Creato da kimichampion il 18/12/2008
Argomenti vari scritti di mio pugno
 

 

Una mia riflessione...

Post n°5 pubblicato il 06 Luglio 2009 da kimichampion

 

(Qualche riga scritta di mio pugno su una questione sempre molto attuale)  

 

 

Il terrorismo è purtroppo una piaga che al giorno d’oggi minaccia la gran parte della civiltà occidentale, ad iniziare dagli Stati Uniti d’America e via via scendendo sino a toccare potenzialmente tutti i suoi alleati, Italia compresa.

Nella fattispecie si parla di integralismo islamico.

L’integralismo islamico non è altro che la vena condita da una forte dose di fanatismo della religione islamica, ramificata da decenni e forse secoli all’interno di quei paesi di cultura araba.

Si tratta tra l‘altro di un caratteristico modus vivendi molto conservatore, ben più conservatore di ogni altra usanza nota a noi occidentali.

Un modo di vita molto rigoroso nell’essenza e nel pensiero quotidiano che di conseguenza non lascia spazi vitali alla modernità interiore che nel singolo individuo potrebbe nascere da semplici esempi che l’occidente mette in mostra nel quotidiano. Non è tollerato niente che possa avvicinarsi al nostro modello, oltre alle chiare differenze religiose proprio per il fatto che noi non siamo conservatori e lasciamo troppo spazio secondo l’Islam ai liberi costumi conseguenti al libero pensiero.

Con questo non si vuole asserire che la religione islamica sia una minaccia costante, anzi.

Ogni popolo ha sempre qualcosa da imparare ed un altro sempre qualcosa da insegnare e per via dell’enorme divario esistente tra queste due grandi società una coesione seppur minima, sincera e senza interessi nascosti gioverebbe sicuramente ad entrambe, oggi e nel futuro.

Il pericolo reale è dato dal fatto che un popolo poco conservatore di tradizioni e pensiero come quello occidentale, mal si rapporterebbe con un altro di opposta natura come quello arabo.

Con il passare degli anni l’occidente rischierebbe di perdere la propria identità e questo non è un concetto esagerato in quanto si assiste ormai da tempo ad un continuo flusso di popoli da quelle regioni.

Si sta formando in tutti paesi del continente europeo ad iniziare dalla Francia degli anni cinquanta, dalla Germania e Gran Bretagna degli anni sessanta-settanta sino alla Spagna e all’Italia di questi ultimi venti anni una forte e numerosa comunità arabo-nordafricana di religione prettamente islamica almeno per quanto riguarda un buon 90 per cento degli immigrati.

Sono di questi ultimi tempi le gravi ribellioni nelle banlieus di Parigi e delle altre maggiori città francesi, come le proteste di queste persone contro le nostre leggi che vietano alle donne di coprire il viso con il burka o di indossare il velo nelle fotografie destinate ai documenti d’identità.

Oppure la presenza del crocifisso negli uffici pubblici, negli ospedali e nelle scuole.

Per quanto riguarda il crocifisso, si può anche ipotizzare il fatto che esso rappresentando il simbolo della nostra religione, viene esposto chiaramente dove previsto o dove si vuole; ma non dimentichiamo che la nostra religione da qualche anno non è più considerata religione di Stato in Italia. Al contrario, le società di religione islamica pongono l’Islam davanti a tutto!

Unendo a tutto ciò anche la ricchezza e l’egemonia a livello mondiale che l’occidente ha accumulato (in primis gli USA) negli anni dal secondo dopoguerra ad oggi, se ne deduce chiaramente che una società molto conservatrice e di conseguenza un passo indietro abbia sviluppato una sorta di timore reverenziale verso chi ha da sempre cercato di espandersi, capire e progredire sotto ogni punto di vista.

Un modo di vita totalmente conservatore mal si addice ad un modo di vita aperto a tutti, per questo semplice e basilare motivo sarà difficile una totale coesione tra l’occidente cattolico ed estremamente avanzato ed il medio-oriente islamico. Non ultime, come detto poche righe più su, sono le differenze religiose a completare il quadro delle difficoltà di rapportarsi in maniera sincera e costruttiva.

Il terrorismo islamico nel pensiero della jihad e cioè la guerra santa contro i cristiani, gli ebrei e l’occidente in genere si è consolidato pian piano negli anni successivi alla creazione nel 1948 dello stato di Israele.

