo come uno svantaggio, o peggio uno status, permette solo il suo “mantenimento” e quindi la sua  conferma.

Per capire questo però è necessario osservare il soggetto nel suo muoversi all’interno dei rapporti con gli altri. Osservazione guidata da alcuni criteri che hanno come riferimento la possibilità di soddisfazione quale meta del proprio muoversi. Soddisfazione intesa come possibilità di raggiungere un risultato che porti il soggetto alla … soddisfazione, cioè alla quiete e alla pace (per dirne due).

Ad esempio un soggetto che ha sete, si muoverà per procurarsi da bere e compiuto questo gesto sarà soddisfatto, la memoria di questo lo farà ri-muovere quando il bisogno di bere tornerà a farsi sentire. Il soggetto con handicap, per restare all’esempio, non trarrà soddisfazione dal bere pur riconoscendone il bisogno, ma continuerà a bere senza soddisfazione, ripeterà cioè il comportamento. Ma attenzione, non è il comportamento che definisce l’handicap, quanto l’assenza di soddisfazione, di conclusione soddisfacente nei moti, per cui essi vengono ripetuti all’infinito senza quiete.

Non è casuale che uno dei primi e fondamentali moti ad essere interrotti sia quello del parlare in quanto strumento “principe” della relazione; il soggetto con handicap rinuncia (oppure ne fa un uso improprio) all’impiego di tale strumento quale mezzo di domanda del rapporto per ricevere soddisfazione dall’altro. E un vero processo di auto-esautorazione.

Handicap esprime allora la forma del rapporto tra almeno due soggetti così come la parola, amicizia, amore, odio, tolleranza, affetto, ecc. Così come nelle parole amicizia, amore, odio si persegue lo scopo rispettivamente dell’amicizia, dell’amore, dell’odio, anche nell’handicap si persegue lo scopo dell’handicap. Cioè il soggetto con handicap realizzerà con i suoi altri il proprio handicap.

Concludo con una osservazione che su quest’ultimo punto apre la possibilità ad un lavoro educativo: per arrivare ad avere l’handicap quale forma del rapporto bisogna che qualcun altro si renda “disponibile” al costituirsi di questa forma del rapporto. L’amicizia, l’odio, l’affetto si esprimono nel rapporto tra due, così l’handicap non definisce il soggetto ma la forma del soggetto nel rapporto con i suoi altri. Il lavoro educativo trova qui l’unico terreno di cura: nel non sostenere l’handicap quale forma del rapporto, ma nel proporre una relazione soddisfacente (per entrambi) alla quale invitare il soggetto, che nella sua libera iniziativa giocherà  la possibilità ad aderirvi.

 
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Post N° 70

Post n°70 pubblicato il 08 Aprile 2006 da poeticjustice
 
Foto di jp.f

E' proprio per preparare alla vita che l'educazione deve essere una vita. E se l'educazione si propone di essere una preparazione alla vita senza essere essa stessa una vita... essa non preparerà alla vita!

                                                                                 E. Cleparède

(Champel, Genève, 12 dicembre 1930)

 
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Post N° 69

Post n°69 pubblicato il 24 Marzo 2006 da jp.f

“Un amore è la sorpresa di una presenza che ti corrisponde. Sei contento perché questa persona c’è al mondo e tu hai avuto la fortuna di incontrarla. Il mondo è diverso perché lei c’è, perché esiste. Il fatto che sia la sua esistenza quello che ti colpisce, ti facilita capire il metodo usato dall’Essere per farsi conoscere. Infatti, l’Essere per farsi conoscere usa il metodo della preferenza: ti mette davanti una persona con una tale attrattiva alla quale tu non puoi resistere senza la coscienza di perdere il meglio che ti è capitato nella vita."
 
J. C.

 
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Post N° 68

Post n°68 pubblicato il 13 Marzo 2006 da jp.f

"... l'abito è pensato per presentare il corpo, cioè non per coprirlo ma per mostrarlo degnamente, dopo (la caduta del pensiero, ndr.) è pensato per coprirlo. L'idea di nudità è prodotta dal peccato. Quando "l'amor sexualis" è un caso di "amor", i corpi non sono nudi perchè il corpo dell'uno è l'abito da sera dell'altro.... ossia (ndr.) onore reso da un corpo a un altro nel suo corpo"

Non è mia (purtroppo)!!!

