Il VENTO e il LEONE

Il guaio è che gli uomini hanno una particolare abilità nello scegliere proprio le cose peggiori per loro (J. K. Rowling)

 

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Nulla albergherà più del necessario
sul volto scevro di parole
Accadrà a questo attempato desiderio
di sorgente
silenzio inerte di peccato

Dell'attesa languida di luce
paziente canto di rugiada
non si avrà notizia

 
Citazioni nei Blog Amici: 2
 

 

Incoerenze

Post n°102 pubblicato il 01 Ottobre 2008 da Kastaghir
 

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Non chiederti se questo silenzio sia semplicemente mancanza d’altri suoni, o crocevia di rumori sollevati da forsennate rincorse di stranezze. Chiediti se l’affanno sia ragguardevole segnale d’altre genti, non immune commiserazione di superbia. Chiediti se le contorte logiche d’espressione sian frutto di commercio, di scambio di pensieri; intricati e complessi arabeschi di coscienze. Chiediti se i colori affastellati fra le voci siano davvero ciò che paventano d’incertezza o semplici convenzioni di furbizia.

Non chiederti parole incomprensibili, non insulse certezze a buon mercato. Chiediti se comprendi la luce eterea fra le trame, nelle imperscrutabili saggezze gettate allo sbaraglio tra la folla. Chiediti se la prossimità d’affetto sia sollucchero dei sensi o retaggio d’altre vite, se le mani nascondano segreti o intaglino fenditure d’animo. Chiediti a quando rimandare passi falsi o mendaci mulinelli di sorrisi, veloci riflessi d’altura fra le spalle.

Non chiederti di comprendere tutto ciò.

 
 
 

Dove eravamo rimasti.

Post n°101 pubblicato il 30 Settembre 2008 da Kastaghir
 

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Dove siamo?

Sulle rive dei fiumi. I fiumi della mia vita, pigri e immutati nel silenzio degli anni, tortuosi e irascibili nello spazio di giorni. Imprevedibili.

Siamo nel cerchio imperscrutabile di notti insonni ed albe fiammeggianti, colori sfumati, dita intrecciate e parentesi graffe. Siamo nel cuore di tutto ciò in cui credo, l’essenza del vuoto.

Picchietta sui vetri sabbia di mare. Sono frattaglie di sogni.

Sono le grida che osservo con muto stupore d’attesa, fobiche e sottili staffilate d’istinto, protervie cocciute che mi crescono in grembo.

Dove siamo?

Nel generoso palmo di marmo campestre. Nella cava strappata alla parete scoscesa. Immobili. Afflitti.

Siamo la furia ribelle che sventra il passato tumulando l’ignoto.

Siamo stanchi. Traditi.

Confusi nel vorticoso fardello deposto fra i rovi.

Dove siamo?

Se stanche appendici d’assenze ci legano…

 
 
 

Centesimo post

Post n°100 pubblicato il 29 Settembre 2008 da Kastaghir
 

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In tutta sincerità non credevo di arrivarci. Cento messaggi forse non sono molti, del resto ho avuto il piacere di leggere alcuni blog ormai giunti alle quattro cifre, ma per me è un piccolo allegro traguardo.

Certo vorrei avere più tempo, più passione e forse decisamente meno pigrizia nel curare questo spazio, però, a piccoli passi, senza fretta e in silenzio, vado avanti. Un grazie a chi mi legge … e mi sopporta.

 
 
 

A volte ritornano

Post n°99 pubblicato il 26 Settembre 2008 da Kastaghir
 

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    Dopo lunga assenza eccomi ancora nei meandri virtuali. Sentivo un po' di nostalgia di casa. Anche se, dopo tanto tempo, tornare è sentirsi un po' più estranei, ritrovare il tepore famigliare di queste schermate, attenua la malinconia d'esser stato tanto a lungo lontano

 
 
 

C'era una volta un dépliant.

Post n°98 pubblicato il 28 Maggio 2008 da Kastaghir
 

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Tempo fa mi capitò di leggere un piccolo articolo che riuscì a colpirmi molto. Ritagliai diligentemente il frammento di giornale e gelosamente, di tanto in tanto, vi diedi un’occhiata … nei momenti di sconforto, o forse solo di amarezza. Ho deciso di condividerlo con voi. Lo scritto è di Massimo Gramellini.