Questa cosiddetta guerra santa si è nutrita avidamente del proprio fanatismo giorno dopo giorno, mese dopo mese, anno dopo anno.

Nonostante l’impegno continuo nella ricerca della pace in quella realtà territoriale, ancora oggi le frange estremiste palestinesi continuano ad operare con attentati sul territorio d’Israele contro la popolazione civile.

Frange finanziate e rifornite dagli stati confinanti con Israele.

 A sua volta Israele cerca di combattere con le leggi queste attività subdole e pericolose per i propri cittadini, spesso anche con l’uso della forza qualche volta anche al di la dei propri confini.

Del resto quando si ha una minaccia costante e duratura nel tempo costituita da kamikaze attivi all’interno del proprio territorio, si rischia di eccedere a volte nelle operazioni di sicurezza, senza potersi del resto recriminare grandi torti.

Ci sono grandi motivazioni purtroppo che sottolineano la mancanza della pace e della coesistenza ormai da oltre cinquant’anni in Israele e territori limitrofi.

Da una parte la religione ebraica, dall’altra l’Islam; inoltre lo stato di Israele è stato fondato sul territorio palestinese ed è appoggiato completamente dall’occidente.

È evidente che Israele non è ben voluto in Palestina, sia per ragioni politiche, religiose e territoriali. Si tratta di un paese filo occidentale in terra araba la cui fondazione ha privato i palestinesi di una fetta di territorio.

Un paese con una popolazione di religione ebraica, ormai da decenni sotto l’assedio dell’intifada di hamas e degli hezbollah libanesi. Una fetta di terra circondata da paesi di religione islamica.

L’Islam nel suo “tradizionalismo” conservatore non eccede certo in altruismo e conseguentemente non offre possibilità e spazi di integrazione agli “altri”. Cosa che invece, nella gran parte dei casi, si può dire “pretenda” quando in circostanze opposte è ospite con i suoi membri in paesi occidentali.

Se in occidente ad avvallo di chiari motivi di sicurezza non sono previsti burka per le strade o veli sulle fotografie, è insensato e sfrontato allo stesso tempo portare avanti una posizione contraria alle normative della nazione in cui ci si trova ospiti.

Rischiamo davvero di perdere le nostre tradizioni, complici la debolezza e la scarsa volontà di mantenerle tali e ben salde.

È praticamente impossibile, almeno oggi, che possa succedere la medesima cosa in una qualsiasi città di uno stato di forte e ben radicata religione musulmana a confronto con ospiti occidentali nel suo territorio.

Per questo si sottolinea nuovamente la difficoltà della potenziale piena integrazione di grandi comunità di popoli con mentalità e religione islamica in paesi occidentali.

Non è difficile arrivare ad un ragionamento: in base alla nuova legge sull’immigrazione, si permette ad un cittadino extracomunitario di acquisire la cittadinanza italiana dopo soli cinque anni, con automatico diritto di voto. Ci troveremo tra qualche decennio con una fortissima comunità islamica sul nostro territorio che molto probabilmente non perderà tempo a formare un partito politico islamico (vedi la Turchia) che prenderà un massiccio numero di voti alle successive elezioni politiche.

Un partito così in Parlamento, in orbita attorno al Governo, darà uno scossone alle nostre tradizioni politiche e non ultima, alla nostra legislazione.

Diventeremo noi gli ospiti in casa nostra???

Per carità! Chiunque è benvenuto, specialmente se lavora onestamente e senza distinzione di colore, religione, istruzione o capacità porta la propria cultura e le proprie idee.

Però se queste nuove culture e queste nuove idee si integrano va tutto bene; se queste novità invece tendessero (come peraltro sembra) a “sovrascrivere” quelle esistenti da secoli nel paese ospite, allora ci sarebbe veramente bisogno di rivedere qualcosa non senza timori per il futuro.

Alcune di queste comunità (fortunatamente poche) in via di ramificazione in ogni paese occidentale, volenti o no, offrono delle solide basi d’appoggio ad organizzazioni di estremisti islamici che mirano esclusivamente a colpire oltre agli U.S.A. anche i suoi alleati “crociati” in casa propria e persino quei paesi di religione islamica proiettati però con un occhio verso Europa o Stati Uniti. Paesi in cui vi è un’alta percentuale di turismo.

