"Vincenzo Salemme"

Post n°22 pubblicato il 29 Gennaio 2008 da demetriakay

E' Femmene

'E femmene so' comme è stelle
Si te pierde l'he 'a guardà
Ce ne stanno a mille a mille
Peccerelle, so' scintille
Ca pazzeano mmiezo 'o ffuoco
E pircio' n' 'e ppuo' acchiappa'
Si ll'affierre 'e ffaie stutà
Lass' è stà lass è vula
P te cuoce, te faje male
E cù cchi t'à vu piglià ?
Si sapisse comme é bello
A vedè sti lampetelle
Ca se specchiano int'all'uocchie
è chi è ssape accarezzà
una è lloro é 'a stella mia
pecché quanno 'a notte è scura
e stu core s'appaura
pare comme si 'a sentesse
che me dice;" Aize 'a capa, siente addore ?
Guarda 'ncielo e staje sicuro,
tanto io stongo sempe ccà ! "
  



Vincenzo Salemme nasce a Bacoli, in provincia di Napoli, il 24 luglio 1957. Nel 1976, dopo essersi diplomato al Liceo Classico Umberto I di Napoli ed iscritto alla Facolta' di Lettere e Filosofia presso l' Università Federico II di Napoli, viene scritturato dalla Compagnia Teatrale di Tato Russo e debutta come attore nella commedia Ballata e morte di un capitano del popolo. Nel 1977 si trasferisce a Roma (dove risiede tuttora) ed entra a far parte, grazie all'amico Sergio Solli, della compagnia di Eduardo De Filippo, a quei tempi impegnato nelle riprese televisive di alcune sue commedie. Partecipa prima come comparsa in "Quei figuri di tanti anni fa ", per poi continuare come attore ne "Il Cilindro" ed "Il Sindaco del Rione Sanità" trasmesse da Rai 1 nella stagione televisiva 1978/79. Da allora la collaborazione con la Compagnia di Eduardo è proseguita fino alla sua morte, avvenuta nel 1984, ed è andata avanti con il figlio di questi, Luca, fino al 1992. L' intensa attività teatrale svolta in quegli anni ha consentito a Salemme di potersi proporre ogni anno impersonando un personaggio diverso e di acquisire una grande esperienza di palcoscenico e di rapporti di Compagnia, bagaglio indispensabile per il proseguimento della sua attività. Ecco, di seguito, i titoli dei lavori teatrali ai quali ha partecipato con i De Filippo, ricoprendo sempre ruoli di notevole rilievo: PULCINELLA VA CERCANNO LA FORTUNA PE' NAPULE LA DONNA E' MOBILE TRE CAZUNE FORTUNATI DITEGLI SEMPRE DI SI CHI E' CCHIU' FELICE 'E ME UOMO E GALANTUOMO DON GIOVANNI NU' TURCO NAPOLETANO 'O SCARFALIETTO OGNI ANNO PUNTO E A CAPO NON TI PAGO QUESTI FANTASMI! Nel 1986 Salemme prende parte, con la compagnia di Carlo Cecchi, ad alcune rappresentazioni, tra cui "La tempesta" di William Shakespeare, interpretando il ruolo di Stefano e l' "Ivanov" in occasione del Festival di Spoleto. Nel 1988, insieme a Luca De Filippo, cura la traduzione dal francese al napoletano del "Don Giovanni" di Moliere dove interpreta il ruolo di Sganarello, vincendo, nello stesso anno, il "Premio Sciacca" come miglior attore non protagonista. Verso la fine degli anni '80 Vincenzo Salemme e Gianfelice Imparato mettono in scena due testi scritti da loro: "Golpe" e "Alla memoria". Durante tutti questi anni, si dedica contemporaneamente alla scrittura di suoi testi teatrali. L' occasione per verificarne la validità sulla scena si presenta nel settembre 1990 al Teatro dell'Orologio di Roma dove debutta, con grande sacrificio - anche economico - come autore/attore/regista con lo spettacolo "Sogni,bisogni,incubi e risvegli", composto dai due atti unici "Buonanotte" ed "Il Signor Colpodigenio". Con la messa in scena di questo spettacolo nasce l'Associazione Culturale E.T., Emporio Teatro, di cui Salemme e' fondatore insieme ad un gruppo di attori (Nando Paone, Antonella Cioli, Daniela Marazita, Gigi Savoia) "tutti legati dallo stesso gusto per il gioco teatrale e dall'esigenza di trovare nuovi spazi di espressione". Il grande successo di pubblico ed il riscontro di botteghino consentono all'Associazione E.T. di evolversi in Compagnia Capocomicale ("Chi e' di scena!"). Vengono, in ordine cronologico, messi in scena i seguenti testi: "A chi figli, a chi figliastri" ( 1991 comprendente L'Amico del Cuore, Telefono Azzurro, Passacantando)),"Lo strano caso di Felice C." (1992),"La gente vuole ridere!" (1993, a cui partecipano Stefano Sarcinelli e Francesco Paolantoni), "Passerotti o Pipistrelli?"* (1993), "Fatti unici per atti comici" (1994), "…E fuori nevica!" (1995), "Io & Lui" (1996, interpretato da Francesco Paolantoni e Giobbe Covatta), "Fiori di ictus" (1996, interpretato da Yvonne D'Abbraccio e Cetty Sommella con la regia di Maurizio Casagrande),"L'amico del cuore" (1997), "Premiata Pasticceria Bellavista"* (1997), "Di mamma ce n'è una sola" (1999), "Sogni e bisogni" (2001) "L'amico del cuore" (2002), "Cose da pazzi!" (2003).Nel 1994 Vincenzo ha partecipato come attore ad una opera teatrale intitolata GALANTUOMO E CAFONE di Biagio Belfiore, con la regia di Giancarlo Sammartano, ed ha debuttato in prima nazionale al Festival di Benevento nel Settembre di quello stesso anno al Teatro De Simone. Nel 1995 ha una felice esperienza con la Compagnia di Glauco Mauri al Teatro Romano di Verona, interpretando il ruolo di Trinculo ne "La tempesta" di W. Shakespeare. Nel 1996 Raidue trasmette in prima serata la commedia "…E fuori nevica!" registrata al Teatro Piccolo Eliseo di Roma: la trasmissione ottiene un tale successo di pubblico da far sì che Raidue la replichi più volte e chieda a Salemme nuove commedie da mandare in onda. Nel febbraio 1997 e' infatti la volta di "Passerotti o Pipistrelli?", registrata presso il Teatro delle Vittorie di Roma, nel 1998 la commedia "Lo strano caso di Felice C.", e nel 2000 "Premiata Pasticceria Bellavista". "...E fuori nevica!", e "Premiata Pasticceria Bellavista" vengono messe in commercio in cassette VHS dalla Cecchi Gori Home Video. Nel 1996 è regista e coautore della commedia "Pazza d' amore" con Marisa Laurito. Nel giugno 1997 è insignito del Premio Girulà, istituito