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C’era una volta un dépliant dell’università di Manchester. Forse qualcuno lo aveva ricevuto per posta e, non sapendo che farsene, lo aveva buttato nella spazzatura. Ma mica in una spazzatura qualunque. Nella spazzatura del quartiere più spazzatura di Nairobi. Un bambino di nome Sammy rovistò dentro quel cassonetto per cercare del cibo e pescò il dépliant. Il suo stomaco non ne fu felice, ma il suo cuore sì. Sarà stato per il nome, che gli ricordava il Manchester United, o perché fra i pochi nomi che riuscì a compitare riconobbe quello della sua patria: Kenya. Sammy lo mise in tasca, ammesso che ne avesse una, e non se ne separò più. Nemmeno quando il padre morì assassinato durante una guerra per bande. Nemmeno quando cominciò a fare lo spacciatore per sfamare la madre e i dieci fratellini. Nemmeno quando entrò in coma per una overdose di cocaina.

Fu guardando il dépliant, al risveglio, che comprese come un’altra vita sia sempre possibile. Si mise a lavorare per un’associazione di beneficenza. Conobbe un inglese che, colpito dalla sua conversione, volle conoscerne la molla. Sammy si toccò la tasca, ammesso che ne avesse una: il dépliant era lì, ingiallito e stropicciato, ma l’indirizzo si leggeva ancora bene. Nonostante il ragazzo fosse sprovvisto di diplomi, l’inglese riuscì a iscriverlo all’università di Manchester. E stamattina, dopo anni di studio duro, Sammy si laurea. Mandandoci a dire che per tutti esiste un dépliant. Il guaio è che molti camminano lungo la vita senza sapere di averlo in tasca o, peggio, senza mai trovare il coraggio di tirarlo fuori.

 
 
 

Blianci

Post n°97 pubblicato il 19 Maggio 2008 da Kastaghir
 

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Oggi ho deciso di fare un po’ di pulizie. Spolverare gli anfratti ancora in ombra di ciò che è stata la mia permanenza su digiland. Tra alcuni messaggi che ho conservato, il primo ricevuto. Settembre del 2005. Sono trascorsi tre anni o quasi, tre anni di curiosa coabitazione con tanti profili, molti dei quali mi sono sfrecciati accanto come persone che quotidianamente incontro per strada, incuranti, distratte. Non ricordo esattamente quanti profili mi sia capitato d’osservare, ma ne rammento decisamente parecchi, con quella strana sensazione di dejà-vu che si può provare nel trovarsi di fronte ad un ambiente familiare.

Li ho riletti tutti questi cento messaggi che ci viene consentito conservare, ho letto e riletto con particolare affetto quelli di persone che hanno lasciato il sito o che semplicemente hanno avuto una parola gentile in un momento speciale. Ho riletto anche gli insulti, le stupidaggini e le barzellette citate a mezza bocca. Ho provato un pizzico di sincera nostalgia per le persone con cui ho intrattenuto lunghe e costruttive conversazioni, non le solite facezie ma vere e proprie manifestazioni d’animo.

Ho ricevuto molte belle parole e ne ho scritte altrettante che non pensavo di riuscire a restringere in poche lettere, così cariche d’emozione, così profonde: sinceramente ho vissuto sulla pelle il piacere di stare qui, in questa community di mezzi sbarellati on line. Mi è stato di conforto sapere che qui avrei sempre trovato qualcuno con cui scambiare quattro chiacchiere, qualcuno con cui condividere un momento bello o semplicemente un dispiacere.

Certo non mancano le amarezze. Decisamente, più che in qualsiasi altro luogo, ho trovato falsità e menzogna, pseudo-persone che volevano farsi passare per ciò che non erano e non saranno mai; stupidamente, in fondo, dal momento che sarebbero egualmente state apprezzate per quel che realmente erano. Se solo le persone avessero un po’ più di fiducia in se stesse, e un po’ meno stoltezza, capirebbero che certe sciocchezze non fanno che recar danno gratuitamente … ma tant’è … è l’aspetto meno interessante del mettersi davvero in gioco: la fregatura, l’imbroglio che si cela dietro l’angolo.

