KiPiu ComunicaArea Kipiu dedicata a progetti e comunicazione |
PRESENTAZIONE:
IL COLLETTIVO KIPIUNEHAPIUNEMETTA vuole creare un'informazione libera, dar spazio ai movimenti e alle vertenze territoriali.
Il collettivo realizza arte e attraverso l'arte vuol comunicare un MESSAGGIO giusto e reale.
SABATO 5 APRILE - ARTISTI PER IL BANI COMUNI
Roma-San Lorenzo, Baffo della Gioconda
- Notizie dall'Italia e notizie dai Sud del Mondo
- Spazio ecoEsolidale
- approfondimenti
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- Notizie del Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua
- eventi da non perdere
- comunicati stampa;
- notizie dal sud del mondo e notizie locali;
- denunce e punti di vista;
- info sulle associazioni amiche, le loro iniziative e gli eventi;
- gli sviluppi del progetto KI+EcoEsolidale a cura di Paoletta
- i programmi delle serate Kipiu 2007/2008
KIPIUNEHAPIUNEMETTA APRE LE PORTE AI REDATTORI
KIPIUNEHAPIUNEMETTA comunica il 2008
Dopo le soddisfazioni ottenute nel 2007, il nuovo anno porta Kipiu ad aprire le porte del proprio Blog a nuovi redattori.
Vogliamo che tutti possano dare un contributo sia alla conoscenza sulle tematiche del Blog, sia al dibattito che costituisce la linfa vitale per la creatività dei nostri Artisti.
Per scrivere sul Blog, inviare una mail a comunicazione@kipiu.org.
Grazie
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http://blog.libero.it/lavitasullaterra/ Tempo fa in occasione di un viaggio in medio oriente restai stupito nel vedere che quella che i libri di storia descrivono come la fertile pianura della Mesopotamia , la culla della nostra civiltà, dov’è nata l’agricoltura irrigua e la pastorizia ora è uno sterile deserto! Il centro e il sud dell’Irak è ora una terra desolata arida e quasi improduttiva Cos’è successo? E’ il risultato di millenni di eccessivo sfruttamento.: la desertificazione. La deforestazione che espone il terreno agli agenti atmosferici è la prima causa, seguono la pastorizia eccessiva , Lo sfruttamento agricolo intensivo, l’irrigazione che provoca la satinizzazione del terreno ( mesopotamia ), la perdita di biodiversità fa si che gli ecositemi collassino per i cambiamenti climatici. Nel bacino mediterraneo, nelle sue isole e penisole, in Siria, Libano, Mesopotamia, Palestina, Arabia e Nordafrica, i luoghi delle più antiche civiltà, dove gli scavi archeologici rivelano città una volta circondate da una natura rigogliosa, ricche di campi e giardini fiorenti, risultano ora abbandonati e seppelliti dalle sabbie. Il processo di desertificazione ha avuto una costante progressione a partire da 6000 anni fa; si è accentuato con l'era industriale e ha raggiunto dimensioni catastrofiche negli ultimi 50 anni.Il continuo degrado ambientale non è dovuto a cause naturali e climatiche, ma alla pressione indiscriminata operata sulle risorse naturali La desertificazione divora la terra in Africa e nei Paesi in via di sviluppo, come Asia, America Latina e Caraibi, e' ormai indubbio che anche Stati Uniti, Australia ed Europa sono vittime di questa peste climatica. Nel nostro continente sono Italia, Grecia, Spagna e Portogallo i Paesi maggiormente colpiti. E in Italia il fenomeno minaccia il 27% del territorio nazionale. L’ONU sostiene che un terzo della popolazione della Terra, circa due miliardi di persone, sono potenziali vittime della desertificazione dei campi, e già nei prossimi anni si potrebbe assistere alla migrazione di 50 milioni di persone dalle aree a maggior rischio. "È imperativo che politiche efficaci e pratiche agricole sostenibili vengano realizzate per arginare e invertire il declino delle regioni aride", ha detto Hans van Ginkel, sottosegretario generale dell'ONU e rettore dell'UNU. "Alcune forze della globalizzazione, mentre si sforzano di ridurre la disuguaglianza economica ed eliminare la povertà, stanno in realtà contribuendo a peggiorare la desertificazione. Fra queste vi sono per esempio alcuni perversi sussidi agricoli." Nel 1872, il deserto nel mondo occupava il 14% delle terre emerse potenzialmente atte allo sfruttamento (escludendo la tundra e le regioni polari dove è di fatto impossibile l'agricoltura) e nei successivi ottanta anni, fino al 1952, un altro 21% è andato perso, giungendo al 35%. Durante gli ultimi venticinque anni si è verificato un aumento drammatico del 300% nel tasso di perdita delle aree, tanto che, nel 1977, più della metà (il 55%) di tutte le terre potenzialmente atte allo sfruttamento erano ormai desertificate. In media la perdita è stata di 175 milioni di acri all'anno negli ultimi venticinque anni: ogni cinque anni diventa cioè inutilizzabile una porzione di territorio pari alla superficie totale della Gran Bretagna. La coscienza del fenomeno della desertificazione è, presso i responsabili africani, ma anche tra gli studiosi occidentali, piuttosto recente. Ora abbiamo la popolazione del pianeta che cresce in modo esponenziale mentre le terre coltivabili diminuiscono con gli stessi ritmi, ma sembra che la cosa più importante sia far aumentare i consumi, far girare l’economia, aumentare il pil, a cosa serviranno le belle auto, gli abiti firmati, i campi di calcio e mille altre cose, quando non avremo più terre da coltivare? Secondo voi quale destino ci aspetta ? Wolf |
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