Creato da kinderella.lilla il 05/02/2009

MONDO DI KINDERELLA

DI TUTTO UN PO', TRA IL SERIO ED IL FACETO,PIU' FACETO CHE SERIO

 

 

 
 

LA MIA TIGRE CRESCE =^_^= LUNEDI 5 COMPIE UN ANNO.......

Post n°1813 pubblicato il 01 Maggio 2014 da kinderella.lilla

  

                                             ANARCHICA, MA IL PISOLINO LO FA COL SUO TEDDY

 

 

 

 
 
 

MARE DISPERATO (25° EPISODIO)

Post n°1812 pubblicato il 30 Aprile 2014 da kinderella.lilla

 

Le stagioni si susseguivano tutte uguali: estati afose ed inverni immersi nelle fitte nebbie, accanto ai falò! Era "quasi" un sollievo salire nelle auto riscaldate perchè il freddo le penetrava tra quei pochi panni che indossava, e la stagione che più soffriva era l'inverno e lì era un vero inferno. Si era fatta un giro di clientela  fissa e si stava guadagnando la fiducia di madama, finalmente la lasciavano in pace, tranne quel porco di Fernando, che spesso le si buttava addosso e doveva subirlo. Per sua fortuna, era quasi sempre ubriaco e strafatto di droghe com'era; cominciava quasi subito a russare e non ricordava nulla.

Quell'agosto, aveva compiuto 15 anni, e malgrado il mascherone che le alterava i lineamenti, s'intravvedevano i bei lineamenti delicati e i begli occhi verdi da cerbiatta, erano intelligenti e vivi, malgrado l'espressione da bambolona. Pian pianino, usciva dal torpore che l'aveva avviluppata da quando era partita dall'Albania ed acquistava sicurezza in se stessa, dando sempre maggior valore a quei pochi consigli che le aveva dato Karina, in quelle poche ore trascorse insieme. La sua bella testolina, elaborava progetti, non capiva come avesse fatto Karina a sparire e ci pensava spesso: era il suo unico pensiero.

Della sua famiglia, non aveva notizie certe, le dicevano che il tal'uno o il tal'altro, avevano visto in paese i suoi e stavano bene. A lei sembrava molto strano in quanto suo padre, rimaneva sempre ai margini del paese, ogni tanto andava nei campi di qualcuno a dare una mano, quel tanto per prendersi da bere e starsene a letto.

Più facile, era vedere sua madre in paese, quando non si accoppiava con qualcuno, scendeva in paese a chiedere l'elemosina. Quando pensava alla famiglia, Gianela, scacciava il pensiero con fastidio, disprezzava sua madre ed al pari, disprezzava la debolezza di suo padre che per pochi lek, l'aveva mandata a fare quella vita di schiavitù! Ogni tanto però, le capitava di sentiva dalle sue "compagne", che qualcuna era sparita, ma non c'era certezza se fosse scappata o finita in qualche fossato.

Una sera dopo cena, le successe un fatto inusuale, un cliente nuovo la fece salire sull'auto e quando si fermarono, lui rimase al suo posto e con discrezione, le chiese come si chiamasse e quanti avesse, poi prese la somma pattuita e gliela diede.

"Senti Angela, (nome di battaglia di Gianela) se preferisci stiamo qui a fare quattro chiacchiere, senza problemi."

Infatti, Paolo, così si chiamava quel ragazzo di poche parole, non le si avventò addosso ma girandosi sul sedile, la osservava sorridendole senza parlare. Quella fredda sera, c'era la luna alta in cielo ed un raggio penetrava tra i secchi rami degli alberi, con gesto lento e delicato, Paolo le spostò una ciocca di capelli dal viso per poterla guardare bene. Le disse che passava tutti i giorni di lì, era di Milano ma lavorava a Crema come grafico.

Da parecchio tempo, Paolo aveva notato quella ragazzina che sembrava diversa dalle altre che si agitavano ed invitavano gli automobilisti che passavano. Lei no, rimaneva composta, sembrava completamente estranea a ciò che la circondava, a quei gruppetti di scatenate dai gestti volgari e lascivi. Ormai da tempo, quando rientrava a Milano dal lavoro, rallentava un po' ed allungava la vista per vedere se c'era e quando non la vedeva, provava un senso di delusione e temeva di non rivederla più e allora pensava di dover trovare il coraggio e fermarsi! Ma non sapeva come fare; non era mai stato con una donna a pagamento, finchè quella sera prese la decisione di tornare una sera dopo cena a fare un giro e se c'era avrebbe trovato il coraggio di fermarsi. Voleva conoscerla, parlarle e sentire la sua voce, ed ora era qui e si sentiva imbranato ed intimidito, avrebbe desiderato baciarla.

Le accarezzò ancora una volta il viso, le posò un bacio sulla guancia e la riportò indietro.

*Gi*

To be continued.....  STEL

 
 
 

MARE DISPERATO ( 24° EPISODIO)

Post n°1811 pubblicato il 29 Aprile 2014 da kinderella.lilla

Ibra, che non le aveva quasi mai rivolto ne' una parola ne' uno sguardo, la prese per un braccio e con sguardo minaccioso l'apostrofò:

"Vedi di non fare troppo la schizzinosa, ti ho osservata bene con l'aria schifata da santarella! Lo sai cosa succede a quelle come te? Ricordi il giorno che sei arrivata ed hai conosciuto Karina, sai perchè non l'hai vista? Ha cercato di fare la furba e ci rubava i soldi, ora è in Albania è andata per i funerali di suo padre, che ha pagato con la vita lo sgarro della figlia. Quindi: fila dritta e non tentare ne' di scappare ne' di fregarci i soldi, anche se te ne danno di più del pattuito o sai che ti facciamo? Ti tagliamo una mano e la mandiamo ai tuoi a Izberisht, oppure: pagheranno loro per te!"

Terrorizzata, fece segno di sì con la testa e si coricò nella branda, per fortuna Fernando era andato a buttarsi in uno dei letti, così potè pensare a quello che Ibra aveva detto di Karina. La sua acuta testolina, elaborava parola per parola, però qualcosa non le tornava, sul fatto che Karina, sarebbe andata in Albania per i funerali dei suoi genitori. Rannicchiata su se stessa, tremava più per la paura che per il dolore che aveva alla bocca ed al naso e le ore passavano insonni. D'improvviso un flashback: Karina le aveva sorriso! Nelle ore trascorse con lei da sole, se veramente le avessero ucciso i genitori, glielo avrebbe detto come le aveva fatto tutte quelle raccomandazioni. Rivedeva l'ultimo momento che vide la ragazza dagli occhi di fuoco, che salendo sull'ultima auto, si voltò e le sorrise come a salutarla, e poi tutto il trambusto che seguì per cercarla?

"Siiiiiiii... Karina ce l'ha fatta a scappare!"

Questa certezza, le diede una speranza rassicurante, pensò:

"Va bene! Devo assecondare i miei carcerieri, soffocare l'orgoglio e sottomettermi! Prima o poi, toccherà a me!"

E con questo spiraglio di........... finalmente si addormentò.

*Gi*

To be continued....STEL

Tutti i personaggi, i fatti e certi luoghi: sono di mia pura invenzione!