Col tempo ho notato poi che le persone cui veramente ho dato parte di me sono state pochissime, e avrei davvero voluto che molte altre che si sono smarrite avessero avuto un po’ più di coraggio; del resto questo mondo virtuale è molto spesso uno specchio dei nostri reconditi e inconfessabili recessi, pregi e difetti che tendono a mescolarsi sino a rendersi indistinguibili.

Oggi ho cancellato tutti i messaggi. Mi è costato sapete? Non perché sia particolarmente ossessionato da ciò che è stato, ma soprattutto per ciò che quelle parole svanite in un click hanno rappresentato: bellezza, sentimenti, giochi, dolore, amicizia … davvero molto. Fateci caso ogni volta che scambiate un messaggio. Non eliminatelo subito, lasciatelo come si suol dire “raffreddare”, rileggetelo dopo qualche giorno. Scoprirete qualcosa che va oltre le parole che vi sono scritte.

Non so se dirmi soddisfatto o deluso da digiland. È stato un rapporto diverso dalle altre communities che ho frequentato: con gli anni ho perso un po’ interesse per l’universo virtuale e sempre più è diventato un mezzo di svago solitario, meno legato alle logiche da branco della chat o dei gruppi di discussione. Vero è che dopo l’avvento dei blog molto è cambiato e questa nuova linfa ha ridato vitalità a un mezzo che andava un po’ annoiando. Mi manca invece quella genuina spontaneità che caratterizzava le communities e le chat dei primordi: potevi spostarti in tutta Italia e trovavi sempre qualcuno disposto a farti da cicerone o semplicemente schietto nel darti la dritta per un bel locale o qualche angolo di bellezza semisconosciuta. Ora invece se chiedi dove puoi trovare un albergo decente pensano che vuoi portarli a letto e non ti rispondono … una tristezza insomma.

Poi ci sono gli amici. Ogni tanto mi capita di vedere profili che collezionano amici, come fossero le figurine della Panini di quando ero ragazzo, li aggiungono man mano e fanno a gara a chi ne possiede di più. Liberissimi, ma per il caratteraccio che mi ritrovo, una cosa simile la vedrei come una stronzata senile per cui ho deciso di dare un valore a quell’elenco e vi ho inserito persone che mi hanno colpito, che si sono dimostrate sincere e che non hanno avuto peli sulla lingua nel criticarmi quando me lo meritavo. Sono decisamente pochi se notate. Troppo pochi forse. Si. Ho davvero una caratteraccio. Mordo di solito.

Infine c’è anche l’amore. Quello strano idillio che nasce nell’arco di una notte, un po’ sbruffone, malinconico nello scambio di battute, pieno di speranze, ricco di scoperte … quanti “ma dai … anche tu?”, “non ci posso credere”, “non l’avrei mai detto”, “non pensavo avessi tempo per scrivermi”, “ti ho pensato prima di chiudere gli occhi” … etc etc etc … alzi la mano chi non ha mai letto o espresso simili pensieri  . Beh mi sono innamorato sul serio, del resto ogni tanto anche io ho qualche parte umana … molto a fondo ma la si trova  ho cambiato la mia vita per una persona che si cela dietro un profilo, e devo dire che per quanto sia stato felice per un periodo, alla fine ho letteralmente sputtanato alcune opportunità di vita e di lavoro per dare fiducia ad una persona che non la meritava. Oggi mi guardo allo specchio, questo specchio virtuale in cui ogni giorno ci adagiamo pigri o ci tuffiamo combattivi, e vi ritrovo briciole e polvere … avanzi. Ti chiedi allora se sia valsa la pena di provare tanto affetto nato sulle parole e sulla fiducia, sul gettarsi al buio in un’avventura tanto importante da cambiarti la vita. Non ho risposte. I sentimenti vanno e vengono, è sempre stato così e non me ne rammarico. Però quando sono stato in difficoltà e ho creduto di poter contare su chi avevo amato, allora ho capito, al volgere si spalle, che qui le parole non sono fatti, ma semplicemente sogni, desideri di ciò che alcune persone smanierebbero essere e non saranno mai … per incapacità, immaturità o semplice vigliaccheria. Allora scopri, deluso, che persone che ti scrivono parole bellissime non valgono nulla alla resa dei conti, sono solo dei cialtroncelli abili a parole e pieni di chimere, ma nulla più. Ho perso tempo? Sicuramente, ma non importa. Io ho dato l’anima. Chi ha solo preso senza dare nulla in cambio rimarrà solo un gretto egoista. Ognuno raccoglie ciò che semina.

