Il VENTO e il LEONEIl guaio è che gli uomini hanno una particolare abilità nello scegliere proprio le cose peggiori per loro (J. K. Rowling) |
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IL CANTO DEL DERVISCIO
L'uomo è un flauto di canna, sospeso sugli abissi. E invoca la sua origine, cui vorrebbe tornare, tra i lamenti. Poiché è la strada di casa che ha smarrito, e la cerca. Udendolo, il mio cuore è mosso a pietà. E vorrebbe aiutarlo, ma non osa, perché sa che il compito è suo, di lui solo. E l'amore è una dolce follia, che riesce a guarirci dal peccato. Gli innamorati si incontrano, senza parlare, e ciascuno di essi dice proprio ciò che deve dire, ciò che l'altro s'aspetta. Mosè perse i sensi, alla vista del Divino. E così l'amante, che rincorre l'amato. E lo scorge dappertutto, avvolto in mille veli. Che gliene annunciano l'onnipresente esistenza. E quando l'incontro ha luogo, è una dolce ebbrezza, nel delirio, a imporsi. Queste storie si aprono al mondo. Esse sono rivolte agli amici, affinché imparino a guardare. E intraprendano il cammino, se già non si sono messi in viaggio.
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C'era una volta un dépliant.
Post n°98 pubblicato il 28 Maggio 2008 da Kastaghir
. Tempo fa mi capitò di leggere un piccolo articolo che riuscì a colpirmi molto. Ritagliai diligentemente il frammento di giornale e gelosamente, di tanto in tanto, vi diedi un’occhiata … nei momenti di sconforto, o forse solo di amarezza. Ho deciso di condividerlo con voi. Lo scritto è di Massimo Gramellini. . . C’era una volta un dépliant dell’università di Manchester. Forse qualcuno lo aveva ricevuto per posta e, non sapendo che farsene, lo aveva buttato nella spazzatura. Ma mica in una spazzatura qualunque. Nella spazzatura del quartiere più spazzatura di Nairobi. Un bambino di nome Sammy rovistò dentro quel cassonetto per cercare del cibo e pescò il dépliant. Il suo stomaco non ne fu felice, ma il suo cuore sì. Sarà stato per il nome, che gli ricordava il Manchester United, o perché fra i pochi nomi che riuscì a compitare riconobbe quello della sua patria: Kenya. Sammy lo mise in tasca, ammesso che ne avesse una, e non se ne separò più. Nemmeno quando il padre morì assassinato durante una guerra per bande. Nemmeno quando cominciò a fare lo spacciatore per sfamare la madre e i dieci fratellini. Nemmeno quando entrò in coma per una overdose di cocaina. Fu guardando il dépliant, al risveglio, che comprese come un’altra vita sia sempre possibile. Si mise a lavorare per un’associazione di beneficenza. Conobbe un inglese che, colpito dalla sua conversione, volle conoscerne la molla. Sammy si toccò la tasca, ammesso che ne avesse una: il dépliant era lì, ingiallito e stropicciato, ma l’indirizzo si leggeva ancora bene. Nonostante il ragazzo fosse sprovvisto di diplomi, l’inglese riuscì a iscriverlo all’università di Manchester. E stamattina, dopo anni di studio duro, Sammy si laurea. Mandandoci a dire che per tutti esiste un dépliant. Il guaio è che molti camminano lungo la vita senza sapere di averlo in tasca o, peggio, senza mai trovare il coraggio di tirarlo fuori. |
Inviato da: Kastaghir
il 10/11/2009 alle 03:11
Inviato da: hope.s
il 10/11/2009 alle 03:08
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il 12/01/2009 alle 23:07
Inviato da: space.dream
il 12/01/2009 alle 22:56
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il 25/11/2008 alle 14:49