Creato da l84aura il 18/11/2009

il glob solitario

che raccoglie informazioni. conoscetemi per come sono no per quello che appaio.

 

il bianco

Post n°66 pubblicato il 10 Marzo 2010 da l84aura

guardare la neve mi rilassa. mi fa stare bene il suo bianco e mi da energia. però fa freddo

 
 
 

Il metodo gerson

Post n°65 pubblicato il 08 Marzo 2010 da l84aura

Il rosso oceano interno. Il Metodo Gerson

Dottor Howard Straus – tratto da “Scienza e Conoscenza”
Anno 9, I° trimestre 2010 - www.scienzaeconoscenza.it

Questo intervento è tratto dalla conferenza dell’autore alla Cancer Control Society (capitolo giapponese) del 25-26 luglio 2009. In esso spicca con chiarezza l’importanza di mantenere il sangue su un PH soglia ottimale alla sua stessa buona ossigenazione e a quella dell’organismo. Una cellula carente di ossigeno non è più in grado di differenziarsi iniziando il cammino dell’”indifferenziazione” o cancerosi.
Nel 1924, Otto Warburg (che in seguito sarebbe stato proposto due volte come candidato al Premio Nobel) fece l’interessante osservazione che le origini del cancro potevano farsi risalire alla ridotta capacità del torrente sanguigno di trasportare ossigeno. Senza ossigeno, le cellule perdono rapidamente ogni possibilità di sopravvivenza. Come reagiscono? Chiaramente, non è che il sangue smetta improvvisamente di trasportare ossigeno; piuttosto, la perdita della capacità di trasportare ossigeno è un processo graduale e non necessariamente continuo, a causa del quale gli effetti nocivi della privazione di ossigeno aumentano progressivamente.
Prenderemo inoltre in esame l’idea di Warburg (apparentemente sbagliata) secondo cui il deterioramento della capacità di trasportare ossigeno da parte del sangue, una volta cominciato, non può essere invertito.
La capacità del nostro corpo di mantenere un buono stato funzionale dipende da molte sue proprietà chimiche, elettriche e fisiche.

I globuli rossi
Il torrente sanguigno è il nostro “oceano” interno, il liquido che rifornisce ogni cellula dell’ossigeno e dei nutrienti necessari per sopravvivere, portando via, allo stesso tempo, i prodotti di scarto, in modo che il metabolismo non sia ostacolato o contaminato dalle tossine a cui siamo soggetti per il semplice fatto che viviamo in un ambiente imperfetto.
Le strutture che permettono al nostro sangue di trasportare ossigeno sono i globuli rossi, piccoli emisferi vuoti che assorbono ossigeno alla superficie e sono abbastanza piccoli e flessibili da riuscire a insinuarsi nei minuscoli capillari che li trasportano nei punti più distanti del sistema circolatorio. Tutti i globuli devono galleggiare nel siero separati dagli altri globuli, altrimenti possono “coagularsi” e perdere la loro indispensabile flessibilità (per non parlare del fatto che diminuirebbe la superficie utile per trasportare ossigeno).
Ogni globulo rosso trasporta in superficie una certa quantità di elettroni, i quali gli conferiscono una carica negativa. Il pH del sangue dovrebbe essere leggermente al di sopra di 7.0, il pH dell’acqua neutra; al di sotto di 7.0 siamo in ambiente acido, al di sopra in ambiente alcalino. Un pH leggermente alcalino, tra 7.35 e 7.40, è considerato ottimale per il sangue. I nostri processi fisiologici sono sensibilissimi a ogni minima variazione del pH, e il mantenimento dei valori corretti è definito “omeostasi”. Se uno solo dei valori ideali (concentrazione chimica, acidità, viscosità, temperatura, volume, etc.) varia anche di pochissimo, la nostra sopravvivenza è a rischio.
Se il pH del torrente sanguigno scende sotto 7.0, il sangue “diventa acido” e gli elettroni che allontanano i globuli gli uni dagli altri vengono meno.