 
 
 

MARE DISPERATO ( 23° EPISODIO )

Post n°1810 pubblicato il 28 Aprile 2014 da kinderella.lilla

P

                                                                    b

Mattino, pomeriggio e sera: sempre uguali! Ma, non osava nemmeno pensare, di potere cambiare qualcosa perchè era in totale balìa di quelle persone, che non esitavano a picchiarla con calci, pugni e lunghi digiuni! In mezzo alla campagna, dietro ad un cespuglio, tenevano un secchio d'acqua, portato dai loro sfruttatori per pulirsi dopo.... ed anche per i loro bisogni che espletavano lì! Si asciugavano con dei semplici fazzolettini di carta, che si appicciccavano alla carne e l'unico momento agognato, era l'oretta d'intervallo che si concedevano, per mangiare qualche panino e bere birra in un bar della zona. Era una bettola, frequentata per la maggior parte da extracomunitari, slavi, bosniaci ed albanesi, ognuno controllava il proprio territorio, ed ogni tanto, c'erano lotte intestine e ci scappava il morto a colpi di coltello, la buriana durava qualche giorno e tutto finiva a tarallucci e vino. Tutti insieme appassionatamente a sniffare e bere, qualche volta giocavano insieme a carte, ma fuori da quella bettola: vigeva l'egemonia "territoriale".

Per Gianela, entrare in quel luogo era il suo toccasana, perchè andava a chiudersi nel cesso ubicato in cortile , portava sempre con sè la sua saponetta e si "mondava" dagli odori stomachevoli che le rimanevano addosso. Certo, doveva sbrigarsi perchè la prima volta, mentre si stava lavando, bussarono alla porta del gabinetto.

" Ueeeee... tu, che fai? Sei caduta dentro al cesso? Sbigati ad uscire!"

Era lo starnazzo volgare di madama, essere abominevole con tendenze lesbiche, schifosamente laida più degli uomini e da quando l'ingrata  Karina, che era la sua "favorita", era scappata, trovava che quella ragazzina era un bel bocconcino e prima o poi si sarebbe tolta lo sfizio. Aspettava con pazienza, che suo marito Ibra partisse per i suoi giri, spesso si assentava anche per una settimana e nessuno ne sapeva niente. Anche in quel momento, che per l'arsura si era scolata due birre di fila ed un po' euforica: sarebbe entrata lì e....Ma le montò la rabbia pensando a Karina e si dava della stupida, per averle concesso tutta la sua fiducia e le lasciava piena libertà, come il giorno che era arrivata la "nuova" e l'aveva mandata a casa da sola a badare alla nuova venuta, che sembrava la bella addormentata e si ripromise che l'avrebbe svezzata lei. Quel giorno, come tutti i giorni, rientrati tutti a casa per cena alle 19.00 ed alle 20.30, uscivano dinuovo per tornare al "lavoro", come lo chiamavano loro.  

A quell'ora di sera, Gianela era sempre stanca e non aveva nemmeno la forza di sorridere quando le si avvicinava qualcuno, come le imponevano, ogni volta che si "appartava", tornava sempre più fanè ed il mastino-madama che la teneva sempre d'occhio, immancabilmente le diceva con tono minaccioso:

"Uè.. che c'è? Tirati sù e sorridi, altrimenti non ti prenderà più nessuno e sai bene che dovrai fare i conti a casa e non ti conviene. Lo capisci o no?"

In qualche modo, le giornate finivano e si tornava a casa. Lei cercava di isolarsi, pensando al giorno felice del suo undicesimo compleanno, la cuoca dei signori di Tirana, le aveva fatto dei dolcetti solo per lei, che si era sentita felice e l'avrebbe ricordato come il suo primo compleanno festeggiato. Ma ben presto doveva abbandonare quei lieti ricordi, perchè Fernando si coricava sempre con lei e la riteneva la "sua donna"! Si coricava sulla rete con lei ed il materasso si affossava così tanto da farle mancare il respiro,  ma, doveva subire la bestia col suo tanfo! Una notte, mentre lui cercava di baciarla sulla bocca, lei tentò di scansarsi ed un ceffone la colpì in pieno viso da farle emettere una specie di guaito, mentre qualcosa di caldo e dolciastro le scendeva in gola a soffocarla. Cominciò ad annaspare, rantolando ed agitando braccia e gambe per far capire a quel maiale; che non riusciva più a respirare. Per sua fortuna, Rita, che stava nella branda a fianco, capì che qualcosa non andava ed accese la luce, corse a scuotere Fernando per farlo alzare e per il trambusto, intervennero tutti gli altri a vedere che stesse succedendo. Madama con le vene che s'ingrossavano, apostrofò Fernando:

"Deficente, ma che cazzo fai? Vuoi rovinarle la faccia? E poi chi la guarda più?"

"Eeeeeee.. quante storie! Così impara a non fare la schizzinosa!"

Intanto Oxana, accompagnò Gianela shockata e dolorante in bagno, che sputò un grumo di sangue ed un pezzetto di dente.

*Gi*

To be continued.......STEL

 

 
 
 

MARE DISPERATO - 22° episodio-

Post n°1809 pubblicato il 27 Aprile 2014 da kinderella.lilla

                                                          

Ripresero le ricerche di Karina e riprese la solita routine sull'asfalto rovente ed i controllo erano  più che mai serrati. 

Il tredicesimo compleanno di Gianela, passò inosservato, ma per la verità, nessuno lo sapeva e lei se ne guardò bene di parlarne. Anzi era diventata taciturna, parlava sempre meno e solo se era necessario, tanto, con quelle persone, non ci poteva essere argomentazione alcuna, se non; volgarità e bestemmie.

Solo con Alma, era riuscita ad aprirsi, ma con lei era tutto diverso, s'era creata una specie d'amicizia affettuosa che a lei mancava tanto da soffrirne.

Una brutta sera di pioggia, un cliente l'aggredì appena fermata l'auto, l'ha violentata e poi scaraventata giù dall'auto, in mezzo al fango della campagna, mentre le strappava la borsetta e scappò!

Non tanto discosto, c'era Fernando che l'aveva seguita da lontano per tenerla sott'occhio. Non s'accorse di nulla, se non quando l'auto dell'aggressore partì a razzo nella direzione opposta, capì che c'era qualcosa di strano. Accese il motore ed i fari che illuminarono la povera piccola, riversa sull'erba bagnata. L'istinto dell'uomo, era di inseguire il farabutto, ma desistette perchè c'era il pericolo che qualcuno chiamasse la polizia, la qual cosa, sarebbe stata pericolosa per tutti loro. Avrebbero rischiato di perdere le ragazze ed il loro arresto!

In compenso, un grosso guaio lo passò la povera Gianela, quando Fernando la fece salire sulla sua auto e le chiese cosa fosse successo. Improvvisamente, calò sul viso e sul corpo di Gianela una gragnuola di pugni, sberle ed ingiurie .

"Stronzaaaa.... la colpa è tua che non ti fai dare subito i soldi e non sai fare niente! Oè, ma sei proprio scema!!! Stasera starai fuori finchè ti metterai in pari con i soldi persi!"

La riportò sul "posto di lavoro" e raccontò tutto alla madama, la quale la prese per un braccio, stringendoglielo così forte da farla singhiozzare con singulti simili a guaiti, di un cagnolino bastonato!

"Ueeeeee... sei proprio una stronza e non vuoi capire le regole, non ti ficchi in testa le regole e vuoi fare quello che ti diciamo. Devi imparare a darti da fare e non restartene lì come un pupazzo! Guarda che io sò tutto, vengo smpre a sapere tutto e con te sono pochi quelli che ci ritornano, ecco perchè Paul si è disfatto di te! Ora datti da fare, fatti venire la voglia o te la faranno venire gli uomini a casa, ti conviene svegliarti e darti da fare!"

Non volevano mollarla perchè era una bella ragazza, dall'aspetto di "signorinella" per bene che parlava fine e non diceva parolacce; poteva essere una miniera d'oro, ma se non imparava: l'avrebbero piegata loro! Ne' madama, ne' gli sfruttatori, avrebbero subìto oltre, quello che ritenevano un "fiasco", ne andava del loro "orgoglio" di papponi, nei confronti delle altre bande, con cui dividevano la zona Paullese.  Anche se: l'avrebbero potuta rivendere al miglior offerente.

*Gi*

To be continued.....STEL

 

 

 
 
 

TI AMO SANTO LOLEK........

