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On the road

Post n°54 pubblicato il 21 Agosto 2010 da kocise_g

La sua erre moscia e il suo accento emiliano mi hanno sempre ricordato
Francesco Guccini.
Ho conosciuto Folletto qualche anno fa nel forum di Mototurismo,
un ragazzone dal cuore
buono e nobile, un carattere sanguigno,
infiammabile come un fiammifero svedese,
pronto ad aiutare un amico e dalla lacrima facile.. 
"Folletto" è un ragazzo veramente speciale,
camionista nella vita e motociclista nell'animo. 

 

Non riesco a non associare Folletto a un altro amico,
quest'ultimo romagnolo, che non c'è più
se non nei nostri ricordi e nelle nuvole.

 

**********************************************

 

La telefonata di Folletto mi riporta indietro nel tempo: quando Ginoe mi chiamava e
mi diceva che sarebbe venuto nei "miei" territori per fare un giro..
sono veramente felice di passare due giorni con Davide e scorrazzare con lui
lungo queste strade e il mio racconto inizia proprio dalla fine,
da ieri sera con quel sole arancione che lentamente si nasconde dietro all'Ucka,
il monte più alto della costa istriana che separa Rijeka dal resto dell'Istria.

 

Quei riflessi che prima color oro e poi sempre più rossi che colorano
le poche nuvole nel cielo di viola e di rosa,
che si riflettono nel mare illuminandolo con una striscia incandescente
rendendo quasi bello anche lo smog che si alza
dalla ciminiera della raffineria di Rijeka e, come per contrasto,
da una caligine azzurrognola che avvolge i monti della costa dalmata,
dando loro quell'aspetto affascinante e inquietante di quei territori
che mi sono ancora in parte sconosciuti, il fascino di volerli esplorare
in un prossimo futuro con quel misto di curiosità e di timore per l'ignoto
che anima il viaggiatore che c'è in me, lo stesso ignoto di ogni giorno da vivere
con i dolori e le gioie che ci può riservare, ricordi di storie e leggende,
di orsi, lupi, cervi e caprioli.. e di campi minati... dall'idiozia umana;
di cui mi hanno raccontato amici che hanno percorso le strade del Velebit,
quell'altipiano è ora di fronte a me mentre con Davide stiamo percorrendo
gli ultimi chilometri che ci separano dal Krčki Most,
il Ponte di Krk che unisce quest'isola dalla forma di pagnotta al
continente, alla costa. Accelero perchè vorrei immortalare quel sole rosso
prima del casello del ponte, ma quando arriviamo l'orizzonte è solo illuminato
dagli ultimi raggi e quella grande montagna nasconde alla vista
la nostra stella più bella e brillante, cominciano le ore del potere della luna,
che splende a metà nella sua fase crescente.

 

Krk è un'isola "strana", la prima del Quarnero, anzi del Kvarner, 
quell'arcipelago di isole e isolette che caratterizzano questa costa dell'Adriatico
è forse una delle più grosse, sicuramente molto varia come vegetazione e
come aspetto del territorio. Noi siamo reduci da quella costa a sud est della città
che da il nome all'isola Krk (Veglia): Stara Baska, poche case in un paesaggio lunare,
sui monti pochi cespugli di timo, rosmarino e salvia e qualche piccolo arbusto,
la roccia di un candore leggermente rosato e il mare di zaffiro e smeraldo sono
la bellezza di questo posto; un luogo che testimonia quanto è violenta la Bora qui,
tanto violenta da aver reso questo angolo dell'isola simile al deserto, con quella
strada per arrivarci sempre più stretta, una mulattiera asfaltata e
aggrappata alla montagna, la lunga discesa per arrivare al mare, due alberghi,
ma ogni casa è un albergo, un campeggio, l'acqua limpida del mare dove si può
nuotare in compagnia dei delfini, un posto invaso dai turisti agostani, come del
resto tutta l'isola.

 

Proprio qui abbiamo appuntamento con una coppia di amici:
Lady Bollicine e il suo compagno Andrea, nei giorni scorsi mi avevano
chiesto delle "dritte" per la loro vacanza,
hanno seguito i miei consigli e mi sento contento e onorato vedendo
la loro soddisfazione. Ma c'è una piacevole sorpresa: hanno fatto amicizia
con un gruppetto di Bikers che arrivano dalla Lombardia:
Diomede (un ragazzo napoletano trapiantato a Milano dove fa il tramviere)
Lilli la sua compagna e altri due di cui non ricordo i nomi:
uno è il loro Prospect e l'altro lo chiamerò "Rally"
visto che correva i rally, appunto, in auto.