Senza ossigeno
Sorge la domanda: «Cosa accade alle cellule del corpo quando non ricevono più ossigeno?». In molti casi, le cellule prive di ossigeno per lunghi periodi semplicemente muoiono. Decomponendosi, creano ancora più acidità, facendo scendere ulteriormente il pH. Alcune cellule, invece, per sopravvivere “cambiano marcia” e passano a uno stato in cui non hanno bisogno di ossigeno per creare energia. Lo stato sano e normale della cellula è quello del metabolismo “ossidativo”, in cui l’ossigeno e i nutrienti vengono utilizzati per creare energia (ATP) e sopravvivere, funzionare e riprodursi. Altrimenti lo stato privo di ossigeno a cui passano, detto “fermentativo”, sottende, per creare energia, il processo molto meno efficiente della glicolisi. In tale stato, anziché produrre energia, acqua e anidride carbonica, le cellule producono quantità minime di energia e acido lattico, il quale diminuisce ulteriormente il pH circostante.
Poiché producono molta meno energia che nello stato ossidativo (solo circa il 7%), le cellule in stato fermentativo possono soltanto scindersi e crescere, scindersi e crescere, anziché contribuire all’efficienza del corpo. Esse non sono più cellule “differenziate” dei muscoli, dei nervi, delle ossa o dei grassi, con un’utile funzione all’interno del corpo; sono diventate cellule “indifferenziate” o cancerogene. È importante capire che le cellule cancerogene non sono nemici che vengono dall’esterno. Esse rappresentano il tentativo disperato da parte di alcune cellule di sopravvivere anche quando non ricevono abbastanza ossigeno per un metabolismo sano. Dire che stiamo “combattendo il cancro”, quindi, rappresenta un fraintendimento totale: il “cancro” è solo il tentativo disperato delle nostre cellule di restare vive! Combattere contro di esse, in realtà, vuol dire combattere contro noi stessi.

Acqua salata
Molti libri e documenti che abbiamo consultato per studiare questo fenomeno affermano senza ombra di dubbio che il cancro non può sopravvivere in ambiente alcalino. Provate a immaginare cosa accade a un pesce sano di acqua salata se viene improvvisamente messo tra le chiare, fresche acque di un lago: i suoi organi interni, perfettamente funzionanti nell’acqua salata, nel nuovo ambiente si deteriorano e muoiono. La stessa cosa accade alle cellule cancerogene quando l’ambiente acido in cui prosperano diventa alcalino. Dunque, mantenere il nostro ambiente interno a un pH ottimale di 7.35 dovrebbe prevenire il cancro, e persino invertirlo! La chiave per prevenire il cancro sta nel non lasciare mai che il pH del corpo scenda al di sotto di 7.35, se possibile.

Ci sono cibi e cibi
Ora dobbiamo tornare al punto di partenza e scoprire perché i sistemi corporei non sono riusciti a espletare la loro funzione principale.
Scopriamo che i cibi che mangiamo, le scelte alimentari che compiamo più volte al giorno, hanno effetti notevoli sull’equilibrio acido/base del nostro torrente sanguigno. Ci sono cibi che creano e mantengono un sano ambiente alcalino, incoraggiando la circolazione dell’ossigeno nel nostro sangue, mentre altri creano e rafforzano un pericoloso ambiente acido. Questi non sono necessariamente cibi che risultano acidi o alcalini al gusto o alla misurazione, nella loro forma naturale: i limoni, per esempio, nonostante la loro acidità, quando vengono metabolizzati (digeriti), creano alcali nel nostro corpo. È la natura chimica del residuo (le “ceneri”) rimanente dopo che l’alimento è stato metabolizzato a determinare se un alimento crea alcalinità o acidità.
Quando mangiamo prodotti vegetali, in genere, le ceneri rimanenti dopo che il nostro corpo “brucia” il carburante creano condizioni alcaline. All’altro estremo, quando consumiamo e metabolizziamo prodotti animali – per esempio pollo, pesce, bistecca, maiale, uova e latte (proteine animali) – le ceneri restanti tendono a creare acidità, a causa dell’elevato contenuto fosforico degli alimenti. Il fosforo delle ceneri si combina con l’acqua del nostro corpo, creando acido fosforico.
Se mangiamo sempre alimenti che creano acidità, senza bilanciarli con alimenti che creano alcali, costruiremo e manterremo per le nostre cellule un ambiente acido, quindi anaerobico (privo di ossigeno). Questa condizione, come ha fatto notare Warburg, favorisce il cancro. Possiamo vedere i risultati della succitata sequenza nello stato di salute della popolazione degli Stati Uniti, dove il consumo di carne e di alimenti animali è maggiore che nel resto del mondo: l’incidenza dei tumori, negli Stati Uniti, è oggi di una persona ogni 2.3, e aumenta sempre di più.
T. Colin Campbell, PhD, il più insigne nutrizionista degli Stati Uniti (e forse del mondo intero) ha analizzato i rapporti tra proteine animali e cancro in uno studio condotto nelle Filippine. In certi casi, riducendo l’assunzione di proteine animali, la crescita del tumore s’invertì.

