Il mio diario.......
particolare...........
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Nome: Dolores Palumbo
Data e luogo di nascita: 1912, Napoli, Italia
Data e luogo di morte: 1984, Napoli, Italia
Figlia d'arte, nel 1930 entrò a far parte della compagnia del ¿Teatro Umoristico dei fratelli De Filippo ¿al Teatro Kursaal di Napoli, dove debuttò con una particina nell'atto unico di Mario Scarpetta La bella trovata. Successivamente, messasi in luce per la sua recitazione sbrigliata e vivace, venne scritturata come attrice comica da Nino Taranto che ne fece uno degli elementi più importanti della propria compagnia. Nel 1945 tornò con Eduardo De Filippo e fornì una superba interpretazione nella commedia Napoli milionaria. Due anni dopo partecipò ancora a riviste in compagnia di Nino Taranto e Wanda Osiris fino ai primi anni '50. Sempre in quel periodo fu interprete del Socrate immaginario di Galiani e Lorenzi nell'edizione di Anton Giulio Bragaglia, presentata al Teatro Floridiana di Napoli. Chiamata da Eduardo De Filippo, che la voleva in compagnia per sostituire l'uscita della sorella Titina, dal 1955 recitò in diversi lavori del grande attore napoletano, come Mia famiglia (scritta appositamente per lei dal grande Eduardo) e Bene mio e core mio. Il suo grande estro e la sua prorompente ironia esplosero anche nel cinema in numerosi film comici, fra i quali ricordiamo: Lo sciopero dei milioni (1947), Carosello napoletano (1953) di Ettore Giannini, Miseria e nobiltà (1954) di Mario Mattoli, accanto al grande Totò, e Café Chantant (1954) di Camillo Mastrocinque, una film che raccoglie le migliori numeri della rivista italiana dell'epoca, dove la Palumbo insieme a Nino Taranto ripropose brani tratti da Scio Scio, esilarante rivista satirica di Nelli e Mangini.
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"Eduardo: " Il teatro è qualche cosa di magico che il pubblico non deve sapere." "
Figlio naturale di Eduardo Scarpetta, cominciò, come il fratello Peppino e la sorella Titina, a recitare giovanissimo. Nel 1932 costituì con i fratelli una compagnia del Teatro Umoristico che fu subito acclamata in tutta Italia e durò fino al 1945. Cominciava a farsi conoscere anche come autore, con testi di una comicità amara e sostanzialmente tragica, come Sik-Sik l'artefice magico (1930), Natale in casa Cupiello (1931), Chi è cchiù felice 'e me (1932), Non ti pago! (1940), dove il dialetto non costituiva un limite al discorso drammaturgico. Passava intanto anche al cinema facendosi soprattutto ammirare ne Il cappello a tre punte (1934, di Mario Camerini). Nel 1945 si staccò dal fratello e costituì il Teatro di Eduardo, presentandovi le sue commedie più mature nelle quali, attraverso la lezione di Pirandello, l'autore si pone interrogativi inquietanti sulla condizione dell'uomo contemporaneo: Napoli milionaria (1945), Questi fantasmi!e Filumena Marturano (1946), Le voci di dentro (1948), Bene mio e core mio (1955), Sabato, domenica e lunedì (1959), Il sindaco del rione Sanità (1960), Gli esami non finiscono mai (1974), ecc… Poeta indiscusso, cantore della povertà, Eduardo possedeva le capacità di indagare i sentimenti degli umili decifrandoli con tratti densi di sfumature, in bilico tra farsa e tragedia. Un messaggio a tal punto universale da aver reso il suo teatro esportabile in Gran Bretagna come in Russia, nonostante fosse così decisamente influenzato dal dialetto. Di alcune delle sue commedie diresse e interpretò anche la versione cinematografica, con gusto neorealistico e risultati di rilievo specie per Napoli milionaria (1950) e Filumena Marturano (1951), cui seguì, nel 1953, Napoletani a Milano. Concluse la sua attività di scrittore traducendo in versi napoletani La tempesta di Shakespeare. Nel settembre 1981 il Presidente della Repubblica Sandro Pertini lo nominò senatore a vita.