nel 1993 dalla famiglia Rondinella, una delle più prestigiose famiglie della tradizione teatrale napoletana. Nel Gennaio 2001 partecipa all' inaugurazione del teatro AMBRA JOVINELLI di Roma con lo spettacolo "Faccio a pezzi il teatro!" composto da spezzoni comici delle sue commedie. Questo spettacolo viene poi registrato presso il teatro Parioli di Roma e trasmesso su Tele+ nel Settembre 2001, e durante tutta l' estate verrà proposto in diverse località in un tour di grande successo. Nel Settembre 2003, con la stessa formula, viene messo in scena lo spettacolo "Tutto quanto fa spettacolo!" che comprende un atto unico completo, più vari pezzi di commedie, estrapolando le situazioni più comiche. Nella stagione teatrale 2003/2004 la Compagnia riprende, a grande richiesta, lo spettacolo "Cose da Pazzi", che risulta essere al primo posto per incasso e presenza spettatori, mentre si prepara al debutto ad Orvieto 21 febbraio 2004, della nuova edizione de "La Gente Vuole Ridere!". L' incontro di Salemme con il Cinema avviene nei primi anni Ottanta, quando il regista Nanni Moretti gli affida ruoli nei film "Sogni d' oro", "Bianca" e "La messa e' finita". Nel 1989 prende parte al film "C'e' posto per tutti", per la regia di Giancarlo Planta. Negli anni Novanta partecipa con un cameo al cortometraggio "Isotta" di Maurizio Fiume ed e' protagonista, nel 1993, nel film "Il tuffo", per la regia di Massimo Martella. Nel 1998 Rita Rusich, allora moglie del produttore cinematografico Vittorio Cecchi Gori, gli dà l'occasione di girare il suo primo film, tratto dall'omonima commedia portata in tournée per due anni nei teatri, "L'amico del cuore" . Nel cast, oltre ai suoi abituali compagni di palcoscenico (Buccirosso, Paone, Casagrande, etc.), la presenza dell'avvenente top model Eva Herzigova. La pellicola, uscita nelle sale cinematografiche nel dicembre dello stesso anno, ottiene un ottimo successo di botteghino, incassando circa dieci miliardi di lire. L' estate 1999 lo vede nuovamente impegnato dietro la macchina da presa, questa volta per "Amore a prima vista", che esce nelle sale nell' Ottobre dello stesso anno. Nel mese di giugno 2000 comincia le riprese del suo terzo film, "A ruota libera", girato tra Roma e Forte dei Marmi. Oltre ai suoi abituali compagni di lavoro, questo film vede come protagoniste Sabrina Ferilli e Manuela Arcuri. Il film esce nelle sale a Dicembre dello stesso anno. Nello stesso periodo partecipa, con un efficacissimo cammeo, al film "Faccia di Picasso", del quale Massimo Ceccherini e' protagonista. Nell 'estate 2001 comincia le riprese del suo quarto film "Volesse il cielo!", che vede tra i protagonisti Maurizio Casagrande, Tosca D'Aquino, Rocco Papaleo e la partecipazione di Flavio Bucci. L' uscita della pellicola nelle sale, inizialmente prevista per il 25 ottobre 2001, e' stata posticipata al 25 gennaio 2002, per problemi legati alle vicissitudini finanziarie di Cecchi Gori. Il film, distribuito dalla Medusa, balza subito al 4 posto, tra i films più visti della settimana, classificandosi come prima tra le pellicole italiane. Nel 2003 gira il quinto film "Ho visto le stelle!", e dirige, per la prima volta sul grande schermo, Alena Seredova. Al film partecipa anche Claudio Amendola. Il film esce nelle sale a Natale dello stesso anno. A febbraio 2004, Vincenzo Salemme debutta al Teatro Mancinelli di Orvieto (TR) con la riedizione della sua commedia "La gente vuole ridere!", che lo portera' a calcare, ancora una volta, i palcoscenici dei piu' prestigiosi teatri italiani. A maggio 2004 al teatro Eliseo di Roma, Vincenzo firma la regia di "'E femmene " commedia interpretata da sole donne (Antonella Cioli, Adele Pandolfi e Cetty Sommella). Per quanto riguarda l'editoria sono state pubblicate dalla Casa Editrice Sellerio tre sue commedie: ...E Fuori nevica!, Premiata Pasticceria Bellavista e L'amico del Cuore, poi confezionate in un unico cofanetto. Nell' autunno 2002 esce il suo primo romanzo edito da Mondadori, dal titolo Sogni e Bisogni (..incubi e risvegli). Vincenzo ha anche inciso una canzone 'E Femmene tratto dal film "Ho visto le stelle!" (CD edito dalla CAM) Dopo il grande successo in tutta Italia della commedia "LA GENTE VUOLE RIDERE" (2005)il Teatro Sistina richiede una rentreè a Roma. E allora viene aggiornato il testo ed arricchito con canzoni e musiche e debutta a Febbraio 2006, nel prestigioso teatro, con il titolo "LA GENTE VUOLE RIDERE....ANCORA!" (2006) . Con lo spettacolo rinnovato, la Compagnia gira ancora l'Italia, ritornando anche a Napoli al Teatro Augusteo. Ed ancora una volta il pubblico premia con un grande consenso l'operazione. A Novembre 2005 vince il Premio "DE SICA" consegnatogli al Quirinale da Carlo Azeglio Ciampi. A Novembre 2006 il debutto della nuova commedia dal titolo "BELLO DI PAPA' !" che tocca i più grandi teatri d'Italia, raccogliendo consensi e record d'incasso. A marzo 2005 esce il suo ultimo film "COSE DA PAZZI" tratto dalla omonima commedia teatrale. A Settembre 2006 esce il film di Roberto Cimpanelli "BACIAMI PICCINA" che vede protagonisti Vincenzo con Neri Marcorè ed Elena Russo. Il film, pur avendo una distribuzione limitata essendo un film d'autore, riceve una ottima accoglienza di critica ed un alto gradimento da parte del pubblico. A Natale 2006 esce il film "OLE!" dei fratelli Vanzina, con Massimo Boldi protagonista assieme a Vincenzo. A gennaio 2006 Vincenzo ha una trasmissione tutta sua, FAMIGLIA SALEMME SHOW, che si svolge in 4 puntate. La trasmissione oltre ad avere Hoara Borselli e come attori fissi i componenti della sua Compagnia, ha tanti ospiti illustri, prima fra tutte Sofia Loren. Il risultato degli ascolti alla fine sarà più che soddisfacente, toccando una media del 21%, cosa assai rara per un artista non propriamente televisivo.