Post n°1808 pubblicato il 26 Aprile 2014 da kinderella.lilla

Io, credente ma non praticante, dalla fede un po' altalenante e tanti, troppi dubbi su chi rappresenta la chiesa, ma una sola convinzione: credo ai Miracoli! Soprattutto ho la convinzione di avere avuto al mio fianco per tanti anni un Angelo, anche se da tempo; non lo sento più! Forse, non ne sono più degna!

Non sò se a fare i Miracoli, siano le stesse persone a cui ci si rivolge in determinati momenti della vita, oppure; siano le loro intercessioni presso l' Immenso, ma sò per certo che  i Miracoli avvengono, ed io ne sono stata benecifiata da Karol Wojtyla e senza ombra di dubbio.

La mattina del 9 aprile del 2006, era domenica e c'erano le votazioni, mi sono recata al seggio a votare e poi sono andata all'ospedale da mia mamma. Erano circa le 11.00, ed avevo il braccio sinistro supportato da un tutore, in quanto dolorante e tumefatto, ( la belva maledetta della malattia attiva) Mentre entro in corsia del reparto dove stava mia mamma, incontro un medico il quale mi consiglia di andare ad un pronto soccorso, tanto, non sarei stata di aiuto ed avrei peggiorato la mia situazione.

Figurarsi se me ne sarei andata! La mia mammina, in pochi giorni era peggiorata e quattro giorni prima, abbracciandomi disse:

"Tesoro mio, ( mi chiamava sempre così) è arrivata la mia ora, non piangere e lasciami andare."

Quella domenica mattina, era molto sofferente. Mi ci sono seduta accanto e le presi una mano tra le mie...... sentivo che non aveva più forze e la mia disperazione era insostenibile, ma non volevo che lei lo percepisse! E, quando è arrivata l'assistente che le avevo affiancato, per aiutarla a mangiare, tre volte al giorno, dato che io ne ero impossibilitata, non avendo l'uso totale delle mani, ho approfittato della sua presenza per uscire a sfogarmi con una sigaretta! Era una giornata strana, con qualche sprazzo di sole mentre scendeva una leggera pioggia. Rivolsi lo sguardo, annebbiato dalle lacrime al Cielo, ed incazzata quasi Lo insultai:

"Hey Tu! Non hai pietà delle sofferenze di mia mamma? Dove stai guardando? Bastaaaaaaaa....Aiutalaaaaa."

Mi resi conto che stavo gridando, perchè le persone che passavano, mi guardavano un po' attonite!

Rientrata, mi sedetti dinuovo accanto a lei, posai la fronte su un suo braccio e cominciai a "parlare" con Karol Wojtyla.

"Tu, che hai tanto amato tua mamma, aiuta la mia a porre fine alle sofferenze! Io sono pronta: portala con te."

La mia mammina si era appisolata e sembrava più serena, d'istinto, mi protesi a sistemarle il cuscino e con grande sorpresa: ci sono riuscita!

Il braccio, i polsi e le mani, non mi facevano più male, mi guardai il braccio: era sgonfio e color carne, non più violaceo dalla tumefazione! Presenti, c'erano altri parenti delle degenti che ormai mi conoscevano e che, anche quella mattina, avevano visto lo stato di tumefazione del mio arto.

Non sto a narrare lo sguardo stupefatto degli astanti e dei medici, nel constatare che non c'era il benchè minimo accenno infiammatorio!

Quella notte, mamma ha dormito, ha atteso che l'indomani, lunedì 10 arrivassi e guardandomi negli occhi; è spirata serenamente.

Io, ho la ferma certezza che Lolek Wojtyla, mi ha ascoltata e queste mie lacrime, sono anche per lui che da domani, sarà Santo, anche se; lo è sempre stato!

 

Mammina, amore mio, dammi la forza di resistere....e di ritrovare la gioia di vivere..........

   


 
 
 

MARE DISPERATO (21)

Post n°1807 pubblicato il 24 Aprile 2014 da kinderella.lilla

b                                                    b

Gli uomini erano alla ricerca di Karina e la madama sembrava fuori di testa, era passata la mezzanotte e decise che era meglio mandare a casa la "nuova".

"Rita, tu e la "nuova" andate a casa che è meglio."

Appena arrivate a casa, Gianela si chiuse in bagno, tirò fuori dalla sua borsa un sacchetto di plastica dove teneva come reliquie le sue poche cose da toilette: una consunta saponetta profumata, il barattolo del talco, lo spazzolino da denti ed il mezzo tubetto di dentifricio, ah e lo spazzolino per le unghie. Si lavò con la solita cura maniacale, si fece sanguinare le gengive tanto si sfregò i denti e la lingua!Dopo aver mangiato pane ed affettati, si coricò sulla branda sgangherata che le indicò Rita. A Gianela dava fastidio quel brutto odore d'aria stagnante e di muffa la faceva respirare a fatica ed inoltre non riusciva a prendere una posizione per poter dormire. Si annusava le mani profumate dalla saponetta, era spossata ed aveva sonno, tanto sonno ed era decisamente stanca e nauseata! La schiena, affossata nell'avallamento della branda e non riusciva nemmeno a mettersi su di un fianco. Finalmente, dopo quei mesi di vagabondaggio, il pensiero andò alla sua famiglia, il gusto amaro per l'abbandono dei suoi genitori si destava spesso e lacrime che non riuscivano ad uscire la lacerarono dentro!

In questi mesi aveva tentato di soffocare tutto, e di convincersi che l'avessero fatto per il suo bene, ma ormai stava prendendo coscienza che la situazione in cui si trovava, non era transitoria ne' fittizia!

Quella gente era la gente di cui sentiva parlare a casa dei signori di Tirana.

"Mamma papà, che mi avete fatto? Non sono vostra figlia"?Sempre più sordo il dolore le bloccò lo stomaco e dovette correre in bagno a vomitare!

"Hey tu, che ti succede?"

La voce di Rita era scocciata perchè stava addormentandosi.

"Forse il salame non sò."

Tornata nella branda ormai spossata, dopo un po' stava per addormentarsi, ma un gran calpestio sulle scale la fece mettere sull' attenti ed aprì gli occhi per poter sentire meglio.

Ibra, la madama, Vlade, Fernando, Anna ed Oxana entrarono con grande agitazione, imprecavano e bestemmiavano, erano veramente furiosi e fuori di testa.

Uno scossone la fece sussultare.

"Uè tu, oggi che sei stata qui con Karina, ti ha

detto qualcosa? E' forse uscita?"

"No signora è sempre rimasta qui e non mi ha detto niente, nemmeno mi ha parlato."

"Brava, brava Gianela, così devi comportarti", una vocina dal suo profondo la esortò a tacere e a non rivelare i preziosi consigli che le aveva dato Karina. Ormai anche lei aveva capito cosa fosse successo quella sera; Karina si era sottratta all'attenzione dei papponi ed era riuscita a scappare. Vlade e Fernando tirarono sù dal naso quella polverina bianca come il talco, che aveva visto fare da Alma e Paulo a Bologna.

Fernando era così ubriaco che quasi non si reggeva in piedi, ma con bramosia aspirò ancora una lunga striscia di polvere!

"Ora io e Vlade andiamo a fare ancora un giro, passeremo i night di Milano, non si sa mai che non sia stata attratta da qualcuno."

Naturalmente si riferiva a Karina, erano come belve fameliche a cui hanno strappato il pezzo di carne dalle fauci! Ormai stremata dalla stanchezza, Gianela si addormentò di un sonno molto profondo ma senza sogni! Al mattino dopo si svegliò con un gran male alla schiena, a malapena riuscì ad alzarsi da quell'affossamento. C'era un gran rumore di russamenti di ogni tipo, nella branda accanto c'erano Rita e Vlade, mentre nella camera da letto semiaperta, si intravvedevano i due letti grandi, occupati da Fernando, Anna ed Oxana, nell'altro c'erano la madama ed Ibra.

