Creato da Massimiliano_Kosovo il 20/10/2005
Racconto del mio anno di servizio civile in Kosovo

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« Il Kosovo senza RugovaLa morte di Milosevic »

Gli ultimi degli ultimi: gli zingari di Mitrovica

Post n°51 pubblicato il 05 Marzo 2006 da Massimiliano_Kosovo

Ciao a tutti!

Scusate se non scrivo ormai da un bel po' di tempo, ma il tempo sembra volare sempre piu' velocemente.Qui di seguito un articolo da me scritto per il "Nostro Giornale" di Gavi.

Gli ultimi degli ultimi: gli zingari di Mitrovica.

Dopo la morte di Rugova ci sono stati alcuni giorni di confusione e spaesamento a livello politico, però, quasi inaspettatamente, è stato individuato in modo veloce il successore: questi è Fatmir Sejdiu, collaboratore per lunghi anni di Rugova e persona apprezzata sia all’interno del Kosovo sia all’estero per i suoi metodi moderati ma risoluti. Lo shock per la morte dell’amato presidente non è ancora superato, ma sembra che ci sia stata una reazione positiva e convinta, alla vigilia dei negoziati che stanno per iniziare a Vienna.

Intanto, mentre il mio lavoro a Pristina continua in modo interessante, trovo sempre più importante per me approfondire la storia della Jugoslavia, delle sue guerre degli anni 90 e delle sue conseguenze, ancora ben visibili oggi. Durante una conferenza all’UNDP (Agenzia ONU per lo Sviluppo) alla quale ho partecipato, ho avuto la possibilità di venire a conoscenza di una delle pagine più tristi e meno note della guerra nel Kosovo, trascurata dai media e dall’opinione pubblica. La storia, che nella sua drammaticità e insensatezza sembrerebbe essere una fiction, è invece verissima e lascia senza parole.

Negli anni prima della guerra, tra il 1991 e il 1999, i Serbi commettono violenze e i gli Albanesi le subiscono in modo non-violento fino al 1996, cercando di resistere con le armi (tramite l’UCK) a partire dal 1996. In Kosovo, però, esistono anche  altre minoranze; tra questi vari gruppi di zingari. Uso la parola “zingari” come termine generale (derivante dall’inglese “Gypsies”) che include diversi clan e caste: i gruppi principali sono i Rom, gli Ashkalie e i cosiddetti “Egiziani”. Sarebbe troppo lungo e complesso spiegare nel dettaglio l’origine, la storia e lo sviluppo di ognuno di loro, ma è importante evitare il luogo comune secondo il quale gli zingari sono tutti uguali: essi hanno lingue, storie e culture profondamente diverse. Sotto la dominazione di Tito, gli zingari vivono in buone condizioni: tutti hanno diritto alla casa e all’istruzione, molti hanno mestieri di buon livello (dottori, giornalisti, professori, ecc.). Negli anni che precedono l’intervento della Nato gli zingari vengono a volte usati come mercenari dai Serbi per “operare” contro gli Albanesi. Nel 1999 scoppia la guerra, i Serbi vengono sconfitti e seguono mesi di caos e anarchia, durante i quali una frangia estremistica di Albanesi decide di vendicarsi di tutti i torti subiti, bruciando non solo le case dei Serbi, ma anche quelle degli zingari (ben 13.000). I soldati Nato stanno a guardare…