 
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Post N° 21

Post n°21 pubblicato il 19 Gennaio 2008 da demetriakay

  Assaje

Quanta strade che portano a niente
è quanta strada ca ancora amma fà
ciorta ca puorte chistu turmiento
nuje nun' 'nce stancamme maje..
Cammenanno se perdono 'e ccose
è cammenanno se ponno truvà
ma l'arraggio e chi nun' 'zsè annascuso
jesce fore forte e è assaje..
Assaje, Assaje, Assaje
fino 'a murì...
senza perdere tiempo
fino a 'nce fà capì..
E canzone nun' fanno maje juorno
ma e canzone se fanno sentì
e l'arraggio e chi nun' s'annasconne
jesce fore forte e è assaje..
Assaje, Assaje, Assaje
fino 'a murì...
senza perdere tiempo
fino 'a 'nce fà capì...

P.S. E' una delle mie canzoni preferite, è cantata da un' artista napoletana che reputo straordinaria. La bravissima Lina Sastri, il testo e la musica sono di Pino Daniele.

INTERVISTE

Intervista a Lina Sastri 

Ho cominciato a lavorare con Eduardo come comparsa. Un vecchio attore che lavorava con Eduardo e che adesso è morto, Gennarino Palumbo, abitava vicino casa mia a Napoli. Io avevo appena debuttato con la Danieli, avevo 18 anni, ero giovanissima. E lui mi disse: "Vieni così ti presento Eduardo. Cerca giovani attrici". Io andai e lui mi prese. Mi prese, io ero una giovane attrice promettente nel panorama napoletano di allora, ma accettai di fare la comparsa con lui. Si trattava de Il sindaco del rione Sanità, dove io entravo alla fine del terzo atto come comparsa muta. Poi, durante quell’anno, quella stagione, Eduardo mise in scena Gli esami non finiscono mai, con un cast numerosissimo.

Il primo giorno, Eduardo stesso leggeva la commedia e non diceva chi erano gli attori che avrebbero interpretato i personaggi. Prima di dare la distribuzione, Eduardo passando un giorno mi disse: "Ma tu sai cantare? So che sai cantare". Io speranzosissima risposi: "Sì". E quindi pensavo che poi mi avrebbe assegnato il ruolo della cantastorie che invece andò, e giustamente, alla grande Isa Danieli, che era attrice con Eduardo da tanti anni. Il giorno in cui lesse i personaggi, andava dall’inizio alla fine ed io non c’ero mai. Il cantastorie non ero io, vari personaggi, anche le mie amiche attrici che avevano appena cominciato avevano due o tre personaggi ognuna, non c’ero, non c’ero mai. Fui l’ultima, Camilla, avevo due battute alla fine del terzo atto. Poi, durante le prove me ne scrisse un’altra di battuta, al momento, un’altra e poi un’altra. Capitò anche che in quella commedia un’attrice si ammalò, come sempre succede alle attrici, ed io la sostituii all’ultimo momento. Era Bonaria, il ruolo di Bonaria che io avevo molto amato e che ancora ricordo quando me lo disse, me lo disse lui.

Cominciò appunto con la sostituzione – questo classico fatto che succede nella vita delle attrici – l’incontro, diciamo personale, con Eduardo, da cui poi nacque la grande fortuna, il grande privilegio, non soltanto di aver conosciuto un maestro – cosa che ai giovani adesso tanto manca –, ma anche di aver conosciuto la persona di Eduardo. Perché lui poi mi onorò nel tempo della sua grande sensibilità unita al rigore, mi onorò nel tempo della sua stima e credo anche dell’amicizia.