 
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Post N° 67

Post n°67 pubblicato il 02 Marzo 2006 da jp.f

L'amico è un'anima

che abita in due corpi.

(Dionigi Laterzio)

 
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Post N° 66

Post n°66 pubblicato il 25 Febbraio 2006 da FOX1974XXX

PER FAVORE CHIUNQUE PASSI DI QUI PUO' VENIRE NEL MIO BLOG A LEGGERE IL POST 253? C'E' URGENTE BISOGNO DI AIUTO PER SALVARE UN CANE AL QUALE HANNO SPARATO NEL MUSO.
POTETE VEDERE ANCHE DIRETTAMENTE NEL LINK
...GRAZIE A TUTTI,GRAZIE JP PER L'OSPITALITA'.

 
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Post N° 65

Post n°65 pubblicato il 21 Febbraio 2006 da jp.f
Foto di jp.f

La vita è il tempo necessario per amarla!

 
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Post N° 64

Post n°64 pubblicato il 20 Febbraio 2006 da poeticjustice
 
Foto di jp.f

In questo mondo di guerra e violenza anche i fiori piangono... e noi continuiamo a credere che sia rugiada.

Jim Morrison

 
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Post N° 63

Post n°63 pubblicato il 17 Febbraio 2006 da jp.f

STRANO-UOMO

Caro pacifista, 

mi chiamo Jhon e sono un soldato americano impegnato nella guerra in Iraq. Tra poco meno di un’ora decollerò con il mio aereo per bombardare una base militare, non so dove, lo saprò poco prima di arrivare mentre sarò già in volo. E’ una questione tecnica di sicurezza.
Due anni fa, avevo acquistato una meravigliosa collana per mia moglie, per il suo compleanno; il primo che festeggiavamo da sposati. Era una collana a cui teneva molto e avevo fatto molti sacrifici per acquistarla, ma ne andavo orgoglioso perché al di là del valore volevo dirle che non c’era niente che non avrei fatto per lei.
Quella collana ora, in questo momento, la porto al collo io, la porto con me in questa missione. Non ho mai potuto regalarla a mia moglie, il suo compleanno cadeva l’11 settembre 2001 e lei lavorava in una delle due torri ….
Ma non provo odio, ne per Bin Laden, né per Saddam, odio il loro gesto ma non loro. Per loro provo solo una grande pietà. Per me è stato un dolore lacerante, feroce, ingiustificato.
Parto per questa missione non con l’odio, ma con il dolore e il senso di responsabilità che quello che è successo a me non debba mai più succedere né a me, ne a te, ne a nessun altro.
L’odio provoca altro odio, il dolore richiama alla responsabilità su di me e su di te. Così non capisco l’odio che manifesti verso di me, il popolo americano, il nostro presidente.
Quell’odio che tu provi verso di noi è lo stesso odio che ha spinto i kamikaze contro le torri, lo stesso odio di chi ha organizzato quel massacro. No, non è l’odio che mi muove ma la volontà e la ragione di far si che non debba mai più accadere una cosa così orribile.
Io forse morirò in questa missione, ma se questo sarà il mio destino sarò fiero di essere morto per una causa giusta: la libertà. Quella libertà che permetterà anche a te, caro pacifista, di essere domani in qualche piazza del mondo a manifestare per la pace.
Anch’io sono contro la guerra, anch’io come te odio la guerra, ma non odio chi in questo momento la sta vivendo.
Mia figlia, l’avremmo chiamata  Rose, se né andata con sua madre: sarebbe nata per Natale.

uno strano-uomo di pace
marzo 2003

 
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Post N° 62

Post n°62 pubblicato il 14 Febbraio 2006 da jp.f
Foto di jp.f

Buon
San Valentino
a tutti

 
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Post N° 61

Post n°61 pubblicato il 10 Febbraio 2006 da jp.f
 
Tag: Poesie
Foto di jp.f

Poesia

Tu,
vertiginoso amore
dell’eternità sei il volto.
Inizio sempre nuovo
di un rapporto sincero.
Grazioso pensiero.
Amoroso lo sguardo
accarezza il tuo volto
L’uomo che T’ama.