Erano tutti seminudi ed era uno spettacolo indecente e disgustoso. Qualcuno si stava svegliando e Gianela si affrettò in bagno, mentre si stava lavando i denti si aprì la porta ed entrò Ibra che si diresse al water senza far caso alla ragazza, fece pipì ed uscì lasciando la porta aperta. Per fortuna che Gianela aveva finito le sue abluzioni, altrimenti avrebbe dovuto assistere al via vai che si stava susseguendo il quel cesso! Qualcuno fece il caffè e scaldò del latte, Gianela aspettava che gliene dessero, ma ognuno pensava per sè, così si avvicinò al tavolo e chiese;

"Posso prenderne anch'io?"

Con aria quasi stupita la guardarono tutti, mentre Oxana le indicò con la testa le ciotole dentro la "madia"! Dopo un'ora circa erano tutte pronte nei loro abbigliamenti e trucchi da "lavoro". Anna diede un'occhiata al trucco di Gianela e scoppiò in una fragorosa risata, si girarono tutti a fissare la bambina e madama esordì:

"Che cazzo hai fatto? Sei ritardata? Come ti ha truccata quella stronza di Karina ieri? Vedi di rifartelo uguale e sbrigati!"

Senza proferire parola ed a testa bassa, Gianela tornò in bagno e riprese il kajal che era sopra la mensola dello specchio e calcò ulteriormente il trucco degli occhi ed il fard sulle guance.

"Uè signorina, vedi di non farti più aspettare."

Uscirono tutti, salirono in macchina e si diressero al "lavoro", cominciò così la seconda giornata, sulla Paullese, per Gianela. Il primo cliente di quella mattina, era un camionista, la madama le disse di andare che lo conosceva già, però appena entrati sul viottolo, il tizio si aprì la cerniera dei pantaloni e prese la testa di Gianela e la cacciava giù. Sentendo resistenza da parte della ragazza, il trucido scoppiò a ridere, non era contrariato, anzi sembrava divertito ed eccitato più che mai! Fermò il camion all'ombra del filare d'alberi, la guardò con sguardo lascivo e le chiese:

"Quanti anni hai?"

"Diciotto".

Rispose pronta Gianela.

"Ahhaha... sìììì... Beh che mi fai adesso? Finisci quello che volevo prima? Dài che così mi piace e se sei brava vengo con te tutte le settimane."

*Gi*

To be continued......STEL

 

 
 
 

AUGURI A TUTTI VOI, MIEI CARI AMICI ^_^ ABBRACCIO

Post n°1805 pubblicato il 19 Aprile 2014 da kinderella.lilla

 
 
 

LA MIA PEGGIOR NEMICA.........

Post n°1804 pubblicato il 15 Aprile 2014 da kinderella.lilla

"Hey pigrona alzati, fuori splende il sole ed è una bella giornata, non star lì a piangerti addosso, ma come ti stai riducendo?"

" E perchè dovrei alzarmi? Non devo e non voglio far niente,  non voglio pensare ne' sentire alcunchè, devo solo aspettare che il tempo passi."

"Ah, brava, ed è così, in questo modo che pensi si risolvano i tuoi problemi? Rimanendo nell'oblio senza razionalizzare con realismo e captare la sottile differenza; tra corpo e anima, tra vivere e vegetare? Una volta, non ti abbattevano le ruspe e non mollavi mai fino allo sfinimento, affrontavi le sconfitte a testa alta. Non ti ricordi più, di quante volte e quante lotte hai fatto?"

"Aaaaa...vedi? Ora, lo ammetti che ho saputo lottare e fatto tutto il possibile finchè ho potuto? Ora non ce la faccio, sono stanca e non mi sono rimaste nemmeno più le unghie.... per arrancare! Ma non ti rendi conto che non sono più io e non sò più chi sono?"

"A bella..... hai fatto il tuo dovere, ne' più ne' meno, e devi ancora continuare a farlo. Non aspettare che arrivi il sole a riscaldarti, anche lui: potrebbe scottarti! Impara a volerti bene, a sorriderti e ad essere più clemente con te stessa, anche come sei adesso; sei sempre tu."

" Ma.... i miei sensi di colpa e di inadeguatezza? Ancora una volta c'è da affrontare un' altra Festività, con la famiglia "spezzata"."

"Embeh... e allora? Ma tu; NON SEI DIO! Ti arroghi il diritto di farti tue anche le colpe altrui! Impara a scindere i tuoi errori dalle colpe degli altri, smetti di essere chi sei diventata e con umiltà, sii meno orgogliosa ed impara a perdonarti. Eppoi, non conosci il detto: "Pasqua con chi vuoi?" Non essere egoista, non lasciarti morire dentro, non sei sola! Impara a donarti un pensiero ed un sorriso e come in passato, prova e riprova a spiegare le ali che, se pur spezzate....... chissà...... potresti ancora spiccare il volo! Dài prova, non trincerarti dietro comode e puerili scuse!"

"Ma quanto rompi!!!! Fai presto tu a dirlo, sono io che sto male! Mi stai proprio sfiancando con le tue critiche sempre più frequenti. Ooooooooo.... ma chi ti credi d'essere? Ti odio e non ti sopporto più, piantala e lasciami in pace!"

"Ah..hahhha..... rassegnati mia cara, non potrai mai liberarti me, non mi puoi scrollare di dosso, ho vissuto e vivrò per sempre con te. Chi mi credo d' essere? Non mi credo: " IO SONO" E SARO' LA TUA COSCIENZA!"

 

 
 
 

MARE DISPERATO (20)

Post n°1803 pubblicato il 07 Aprile 2014 da kinderella.lilla

Gianni, faceva il meccanico in una grande officina di Lodi, era il figlioccio del padrone, Mario, che si fidava di lui e lo amava come un figlio, che alla morte dei genitori di Gianni, lo prese a vivere con sè e sua moglie. Sapeva della storia con quella "ragazza", non ne era molto contento perchè temeva che suo figlio, come lo chiamava, rischiasse tutto per lei, ma non lo osteggiava e rispettava le sue scelte, perchè Gianni era un bravo ragazzo con la testa sulle spalle e responsabile.

Quello che impensieriva Mario, era la vocazione di Gianni a voler "salvare" quella ragazza e non capiva se ci fosse più volontà a "recuperarla" o più amore. Gianni gliene parlava con entusiasmo ed essendo devoto alla Madonna, aveva fatto un voto: se andava tutto bene, sarebbero andati entrambi, Gianna e Karina, in Jugoslavia alla Madonna di Madjugorje in pellegrinaggio.

Intanto Karina, sembrava "normale", andava avanti e indietro su quel marciapiede dove si affondavano i tacchi delle calzature per il calore.

Finalmente, dopo anni di violenze e soprusi d'ogni genere, si stava realizzando il suo sogno di libertà e d'amore.

Tre anni! L'ha preparato per tre anni quel momento e nulla doveva andare storto, aveva il suo solito sorriso sulle labbra e per non tradirsi; era più sfacciata e "puttana" che mai! Loro, i magnaccia e la madama, erano ormai sicuri di lei e convinti che non se ne sarebbe mai più andata via. Amava Gianni e lui la faceva sentire amata e rispettata, le diceva tante parole dolci e rassicuranti da farla sentire "amata" e protetta.

Aveva dovuto subire per anni, sevizie atroci, soprusi d'ogni genere, non hanno fatto nascere i suoi tre bambini, l'hanno fatta abortire anche se, lei li avrebbe voluti tenere ed amati.  Mentre glieli strappavano dalla carne viva, facendola passare per l'inferno; li malediceva e li condannava elle pene eterne dell'inferno per il quale era passata lei in tutti quegli anni.