Un genio della medicina
Il dottor Max Gerson, il famoso medico tedesco definito dal suo amico premio Nobel Albert Schweitzer “Uno dei più importanti geni della Medicina mai esistiti”, scoprì che facendo seguire ai pazienti una dieta strettamente vegetariana, eliminando dall’ambiente tutti i fattori noti come cancerogeni e “inondando” il corpo di nutrienti vegetali bio-disponibili, essi rispondevano in modo molto positivo dopo appena una settimana o meno! La circolazione migliorava, il trasporto dell’ossigeno era ripristinato e il sistema immunitario tornava ai compiti che gli erano propri, ovvero: proteggere il corpo dalle infezioni e dalle cellule anomale, e ricostruire le strutture danneggiate. Si tenga presente, per favore, che uno degli importanti effetti di una dieta strettamente vegetariana è il rapido ripristino del giusto livello di pH nel sangue, e quindi della sua capacità di trasportare ossigeno, o ciò che Warburg riteneva impossibile!
Dopo un anno e mezzo-due, la terapia dietetica di Gerson, unita a una potente disintossicazione del fegato, può invertire e riparare i danni provocati da una vita di scelte nutrizionali inadeguate, invertire un tumore avanzato, ricostruire i sistemi di organi danneggiati e ripristinare una salute duratura. Per esempio, uno dei pazienti del dottor Gerson, William Schickel, cominciò la terapia Gerson all’età di 32 anni, mentre stava morendo per un linfoma avanzato e incurabile. Guarito, ha avuto una lunga vita produttiva ed è morto solo qualche mese fa, a quasi novant’anni.
Ebbene, la Terapia Gerson è chiaramente molto di più che un insieme composto da dieta vegetariana, succhi e clisteri disintossicanti al caffè.
Nel mondo di oggi il cancro è diventato molto diffuso a causa del modo in cui mangiamo; degli inquinanti chimici che immettiamo continuamente nell’aria, nell’acqua e nel cibo; del fatto che le piante crescono su suoli carenti, con fertilizzanti artificiali e pesticidi velenosi; dei farmaci tossici che prendiamo su prescrizione o agli angoli della strada; della mancanza di informazioni da parte delle istituzioni mediche, farmaceutiche, agricole e scientifiche sugli effetti nocivi delle loro pratiche redditizie, ma tossiche e dannose. Da quasi 100 anni, benché vi siano stati investiti centinaia di miliardi di dollari, la “ricerca” sul cancro ha accuratamente evitato di prendere in considerazione l’opera di Gerson e Warburg, che già da molto tempo l’avrebbe condotta a una cura efficace del cancro. È sufficiente considerare ciò per concludere che gli interessi commerciali delle agenzie mediche, farmaceutiche e governative non hanno nulla a che fare con la cura della malattia cronica, poiché nessuno si può arricchire raccomandando una dieta sana.
Sta ai singoli individui riscoprire da soli l’opera di chi ha svelato, nel corso dei secoli, i segreti della salute e della guarigione.

Box
I clisteri per sostenere il fegato
Uno degli elementi più importanti della Terapia Gerson sono i clisteri disintossicanti al caffè. Quando il corpo riceve una grande quantità di nutrienti, attraverso 13 succhi di frutta e verdure al giorno, appena spremuti, e tre abbondanti pasti vegetariani, l’ambiente interno del corpo diventa alcalino. Non solo le tossine accumulatesi tutta la vita all’interno delle cellule fuoriescono, ma le cellule maligne cominciano a morire. I residui di questi due processi devono essere trasportati dal torrente sanguigno, condotti al fegato e filtrati per essere espulsi. Ma il fegato di un malato di cancro è già molto compromesso e potrebbe essere sopraffatto dal carico addizionale di tossine e cellule cancerogene morte. Senza un adeguato supporto per espellere le tossine dal fegato, il paziente potrebbe cadere in coma epatico (del fegato) e persino morire. Nei primi stadi della terapia Gerson anticancro, sono necessari fino a cinque o più clisteri quotidiani di caffè, per favorire il deflusso delle numerose tossine dal fegato e dal tratto intestinale. Attenzione, per favore: il clistere di caffè non è finalizzato a svuotare il colon; il suo preciso compito è quello di far defluire le tossine dal fegato. È anche un potente analgesico, in quanto la tossicità è la causa fondamentale praticamente di ogni dolore cronico.

