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Post N° 21

Post n°21 pubblicato il 12 Gennaio 2005 da kandy_de_normandie
Foto di kandy_de_normandie

Cara Simona,

faccia tutte le domande che vuole. Cercherò di aiutarla. Considero un gran privilegio poter aiutare gli appassionati e diffondere insegnamenti che ho avuto la fortuna di ricevere da grandi maestri che purtroppo, almeno in Italia, non ci sono più.

La redine Gogue è un “attrezzo” paragonabile a quelli che si trovano nelle palestre degli uomini e donne. E’ anche detta redine “conformatrice”, perché, usata per il tempo necessario, obbliga il cavallo a mantenere un portamento, una postura che sviluppa la muscolatura in un certo modo, considerato corretto per l’impiego del cavallo sportivo, che faccia salto, addestramento o campagna. Libera il bilanciere, lo allunga, gli dà tutta la sua potenza, perché più lunga è l’asta più potente è l’effetto. Il collo, o bilanciere, disteso e basso allunga la muscolatura della parte superiore del corpo del cavallo, permette alla muscolatura antagonista inferiore (psoas e addominali) di accorciarsi e di tirare sotto il corpo i posteriori, aumentandone la durata della posata e quindi la spinta.

Quando ho scritto che la redine va usata solo se ce n’è bisogno, mi riferivo a cavalli per costruzione sulle spalle, carichi davanti, oppure con problemi di salute agli arti anteriori. Perché è ovvio che, nei primi tempi, la redine porti peso sulle spalle, quindi sugli anteriori. Poi, man mano che il cavallo, per contrastare questa specie di andare in discesa prodotto dalla redine, impara a frenare la massa che rotola avanti avanzando i posteriori sotto il corpo, il peso viene ridistribuito correttamente. Ha letto per caso Saint-Fort Paillard? Ha visto la fotografia del gruppo di cavalli che percorre al passo una discesa? E’ eloquente. Ho ancora negli occhi l’immagine di una cavalla purosangue (che ora è in Irlanda a fare la mamma), che ho lavorato a lungo, che sembrava divertirsi nel trottare e galoppare alla corda con la punta del muso che sfiorava la pula del maneggio. La stessa cavalla, alla corda, al trotto, con quella postura nell’avvicinamento, saltava con un gesto splendido una barriera nuda (senza piede) alta cm 120. Il che voleva dire che era perfettamente padrona del suo equilibrio, dei suoi mezzi e della libertà d’incollatura. Altrimenti quel salto non l’avrebbe potuto fare.

Riassumendo: si tratta di ginnastica, sempre utile, come per noi andare in palestra. L’unica attenzione che deve fare è se, per caso, dovesse sentire il cavallo, abituato a tenere una postura bassa, che ovviamente in sella il cavaliere non può permettere quando deve fare una presentazione nel rettangolo o un percorso di salto ostacoli, se dovesse sentire il cavallo pesare sulla mano, cercare di strappare le redini per riacquistare la libertà della postura bassa, allora deve sospendere il lavoro alla corda o montato con la Gogue, lavorare, senza prendere il collo, ma con la commessura delle labbra del cavallo all’incirca poco sotto l’altezza del garrese. E’ un’indicazione di massima, perché non so com’è costruito il cavallo. Transizioni, molte, fino all’alt e ai passi indietro.

Se ha incertezze, domandi. Mi farà piacere rispondere. Non ricordo se gliel’ho già domandato: dove lavora lei? Dove tiene il cavallo?

Buon lavoro. Domani. Non corra in scuderia!

_________________
Paolo Angioni

 
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