Ed ora, era quasi bendisposta nei confronti di quella ragazzina gai grandi occhioni ancora innocenti.

"Dio mio, lo sò, non ti ho più pregato e non ti ho più creduto, ma ora, in questo momento: aiutami! Ho bisogno del tuo aiuto!" Ogni volta che Gianni andava da lei, le dava i soldi, anche se Karina non era più strettamente controllata, ma non dovevano fare insospettire i magnaccia che controllavano sempre e nessuna poteva sgarrare.. Era riuscita a fingere bene quasi tre anni e non voleva rovinare tutto! Se se ne stavano a sognare come realizzare la loro fuga e il loro avvenire che si stava reallizzando. In un momento di distrazione della madama, Karina sussurrò a Gianela-Angela:

"Finchè starai qui, fà tutto quello che ti chiedono senza ribellarti o ti faranno a pezzi come hanno fatto con me i primi anni. Fà finta di acconsentire, ma non permettere loro di tarparti le ali, conservale bene per quando riuscirai, se vorrai, a spiccare il "tuo" volo! Ciao."

Così dicendo, avanzò di qualche passo, ondulandosi come sempre, finchè le si fermò accanto un'auto e dall'interno si aprì la portiera di destra. Mentre Karina se la richiudeva alle spalle diede uno sguardo alla ragazzina e le accennò un sorriso. Rimase immobile sul sedile di quell'auto finchè non girò nel viottolo e sparì alla vista di tutti. Gettando la maschera scoppiò in un pianto liberatorio. Per lei stava calando il sipario della sua tragedia e stava salpando per una nuova vita.

*Gi*

To be continued......STEL

 

 

 
 
 

MARE DISPERATO (19)

Post n°1800 pubblicato il 03 Aprile 2014 da kinderella.lilla

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                                                      b

La lunga strada provinciale era semibuia, c'era un lampione ogni tanto, ma c'erano i fari delle auto e dei fuochi accesi dei gruppetti di ragazze distanziati l'uno dall'altro. Tutto ciò, a Gianela sembrava un paesaggio surreale, con personaggi surreali vicino a dei falò in pieno agosto che si boccheggiava dall'afa! Non aveva alcuna emozione Gianela, non si chiedeva nemmeno perchè fosse li, era come in trance, come vivesse un'esperienza extracorporea, lei non c'era! Non era lì..... ma una pacca sulla schiena nuda, la riportò vigile  accanto a madama:

"Uè.... sorridi o li farai scappare."

Karina le fece il cenno di raddrizzarsi sulla schiena, come ad esporre maggiormente il seno seminudo ed umido. Dall'asfalto bollente si sprigionava un calore umido e puzzolente, ed i fari delle auto che sfrecciavano: davano l'illusione ottica che la strada ondulasse come un serpente. Intanto, un paio di ragazze, erano andate e tornate.

Un'auto si fermò davanti a lei e si ripetè il rituale:

"Quanto vuoi....... ecc....ecc.... Dài sù monta."

L'auto si avviò sulla provonciale e quando Gianela disse di girare a destra per il viottolo, lui le rispose:

"Ma no, andiamo in un'altro posticino che conosco io."

"No, no, tu gira qui."

Una volta fermata l'auto, senza tanti preamboli, l'uomo si aprì i pantaloni e fece per avventarsi sulla ragazza ma come un guizzo, le antennine di Gianela si risvegliarono e riascoltarono le parole di Karina:

""Sta sempre attenta perchè ci fanno tranelli e ci spiano."

"Per favore, tu da subito soldi."

"Eh dài, te li do dopo e fammi lo sconto."

"No sconto! Prima soldi!"

"Dài fa la brava vedrai che diventeremo amici e verrò sempre con te."

Una sicurezza che non riconobbe, le fece dire:

"No sconto, soldi subito."

Con modi sgraziati, lui estrasse da una tasca le banconote:

" E vabbeh, toh prendi. Sei nuova? Non ti ho mai vista prima."

"Sì, arrivata oggi."

L'uomo abbassò il sedile di Gianela e cominciò a darsi da fare e mentre era intento a soddisfarsi, a Gianela non sfuggì l'uomo sull'auto a fari spenti poco discosto da loro. Era arrivato subito dopo di loro ed un raggio di luna, filtrato dagli alberi lo illuminò in volto ed a lei sembrò fosse Fernando. Appena finito, si ripulirono alla bell'è meglio, poi tornati indietro, l'uomo fermò l'auto proprio davanti a madama, e Gianela che non era stupida, notò il gesto con la testa intercorso tra: il "cliente" e madama.

"Com'è andata? Ti ha dato i soldi?"

"Si, si, me li ha dati subito."

"Dammeli, bene, devi fare sempre così! Hai visto Karina?"

" No."

Karina che era partita prima di lei, non era ancora tornata e la madama era in fibrillazione, fece un cenno all'auto parcheggiata poco più in là e subito arrivò Vlade.

"Và a vedere nel boschetto e tutto attorno, è strano: Karina è via da quasi un'ora, sbrigati e avvisa Ibra e Fernando." Una decina di minuti dopo, riecco Vlade che sgommando inchiodò l'auto davanti a madama:

"Non c'è da nessuna parte! Vado subito ad avvisare Ibra."

"Ma che c............. è successo? Hei voi tre che eravate lì vicino, non avete visto con che macchina è andata via?"

Rita e Oxana, risposero che erano già andate via e non l'hanno vista, Gianela-Angela, disse che nò, non aveva visto niente.

"Eppure, proprio tu le eri vicina, possibile che non hai visto su auto è salita?"

Sì, Gianela-Angela era vicino a Karina, quando l'auto le si fermò davanti e dall'interno si aprì la portiera di destra e mentre Karina la richiudeva dietro di sè, si voltò e le fece un mezzo sorriso. Ma lei, Gianela, non lo disse e non l'avrebbe mai detto.

*Gi*

To be continued... STEL


 
 
 

MARE DISPERATO (18)

Post n°1799 pubblicato il 02 Aprile 2014 da kinderella.lilla

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                                                           b

Karina le stava dicendo: sta bene attenta, te lo ripeto, non fidarti di nessuno. Gianela non battè ciglio, ascoltò come se stesse ascoltando una nenia lontana... molto lontana da lei....... dove lei non c'era!

"Eccoli!"

Dalle scale, il rumore di diverse persone che scendevano, entrarono quattro donne e tre uomini, compreso Fernando che le fece l'occhiolino, mentre le donne, sembravano trapassarla con occhiatacce.

"Allora; come ti chiami? Io sono madama."

"Gianela."

La madama, la strattonò per le spalle:

"Uè..... guardami in faccia quando parli con me. Come ti chiami?"

Un brivido di sorda paura, pervase il corpo di Gianela-Angela. Quella donna aveva un modo di fare volgare e lascivo quasi quanto Fernando, mentre gli altri la osservavano come un pezzo di carne!

"Mi scusi, mi chiamo Angela."

"E ricordatelo! Non farmelo più ripetere."

E, rivolgendosi a Karina:

"Beh? Non è ancora pronta ne' truccata?"

"Ma è così bella che non ha........."

"Ma che cazzo dici, sei scema? Così si vede che è una ragazzetta, ma che ti dice quella testa di cazzo? Hey tu, che hai da metterti addosso?"

"Un abitino viola, una gonna, un pantalone e tre magliette."

"Fà vedere. Ahhahhaaaa... tutto qui? Oxana, dalle qualcosa di tuo, avete più o meno la stessa taglia!"

Borbottando Oxana, trasse da uno scatolone due straccetti e con gesto stizzoso li gettò in faccia a Gianela e Karina la condusse al bagno. Con gesti automi e distrattamente, cominciò a truccare palpebre, labbra e gote che alla fine risultò un disastro, ma Karina immersa com'era nei suoi pensieri; non se n'accorse.

