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IL CINEMA DELLE ORIGINI

Post n°2 pubblicato il 02 Dicembre 2007 da Kinetoscope1
 

Il 28 dicembre del 1895, giorno della prima proiezione pubblica dei fratelli lumière, è considerato come la data di nascita dello spettacolo cinematografico, ma in realtà le prime immagini in movimento furono realizzate molto prima, quando questa invenzione fu concepita come un prezioso strumento per la ricerca scientifica. il racconto comincia con i pionieri che, a partire dal 1873, cominciarono a progettare e a studiare apparecchi e materiali sensibili. Tra i tanti l'astronomo Janssen, il fotografo EJ Muybridge e il fisiologo Marey.






I primi film proiettati con il sistema del cinematografo erano poco più che dimostrazioni, scene di vita quotidiana filmate e proiettate per meravigliare il pubblico attonito. Ricordiamo la famosa proiezione di un treno in corsa che sembrava venire nella direzione degli spettatori: si dice che alla prima visione il pubblico scappò dalla sala nel timore che il treno bucasse lo schermo.


Tuttavia le enormi potenzialità del mezzo come intrattenimento di massa non tardarono ad essere meglio sfruttate: i primi a intuire le sue reali capacità furono Georges Méliès in Francia, a buon diritto il padre del cinema fantastico, e l'americano David W. Griffith il cui La nascita di una nazione del 1915 è il primo vero film in senso moderno e rappresenta il culmine del cosiddetto cinema delle origini.

Con i primi grandi successi del cinema muto, fu presto chiaro che la produzione di film poteva essere un affare favoloso, tale da giustificare anche l'investimento di forti somme di denaro: un film che ha successo ripaga di molte volte i costi per crearlo e distribuirlo. D'altra parte sono soldi buttati se non incontra i gusti del pubblico.

Quando fu chiaro ai produttori che la gente si affezionava agli attori che vedeva sullo schermo, da una parte favorirono questo attaccamento promuovendo pubblicamente gli artisti che avevano dimostrato di piacere agli spettatori, per renderli ancora più popolari, e dall'altra iniziarono a pagare loro una parte consistente di questi profitti pur di ingaggiarli anche per i film successivi: gli attori cinematografici di successo iniziarono a guadagnare cifre inaudite e nacquero così i primi divi, le prime star.

Gli editori radiofonici e giornalistici, dal canto loro, furono ben felici di poter attingere ad argomenti nuovi e di sicuro interesse per i loro lettori: il processo si alimentò da solo e diede inizio all'insieme di attività di promozione detto star system, che non veicolò soltanto i singoli artisti ma anche il loro elevato tenore di vita.

Il fatto che un attore cinematografico non dovesse avere (in apparenza) altre doti che piacere al pubblico, e che la nascente industria cinematografica cercasse costantemente nuovi attori e pagasse loro delle vere fortune (ma solo a chi sfondava), e la fama enorme di cui godevano che poteva arrivare all'idolatria (uno su tutti: Rodolfo Valentino), rese il mestiere di attore del cinema un sogno, un miraggio che catturò la fantasia delle masse: tutti volevano diventare attori.


La possibilità di sincronizzare dei suoni alle immagini, per aumentare il grado di coinvolgimento del pubblico e il senso di realismo, era allo studio fin dall'inizio del 1906 con gli esperimenti realizzati al Cinema Lumière di Palazzo Agostini a Pisa, il più antico cinema italiano ancora in esercizio. Inaugurato il 15 dicembre 1905, venne realizzato dall'architetto Luigi Bellincioni. Il 19 ottobre 1906 vi venne realizzato il primo esperimento di sonorizzazione di pellicole da parte del professore Pietro Pierini dell'Università di Pisa, brevettato dalla Fabbrica Pisana di Pellicole Parlate sotto la dizione ‘Sistema elettrico per sincronismo di movimenti’ e, dopo averne migliorato il funzionamento, come ‘Isosincronizzatore’.

Per il primo film sonoro, Il cantante di jazz, si dovette però aspettare il 1927. La tecnica venne perfezionata ulteriormente nel 1930, creando due nuove attività, il doppiaggio e la sonorizzazione che provocarono un terremoto nel mondo del cinema. Fino ad allora, infatti, la maggior parte degli attori venivano dal teatro, e anche quelli che non avevano esperienza teatrale mutuavano il loro modo di recitare dai colleghi "professionisti", di cui copiavano la tecnica.

Per capire l'impatto dell'avvento del sonoro, bisogna tenere presente che la tecnica di recitazione teatrale è studiata per permettere a tutti gli spettatori, anche a quelli molto lontani dal palco, di capire chiaramente le azioni, le emozioni e gli stati d'animo dei personaggi rappresentati.

Per ottenere questo, tutti i gesti e le espressioni sono enfatiche, ampie, molto caricate: nei film invece, dove la macchina da presa è a pochi metri dall'attore e addirittura spesso ne inquadra solo il volto (primo piano), una gestualità tanto esagerata è superflua. Nei film muti questo non era un vero problema, perché permetteva di sopperire alla mancanza di suono; ma con il sonoro e l'effetto della musica che sottolinea le emozioni e le situazioni, il modo di recitare teatrale classico diventava innaturale e perfino ridicolo.

Molti grandi attori del cinema muto non seppero adattarsi, e scomparirono dagli schermi tornando al teatro o ritirandosi a vita privata: quasi tutti oggi sono stati dimenticati.

 
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