Scritto da:
Howard Straus
, nipote del Dottor Max Gerson, si è laureato al Massachusetts Institute of Technology (MIT), e attualmente vive a Carmel, in California. Da 20 anni si impegna per la terapia Gerson, come uno dei direttori del Gerson Institute, redattore capo del Notiziario Gerson Healing Newletter, Presidente del Cancer Research Wellness Institute e come editore di numerosi volumi e opuscoli sulla Terapia Gerson.
Ha negoziato la pubblicazione in 9 lingue del volume Healing the Gerson Way (Guarire con il Metodo Gerson, pubblicato in Italia dalla Macro Edizioni nel 2009) ed è l’autore di una biografia di suo nonno: Dr. Max Gerson: Healing the Hopeless, tradotto anche in tedesco.
Howard Straus ha tenuto conferenze in Tailandia, Malesia, Singapore, Giappone, Canada e in molte località negli Stati Uniti, ed è spesso ospite su programmi radiofonici che trattano il tema del benessere. E’ apparso sulla TV nazionale in Singapore e Colombia.


www.disinformazione.it

 
 
 

Rimirare il sole per nutrirsi

Post n°64 pubblicato il 08 Marzo 2010 da l84aura

Rimirare il sole per nutrirsi -
di Giovanni Gatti

L’umanità usa l’energia solare per far funzionare pannelli per il riscaldamento, meccanismi, recipienti ad energia solare… Allo stesso modo l’individuo può trasformare se stesso in una pentola solare. Il cervello e la mente sono i recipienti più potenti del corpo umano. La retina e la ghiandola pineale includono delle cellule fotoricettrici e come tali possono essere considerate argani fotosensitivi. Così come il regno vegetale si sviluppa grazie alla clorofilla e alla fotosintesi, che dipendono direttamente dal sole, similmente un qualche tipo di fotosintesi o fotoanalisi si verifica quando assimiliamo la luce del sole. E’ in questo modo che funziona quello che Hira Ratan Manek chiama il rituale scientifico del Surya Namaskar (comunemente conosciuto come saluto al sole). Attraverso il percorso dalla retina all’ipotalamo chiamato il tratto retinoipotalamico.