 

Fermarci con loro a pranzo e mandare all'aria tutti i nostri programmi
è veramente una cosa che non ha prezzo. Ma è proprio questo il bello:
fare programmi e poi mandare all'aria tutto,
pensare a stare bene con sè stessi e con gli altri, ci saranno altri giorni,
altre strade, nuovi sogni e realtà a stupirci.

 

Il pomeriggio trascorre in allegria tra giri di birre e di grappe, al nostro
tavolo si alternano altre persone forse richiamate dalla nostra
esuberanza e dalle cose che diciamo, ad un certo punto una ragazza di Vicenza
si offre di scattarci una foto di gruppo, lei è con una sua amica,
e proprio lei dirà che assomiglio a Platinette senza capelli... bleah.

 

Le ore volano, come sono volate quelle di ieri quando con Davide
abbiamo fatto un giro completamente diverso: verso Nord, seguendo prima l'Isonzo
e poi su per una strada impervia tra i monti, per raggiungere il Lago di Bohinj
(nota linguistica: l'acca seguita da una vocale si legge come il nostro "ch",
se è seguita da una consonante si legge come la nostra "c")

La strada che ho scelto è la più difficile e ripida ma è anche la più spettacolare,
la percorriamo con cautela il fondo è accidentato con buche e sassi, viscido di foglie,
ne faranno le spese un gruppo di "smanettoni" cecoslovacchi che ci superano,
poco dopo li troviamo fermi, uno di loro è caduto per fortuna
senza gravi conseguenze tranne un bello spavento e qualche danno alla moto,
questa volta è andata bene... per fortuna.

 

Dopo Bohinj è la volta di Bled e il suo castello, un tuffo nella storia e sulla vita
di questi posti nel medio evo, oltre al panorama stupendo:
"vedi Davide, il padre dice al figlio, un giorno figliolo tutto quello che vedi sarà tuo"...
il figlio da una pacca al padre sulla spalla,
ma così violenta che il padre cade dagli spalti del castello...
"anche oggi è un giorno, babbo"...
mentre risuona il vaffanculo urlato del padre che cade..
io e Davide ci sganasciamo dalle risate oggi, ma questa è anche storia...
il nostro viaggio prosegue verso l'Italia, a Tarvisio facciamo una sosta ai laghi di
Fusine in Valromana, mentre inseguiamo le nuvole come fossero
i nostri sogni,
nuvole che avvolgono le rocce e i ghiacciai del Triglav,
o la quasi desolazione delle Cave del Predil, ormai archeologia industriale,
vecchie miniere di ferro  abbandonate da tempo, un aspetto spettrale ingentilito
dall'omonimo lago, panorami mozzafiato e storia, monumenti a eroi, a guerre,
alla gente che è morta lavorando o combattendo. Un castello, una miniera,
un fortino francese, una fortezza austriaca, simboli di vita e di morte,
mentre i laghi, gli alberi, l'Isonzo allo stadio torrentizio che scorre
in uno stretto orrido e i monti, un'isola e il mare sono i gioielli di una Terra
veramente aspra e gentile, spazzata dal vento e riscaldata dal sole,
coperta di nuvole, pensieri e speranze di due amici che corrono lungo queste
strade che entrano nel cuore come un abbraccio di amanti..
come l'abbraccio delle radici degli alberi della Foresta di Tarvisio,
un abbraccio dei figli alla Madre, dei sogni alle speranze, della vita alla morte.

 

in due giorni abbiamo percorso tanta strada, ci siamo riempiti
gli occhi di bello, abbiamo riso e forse anche pianto...
sognando i prossimi giri, i prossimi incontri, i prossimi amici.

 

Lady Bollicine e Andrea
Diomede, Prospect e Folletto
Rally e Lilli
Lago di Bohinj
il lago di Bled
radici
il Vrsic
Cave del Predil
il Lago del Predil
l'Isonzo
la Fortezza Kluze
l'orrido dove l'Isonzo si nasconde
Fusine: il Lago Superiore
... e il Lago Inferiore

 

 
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