Sì, Karina era immersa in un unico, felice pensiero senza però lasciarlo trapelare all'esterno, ma lei aveva imparato bene a recitare a... non avere sentimenti! Già, sentimenti! Finalmente, dopo mesi e mesi di preparativi, quella sera si sarebbe realizzato il sogno sognato da anni.... si riscosse.

"Ecco, sembri molto più grande."

Quando Gianela alzò lo sguardo e si vide riflessa nello sporco specchio, quasi non si riconobbe! Sembrava un pagliaccio da circo, come quello che aveva visto sui manifesti a Bologna.

"Non sembro nemmeno io." Sussurrò.

Gli occhi erano bistrati di nero, le labbra e le gote rosse come papaveri ed era grottesca come le altre! Indossò gli indumenti che le aveva dato Oxana; una mini-minigonna rossa ed una canottierina un po' più grande di un reggiseno, color arancione. Le fecero indossare anche un paio di sandali dalla zeppa altissima, che quando uscì dal bagno a fatica si reggeva in piedi. Si unirono agli altri commensali per la cena e l'unico sgabello rimasto libero per lei; era accanto a Fernando che mangiava a bocca aperta, come tutti del resto. Facevano un tale rumore da farle venire un conato di vomito che le impedì di toccare cibo e se ne stette lì incredula di quello che stava vivendo. Finito di mangiare, fecero tutti una gran sniffata di cocaina poi partirono su tre auto. Gianela fu fatta salire in auto con Karina, madama e Vladi, il quale era il capo della gang e marito della madama. Un breve tragitto e furono fatte scendere al margine di un lungo stradone, percorso da un fitto traffico da ambo le parti. Salirono sul marciapiede e lei fu messa tra madama e Karina che le disse sottovoce:

"Ecco la Paullese, benvenuta." Mentre madama le stava dicendo qualcosa......

"..... gli rispondi 20.000 lire, sali e lo dirigi in quel viottolo lì...il primo a destra dopo quegli alberi e andate fino in fondo. Tra l'andata ed il ritorno, non devi starci più di 20 minuti e i soldi sempre prima, capito?"

Gianela teneva gli occhi abbassati a guardare il selciato, ma uno strattone ai capelli la fece sussultare!

"Ueee... sei scema e muta? Che cazzo fai, non rispondi?"

"Sissignora ho capito, devo farmi dare subito 20.000 lire, e poi che devo fare?"

"Come sarebbe; che devo fare? Ti fai dare i soldi, fai quello che ti chiede e ti fai riportare qui!"

La madama era furiosa e le vene del collo le si erano gonfiate, da farla sembrare un vecchio tacchino. In quell'attimo semi-tragico, a Gianela venne quasi da ridere.

*Gi* 

To be continued....STEL

 
 
 

......NON SAPEVO CHE PESCI PIGLIARE..... E VOI: QUANTI NE AVETE PRESI????? ^__^.........VI LOVO..... ^_*

Post n°1798 pubblicato il 01 Aprile 2014 da kinderella.lilla

 

-Una signora di Napoli:
“Ho 10 figli; si chiamano tutti Gennarino.”
“E come fai a distinguerli?”
“Li chiamo per cognome!!!!”

 

 

Una coppia di contadini coniugi ormai sposati da anni, preoccupati per il notevole calo di desiderio sessuale decidono di rivolgersi ad un sessuologo. Durante il colloquio il medico intuisce qual è il problema e chiede al marito di poter parlare in privato con la moglie:
-"Vede signora, quello che manca nella vostra coppia è un poco di petting!"
"PETTING??? E cosa sarebbe sto` petting???"
-"Beh, voglio dire i preliminari... le faccio un esempio: lei prima di fare l`amore dovrebbe baciare... beh, dove suo marito fa la pipì!!!"
e la donna, schifata: -"Ma, Dotto`... solo l`asse, o anche le piastrelle intorno???"

 

Un veneto, durante una visita tuiristica a Roma, si trova a parlare con un romano dde Roma.
Il romano gli dice: "Eeh noi dde Roma cjavemo tutto, cjavemo er Papa, cjavemo er Presidente, cjavemo er Governo, cjavemo li 7 colli, cjavemo er colosseo...."
Il veneto gli risponde, un pochino sconsolato: "Eeh noi veneti semo poveretti, noialtri ciavemo e basta!"

 

 

Due pescatori si incontrano al bar:
"ciao Arturo come ti và la pesca?"
Bè caro Giacomo non mi posso lamentare: l`altro giorno pescavo a fondo nel lago, erano quasi due ore che non prendevo niente quando ad un tratto sento uno strattone, subito recupero la lenza e tira tira tira ho preso un`anguilla lunga quasi tre metri. E a te come và?"
"non male, ieri l`altro pescavo al lago ad un certo punto ho sentito un peso sulla lenza ed ho subito recuperato: ho tirato sù una bicicletta con il faro acceso."
"E la madonna..." dice Giacomo
"la madonna un corno" risponde Arturo
"tu accorcia l`anguilla ed io spengo il faro della bicicletta..."

Profondo sud... Sicilia... alle falde dell`Etna.
In un casolare sperduto, riunione tra un boss mafioso ed i suoi tre picciotti:
- Picciotti: stasera dovete fare fuori Calogero Zizza. Ma mi raccomando... deve sembrare un suicidio!!!
Il più sveglio dei tre:
- Non ti preoccupare capo... lo impicchiamo con la sciarpa dell`Inter!

 

 

 

 

 

 

 MI DISPIACE PER CHI SI ERA ILLUSO............

 

 
 
 

ANNASPARE.........

Post n°1797 pubblicato il 29 Marzo 2014 da kinderella.lilla

Ho navigato mari, solcando onde che mi portavano ad annaspare contro maree, che mi lasciavano a brandelli. Speranze spazzate via, infrante, sugli scogli della vita! Sarebbe facile, lasciarmi lambire dalle suadenti onde marine, che come Sirene, mi lusingano, mi allettano e m'invitano ad abbandonarmi al loro richiamo! 

Sogni solo sognati, sogni; per non perdermi nell'ignota notte dell'indifferenza!

Perchè annaspare, perchè faticare, sempre, per non sprofondare nell'odioso mare dell'oblio?

E, se fosse dolce, lasciarmi andare?


 

 

 
 
 

MARE DISPERATO (17)

Post n°1796 pubblicato il 28 Marzo 2014 da kinderella.lilla

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                                                    b

Da quanto tempo era in quella macchina puzzolente e bollente? Faceva un tale caldo che la cintura di sicurezza sembrava fare a Gianela dei solchi nella carne, aveva la bocca riarsa e grondava sudore. Grondava come il maiale che le era accanto, che maleodorava di tutti gli olezzi del mondo, malgrado i finestrini abbassati il tanfo le si fissava addosso, fino all'anima, da farla sentire male!

Tra Bologna e Milano fecero una sosta per fare benzina e ripartirono subito, Fernando non si degnò di chiederle se avesse sete o bisogno del bagno, c'era un grande orologio che segnava le 12,20. La povera piccola Gianela, era spossata e le mancava il fiato, guardava il panorama che non vedeva.  Gocce di sudore a bruciarle gli occhi, scivolavano alle labbra; sapore agro-salato. Da mesi non aveva più pensato alla sua famiglia d'origine, la sua famiglia era diventata Alma, la quale l'ha fatta sentire "una persona", parlava con lei e le aveva insegnato tante cose della vita.

Alma era tenera con lei, come avrebbe dovuto essere sua madre, ed ora pensando ai suoi familiari; non provava niente, non ne sentiva la mancanza, come avrebbe invece sentito quella di Alma. Finalmente e per la prima volta, a Gianela scesero lacrime mescolandosi alle gocce del sudore, un pianto sordo, disperato! Tentava di celare i sussulti esterni e quando si acquietò; il suo corpo era invaso da un intorpidimento totale!