(nella foto Hira Ratan Manek, scopritore del fenomeno HRM)
Nel mio lavoro di ricerca e di pratica dell’auto-trattamento per la cura della vista imperfetta senza uso di occhiali studiando le pubblicazioni autentiche del famoso medico oculista americano William H. Bates (1860-1931) , sono arrivato a sapere che la luce del sole è fondamentale non solo per avere e mantenere una vista buona o perfetta, ma anche per la salute generale del corpomente.
Queste informazioni contrastano violentemente con i dettami della “scienza moderna”, della medicina di oggi, che impongono al paziente di difendersi il più possibile dai raggi solari, siano essi infrarossi, ultravioletti o “normali”, pena il rischio non solo di sviluppare tumori alla pelle, ma anche l’insorgenza di danni agli occhi, come cataratte, maculopatie, degenerazioni del vitreo, eccetera… Negli articoli pubblicati dal Dott. Bates si evince che lei curava, negli Anni Venti a New York, migliaia di pazienti affetti da vari tipi di difetti visivi, anche gravi come quelli sopra citati, grazie all’uso diretto della luce del sole. Come può essere possibile che lo stesso mezzo usato per curare e guarire allora, oggi è visto come un fortissimo pericolo? Nell’indagare le esperienze dei ricercatori moderni nel campo dell’impiego del sole come fonte terapeutica, ho scoperto l’esistenza di un “fenomeno” detto “The HRM Phenomenon” grazie al quale è possibile per l’Uomo raggiungere la guarigione mentale, fisica e spirituale, utilizzando direttamente la luce del sole quotidianamente, e pochi altri accorgimenti, durante un periodo di diverse settimane di pratica costante. Il maestro di questo antichissimo metodo, ora riscoperto e attualizzato, è un anziano signore indiano di nome Hira Ratan Manek, che va divulgando gratuitamente in tutto il mondo la sua esperienza di “meditatore del sole”, che gli ha consentito, oramai da sette anni, di diventare indipendente dal bisogno di alimentarsi di cibi solidi, nutrendosi direttamente della sola luce solare e di acqua. Le righe che seguono riportano un colloquio che abbiamo avuto con lui.
Che cosa è il “fenomeno HRM”?
Il “fenomeno HRM” è una “gestione della risorsa umana” [Human Resource Management] grazie alla quale è possibile guarire da ogni malattia fisica, mentale e spirituale attraverso un semplice metodo di meditazione quotidiana praticabile da tutti. Questo metodo non è nuovo, è antico di millenni, ed erapraticato in varie culture in tutto il mondo. Si tratta di imparare ad assorbire direttamente l’energia del sole, senza passare per fasi intermedia, come il cibo vegetale o animale. Solo così l’Uomo diventa veramente libero, di esistere senza avere la condanna di doversi procurare il cibo per la sua sussistenza.
HRM sono anche le iniziali del tuo nome, Hira Ratan Manek…
Sì, in India esse significano “diamante”, “rubino” e “smeraldo”.
Quando e perché hai iniziato ad interessarti a questo metodo, qui vissuto come una meditazione?
È successo nel 1962, mi trovavo nell’Ashram di Aurobindo, a Pondicherry in India, e la Madre (che non praticava questa tecnica) mi indicò la facile possibilità che ha il corpo umano di sfruttare direttamente l’energia del sole. Da allora cominciai a raccogliere tutte le informazioni possibili su questi argomenti finché dopo trent’anni, nel 1992, ho cominciato a sperimentare per tentativi ed errori e dopo tre anni sono riuscito a completare il processo: dal 18 giugno del 1995 non ho più avuto bisogno di mangiare. Oramai sono passati più di nove anni.
Che cosa hai letto in particolare, ci sono dei testi che spiegano questo fenomeno?
No, ho raccolto molti frammenti di informazioni relative al “rimirare il sole” [sun-gazing] nella letteratura vedica, gainista, egiziana, peruviana, messicana, dei nativi americani, europea… In tutte le culture millenarie si parla di come imparare ad utilizzare direttamente l’energia solare per guarire il corpo umano e per nutrirsi sena avere il bisogno di mangiare, oltre che per attivare i poteri inerenti al cervello umano che tutti noi abbiamo ma di cui ignoriamo l’esistenza, come la possibilità di navigare nello spazio, di vedere nel passato e nel futuro, eccetera.
Questa intervista continua su Scienza e Conoscenza n. 10...

 

Fonte: http://www.scienzaeconoscenza.it/articolo/rimirare-il-sole-per-nutrirsi.php

 
 
 

Vegetarismo

Post n°63 pubblicato il 03 Marzo 2010 da l84aura

PostHeaderIcon "Vegetarismo" - Prima parte

 

Di Wladimiro Lembo, esponente del Centro Italiano Ricerche !

                                                              VEGETARISMO_1_f4_05

 