Poesia:
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Nasce in una famiglia operaia, quarto di otto figli, nel popoloso e povero quartiere del Pallonetto di Santa Lucia. Sin da bambino strillone e posteggiatore per guadagnarsi da vivere, viene notato dall'autore di canzoni Giovanni Polito mentre si esibisce in un ristorante, in virtù della sua bella voce; nel '66 debutta in televisione nel varietà "Scala Reale", presentando la celebre "L'amore è una cosa meravigliosa". L'anno dopo è primo nel girone B del Cantagiro eseguendo "Pietà per chi si ama"; nel '68, a Sanremo, porta in finale il brano "Da bambino"; il 1969 è l'anno di "Rose rosse", con cui vince la sezione principale del Cantagiro; nel '70 trionfa infine a Canzonissima grazie a "Vent'anni", ripetendo l'exploit un biennio più tardi con "Erba di casa mia". Nel frattempo, pure il cinema si accorge di lui: il regista Mauro Bolognini lo sceglie come protagonista per Metello (1970), che gli fa guadagnar il David di Donatello quale miglior attore. Seguono, tra i molti titoli, Bubù (1971), ancora con Bolognini; La cugina (1974) di Aldo Lado, bella riduzione del romanzo di Ercole Patti; il noir Con la rabbia agli occhi (1976) di A. M. Dawson, in coppia con Yul Brinner; il delizioso La patata bollente (1979), dove riveste con misura il ruolo d'un giovane omosessuale che s'innamora di un operaio comunista. Interprete poliedrico e versatile, dismessi momentaneamente i panni di cantante si getta nel teatro: nel '75, a Spoleto, esordisce sul palcoscenico in Napoli: chi resta e chi parte di Raffaele Viviani, sotto l'accorta regia di Giuseppe Patroni Griffi. Nel 1978 recita ne Il malato immaginario di Molière e l'anno seguente ne La dodicesima notte di Shakespeare, entrambi firmati da Giorgio De Lullo; lavora poi con Strehler (L'anima buona di Sezuan, 1980; L'isola degli schiavi, 1994), Scaparro (Barnum, 1983; Varietà, 1985; Pulcinella, 1988), Garinei e Giovannini (un revival di Rinaldo in campo, nell'87). Nel 1988 ritorna alla musica, vincendo il Festival di Sanremo con "Perdere l'amore"; l'anno successivo, presenta con Anna Oxa il varietà tv "Fantastico 10".
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Lo so che finirà
Ho sempre un chiodo fisso nella testa
Si lo so che tutto questo non è giusto
Ma prima o poi succederà
E ci saranno giorni senza sole
Senza più parole
Lo So che finirà
e sarà forte il mio dolore per questo grande amore
Lo so che finirà
Il tuo sorriso e questo mi farà impazzire
E quando poi mi mancheranno gli occhi tuoi
Proverò a cercarli e poi fuggire
Non ci saranno notti per amare
Nemmeno per sognare
Ma un vento forte il tempo e tutto quanto cancellerà
Sarai un vecchio amore
Per me non finiranno mai
quegli annni amari
Ci sono giorni dentro te da ricordare
Ci sarà sempre il tuo passato nel futuro
Che non potrò capire
Se a te quel vecchio amore non ti fa più male
A me mi fa soffrire
Lo so che finirà
Ma resterà per sempre una canzone
Sarà un ricordo per stampare il nostro amore per non avere fine
Ma se dovrà finire
E a chi dirò ti amo tanto da morire
poi lo dovrà sapere
Che questa vecchia storia è stata scritta con dolore
Dal principe del cuore
Per me non finiranno mai
quegli annni amari
Ci sono giorni dentro te da ricordare
Ci sarà sempre il tuo passato nel futuro
Che non potrò capire
Se a te quel vecchio amore non ti fa più male
A me mi fa soffrire
Ci sarà sempre il tuo passato nel futuro
Che non potrò capire
Se a te quel vecchio amore non ti fa più male
A me mi fa soffrire
Inviato da: florensdelauzieres
il 26/01/2008 alle 02:51
Inviato da: pocket.coffee
il 23/01/2008 alle 22:46
Inviato da: demetriakay
il 23/01/2008 alle 21:55
Inviato da: pocket.coffee
il 18/01/2008 alle 00:46