Ricordiamo benissimo l’ undici settembre del 2001 con quello che è accaduto alle Twin Towers e al Pentagono e il nostro cuore riconduce in lacrime il pensiero alle migliaia di vittime e famiglie che soffrono ancora oggi dopo questi anni.

Oppure agli attentati in Indonesia contro obbiettivi turistici.

Ma senza andare tanto lontano, basterà pensare a quell’undici marzo e ai treni di Madrid, alle esplosioni terrificanti sui mezzi pubblici a Londra e ai ripetuti attentati nella penisola del Sinai in Egitto ove sono stati colpiti nuovamente centri del turismo tra cui la famosa Sharm-el-Sheik.

Ancora prima, cronologicamente parlando, l’attentato nel garage del World Trade Center, le autobomba davanti alle ambasciate americane in Kenia e Tanzania per arrivare nell’ottobre del 2000  a quella vicenda dell’imbarcazione carica di esplosivo che andò a schiantarsi contro il fianco del cacciatorpediniere “USS Cole” della marina U.S.A. mentre si trovava ormeggiato nel porto  di Aden nello Yemen.

Traspare tra l’altro che queste organizzazioni sono dotate di una certa efficienza.

Cellule terroristiche in sonno per anni all’interno dei territori occidentali, non appena captano un segnale in codice dettato da una parola, una frase o un semplice gesto del famigerato Osama Bin Laden durante la proiezione dei filmati amatoriali trasmessi dalla tv del Qatar Al-Jazeera, si mettono in moto.

Mohammed Atta e i suoi complici ebbero tutto il tempo di prepararsi frequentando un corso di pilotaggio presso un aeroscuola in Florida per poi affinare le strategie atte a penetrare a bordo degli aerei del quale dirottamento erano incaricati.

Da quel preciso giorno c’è stata un escalation di odio sia da parte occidentale che da parte dell’Islam estremista; un escalation che per loro ha portato in un certo qual modo ad un risveglio sociale e politico in senso negativo, infatti con l’invasione di Afghanistan e Iraq da parte delle truppe occidentali o “crociate” se volete si è assistito ad una forte reazione da parte musulmana con proteste per i più moderati, sino a rapimenti ed attentati  a catena nei territori dei due paesi qui sopra citati.

Per queste genti non è ammissibile in nessuna maniera che truppe, mezzi e modi di vita o governo di paesi occidentali possano aiutare o essere presenti attivamente a qualsiasi titolo nel territorio di un paese, un qualsiasi paese di religione islamica, buono o cattivo che sia.

Sussiste anche un fondato pericolo che qualcuna di queste cellule possa disporre a breve termine di materiale altamente pericoloso come piccoli e rudimentali ordigni nucleari, le cosiddette bombe sporche, o peggio ancora di sostanze  venefiche come gas nervini e vescicanti o biologiche come antrace, yersinia pestis o botulino.

Materiali delicati e letali trafugati chissà come dal mercato nero da magazzini che tempo fa li custodivano per scopi militari o più “semplicemente” prodotti in laboratori clandestini di paesi canaglia.

Va ricordato infatti che le “weapons of mass destruction” o armi di distruzione di massa sono state messe al bando anni fa da tutti i paesi e nessuno può più produrne. Le scorte presenti in paesi come gli Stati Uniti d’America e l’ex Unione Sovietica andavano distrutte o per lo meno custodite e protette con l’ausilio dei più avanzati sistemi di sicurezza e monitoraggio.

Speriamo nel futuro e speriamo che l’intelligenza di cui l’uomo è pienamente dotato, faccia il suo compito e dispensi la nostra civiltà dal flagello delle stupide violenze e delle ancor più stupide guerre.

La guerra ai propri simili purtroppo è una lezione che l’uomo non impara mai abbastanza.

La differenza che troviamo nelle varie religioni e nelle varie mentalità, come già detto, va utilizzata per insegnare e di conseguenza imparare e non per primeggiare a tutti i costi l’uno sull’altro.

Imparando, ci si evolve. Viceversa si rischia di rimanere fossilizzati nelle vecchie e obsolete posizioni. Quest’ultima possibilità non rispecchia di certo un comportamento intelligente; un comportamento che solo l’uomo può adottare.

 

Un sincero saluto..      ..Massimo.

 

 
 
 

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