Uscirono dal casello dell'autostrada che diceva: Milano sud, ormai Gianela aveva imparato a leggere. Tutti i giorni Alma la seguiva nelle ore"libere" nello studio e nell'ascolto delle musicassette, la obbligava a ripetere all'infinito le parole che ascoltava e contemporaneamente doveva sottolinearne il corrispettivo nel dizionario. Un'altra ondata di lacrime l'assalì, ma riuscì a cacciarle! Dopo meno di mezz'ora, l'auto si fermò davanti ad un caseggiato, l'uomo le intimò di scendere e di seguirla. Gianela fece fatica a scendere dalla macchina, sembrava avesse la pelle incollata al sedile e quando si alzò sentì la gonna fradicia, appiccicata al sedere. Seguì l'uomo che entrò nell'androne e proseguì in un grande cortile, non salirono scale, ma ne scesero entrando in una specie di scantinato con finestrelle all'altezza della testa.

All'interno, un grande stanzone con a terra parecchi materassi, in un angolo; un tavolo con quattro sedie, un frigorifero ed un fornello sopra un mobiletto che doveva fungere da madia, due porte che portavano in qualche altra stanza. A Gianela venne un brivido freddo, c'era tanta umidità che mista all'afa dava il senso del soffocamento. Non c'era anima viva e l'uomo sembrò cupo, entrò nella porta di fronte lasciandola aperta, dopo poco lo sentì urinare e fare altri rumori. Si augurava che quell'animale non abitasse li, ma dovette abbandonare ogni speranza quasi subito. Lui si levò la canottiera ed i pantaloni con cui aveva viaggiato e senza essersi lavato nemmeno le mani, aprì il frigorifero e tirò fuori dei pacchetti e della birra.

Gianela si decise a chiedergli se poteva andare in bagno, lui annuì con un grugnito e lei sparì, teneva ancora la borsa in mano perchè non voleva appoggiarla da nessuna parte, tutto intorno era sporco. Il bagno, era composto da un piccolo lavabo incrostato,un piatto doccia coperto da una tenda di plastica lercia ed un water senza coperchio. Per fortuna a terra vicino al wc, c'erano delle riviste, così ne prese una e vi appoggiò sopra la sua borsa, si spogliò e fece una doccia. Si sentì quasi bene e rivestitasi tornò in cucina, dove Fernando stava mangiando, l'invitò a sedersi sospingedole davanti una "michetta"(tipica rosetta Milanese) ed uno dei pacchetti che aveva davanti; mortadella. Si aprì il pane lo imbottì e lo divorò, la mortadella le piaceva, si alzò per prendersi un bicchiere d'acqua dal lavandino. A lei non piacevano ne' vino ne' birra, li aveva assaggiati entrambi da Alma!Dalla scala, si sentì un rumore di passi, qualcuno stava scendendo ed aprì la porta, era una ragazza in mini-minigonna ed una canottierina corta sopra l'ombelico, indossava dei sabot dal tacco altissimo. Restò a bocca aperta vedendo chi c'era.

Fernando si alzò, le si accostò e le mollò un manrovescio in faccia rovesciandole addosso una sequela di parolacce in Albanese. Uno zampillo di sangue uscì dal naso della ragazza che non reagiva, Gianela si stringeva spaventata in un angolo.

"Brutta cagna, dove sei stata? Ti avevo detto di farti trovare a casa, io devo uscire ed ho dovuto aspettare, non potevo lasciare sola questa "qua", si voltò e sparì dietro l'altra porta lasciando intravvedere due letti grandi. La ragazza diede un'occhiata di traverso a Gianela, aveva gli occhi di fuoco e mentre si tamponava il naso con un kleenex sembrava voler dire:

"Và al diavolo, questo è colpa tua."

Aveva i capelli scompigliati color rosso tiziano, non era bella ma aveva lo sguardo magnetico e spavaldo, bellissimi occhi neri che sprizzavano scintille e..... odio.

*Gi*

To be continued.........STEL

 

 

 
 
 

CIAO MONDO =^_^= BUONA NINNA

Post n°1795 pubblicato il 27 Marzo 2014 da kinderella.lilla
Foto di kinderella.lilla

 
 
 

ANCHE PER OGGI... E' ANDATA..... CIAO A TUTTI =*_^=

Post n°1794 pubblicato il 24 Marzo 2014 da kinderella.lilla

 

 
 
 

MARE DISPERATO (16)

Post n°1793 pubblicato il 23 Marzo 2014 da kinderella.lilla

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

                                                              b

I giorni si susseguirono sempre uguali....parole, tra luce, buio, penombre, rumori e attese di giorni migliori! Speranze e sogni neutri! Giorni lunghi fino alla notte... sogni sempre più lontani.....
Chi lo sa... Settimane dopo settimane, chiuse in casa a "lavorare", ogni lunedì arrivava Paulo e si ripeteva lo stesso rituale; sniffate, spinelli, alcool e.... tutto il resto! Sembrava un animale rognoso e solo con Alma, era quasi umano. Passarono così, più di cinque mesi, ma alcuni "clienti", o, non tornarono più, o preferivano solo Alma, che un giorno, contrariata: le parlò bruscamente!

"Paulo è il capo, ha comprato anche me da Kalaf. Io mi sono affezionata a te, ma devo ubbidire a lui se voglio continuare a restare in questa casa."

Sembrava sinceramente dispiaciuta, ma continuò:

"Ci sono clienti che si sono lamentati, avrai notato che parecchi di loro; non ti vogliono più, dicono che sei inanimata come un pezzo di legno. Se non cambi, non so più come fare con Paulo, vuole venderti."

A Gianela si raggelò il sangue.

" Non mi vuoi più? Cosa devo fare?"

"Purtroppo, non dipende da me e Paulo arriva tra un paio di giorni, con un suo amico e decideranno il da farsi. Forse, ti porteranno a Milano. Mi dispiace...... io non ci posso fare proprio niente!"

E scoppiò a piangere, abbracciò quella ragazza a cui si era affezionata. Finalmente, anche Gianela, lasciò libere le sue lacrime.

"Perchè... perchè... tienimi con te. Ti prometto che farò come vuoi tu, ma non mandarmi via."

Con gli occhi pieni di lacrime e con un filo di voce, Alma disse:

"Ha già deciso! Se non farai guadagnare loro più soldi: continueranno a venderti e non si sa come finirai. Sforzati ti prego, fai quello che vogliono, ho paura per te. Io sono stata fortunata, non sò come ne' perchè; Paulo, in qualche strano modo si fida di me e si è affezionato. Da parte mia, non lo contraddico mai e faccio tutto quello che vuole."

Dopodichè non ne parlarono più, entrambe, sembravano svuotate di ogni energia. Solo quando arrivò un cliente, Alma si rianimò e..... indossò la sua maschera, la solita maschera da pagliaccio. Ora, Gianela capì che anche Alma era merce a disposizione di tutti.

Arrivò Paulo con un tipo dall'aspetto trasandato e sporco, squadrò Gianela, guardò Paulo e fece cenno di sì con la testa. Si sedettero in cucina e mandarono Gianela nella "sua" cameretta, finchè Alma la chiamò per cena. Sul tavolo c'era il solito cartoccetto di polvere bianca, i due uomini bevevano vino, birra, sniffavano, fumavano e blateravano cose sconce! Anche l'ultimo arrivato era  Albanese e si chiamava Fernando. Ad un certo punto, Paulo si alzò, prese per un braccio Alma e si diressero nella loro camera.

"Andate a letto anche voi due.. ahaha... "

E l'altro di rimando, disse a Gianela:

"Sù dài, andiamo in camera tua."