In compagnia sono rimasta pochi anni. All’epoca dell’esperienza come comparsa ero una ragazzina, spudorata come tutte le ragazzine e quindi anche presuntuosa come è logico essere a una certa età. E ricordo che stavo all’ultimo piano, all’ultimo camerino, e forse parlando con i miei compagni, forse ad alta voce, senza dubbio ad alta voce, ricordo che dissi: "Ah, no! Strelher, Strelher, devo andare, perché...". Forse lui sentì e mise una prova nel pomeriggio. Non mi onorò del suo rimprovero, non avrei meritato tanto onore e fece bene. Tante cose mi ha insegnato coi fatti e non con le parole, coi silenzi e non con le parole. Mise la prova, poi guardava me, fece entrare tutti gli attori che provavano e, arrivato il mio momento, io entrai: "Ecco vedete, non sapete neanche entrare in scena e già volete fare, volete andare da Strelher, volete fare…". Quante cose mi insegnò con questa prova. E ancora una sera, io facevo una donna di strada, la ragazza di un delinquentello di quartiere. Entravo alla fine del terzo atto, col mio vestitino rosso, corto, piena di collane, bracciali robe varie, perché erano da scena, erano da copione, erano mie personali ma erano da copione. Una sera non li misi, "tanto – pensai – chi mi vede. Sto in fondo al tavolo, il tavolo del discorso del sindaco di rione Sanità, con tutti presenti, l’ultima scena, chi mi vede sono quasi in quinta". Non so perché, sempre con quella famosa spudoratezza e presunzione che ho imparato a tenere a bada per fortuna. Entrai senza e lui fece il discorso del sindaco in scena, e disse: "Siamo qui, anche questa sera, voi siete arrivati con le vostre donne, con le vostre donne con le collane i bracciali" e mi guardava, io non so se mi guardava ma mi sentii guardata, mi sentii morire. E anche in questo caso capii con i fatti. E così tante altre volte è stato.

Sono stata poco, sono stata comparsa ne Il sindaco, comparsa con onore di sostituzione ne Gli esami non finiscono mai, poi feci Natale in casa Cupiello, che è il massimo, e anche lì sostituivo qualcuno, molto velocemente ci fu questa sostituzione, per cui mi ricordo soltanto questo trucco esasperato, questi capelli incollati, questo trucco bellissimo, questa preparazione... Ricordo il trucco delle sue mani, quando faceva la parte dell’amante di Ninuccia e faceva vedere all’attore come toccare la spalla di una donna che si ama in segreto. Non è che lo diceva, lo faceva.

Poi partecipai sempre con piccolissimi ruoli negli "Scarpettiani".

A proposito di Pupella Maggio, con Pupella ho debuttato. Nel senso che la conobbi proprio la prima volta che feci una cosa, sempre sostituendo un’attrice all’ultimo momento, ma proprio ragazzina, ero una cosa d’estate ed era La commedia dei travestimenti, io facevo la protagonista. Fu la prima cosa in assoluto che feci quando ancora non sapevo che avrei fatto teatro, che avrei fatto l’attrice. E quindi ero vestita da uomo, un uomo di questa commedia del Seicento, e avevo una battuta in cui uscivo dicendo: "Vado tosto" e lei guardandomi disse: "Non credo".

Poi mi ricordo che lei in Natale si affaccendava per dirmi: "guarda, esci qua, devi entrare di qua", perché era una sostituzione ed Eduardo le disse: "Ma Pupe’, a guagliona s’avvilisce", così perché avevo tutte queste frasi che mi arrivavano!

Natale in casa Cupiello

Ricordo Eduardo che dirigeva da fuori e metteva ognuno al suo posto per i movimenti, ricordo il finale, quando il personaggio di Eduardo era paralizzato, aveva mezza bocca paralizzata, ed io avevo questo momento – facevo Ninuccia – in cui andavo da lui, gli prendevo la mano e mi curvavo sul letto mentre lui era moribondo, e lui univa la mia mano con quella del mio amante pensando che fosse mio marito. In quell’attimo, mentre giravamo, mi venne un colpo di tosse, lui pensò fosse un singulto di pianto, credo, e sempre insegnandomi ancora una volta che io ero troppo vera e che non bisogna concedere totalmente la verità proprio per concedere quella verità che è necessaria mi disse (sempre con la bocca... a metà): "Nun è o vero, nun è o vero".

Pensava che avessi un singulto di pianto come personaggio, invece quella volta era solo un colpo di tosse.

Ne Il coraggio de nu pumpiere napulitano facevo questo personaggio, questa ragazza violentata che arriva velocemente e racconta. Trovai i miei costumi in camerino, li misi e facemmo la prova. Entrai correndo, dicendo quello che dovevo dire, facemmo la prova quindi Eduardo si avvicinò e strappandomi un po’ i vestiti, proprio manualmente, disse: "Volete essere bella per forza, questa ragazza viene da una violenza" e anche lì mi insegnò che non bastava mettersi i vestiti trovati in camerino, ma che comunque l’intervento personale di un attore consapevole di quello che deve fare è importante. Poi, andandosene, alleviò la cosa: "E’ lo stesso".

Forse però si trattava del Il nipote del sindaco. Io facevo quasi sempre la comparsa in questi lavori di Scarpetta, in una sola commedia ho fatto questa ragazza e non so se era Il nipote del sindaco o Lu curaggio... E’ passato tanto tempo, non mi ricordo.

Quanto alle improvvisazioni, non ricordo le improvvisazioni di Eduardo ma ricordo quelle di Peppino. Addirittura, la prima volta che leggevo una sua cosa, improvvisò per vedere se io riuscivo a rispondere al soggetto che lui faceva, perché è importante non soltanto aprire un soggetto ma chiuderlo. Chiudere un’improvvisazione più che aprirla perché ad aprirla uno si può trovare prigioniero.

Per quanto riguarda Eduardo non le ricordo, ma sono sicura che, essendo lui oltre che attore, drammaturgo, regista, autore di quello che faceva, non poteva che essere padrone dell’improvvisazione, e cogliere il momento, quella sera, quello che in qualche modo il pubblico ti suggerisce.

Anche la fisicità era importante. Particolarmente per me che non sono un’attrice di voce. Credo che non è mai casuale essere in un certo modo, la faccia, il gesto, la mano, la voce, la voce di oggi e non quella di ieri, il capello di oggi, non quello di ieri. Non sono un’attrice di maschera, diciamo. Però Eduardo mi sembra che scegliesse anche gli attori in base a una fisicità, diciamo come criterio quasi cinematografico, nel senso che dava importanza al ruolo, una volta esistevano a teatro i ruoli: la prima attrice, il primo attore, la seconda donna, che è brava come la prima attrice ma non può essere prima attrice perché non ha il carisma.

