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Cattolicesimo & co.

Post n°9 pubblicato il 21 Marzo 2008 da Jungleishere

PASQUA: LA RESURREZIONE DI GESÙ

Commento alla lettura biblica - domenica 23 marzo 2008

Nel giorno dopo il sabato, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di buon mattino, quand'era ancora buio, e vide che la pietra era stata ribaltata dal sepolcro. Corse allora e andò da Simon Pietro e dall'altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l'hanno posto!». Uscì allora Simon Pietro insieme all'altro discepolo, e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l'altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Chinatosi, vide le bende per terra, ma non entrò. Giunse intanto anche Simon Pietro che lo seguiva ed entrò nel sepolcro e vide le bende per terra, e il sudario, che gli era stato posto sul capo, non per terra con le bende, ma piegato in un luogo a parte. Allora entrò anche l'altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. Non avevano infatti ancora compreso la Scrittura, che egli cioè doveva risuscitare dai morti (Giovanni 20, 1-9).



Ho molto insistito negli anni e nelle settimane passate sul fatto che il messaggio della risurrezione è un invito a operare nella direzione della liberazione dalla violenza, dall’egoismo, dall’ingiustizia, dall’emarginazione.

Questa è la risurrezione di cui siamo incaricati; questa è la parte che tocca a noi oggi nel nostro vivere e operare quotidiano.

Ma non possiamo, celebrando questa Pasqua, dimenticare uno dei fondamenti della fede cristiana: Dio ha cambiato la morte di Gesù in vita. Gesù è vivo.

Non siamo noi che risuscitiamo Gesù e lo teniamo in vita con i nostri racconti, i nostri canti, il nostro ricordo, le nostre liturgie, ma è Dio che non ha abbandonato Gesù e gli ha dato una vita nuova. Gesù vive non perché noi crediamo, ma piuttosto noi crediamo perché Dio ha reso vivo quel Gesù sconfitto.

Il teologo Paolo Ricca scrive: “Gesù vive perché rivive la fede in lui…come incontro con una presenza”. Ciò che è avvenuto in lui e di lui, è ciò che anche noi, oltre il confine della morte, attendiamo dalle mani di Dio. Egli è il “primogenito” anche dei risorti, per dirla con il linguaggio biblico.

Noi, come discepoli del nazareno, non stiamo compiendo nella Pasqua la commemorazione di un personaggio del passato. Noi ricordiamo l’evento che Dio ha operato nella vita di questo profeta sconfitto e crocifisso.

La nostra lode sale a Dio che è il vero autore della risurrezione. La nostra vita, come quella di Gesù, non è consegnata al vuoto, al nulla, ma è raccolta dalle mani di Dio.

Non siamo in preda al delirio di onnipotenza di chi rifiuta la caducità tipica delle creature, ma siamo sollecitati a riporre la nostra fiducia radicale in Dio.

Solo la fede, solo gli occhi della fede (e non quelli della carne) condussero i discepoli a fidarsi delle parole che il nazareno aveva loro detto. La risurrezione non ha dimostrazioni. I linguaggi biblici delle apparizioni e della tomba vuota sono codici linguistici del tempo, non prose.

La realtà della risurrezione non ha prose empiriche. Come la stessa realtà di Dio, non è dimostrabile. Questo è il nostro cammino: un progressivo affidarci al Dio fedele di cui Gesù si è fidato e di cui ci ha dato testimonianza.

Questo è l’orizzonte da non archiviare mentre, come figli della risurrezione, siamo chiamati/e a vivere da risorti, a porre le opere della speranza e della liberazione umana con tutte le nostre forze.
(il precedente testo è stato tratto, per gentilissima concessione di Don Franco, dal sito http://donfrancobarbero.blogspot.com)
Nel prossimo articolo vi racconterò il mio bellissimo "approccio virtuale" con don Franco, e se vorrete potrete proporre domande da inviargli per una prossima intervista)

 
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Utente non iscritto alla Community di Libero
Anonimo il 25/03/08 alle 12:44 via WEB
Ciao sono Elena, dal tuo articolo , forse senza intenzione, viene fuori che Gesù era un profeta:-( ... bè la nostra fede, il nostro credo (parlo dei cattolici) è basato sulla certezza che Gesù è il Figlio di Dio cioè è l'unigenito GENERATO e non creato come noi da Dio Padre... Dio ha tanto amato il mondo da donarci il suo unico Figlio che è persona distinta ma Unico Dio con il Padre e lo Spirito Santo nella Trinità. Gesù è Dio che decide di incarnarsi per salvare l'uomo dal peccato, dal principe del mondo cioè dal demonio... Gesù è il Cristo che fà conoscere la vera natura di Dio agli uomini e nel calvario si accolla tutti i nostri peccati per entrare nelle tenebre combattere la morte e vincerla.... Gesù sulla croce è Dio che diventa peccato per salvare le nostre anime, è Dio che perdona a braccia spalancate chi lo inchioda... sulla croce non è trattenuto dai chiodi ma dall'Amore... l'Amore per noi suoi figli che ogni giorno lo crocifiggiamo con la nostra indifferenza, io x prima... nei tre giorni che seguono la morte Gesù scende negli inferi e porta la Luce di Dio nelle Tenebre... Dio si mette con la croce tra noi e la morte e ci dona la Resurrezione eterna... Fino a quel momento tutti erano nella morte ma Gesù negli inferi libera le anime degli uomini precedentemente morti e a lui fedeli e squarcia per sempre il potere che il demonio ha acquisito su di noi dopo il peccato originale... Gesù è risorto perchè ha dovuto distruggere le tenebre e nella resurrezione ci ha lasciato la certezza e non solo la speranza che non moriremo se rimarremo in Lui... grazie per il bellissimo articolo e hai scritto una frase bellissima quando dici che a tutto ciò si crede con la fede e non con la ragione... è vero quando riconosciamo i limiti della nostra ragione nasce la vera fede... quando abbassiamo il nostro io allora in noi nasce Dio... un abbraccio Elena
 
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