La povera Gianela, non sapeva ancora cosa fosse la vera ripugnanza! Quell'uomo, era impregnato di un odore nauseabondo, puzzava da far venire il vomito. Cominciò a fare respiri brevi, trattenendo più che poteva il fiato raggelata dal terrore di passare la notte con un simile animale. Fernando aveva bevuto parecchio vino e birra e come toccò il letto, si addormentò russando a bocca aperta emanando un tanfo di fogna. Per fortuna, s'era coricato per primo e s'era messo dalla parte del muro, cosichè lei potè mettersi sul bordo del lettino senza toccarlo. Immobile per timore di svegliarlo, Gianela attese... e attese, finchè Alma bussò alla porta ed entrò.

" Sono le 9.00, sveglia."

E, rivolgendosi a Gianela;

"Hai preso tutte le tue cose? E' tutto pronto? Andrai a Milano dove sarai con altre ragazze, mi raccomando: fà come fanno loro, ti pregoooo..."

"Posso prendere tutto, tutto?"

"Ma certo sciocchina! E' tutto tuo!"

Alma si girò di scatto per uscire, tirò sù col naso, mentre si portava la manica della vestaglia agli occhi.

Circa un'ora dopo, Gianela era in auto con Fernando, il quale sembrava non ricordare cosa fosse successo la notte prima.

*Gi*

To be continued....STEL

 
 
 

MARE DISPERATO (15)

Post n°1792 pubblicato il 20 Marzo 2014 da kinderella.lilla

                                                              b

Dormiva un sonno tranquillo, quando d'un tratto le antennine le fecero percepire una presenza accanto a lei. Non avrebbe voluto aprire gli occhi, ma continuare a dormire. Le coperte si sollevarono di scatto e qualcuno la stava scuotendo. Aprì gli occhi e accanto a lei, c'era un uomo nudo che bruscamente le intimò:

"Dài, vieni di là!"

Come in trance, lei si alzò e lo seguì nel letto di Alma, che se ne stava nuda alla fioca luce dell'abat-jour rossa, senza foulard. Quasi non riconobbe la voce suadente che la invitava a sdraiarsi accanto a lei.

Non solo la voce di Alma, era strana, ma tutto in lei era diverso. Con la mano protesa, la invitava:

"Vieni piccola, giuochiamo un po'..... lui è Paulo, il padrone di casa."

Anche lui era Albanese e a Gianela, non piaceva quel gesto che le faceva con la lingua! La prese con uno strattone e la girò mettendola prona! A quel contatto, lei si dimenò tentando di sfuggire alla presa, ma; una manata la prese in pieno viso così forte, che quasi perse i sensi!

"No nooooooo... non farle del male, fai piano è piccola."

Alma tentò una difesa, ma l'animale scattò:

"Brutta stronza, non ci provare più.... hai capito? Devi fare quello che dico e voglio io! Appartieni a me e non tentare più di ribellarti a me!"

La lasciò andare e si alzò chinandosi sul comodino, dove c'era un foglio di carta bianca, una banconota arrotolata e della polvere bianca. Si mise a "respirare" a più riprese, quella polvere che a lei sembrava il borotalco col quale Alma le aveva spolverato su tutto il corpo, quel pomeriggio dopo la doccia. Ma quella polvere, non profumava come il talco. Paulo, fece un cenno ad Alma che gli rispose; sì. Il pacchetto di polvere passò dalla parte di Alma, ed anche lei ne aspirò per due volte, poi si rivolse a Gianela e la invitò a provare anche lei.

Ci provò Gianela, ma "lui" la insultò:

"Ma che fai cretina?? Questa è roba preziosa e non si deve sciupare, si deve  "sniffare" così!"

Ed aspirò un'altra striscia di "talco", mise la banconota dentro una narice di Gianela e le disse di inspirare forte! Bum... un colpo violento le arrivò al cervello, facendola tossire.

"Dài, ancora una volta."

Depose il pacchetto sul comodino e si sdraiò, mentre Alma silenziosa, cominciò ad accarezzarle il seno. Per tanto ... troppo tempo, si prottrasse questo rituale:  sniffavano e pretendevano le "attenzioni" di Gianela, la quale dovette sottostare ai voleri di quel bruto. Era terrorizzata da quello sguardo cattivo, dai gesti e modi volgari di quell'uomo, che la trattava ne' più ne' meno di un suo oggetto da usare.

Finalmente, verso mattina, lui ed Alma si addormentarono, così lei potè andare in bagno, non fece la doccia per timore di svegliarli. Si strofinò le mani, la faccia e tutto il resto, sembrava volesse cancellare le tracce di quello che le avevano fatto, si lavò i denti fino a farsi sanguinare le gengive. Ripulita di tutto punto, andò a coricarsi nel suo letto. Non riusciva ad addormentarsi e l'unica cosa a cui pensò; era il cambiamento di Alma! Rimase immobile a guardare il soffitto, non provava niente, vuota. Era solo sospesa..... non esisteva il tempo ne' anima. Ancora lì, con gli occhi al soffitto, finchè non entrò Alma che le disse di alzarsi. Andò in cucina e c'era già la sua tazza di lattecaffè, di Paulo non c'era traccia, bevve il suo caffelatte senza riuscire ad alzare lo sguardo su Alma scapigliata. Anche lei, non era messa bene, aveva le occhiaie e si sentiva martellare in testa. Fece toilettes e si vestì, ma Alma, le disse di spogliarsi e di mettersi il baby-doll, erano le 12.30.

"Tra meno di un'ora, viene un signore ed un'altro alle 15.00. Sai cosa devi fare."

"Va bene."

Quasi non riusciva a pronunciare quelle due parole, era delusa dal drastico cambiamento di Alma, la quale le appariva diversa ed aveva uno strano sguardo. Ma Alma, che un cuore ce l'aveva, si accorse del dolore negli occhi della sua giovane amica.

"Gianela, vieni qui un momento. Senti, dobbiamo lavorare entrambe, altrimenti Paulo ti vende. E' lui che ti ha comprato da Kalaf , come ha comprato me e vuole recuperare i soldi spesi, sopratutto per tenerti qui, vuole che tu gli "renda"."  Quel pomeriggio, Gianela, intrattenne i due "clienti", nella camera da letto di Alma. Come unica sensazione, aveva nausea, per il resto era come se si stesse mangiando le unghie! La stessa sera, ne arrivò un'altro, che volle entrambe!

*Gi*

To be continued......STEL

 
 
 

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Io ti verrò a cercare.

Lo sai che lo farò!

Ma la domanda è:

"Tu faresti lo stesso

con me?"

E' questo che devi capire.

Perchè un giorno la

smetterò di inseguirti.

Alda Merini

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   ^_^   SMILE ^_^

Sorridi, anche se il cuore ti duole
sorridi, anche se si sta spezzando
quando ci sono nuvole nel cielo
ci passerai sopra
se sorridi attraverso
la tua paura e al dolore
sorridi e forse domani
scoprirai che la vita vale ancora
la pena di essere vissuta
se tu solo sorridi
illumini il tuo viso di tristezza
e nascondi ogni traccia di contentezza
ma anche se una lacrima sta per scendere
è quello il momento in cui devi
continuare a provare
sorridi, a che serve piangere?
scoprirai che la vita vale ancora
la pena di essere vissuta
se tu solo sorridi
anche se il cuore ti duole
sorridi, anche se si sta spezzando
quando ci sono nuvole nel cielo
ci passerai sopra
se sorridi attraverso
la tua paura e al dolore
sorridi e forse domani
scoprirai che la vita vale ancora
la pena di essere vissuta
se tu solo sorridi
è il momento in cui devi continuare
a sorridere, a che serve piangere?
scoprirai che la vita vale ancora
la pena di essere vissuta
se tu solo sorridi.....

C. Chaplin

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 gino

GAB

 

 

 

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