Non basta essere bravi per essere primo attore, cioè per avere qualcosa per cui la gente paga il biglietto per venire a vedere te, puoi essere forse anche meno bravo ma è un qualcosa di differente. Viene poi il caratterista, l’attor giovane e tutto questo è segnato da una fisicità, adesso non c’è più questa magnifica differenza. Ed è naturale che dovrebbe esserci. E’ il teatro, quella cosa così rara a vedersi oggi. Il teatro. Era così, rispettava la divisione. Poi c’era quell’altra divisione, quella che faceva Eduardo: artista, attore, facciatosta, battutaro. Cioè, facciatosta è quello che non è un attore e che si trova per una sera ad avere la facciatosta di fare qualche cosa e gli va pure bene in quel momento, perché ha la faccia tosta... non ha vergogna, non ha pudore, e non c’entra niente con l’attore e con l’artista neanche. Il battutaro è colui che ti dà le battute e te le dà, cioè sa risponderti, spalla. Poi c’è l’attore che è colui che recita e l’artista che è colui che è.

Io ricordo di lui veramente più l’uomo che l’artista, del resto che posso dire di un artista inconfutabile! E quando ho avuto la fortuna di stare un poco accanto a lui, in piccolissime cose, per fortuna non ne ero consapevole. Per cui, non essendone consapevole ricordo il meglio, i suoi gesti, le sue azioni, quello che il suo essere, i suoi silenzi mi hanno lasciato. Di lui ricordo soprattutto il grande rigore e la grande sensibilità dell’uomo. Io mi sentivo molto capita da Eduardo come donna, come persona. Lui me lo diceva: "Tu dovevi nascere in un altro secolo, ma visto che sei nata adesso... Dovevi nascere quando si mandavano alle attrici i fiori con le perle dentro, ma visto che sei nata adesso… sorridi però! Sorridi!". Sempre nel suo insegnamento, la qualità, l’interiorità era accompagnata dalla necessaria forma, dalla costruzione, perché non basta l’interiorità. Diceva: "Se tu gli dai un dito al pubblico, va bene, se gli dai un mezzo braccio, ti tira giù". Oppure: "Non bisogna piangere veramente – io purtroppo ancora piango veramente – perché mentre l’attore piange veramente, il pubblico dice: ‘Vedi, sta piangendo veramente!’, intanto si distrae però da quell’emozione che il pianto ti dovrebbe dare".

Sono andata via. Lui mi richiamò poi – quando facemmo la compagnia con Luca, ci vedemmo da lui a Velletri in campagna – proponendomi di essere compagna di Luca in quest’avventura. E io fui molto onorata e molto contenta. Poi lessi la commedia e dissi no. E lui disse: "Come no?". Il ruolo era quello di una cameriera, ma una cameriera brillante, importante, che poi credo abbia fatto Angela Pagano, quindi non è facile farli questi ruoli. Disse: "Titina non bissava qua, ma trissava", Titina, che secondo me è la più grande attrice, per me è un concetto di vita, come attrice e come persona. E io gli dissi: "Ma io non sono Titina". Anche lì, forse la presunzione, forse l’orgoglio, non lo so. Comunque, in qualche modo, sentivo che non era quello il percorso che volevo fare, era un altro e lo seguii con coraggio, non so fino a che punto sono stata premiata o fino a che punto ho fatto bene, non lo so, lo seguii, con sincerità. Poi mi chiamò una volta, pensava a un recital, un recital sulle guerre napoletane. Un recital musicale. Lui mi disse: "Qualcuno potrebbe venire e vestirsi con l’abito da sera, invece io ti vorrei vestire da soldatino". Non è detto che questo non lo farò, io, adesso. Non lo so quando. Infatti posseggo un nastro, preziosissimo per me, in cui lui a casa sua mi cantò tutte le canzoni della guerra, quella che aveva fatto lui, la prima, e qualcun’altra e me le canticchiò.

Finché è stato possibile, ho continuato a frequentarlo. Poi mi ha richiamato per una sua regia. Nell’83 dovevo fare i Sei personaggi in cerca d’autore, la figliastra – da gennaio in poi – e lui mi chiamò prima per fare Mettiti al passo, che era di Brachino, che adesso fa il presentatore. E fa bene a fare il presentatore, perché secondo me l’autore non lo doveva fare, era sbagliato, con tutta la simpatia per Brachino. E poi si disse, appunto: come fa un autore a chiamarsi Brachino? Non ho niente contro Brachino, mah. Scrisse questo Mettiti al passo, che faceva parte, diciamo, dei ragazzi che seguivano i corsi di Eduardo. Eduardo lo mise in scena con la sua regia e mi chiamò per farlo come attrice, insieme a Graziosi e Antonio Fassari. Non era un testo meraviglioso, nato da un’idea di Eduardo ma messo a punto, scritto da Brachino. E anche lì ci fu modo di imparare tante cose. Tante cose in scena e tante cose fuori scena. Sempre per me più fuori scena che in scena, per la mia attenzione alla persona, al maestro di vita. D’altra parte, io non credo che il teatro, se è la tua vita, non abbia a che fare con la vita.

Durante queste prove, che poi sono registrate per fortuna – è un lavoretto bellissimo –, mi disse tante cose, soprattutto notò dei difetti, è importante capire gli errori. Per esempio, c’era una scena in cui dovevo essere ubriaca e lui la fece, e io tentai di rifare. Naturalmente non si capiva una parola di quello che dicevo e lui questo mi disse, mi correggeva giustamente, perché disse: "Vedi, l’ubriachezza di una donna non sta tanto nel fatto di non capire quello che dice – anche perché il pubblico deve capire quello che dice, stiamo recitando –, ma sta nel fatto che nel momento in cui è ubriaca diventa amorale. E quindi è libera di dire cose che forse da sobria non direbbe". Senza farla tanto lunga, lui spiegava le cose così come erano, poeticamente, attenendosi alla realtà.

