LA VOCE DI KAYFA

LA BREXIT? UNA PRESA PER I FONDELLI ALL'UE


All’indomani della brexit, il referendum che ha sancito la volontà dei sudditi di Sua Maestà Elisabetta II di uscire dall’Ue, il cui esito dovrebbe essere ratificato entro il 2018, sembrava chissà quale sciagura si fosse abbattuta o stesse per abbattersi sul Regno Unito e sull’intera Unione Europea.L’immediato crollo della sterlina sui mercati vaticinava foschi presagi sia a breve che a lungo termine per l’intero Regno Unito.Il Premier britannico Cameron, mantenuta la promessa fatta in campagna elettorale che, se fosse stato eletto, avrebbe concesso al popolo mediante referendum la scelta se la Gran Bretagna dovesse rimanere oppure o no nell’Ue, preso atto della sconfitta dei Sì, consapevole dell’enorme responsabilità politica che con quel voto ricadeva sulle proprie spalle, non potette fare altro che dimettersi.Bene. A distanza di due mesi dalla brexit, con un nuovo premier alla guida del Regno Unito,Theresa May,  contrariamente a quanto sostenevano le cassandre subito dopo il voto, pare che il Regno Unito, malgrado la brexit, non se la passi poi così male.Alcuni dati rivelano che, dopo un prevedibile ribasso degli indici economici a cavallo dell’esito del referendum, a due mesi dal voto l’economia britannica è in netta ripresa. La sterlina svalutata di il 12% nei confronti del dollaro, rispetto al proprio valore del 23 giugno, data del referendum, sta favorendo il rilancio dell’industria nazionale, turismo incluso. E i cittadini, dopo un primo sbandamento dovuto alle pessimistiche previsioni sugli esiti della brexit, stanno riacquistando fiducia e spendendo rilanciando l’economia interna.Dunque la brexit non si sta rivelando quella iattura che in tanti volevano farci credere sarebbe stata. Forse perché temevano che in un’Europa più disunita che unita dalle politiche oltranziste dei vertici comunitari verso quei paesi economicamente in crisi come la Grecia e l’Italia ai quali non si vogliono fare ulteriori sconti perché possano tornare a crescere, se si fosse ammesso che l’uscita di un membro dall’UE non sarebbe stato poi quel grosso danno che si sosteneva sarebbe invece stato per il paese che l’avrebbe praticata, non poteva escludersi che sulla scia della Gran Bretagna anche altri paesi, in primis la Francia, avrebbero indetto un referendum simile perché a scegliere se restare o no in Europa fossero i cittadini.Una scelta, quella di dare mandato al popolo su cosa fare, criticata in Italia da più di un politico. Primo tra tutti il Presidente Emerito Giorgio Napolitano per il quale certe decisioni vanno effettuate da chi ha le dovute competenze e non affidate alla volontà popolare. Criticando in tal modo implicitamente la scelta del governo inglese di indire un referendum sulla brexit. Svilendo in un attimo il senso di democrazia che caratterizza ogni repubblica, compresa la nostra.Al di là di queste considerazioni, merita una riflessione una frase che ho letto in un libro che da poco ho letto, Misteri Pagani Nel Rinascimento di Edgar Wind ed. Adlphi. Apag. 277 si legge, “Halifax  – George Savile primo marchese di Halifax – imbevuto di logica della contrapposizione nei riguardi dell’arte del governo, vedeva la causa della potenza mondiale dell’Inghilterra nel suo isolamento: “felice segregazione che ci ha fatti liberi… Non è un paradosso dire che l’Inghilterra ha la sua radice nel mare, una radice profonda, anche, che fa giungere le sue diramazioni in entrambe le indie”. In virtù di quanto sopradetto, è da sprovveduti immaginare che la brexit non abbia colto affatto di sorpresa i rappresentanti politici del Regno Unito? È da fantasiosi immaginare che essa, in conseguenza di quello spirito di autonomia che da sempre caratterizza i britannici maturato negli animi dei singoli individui dall’isolamento continentale dovuto al mare che lo separa dal resto dell’Europa, sia stata in realtà una benedizione? Non dimentichiamoci che il Regno Unito non solo non aveva aderito all’UE – era membro esterno - ,ma non aveva nemmeno rinunciato alla propria moneta, la sterlina, a favore dell’euro.Quasi presagisse che, prima o poi, avrebbe abbandonato l’UE…