VEGETARISMO_3_vegetarianiSecondo gli antropologi, originariamente, ovvero milioni di anni fa, gli uomini primitivi vivevano nelle foreste africane e, più propriamente, sugli alberi ed erano prede e non ancora cacciatori.  Per quanto riguarda l’alimentazione erano fruttariani/crudisti ma, a causa delle glaciazioni, buona parte delle foreste andarono distrutte, obbligando gli esseri umani a fuoriuscirne, riversandosi nella savana ed a nutrirsi di ciò che principalmente la natura offriva loro: la carne degli altri animali.  Non essendo però ancora in grado di cacciare, in quanto non avevano la forza o gli strumenti per poterlo fare, erano costretti a comportarsi come gli sciacalli, ovvero mangiavano i resti delle prede lasciate dagli animali carnivori/onnivoriBasta leggere un testo di anatomia comparata per comprendere che l’uomo non è né carnivoro, né come molti erroneamente credono onnivoro, perché la morfologia di questi ultimi è più simile ai carnivori  che  all’uomo.  Per cominciare, la nostra struttura dentaria è adatta a masticare ma non ad azzannare o a frantumare le ossa, i canini sono lunghi quanto gli altri denti e non sono a sciabola (che servono ai carnivori/onnivori per lacerare le carni), nella saliva degli umani c’è un enzima detto ptialina o alfa-amilasi che ha la funzione di iniziare la digestione degli amidi presenti nei cereali, nei legumi e in alcune verdure, per questo bisogna masticare a lungo, perché la digestione comincia in bocca, non a caso gli antichi dicevano: ”Prima digestio est in ore”, mentre, la digestione della carne, avviene direttamente nello stomaco, infatti i carnivori/onnivori non masticano, non avendo la ptialina ed inghiottiscono, più precisamente, l’uomo, come tutti gli animali che mangiano i vegetali, hanno i movimenti laterali della mandibola per ben triturare il cibo, mentre i carnivori/onnivori hanno solo i movimenti in verticale.  L’intestino dell’uomo è lungo circa dieci/dodici volte il suo tronco, cosicché i vegetali possono stazionare a lungo senza problemi, mentre i carnivori/onnivori, lo hanno lungo appena tre/cinque volte, perché la carne, nel calore di un apparato digerente, moltiplica i tempi di putrefazione sviluppando numerose sostanze tossiche quali: la cadaverina, la putrescina ed altre che affaticano enormemente il lavoro del fegato, dei reni e dello stomaco, predisponendoli ad epatiti, nefriti e tumori, quindi i residui devono essere eliminati al più presto e, per far ciò, si avvalgono anche di succhi gastrici venti volte più potenti dei nostri, per poter digerire ossa e carni crude e per far ciò hanno l’enzima uricasi che serve a sciogliere l’acido urico delle carni, infatti il traffico intestinale di un vegetariano è di 24 ore, mentre quello di una persona che adotta un regime ricco di carni è di 72 ore.  Inoltre l’animale carnivoro/onnivoro era anzitutto capace di raggiungere in corsa la preda ed una volta raggiunta, con una zampata affondava gli artigli e, subito dopo, le zanne, mentre per l’uomo tutto ciò era quasi impossibile da attuare anche perché le nostre mani e le nostre unghie erano troppo deboli ed adatte piuttosto a raccogliere i cibi che la natura ci offriva, infatti il pollice della mano è opponibile alle altre dita proprio per afferrare il cibo, così come facevano e fanno i nostri parenti più stretti: i gibboni, i gorilla, gli scimpanzè e gli urang tang, con i quali condividiamo il 98% del patrimonio genetico; di conseguenza, per catturarla, si è avvalso di espedienti tipo trappole e, per abbatterla, di semplici pietre e bastoni,  successivamente anche di asce, frecce, lance ed ancora più “recentemente” di fucili… e solo circa 10.000 anni fa, quindi in un periodo relativamente recente, ha cominciato ad allevare gli animali.  Anche per poterla mangiare l’uomo deve ricorrere ad un altro espediente, deve farla “frollare”, ovvero deve aspettare diversi giorni per poterla mangiare in quanto appena ucciso l’animale è troppo duro ma la putrefazione comincia subito e continuerà nell’intestino di chi la mangerà; deve cuocerla perché non è in grado con la sua dentatura di strapparla ed aromatizzarla perché il suo gusto, dal punto di vista organolettico, lo disgusterebbe, problemi che non toccano i carnivori/onnivori.  Alcuni pensano che è grazie alla carne che l’uomo primitivo ha cominciato a vivere più a lungo ma gli studi antropologici hanno dimostrato che l’allungamento dell’età è avvenuto dopo che da quadrupede è diventato bipede ed ha potuto innanzi tutto vedere molto più lontano, avvistando così più facilmente i nemici animali od umani e, successivamente, con le due mani libere è stato in grado difendersi più facilmente, sia utilizzando corpi contundenti, sia avvalendosi della scoperta del fuoco  grazie al quale poteva dormire non più all’ aperto, esposto alle intemperie ed agli animali feroci ma nelle grotte, avendo però l’accortezza di mantenere il fuoco sempre acceso davanti all’entrata.  Infine, nonostante che da milioni di anni l’Uomo mangi la carne, le sue caratteristiche anatomiche non sono cambiate e la nostra sensibilità non permetterebbe al 99,9% della popolazione di procurarsi la preda uccidendola con le proprie manie e siamo costretti a demandare questo triste compito a qualcuno che lo faccia per noi (cacciatori, macellai, pescatori),  mentre gli animali carnivori/onnivori non si pongono questo problema che riguarda la sensibilità e ciò che comunemente chiamiamo macelleria o mattatoio non sono altro che degli obitori ovvero “catene di smontaggio”, dove esseri pacifici vengono assassinati per far godere dieci centimetri del corpo umano, quelli che vanno dalla bocca alla gola, inquinando però tutto il resto del corpo fisicamente e mentalmente.  Che dire poi delle condizioni innaturali in cui vengono tenuti gli animali negli allevamenti industriali, dove vivono rinchiusi tra sbarre che ne impediscono ogni movimento, riempiti di estrogeni, sulfamidici, vaccini, cortisoni, antibiotici, erbicidi, ormoni, tranquillanti…, la carne contiene, inoltre, adrenalina (ormone autoprodotto sentendo le urla strazianti e l’odore del sangue di chi li precede nella sala di abbattimento, spesso squartati mentre sono ancora vivi  che, ad alte dosi, rimane nei muscoli come un veleno), acido lattico, colesterolo, trigliceridi, acidi urici, che finiranno nell’organismo di chi li mangerà favorendo l’insorgere di malattie (a detta anche dell’O.M.S., Organizzazione Mondiale della Sanità), come l’arteriosclerosi, il colesterolo, l’obesità, la gotta, la trombosi, l’ictus, il diabete, l’ipertensione, le malattie cardiache, l’ipertrofia renale, la stitichezza, i blocchi intestinali, enteriti ed enterocoliti, le varici, i tumori (in particolare ne sono colpiti lo stomaco, il colon, la prostata, l’utero ed il seno)… e la carne in scatola, per la conservazione, ha in aggiuntai nitriti ed i nitrati che sono già di per sé cancerogeni.  Inoltre da oltre venti anni, grazie a ricercatori giapponesi ed indiani è stato sfatato il mito delle proteine “nobili” della carne, in quanto è stato scoperto che, (combinandole tra loro, nella stessa giornata), le proteine estratte dai vegetali sono uguali a quelle della carne, con in più il vantaggio che non contengono grassi saturi che intasano le arterie ma, anzi, le puliscono.