Come conseguenza, decine di migliaia di persone scappano all’estero. Per chi rimane, comincia il vero inferno. I Serbi, come già visto, vivono nelle enclaves, isolati dal mondo. E gli zingari? Per loro, vengono costruiti vari campi “temporanei” da parte dell’UNRHC (l’Agenzia dell’ONU per i rifugiati). Tra questi, vi sono i campi di Zitkovac, Cesmin Lug e Kablare, nel nord del paese, vicino a Mitrovica. Questi campi sono stati costruiti in aree tossiche, precedentemente usate per la lavorazione industriale del piombo. Già nel 1999 le Organizzazioni Non Governative, specialmente quelle del settore medico, avevano sconsigliato la scelta di tali terreni. “Ma no, perché?” è stata la risposta “in fondo sarà solo per 45 giorni!”. Così furono costruiti, nel novembre del 1999, e 500 persone vi andarono a vivere. Adesso, all’inizio del 2006, quelle persone sono ancora lì: i 45 giorni sono diventati sei anni e si è consumata una grande tragedia. Infatti, quei terreni rossastri sui quali sono stati posti i prefabbricati del campo erano veramente tossici, molto tossici. E i bambini zingari, come tutti i bambini dl mondo, hanno cominciato a giocare, a toccare, a saltare, a buttarsi per terra. Purtroppo, si sono anche avvelenati silenziosamente, insieme ai loro genitori. Gli anni passano, i sintomi diventano evidenti, le persone cominciano a morire. Gli zingari chiedono aiuto, nessuno li ascolta. Per ironia della sorte, si comincia a parlare del problema solo nel 2001, quando ad alcuni poliziotti dell’ONU che avevano fatto jogging vicino ai campi viene riscontrato un elevato livello di piombo nel sangue. Per gli zingari si accende la speranza che finalmente ci si accorga di loro. Invece no: viene posta una rete di separazione, ai poliziotti viene detto di andare a correre da un’altra parte. Passano di nuovo gli anni e la situazione peggiora. Nel 2004 l’Organizzazione Mondiale per la Sanità analizza la situazione ed ordina l’immediata evacuazione dei campi; arrivano finanziamenti tedeschi e irlandesi per la costruzione di nuove case per loro. L’ONU prende tempo, troppo tempo: siamo nel 2006 e non è ancora stato fatto niente. I soldi ci sono, ma la scusa ufficiale è che mancano i terreni adatti per la costruzione. Mentre le persone che guadagnano migliaia di euro al mese fanno le loro riunioni inutili, la gente muore. Fino ad adesso sono morte 27 persone, la maggior parte bambini. Decine sono gli zingari con un livello di piombo nel sangue talmente alto da suscitare l’interesse medico e scientifico: nessuno credeva che si potesse vivere con tanto piombo addosso. Ma è questa vita? Dalle interviste riportate in un libro emergono storie agghiaccianti: i bambini nascono malformati, non imparano a parlare, non riescono a camminare, perdono la memoria, vomitano in continuazione, perdono i capelli, hanno i denti tutti storti, hanno gli occhi rossi, come iniettati di sangue. I genitori sono disperati e anch’essi malati. Cercano aiuto, cercano di scappare, ma non hanno soldi e nessuno darebbe mai loro un lavoro. Hanno ormai perso le speranze, ma si appellano disperati alle organizzazioni, cercano cure negli ospedali, lottano per imporre il loro diritto alla vita. Alcuni aiuti arrivano, ma manca il passo fondamentale: l’evacuazione di questi maledetti campi. Le madri abortiscono in tutti modi pur di non mettere più al mondo figli già malati, che non vivranno mai neppure un giorno come dei bambini normali.

Ho visto foto di bambini che mi hanno colpito quasi in modo fisico…Mi sono sentito impotente, il senso di rabbia mi bruciava dentro. Eppure sono poi tornato a casa e mi sono addormentato, così come i superpagati dell’ONU, così, come alla fine, si addormentano anche gli zingari nei loro campi. La differenza è che con il loro livello di piombo nel sangue, molti di loro si augurano di non svegliarsi mai più, per non ricadere il mattino successivo nella loro non-vita da incubo.

Questa è, purtroppo, una storia vera. Spero con tutto il cuore di poter scrivere, nei prossimi mesi, che i campi sono stati evacuati e che vengono prestate cure mediche efficaci. Ma non ho molte speranze: tutti pensano ai negoziati per il futuro del Kosovo, a chi interessano gli zingari?

 

 

 
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