 
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Post N° 60

Post n°60 pubblicato il 08 Febbraio 2006 da jp.f

“Fa parte degli sviluppi dell'amore verso livelli più alti, verso le sue intime purificazioni, che esso cerchi ora la definitività, e ciò in un duplice senso: nel senso dell'esclusività — « solo quest'unica persona » — e nel senso del « per sempre ». L'amore comprende la totalità dell'esistenza in ogni sua dimensione, anche in quella del tempo. Non potrebbe essere diversamente, perché la sua promessa mira al definitivo: l'amore mira all'eternità.”
Papa Benedetto XVI: “Deus caritas est”

Non ho parole, è semplicemente da ... capogiro!!

 
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Post N° 59

Post n°59 pubblicato il 06 Febbraio 2006 da FOX1974XXX

AMICO CHE FAI? PASSI E NON LASCI IL SEGNO? SEI INDAFFARATO ANCORA TANTO...?

VA BEH...TANTO PASSI A SALUTARMI OGNI TANTO...
TI ASPETTEREMO ANCORA...

UN ABBRACCIO GRANDE

 
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Post N° 58

Post n°58 pubblicato il 30 Gennaio 2006 da jp.f
Foto di jp.f

"descrivermi? non so... ogni giorno capisco.. qualcosa in piu di me.. e ritrovo qualcosa.... che ormai avevo perso....... boh? strana? forse... ma piaccio così..."
think_punk

Ringrazio "think_punk" di questa sua presentazione che trovo a dir poco straordinaria. Spiego il perchè.
"Ritrovare nel tempo qualcosa di sè ... che ormai avevo perso": è la strada - a volte e lunga e faticosa - della salute mentale.
Quando si nasce, si nasce sani. Non si può nascere malati mentalmente (o psichicamente), semplicemente perchè non c'è ancora "materia elaborata" dal soggetto. Nascere sani vuol dire nascere disponibili a ricevere il rapporto quale fonte di soddisfazione.
Ci si ammala dopo quando, a seguito di relazioni "strane", il soggetto elabora risposte strane (ma delle quali ne è tuttavia responsabile e imputabile).
Allora  "ritrovare qualcosa che avevo perso" è l'indicatore di un percorso che sta recuperando aspetti di salute, un pò come "se non ritornerete come bambini.
Grazie "think_punk", un'ottima definizione di salute mentale.

 
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Post N° 57

Post n°57 pubblicato il 27 Gennaio 2006 da jp.f
Foto di jp.f

Pupazzo di neve.

Finalmente è arrivata abbondantemente.
Ecco due mie figlie alle prese con il loro primo pupazzo di neve.
Buon fiocco a tutti.

 
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Post N° 56

Post n°56 pubblicato il 26 Gennaio 2006 da jp.f
Foto di jp.f

Un abbraccio grandissimo a tutti/e voi.
Purtroppo il lavoro (e altro) sta assorbendo tutto il mio tempo. Attività piacevole, ma intensa.

Un Bacio JP

 
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MI SCALDI IL CUORE...

Post n°55 pubblicato il 20 Gennaio 2006 da FOX1974XXX

CARO AMICO MIO,
IN RISPOSTA AL TUO COMMENTO AL MIO POST N°157.....BEH...RICORDATI CHE TU,CON LE TUE PAROLE E I TUOI PENSIERI SCALDI GIA' IL MIO CUORE E LA MIA ANIMA...
NON SOLO L'AMORE HA QUESTO PRIVILEGIO...ANZI...PIU' DELL'AMORE STESSO...L'AMICIZIA.

GRAZIE PER LA TUA AMICIZIA CHE MI SCALDA IL CUORE...

 
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Post N° 54

Post n°54 pubblicato il 19 Gennaio 2006 da jp.f

"Noi non ci accontentiamo di vedere la bellezza, anche se il Cielo sa che gran dono sia questo. Noi vogliamo qualcos'altro, che è difficile esprimere a parole - vogliamo sentirci uniti alla bellezza che vediamo, trapassarla, riceverla dentro di noi, immergerci in essa, diventarne parte."
(C.S. Lewis)

 
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