(SEGUE SECONDA PARTE)

 

By: Centro Italiano Ricerche

 

Fonte: http://www.centroitalianoricerche.com/index.php?option=com_content&view=article&id=299:andromeda&catid=101:ambiente&Itemid=155

 

PostHeaderIcon "VEGETARISMO" - Parte Seconda

Di Wladimiro Lembo, esponente del Centro Italiano Ricerche !

                                                                               VEGETARIANI_15_eye_trick_vegetable_man

 

VERONESI_2Studi fatti su popolazioni vegetariane e non, hanno dimostrato che le prime hanno una vita media più elevata delle seconde di almeno sei anni e con una minor incidenza di malattie durante la loro esistenza, grazie ad un maggior numero di anticorpi (dati forniti dal World Cancer Research  Fund e dall’American Institute for Cancer Research).

Non a caso il prof. Umberto Veronesi (uno dei più importanti oncologi a livello mondiale ed ex Ministro della Salute) ed il premio Nobel per la biologia Renato Dulbecco hanno dichiarato che sono diventati vegetariani e consigliano questa prassi come misura dietetica antitumorale.

Per quanto riguarda la possibilità che anche i vegetali possano soffrire (fermo restando che dobbiamo pur mangiare per vivere), gli studiosi affermano che il sistema neurovegetativo delle piante è molto più semplice di quello degli animali e che di conseguenza anche gli stimoli negativi ne risultano più attenuati, infatti se ad un animale gli tagliamo un arto rischia di morire dissanguato e sicuramente (a parte la coda delle lucertole) non gli ricresce ma quando potiamo una pianta diventa più rigogliosa di prima.

VEGETARIANI_2_prigioni-vegetariane-americaInoltre per ottenere un chilo di carne bovina occorrono circa 16 kg. tra cereali e legumi con conseguente spreco di risorse alimentari; provate, infatti, ad immaginare per quanti giorni riuscirebbe a nutrirsi una persona se avesse solo un kg. di carne da mangiare e per quante settimane invece quella stessa persona potrebbe mangiare se si nutrisse di quei 16 kg. di cereali e legumi così sprecati e questo perché nell’animale, durante il processo di trasformazione, si ha una notevole perdita delle proteine e dell’energia contenute nei vegetali, dato che parte dei nutrienti vegetali serviranno solamente a sostenere il loro metabolismo ed a produrre tessuti non commestibili (tendini, ossa…) ed una parte verrà poi eliminata con le feci,  cosicché, per un allevamento di bovini messi in un ettaro di terra, si otterranno, in un anno circa 66 kg di proteine, mentre destinando lo stesso terreno alla coltivazione della soia, si potrebbero ottenere, nello stesso tempo, 1848 kg. di proteine, ovvero 28 volte di più!

Di conseguenza non è difficile intuire che paradossalmente distruggono più cereali e legumi i mangiatori di carne che i vegetariani!