E ricordo le improvvisazioni che facevamo, e quando lui guardava noi – me e Paolo Graziosi che dovevamo fare delle cose, improvvisazioni –, lui faceva i rumori! C’era un momento in cui i due, cioè il protagonista che entra in depressione e quindi pian piano si immagina rumori delle cose che succedono, e la povera donna, la moglie che lo segue disperata in questa odissea di depressione, per cui cerca di assecondarlo in un primo tempo, poi lo lascerà, e sarà la rovina per tutti e due, come sempre è la fine di un amore… c’è un momento in cui lui, il protagonista, immagina delle cose e Eduardo guardava noi due che provavamo. E a un certo punto ci dovevano essere questi rumori che lui immagina, che il protagonista immagina. Eduardo era seduto come me adesso qua e ce li fece. E vedevi il gioco, vedevi la felicità, la gioia, l’abbandono, la purezza del gioco negli occhi di Eduardo. Che grande fortuna averlo visto.

L’ultima immagine che ho di Eduardo è a Taormina. Io c’ero quella sera famosa del "testamento del gelo". C’ero per un altra cosa, perché appunto feci i Sei personaggi e anche lì lui ebbe modo di insegnarmi qualcosa. Io me ne andai, glielo avevo già detto prima che avevo i Sei personaggi. Volli andarmene un po’ prima, venti giorni prima. C’erano dei debutti. Anzi, non volli andarmene io, fui molto felice di andarmene perché sarei stata sostituita poi, dopo la... figliastra, diciamo. E c’era un rodaggio da fare, quindi lui mi chiese di farlo fare all’altra attrice. Io fui felice comunque perché era uno spettacolo che non mi piaceva, che non avevo amato particolarmente. E così dissi: "Bene, vado via prima", e lui disse: "Naturalmente, ti sarà pagato quello che ti si deve". Io dissi: "Ma non importa". "Come non importa! Il danaro è importante. Allora, visto che per te non importa, sarai tu a firmare la tua dimissione".

"Vedi – disse –, io ho conosciuto Anna Magnani, è molto importante la fermezza della donna nel portare avanti la fermezza dell’attrice. Avevo pensato a lei – disse – e lei mi parlò di un attore che era allora suo compagno, ma che pensavo non era adatto a fare il ruolo. Io le dissi: ‘non è adatto’. Lei mi chiese con molta passione: ‘prendilo’, che sarebbe stato adatto. Io le dissi che non era adatto. E lei mi disse: ‘Edua’, se non lo prendi, mi lascia’. E io non presi lei".

Ogni cosa ha un senso, un insegnamento. Come vedi, più nell’uomo che nell’artista, ma l’artista era l’uomo. L’ultimo ricordo di lui però è Taormina. Taormina, la sera famosa in cui io ero per i Sei personaggi in cerca d’autore. Prima di... come tutti ricordano... c’era Pupella... "sai agg’ fatt’ pace co Eduardo", ricordo benissimo questo testamento... io gli dedicai Reginella con Massimo Ranieri, io e Massimo Ranieri abbracciati, ma solo perché gli si era rotto il microfono a Massimo Ranieri... e così lui fece questo testamento, parlando del gelo del teatro che colpì tutti. Ed è vero che il teatro è gelo, è gelo nel senso che è solitudine, come per qualsiasi artista che ha il rispetto di se stesso e del pubblico e delle cose che fa, e solo con quello che fa, e la responsabilità ogni momento di quello che fa gli pesa, lo isola, lo può anche isolare dagli affetti.

Il ricordo di Eduardo che ho – ed ho anche per fortuna il ricordo video come ci sarà questa cosa qui che sto dicendo – è quello del carcere Filangeri di Napoli. Ero in un momento di grande felicità, perché avevo appena fatto Mi manda Picone, era un momento magico di grande successo, i Sei personaggi, tutto insieme. E andai a questa trasmissione che Minà fece dal carcere Filangieri di Napoli, per il quale appunto tutti sappiamo che Eduardo si adoperava. Perché si adoperava per i ragazzi, per i ragazzi che non hanno niente e che, soprattutto, ancora peggio che non avere niente, hanno dei brutti ricordi, che sono più pesanti di qualsiasi altra cosa. E in quell’occasione ci fu il collegamento con Eduardo, perché lui non poteva essere presente, era stato operato all’occhio, il collegamento televisivo dal carcere Filangieri. E lui in quell’occasione mi disse delle cose bellissime, ecco, di cui ancora gli sono grata. Come questa dedica che è qui sul tavolo alle mie spalle. Una sera io andai a vederlo, quella sera che fece una grande serata in onore di Titina, quando parlò con la poltrona vuota. Poi andai a salutarlo, volevo una dedica, volevo un saluto. E lui, dietro il biglietto d’entrata scrisse: "A Lina Sastri, la bella Lina che diventa ancora più bella quando entra in scena". Ed è vero che questo succede a un artista, a un attore. Ed è vero che non succede quando si tradisce.

si provava non in un teatro ma a Cinecittà, in un luogo adibito a teatro. Mi ricordo, c’era Nanni Moretti – io stavo facendo Ecce Bombo in quel periodo con Nanni Moretti – e lui voleva conoscere Eduardo. E un pomeriggio venne con un suo nipotino e disse: "Aspetto fuori dagli studi". Io entrai per registrare una scena e poi dissi a Eduardo: "Guardate, ci sta un regista importante che vorrebbe assistere" e lui disse: "No oggi no, è una scena importante, non è il caso". Quindi io uscii e dissi a Nanni: "Guarda non puoi entrare". "Ma glielo hai detto che sono Nanni Moretti?". "Gliel’ho detto".

 
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Post N° 20

Post n°20 pubblicato il 18 Gennaio 2008 da demetriakay

                                      Troppe volte ho creduto ke il miglior dialogo sia nella trasparenza delle proprie emozioni.

Troppe volte sono stata convinta che nascondersi dietro un dito

 non è leale.