Quante cose vero in un piccolo strumento come un semplice sito di messaggistica? Beh … se avete avuto la pazienza di seguire questa disarticolata discussione vi ringrazio. Perdonatemi lo stile confuso, ma l’ho composta in un momento di insonnia e riflessione alle quattro del mattino e ho deciso di non correggere nulla. Le brume della notte sono affascinanti proprio perché imperfette del resto. Questo è ciò che sono: un incoerente dannato fra le ombre della notte, un po’ romantico, troppo stronzo e decisamente disilluso.

Che ci faccio ancora qui allora vi chiederete. Sono curioso: voglio vedere come va a finire … e non mollo mai.

 

 
 
 

Post N° 96

Post n°96 pubblicato il 14 Maggio 2008 da Kastaghir
 

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… cercarti … ovunque … fra le pietre scure del deserto.

… cercarti … ovunque … fra le pieghe salate delle onde.

… senza dubbio alcuno …

… senza remora di sorta …

Fra le mani il solco di un sorriso

Tu

… semplicemente

Proteggo i tuoi sogni. Caccio i tuoi demoni

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(mi ricordo ancora di te … e delle cose che ho scritto per te)

tante parole erano ciò che non avrei voluto

 

 

 
 
 

Poffarbacco

Post n°95 pubblicato il 13 Maggio 2008 da Kastaghir
 

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Sarebbe stato uno splendido fine settimana, coronato come avrete letto prima dalla visita al Salone, se un piccolo episodio non avesse funestato il mio venerdì sera.

Un coglione … mi si passi il trivialismo cortesemente … ha deciso di guidare l’auto come in un telefilm americano ed è riuscito a regalarmi 400€ di danni nel tentativo di un uscire dal parcheggio di un locale dove sostavano non più di dieci auto, defilandosi amabilmente con tipica furberia e indifferenza da scaltro volpone … Porca puttana, poi dicono che uno ha impulsi violenti … altro che randellate …

no comment e scusate lo sfogo.

 
 
 

Salone del Libro. Torino 2008.

Post n°94 pubblicato il 13 Maggio 2008 da Kastaghir
 

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Anche quest’anno ho portato le mie quattr’ossa al consueto appuntamento con la meta culto dei divoratori di libri italiani. Frequento il salone da veramente tanto tempo, l’ho reso un appuntamento fisso d’ogni primavera, piccola evasione dal torpore in cui induce troppo spesso la quotidianità lavorativa.

Da alcuni anni, almeno, a mio insignificante parere, dal salone dedicato alla donna, l’appuntamento con la cultura e le sue variegate espressioni è scivolato lentamente alla deriva, divenendo abbastanza insipido e privo di quelle attrattive genuine che avevano accompagnato le prime edizioni. Non è un giudizio impietoso, non fraintendete, ogni appuntamento annuale ha avuto dei pregi, ma col tempo credo molti abbiano notato come la kermesse abbia perso piano piano il suo mordente. Le ultime due edizioni hanno mostrato una controtendenza fortunatamente e così quest’anno ho partecipato speranzoso di buone novità.

Non sono stato del tutto deluso. Nonostante non si respiri più una certa genuinità d’intenti fra gli editori – e qui mi sento di esprimere un parere professionale avendo operato per anni con due fra le più grandi e prestigiose case editrici d’Italia – genuinità sacrificata sugli altari dell’imperante massima del “ciò che conta è quel che si fa apparire”, ebbene, nonostante questo posso dirmi soddisfatto della giornata trascorsa tra gli stands.

