![Foto di equipoA](getmedia.php?4or%60zo%26mo%7DKg%60w_gh%60%7De%7C%3F%27100%3C40%3A%278580k%25laem-ktaetgocpupxaikz%2789%27%3B%05kmcnmgjgx%7B%27ek%2Fne%7Col%05j%20)
IL RITORNO DEI CIP6 e
il gioco linguistico
Un accorato appello
di padre Alex Zanotelli riporta a galla la discussa questione dei contributi
Cip6 ("contributi alle fonti di energia assimilabili alle energie
alternative") che i cittadini italiani pagano per le energie
rinnovabili (maggiorazione del 6% del prezzo dell'elettricità pagato dai
consumatori finali) secondo quanto stabilito nel lontano 1992 dal Comitato
Interministeriale Prezzi (CIP). Il Governo Italiano s’impegnava ad acquistare
energia dai produttori ad un prezzo superiore a quello di mercato e, attraverso
i Cips6, agevolare le stesse a riorientare la loro produzione verso le energie rinnovabili,
in primis, solare ed eolico.
L'anno scorso lo Stato ha ottenuto circa 3 miliardi di euro accumulati in un fondo da ripartire
poi a fine anno attraverso bandi pubblici. Il 31 dicembre scorso l''ex presidente del
Consiglio Prodi ha firmato il decreto per sbloccare il fondo con una destizione
precisa: la gara per la costruzione di inceneritori, nello specifico per
terminare i lavori dell’inceneritore di Acerra (costruito nel territorio più
inquinato d'Europa) e dare il via a quelli di Santa Maria La Fossa e Salerno (in costruzione dal 2000), al centro delle polemiche della questione rifiuti di
oggi. Il bando di gara, indetto piú volte negli anni dall'allora commissario
straordinario Pansa, è sempre andato deserto per il ritiro delle uniche due
ditte che si erano presentate: la A2A
(la potente municipalizzata di Brescia e Milano) e la Veolia (ex-Vivendi), la più
potente multinazionale dell'acqua al mondo che gestisce anche i rifiuti
(seconda al mondo in questo settore).
I piú importanti scienziati e studiosi italiani hanno da subito fatto notare che la direttiva Europea (2001/77, decreto attuativo n°387/2003) che vincoló l’Italia negli investimenti per le energie rinnovabili non ammetteva
che gli stessi Cips6 fossero girati alla costruzione di inceneritori che, smaltiscono
l’accumulo dei rifiuti bruciandoli ma, al contrario, non restituiscono energia
bensí le tanto temute nano-particelle tossiche (il 30% di ció che è contenuto
nei rifiuti smaltiti). L’economo ambientale Guido Viale e padre Alex hanno
dialogato a lungo, durante tutte le trattative per la finanziaria 2007 e poi
per quella 2008, facendo notare che la direttiva Europea parlava di "energie
rinnovabili" ma la riformulazione della norma Italiana ha aggiunto
l'estensione "o assimilate". Un termine che ha creato un
effetto boomerang in un’iniziativa attraverso la quale l’Italia avrebbe davvero
potuto farsi baluardo Europeo dell’eco-sostenibilitá e dell’investimento verde.
Sul reale significato dell'aggettivo "assimilate" e sui
criteri per l'identificazione delle energie "assimilate alle
rinnovabili", non è mai stata fatta chiarezza, con la conseguenza che
il 75% dei 40 miliardi di euro raccolti con i Cip6 è stato utilizzato per
produzioni energetiche tutt'altro che "rinnovabili". Dopo i
vari richiami sia dall’Europa che dagli ingegneri ambientali, la Finanziaria 2007
stabilí quindi che i contributi sarebbe andati solo a quegli impianti
“autorizzati”. Sfortunatamene anche il termine autorizzati ha rivelato essere un gioco linguistico “a doppio
taglio”. In Italia esistono da decenni impianti autorizzati ma mai realizzati
che aspettavano che, solo un sottile gioco di parole, sbloccasse una situazione
economicamente interessante per tutti.
I Cip6 corrispondono
a circa 60€ in piú pagati da ogni cittadino Italiano in un anno e l’Unione
Europea ora ha appena dato un ultimo out
out al nostro governo per risolvere la situazione dei rifiuti e
dell’inquinamento ambientale. L’appello del prete comboniano è chiaro: le
energie rinnovabili son rimaste al punto di partenza rispetto alla direttiva in
questione e l’ex presidente Prodi non ha commissariato tutti quei comuni che
non hanno raggiunto il 35% di raccolta differenziata come previsto dalla
finanziaria di quest'anno. Al contrario ha riaperto le porte a un’azienda come la Veolia, che ha avuto la scorsa settimana sei dirigenti di Acqualatina, l’azienda che gestisce l’acqua
in tutto l’agro-pontino (49% della Veolia), arrestati a Latina? Rifiuti e acqua
ormai non si distinguono piú, le multiutilities inglobano tutto. Insomma, i soldi per
gli inceneritori ci sono e finiscono agli attori di sempre a prescindere da
arresti ed indagini ma, per educare e agevolare i cittadini alla raccolta
differenziata in casa e alle municipalizzate per quella “porta a porta”, no.
Erika Gerardini
Inviato da: Triskelle
il 02/05/2008 alle 10:47
Inviato da: Kimue
il 18/04/2008 alle 16:45
Inviato da: Triskelle
il 18/04/2008 alle 01:00
Inviato da: Kimue
il 01/04/2008 alle 12:54
Inviato da: ele_e_nora
il 21/03/2008 alle 18:32