Troppe volte ho stretto le braccia senza nulla stringere.

Troppe volte nei miei sogni sono apparsi solo fantasmi.

Ti regalerò tutti i miei silenzi

anche se lo so che non è finita.

Per una volta voglio sorridere e continuare a donare un sorriso!!

 
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Post N° 18

Post n°18 pubblicato il 18 Gennaio 2008 da demetriakay

"Ecco alcune delle cose che ho imparato nella vita:
- Che non importa quanto sia buona una persona, ogni tanto ti ferirà.
E per questo, bisognerà che tu la perdoni.
- Che ci vogliono anni per costruire la fiducia e solo pochi secondi per distruggerla. - Che non dobbiamo cambiare amici, se comprendiamo che gli amici cambiano.
- Che le circostanze e l’ambiente hanno influenza su di noi, ma noi siamo responsabili di noi stessi.
- Che, o sarai tu a controllare i tuoi atti, o essi controlleranno te.
- Ho imparato che gli eroi sono persone che hanno fatto ciò che era necessario fare, affrontandone le conseguenze.
- Che la pazienza richiede molta pratica.
- Che ci sono persone che ci amano, ma che semplicemente non sanno come dimostrarlo.
- Che a volte, la persona che tu pensi ti sferrerà il colpo mortale quando cadrai, è invece una di quelle poche che ti aiuteranno a rialzarti.
- Che solo perché qualcuno non ti ama come tu vorresti, non significa che non ti ami con tutto te stesso.
- Che non si deve mai dire a un bambino che i sogni sono sciocchezze: sarebbe una tragedia se lo credesse.
- Che non sempre è sufficiente essere perdonato da qualcuno. Nella maggior parte dei casi sei tu a dover perdonare te stesso.
- Che non importa in quanti pezzi il tuo cuore si è spezzato; il mondo non si ferma, aspettando che tu lo ripari.
- Forse Dio vuole che incontriamo un po’ di gente sbagliata prima di incontrare quella giusta, così quando finalmente la incontriamo, sapremo come essere riconoscenti per quel regalo.
- Quando la porta della felicità si chiude, un’altra si apre, ma tante volte guardiamo così a lungo a quella chiusa, che non vediamo quella che è stata aperta per noi.
- La miglior specie d’amico è quel tipo con cui puoi stare seduto in un portico e camminarci insieme, senza dire una parola, e quando vai via senti che è come se fosse stata la miglior conversazione mai avuta.
- E’ vero che non conosciamo ciò che abbiamo prima di perderlo, ma è anche vero che non sappiamo ciò che ci è mancato prima che arrivi.
- Ci vuole solo un minuto per offendere qualcuno, un’ora per piacergli, e un giorno per amarlo, ma ci vuole una vita per dimenticarlo.
- Non cercare le apparenze, possono ingannare.
- Non cercare la salute, anche quella può affievolirsi.
- Cerca qualcuno che ti faccia sorridere perché ci vuole solo un sorriso per far sembrare brillante una giornataccia.
- Trova quello che fa sorridere il tuo cuore.
- Ci sono momenti nella vita in cui qualcuno ti manca così tanto che vorresti proprio tirarlo fuori dai tuoi sogni per abbracciarlo davvero!
- Sogna ciò che ti va; vai dove vuoi; sii ciò che vuoi essere, perché hai solo una vita e una possibilità di fare le cose che vuoi fare.
- Puoi avere abbastanza felicità da renderti dolce, difficoltà a sufficienza da renderti forte, dolore abbastanza da renderti umano, speranza sufficiente a renderti felice.
- Mettiti sempre nei panni degli altri. Se ti senti stretto, probabilmente anche loro si sentono così.
- Le più felici delle persone, non necessariamente hanno il meglio di ogni cosa; soltanto traggono il meglio da ogni cosa che capita sul loro cammino.
- Il miglior futuro è basato sul passato dimenticato, non puoi andare bene nella vita prima di lasciare andare i tuoi fallimenti passati e i tuoi dolori.
- Quando sei nato, stavi piangendo e tutti intorno a te sorridevano.

Vivi la tua vita in modo che quando morirai, tu sia l’unico che sorride a ognuno

Ho sognato
che camminavo in riva al mare
con il Signore
e rivedevo sullo schermo del cielo
tutti i giorni della mia vita passata.
E per ogni giorno trascorso
apparivano sulla sabbia due orme:
le mie e quelle del Signore.
Ma in alcuni tratti ho visto una sola orma,
proprio nei giorni più difficili della mia vita.
Allora ho detto: "Signore
io ho scelto di vivere con te
e tu mi avevi promesso
che saresti stato sempre con me.
Perché mi hai lasciato solo
proprio nei momenti più difficili?"
E Lui mi ha risposto:
"Figlio, tu lo sai che io ti amo
e non ti ho abbandonato mai:
i giorni nei quali c'è soltanto un'orma sulla sabbia
sono proprio quelli in cui ti ho portato in braccio".

 
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Post N° 17

Post n°17 pubblicato il 18 Gennaio 2008 da demetriakay

  Nota: questo è un nuovo tipo di protesta on-line che usa i blog per diffondere una petizione a livello globale. Per partecipare, aggiungi il tuo blog seguendo le istruzioni che troverai in questo post.Questa non è una questione di partiti politici, questo è un problema di diritti umani basilari e democrazia.Per piacere aiutate a prevenire una tragedia nella Birmania/Myanmar aggiungendo il vostro blog e chiedendo ad altri di fare lo stesso. Facendo circolare questo meme attraverso la blogosfera probabilmente potremmo portare più sensibilità sul problema ed evitare una seria tragedia. Come cittadini del mondo, questo è qualcosa che i blogger possono fare per aiutare.

Come partecipare.

1. Copiare questo intero post nel tuo blog, compreso questo numero: 1081081081234;

2. Dopo alcuni giorni puoi cercare con Google il numero 1081081081234 per trovare tutti i blog che partecipano a questa protesta e petizione.Nota: Google indicizza i blog a differenti livelli, per cui è possibile che ci voglia più tempo perché il tuo blog appaia tra i risultati. Indipendentemente dalla traduzione il numero rimane identico e perciò valido.