Ho potuto notare titoli estremamente interessanti, non solo fra gli “squali” dell’editoria, ma anche e soprattutto nelle piccole realtà spesso relegate in angoli sperduti del Lingotto: titoli nuovi, anche se un po’ ridondanti e ripetitivi (ma ciò non compete agli autori quanto alla scarsa fantasia dei curatori), autori agli esordi e collaudati, presentazioni interessanti e non eccessivi strascichi di polemiche, pur così attese quest’anno.

Mi sono divertito, ho alleggerito il portafoglio (ma quando riusciremo ad avere dei discounts book come nei Paesi Bassi?????) e mi sono crogiolato fra gli stand colorati dei sapori del Piemonte (ho resistito al richiamo del cioccolato eheh).

Una nota sullo strascico delle polemiche però non posso evitarla, sarebbe ipocrita. Personalmente la presenza di Israele come paese ospite non l’ho vista così accanitamente negativa come molti vorrebbero farla passare. Che il paese ospite non sia un esempio limpido sotto il profilo politico democratico posso anche accettarlo – e anche in questo caso mi pregio d’una formazione tecnica, avendo incentrato gli studi formativi sulle aree mediorientali – posso perciò anche concordare su alcune critiche mosse ad Israele, ma non posso accettare che si trasformi un evento che contribuisce a promuovere la cultura di un paese, o parte di un paese che di si voglia, in una specie di critica tout court sostenuta per lo più da persone che sulle problematiche conflittuali israelo-palestinesi hanno posizioni a dir poco ipocrite e per nulla oggettive. Per quel che mi riguarda, pur non condividendo buona parte della politica Israeliana, ho apprezzato moltissimo lo stand che mi a dato un’ulteriore possibilità di comprendere più a fondo una cultura troppo spesso disprezzata semplicemente per leggerezza. Nota tecnica: splendida la documentazione sull’aramaico, veramente tra i libri meglio curati del salone per competenza ed esposizione d’argomento. Una pecca allo stand israeliano? Azz … il vino. 30€ per un rosso, pur se doc, mi sembravano troppi  potevano pure fare un bel prezzo fiera

Un bel salone quest’anno. Si.

 
 
 

Idiozie

Post n°93 pubblicato il 08 Maggio 2008 da Kastaghir
 

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   Come talvolta accade veniamo subissati da eterne catene virtuali ... fra queste alcune sono simpatiche, altre inutili, altre ... beh giudicate voi

    Il piede guardò verso l'alto e vide che il pene lo stava guardando, quindi gli chiese:- Come va?Il pene rispose:- Come l'aglio, sempre appeso a testa in giù, e a te come va?Il piede: -Eccellente, figurati che al mattino per non farmi toccare il suolo freddo, mi mettono delle ciabattine, mi mettono poi a bagno, mi lavano molto bene in mezzo a tutte le dita, poi mi asciugano ben bene, mi mettono il borotalco, ed infine calzettine e scarpe comode. Poi andiamo a camminare tutto il giorno ed alla sera, siccome mi fa male tutto, mi mettono nell'acquetta tiepidina, mi fanno un massaggino con la cremina e mi lasciano riposare per tutta la notte. E a te come ti trattano?Il pene replica:- A te tutto questo??? Con me invece sono dei figli di puttana!!! Ti racconto: al mattino mi toccano diverse volte e mi dicono "Hey ora a cuccia..." dopodiché mi mettono a testa in giù nelle mutande e mi tocca stare con un mal di testa bestiale tutto il giorno. Però, la notte si che mi dicono di starmene bello dritto, ma il peggio è che quando andiamo alla grotta, non sai quanto mi stressa tutta quella indecisione !!!Il piede commenta:- Che grotta?? E quale indecisione?Il pene allora spiega:- Si...il bastardo mi mette in una grotta, dove appena ci passo, mi mette, mi toglie, mi rimette, mi ritoglie, mi mette di nuovo...- E quindi che succede?- Che cazzo credi che mi succeda? Mi sento male, vomito e poi svengo!!!

 
 
 
 
 

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Data di creazione: 10/07/2007
 

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