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Post n°278 pubblicato il 01 Aprile 2012 da kallida
Quando ero bambina non avrei mai creduto di fare un lavoro del genere. Tutt’al più immaginavo una carriera da oratrice, da speaker, forse anche da politico. La cosa che mi piaceva di più era parlare, ma più che intimamente e in maniera privata, mi dava soddisfazione farlo di fronte a molte persone, davanti a platee e aggregazioni di esseri umani. Comunicare a tanti, e ancora di più informare. Dire cose che gli altri non sapevano, regalare verità. Così vedevo la mia missione, non senza una cospicua dose di autocompiacimento. Come chi balla sente la vocazione nei muscoli, così io la sentivo nelle parole, nel suono che queste emettevano ogni volta che uscivano dalle labbra. Fin da bambina mi sprecavo in performance davanti alla parentela e in seguito di fronte ai più affettuosi fra gli amici che accettavano di essere spettatori dei miei soliloqui. In verità non lo facevo spesso, perché probabilmente non c’erano molte occasioni per usare questa solennità, non tutte le notizie erano dense di contenuti rilevanti. Quando però capitava, quasi sempre inaspettatamente poiché la discussione aveva preso una piega seria e l’argomento era carico di valore, allora tutti si azzittivano e mi guardavano, aspettando ogni frase e ogni suo legame con la successiva attentamente, e su di me calava una specie di investitura universale che partiva da molto lontano e che andava oltre me stessa, oltre la mia piccola vita e i miei insignificanti interessi. Questo è quello che capita a chi incarna il proprio destino. I tasti luccicano nel buio del laboratorio, le dita che le sfiorano coprono la fievole luce che si sparge sul viso. Sottoterra non arriva il sole. Il progetto va avanti da pochi mesi. Sono stata convocata attraverso una lettera dai caratteri dorati. Incredibilmente mi hanno colpita questi più del loro contenuto. Il nome del mittente sembrava fuoriuscire dal foglio, lettere corpose ed eleganti. L’istituto in questione è fra i più prestigiosi nell’ambito scientifico. Il nome del progetto è Okalo. Si tratta di costruire un luogo sicuro per custodire le scorie nucleari nei prossimi 100.000 anni...
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