La situazione nella Birmania/Myanmar ci riguarda tutti. Non c’è libertà di stampa nella Birmania/Myanmar e il governo ha incominciato a bloccare Internet e altri mezzi di comunicazione, per cui è difficile ottenere le notizie dall’esterno. Singole persone sul campo stanno mandando i loro comunicati alla BBC e sono sconcertanti. Vi incoraggio a leggere questi resoconti per vedere da voi quello che sta succedendo nella Birmania/Myanmar (in inglese). Qui, invece, le notizie raccolte da Google in italiano sulla Birmania.

La situazione nella Birmania/Myanmar è sempre più pericolosa. Centinaia di migliaia di protestanti pacifici e disarmati, compresi monaci e monache, stanno rischiando le loro vite marciando per la democrazia contro una dittatura impopolare, ma ben armata che non si fermerà pur di continuare il suo dominio repressivo. Mentre i generali al potere e le loro famiglie sono letteralmente grondanti di oro e diamanti, la popolazione della Birmania/Myanmar è impoverita, privata dei diritti umani basilari, tagliata fuori dal resto del mondo e sempre più sotto la minaccia della violenza.

Questa settimana la popolazione della Birmania/Myanmar si è sollevata collettivamente nella più grande dimostrazione pubblica contro la dittatura militare dominante da decenni. È una dimostrazione di coraggio, decoro e democrazia attiva sorprendente. Ma nonostante queste proteste siano pacifiche, i despoti militari stanno incominciando a reprimerle con la violenza. Ci sono già state almeno alcune morti confermate, e centinaia di feriti gravi causati dagli scontri tra soldati e cittadini disarmati.In numero attuale di vittime e feriti è probabilmente di gran lunga peggiore, ma le uniche notizie che abbiamo vengono da singole persone che riescono a far passare i loro resoconti attraverso il cordone imposto dalle autorità. Sfortunatamente sembra che presto potrà esserci un bagno di sangue su larga scala, e le vittime saranno per lo più donne, bambini, gli anziani e i monaci e monache disarmate.

Contrariamente a quello che i governi birmano, cinese e russo hanno affermato, questo non è solo un problema di politica interna, è un problema di importanza globale e colpisce la comunità globale. Come cittadini interessati non possiamo permettere che qualunque governo, in nessun luogo al mondo, usi la sua forza militare per attaccare e uccidere cittadini disarmati che stanno dimostrando pacificamente.In questi tempi moderni, la violenza contro civili disarmati non è accettabile e se è permesso che accada, senza serie conseguenze per i suoi perpetratori, questo crea un precedente perché succeda ancora da qualche altra parte. Se vogliamo un mondo pacifico, spetta ad ognuno di noi opporre resistenza personalmente contro questi problemi fondamentali, dovunque essi si presentino.

Per piacere unitevi a me nel chiedere al governo birmano di negoziare pacificamente con i suoi cittadini, e alla Cina di intervenire per prevenire ulteriore violenza. E per piacere, aiutate a sollevare l’attenzione degli sviluppi della Birmania/Myanmar così che sia possibile evitare un disastro umano su larga scala.

il Maestro

Tenzin Gyatso ha ricevuto il Premio Nobel per la pace nel 1989 per la resistenza non violenta contro la Cina.

Non chiedo di essere esentato dai pericoli, chiedo il coraggio per affrontarli.
Non prego che il mio dolore sia alleviato, prego di avere il coraggio per affrontarlo.
Non cerco alleati sul campo di battaglia della vita, cerco la mia forza.
Non prego con ansiosa paura di essere salvato, ma spero di avere la pazienza per conquistare la mia liberta'.
(Preghiera tradizionale buddista)

Per tanto tempo ho avuto la sensazione che la vita sarebbe presto cominciata, la vera vita! Ma c'erano sempre ostacoli da superare strada facendo, qualcosa di irrisolto, un affare che richiedeva ancora del tempo, la ricerca di un lavoro, dei debiti che non erano stati ancora regolati, soffrire per la separazione da un congiunto o da un amico o per un sentimento mal riposto in seguito la vita sarebbe cominciata. Finalmente ho capito che questi ostacoli erano la mia vita."

 
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" Lo so che finirà"A.Tatanngelo

 

Lo so che finirà
Ho sempre un chiodo fisso nella testa
Si lo so che tutto questo non è giusto
Ma prima o poi succederà
E ci saranno giorni senza sole
Senza più parole

Lo So che finirà
e sarà forte il mio dolore per questo grande amore
Lo so che finirà
Il tuo sorriso e questo mi farà impazzire
E quando poi mi mancheranno gli occhi tuoi
Proverò a cercarli e poi fuggire
Non ci saranno notti per amare
Nemmeno per sognare
Ma un vento forte il tempo e tutto quanto cancellerà
Sarai un vecchio amore

Per me non finiranno mai
quegli annni amari
Ci sono giorni dentro te da ricordare
Ci sarà sempre il tuo passato nel futuro
Che non potrò capire
Se a te quel vecchio amore non ti fa più male
A me mi fa soffrire

Lo so che finirà
Ma resterà per sempre una canzone
Sarà un ricordo per stampare il nostro amore per non avere fine
Ma se dovrà finire
E a chi dirò ti amo tanto da morire
poi lo dovrà sapere
Che questa vecchia storia è stata scritta con dolore
Dal principe del cuore

Per me non finiranno mai
quegli annni amari
Ci sono giorni dentro te da ricordare
Ci sarà sempre il tuo passato nel futuro
Che non potrò capire
Se a te quel vecchio amore non ti fa più male
A me mi fa soffrire

Ci sarà sempre il tuo passato nel futuro
Che non potrò capire
Se a te quel vecchio amore non ti fa più male
A me mi fa soffrire

 
 
 

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