Per non parlare poi dello spreco di acqua, perchè per alimentare solo quel kg. di carne si avrà bisogno (considerando che le stalle ed i mattatoi vanno lavati) di circa 18.000 litri di acqua potabile!, mentre ne bastano 180 per produrre un chilo di grano.

E’ stato calcolato che se tutti i terreni coltivati per dar da mangiare agli animali venissero riconvertiti per produrre cibo vegetale, il nostro pianeta potrebbe nutrire (distribuendolo uniformemente), una popolazione almeno cinque volte superiore a quella attuale (quindi circa trenta miliardi di persone), risolvendo così il problema della fame nel mondo, mentre purtroppo ogni anno vengono distrutti circa 300.000 chilometri quadrati di foresta per far posto agli allevamenti  di animali ed alla carta che dovrà servire per contenerne i resti cadaverici chiamati hamburger, contribuendo così anche al continuo aumento della desertificazione.

E che dire delle distruzioni di foreste per cedere il posto a mandrie di bestiame?!

VEGETARIANI_18Ogni anno in Amazzonia, considerato il polmone verde del mondo, centinaia di km quadrati di foresta viene abbattuta a  questo scopo da parte delle multinazionali della carne, costringendo anche i suoi legittimi abitanti, gli Indios ad arretrare continuamente e mandando squadroni della morte ad eliminare chi si rifiuta, triste sorte toccata qualche anno fa anche ad un americano che era ufficialmente considerato il loro ambasciatore presso le Nazioni Unite.

Che dire poi dell’uccisione di queste povere bestie?, fino a qualche hanno fa si dava loro una o più bastonate in testa per ucciderle e non sempre morivano subito, cosicché il taglio della gola spesso avveniva che erano ancora vive, ora questo trattamento si pratica ancora nei paesi poveri che non possono permettersi (per motivi economici) di finirle con un colpo di pistola come succede nei paesi occidentali ma, ugualmente, non sempre muoiono subito…

Occorrono sette calorie vegetali per produrre una sola caloria animale, questo vuol dire che sei calorie vanno perse e per ottenere un kg. di farina è necessario utilizzare circa 22 g. di petrolio, mentre per produrre un kg. di carne ce ne vogliono circa 193 ovvero circa 9 volte di più, inoltre gli allevamenti intensivi producono fino a tre tonnellate di liquami per ogni cittadino che, tramutandosi in gas metano, inquinano il sottosuolo e le falde acquifere e la cui evaporazione genera il 18% dei gas serra, (più di quelli prodotti dai trasporti!), tutto ciò è una delle cause principali delle piogge acide, dell’effetto serra e del buco dell’ozono! 

VEGETARIANI_16_agnelli1Spesso, in televisione, fanno vedere immagini provenienti dal terzo e quarto mondo di uomini, donne e bambini malnutriti od in procinto di morire (la fame nel mondo uccide circa 6.000.00 di bambini ogni anno!), peccato che non mostrino quasi mai gli immensi campi per la produzione di foraggio destinato agli animali allevati nei paesi ricchi o gli allevamenti, grandi centinaia di km quadrati, che pochi latifondisti miliardari hanno impiantato in quelle stesse terre (l’Etiopia dove c’è un’immane carestia è solo l’esempio a noi più vicino) per esportare l’alimento carneo e darlo in pasto all’uomo occidentale già ipernutrito e soggetto sempre più alle problematiche dovute all’ obesità, quindi chi mangia la carne contribuisce, anche se inconsapevolmente, alla fame dei popoli sottosviluppati!

La spinta per non mangiar più carne dovrebbe essere non solo salutistica, perché, in questo caso, se la si mangiasse solo due tre volte al mese, probabilmente non nuocerebbe più di tanto alla salute ma anche etica in quanto il 99% della carne che si mangia viene da allevamenti intensivi, ovvero prigioni dove gli animali non hanno spazio per muoversi e vengono alla fine assassinati, in pratica il vegetarismo non dovrebbe essere una dieta ma uno stile di vita etico.

In Italia, fino a tutti gli anni “Cinquanta”, l’alimentazione era prevalentemente a base di cereali, legumi, verdure e frutta, la carne si mangiava non più di una volta al mese (poco più il pesce) e, questo modo di alimentarsi, era famoso in tutto il mondo con il nome di “Dieta Mediterranea”, internazionalmente riconosciuta come la più salubre per l’organismo umano, tanto che malattie come l’arteriosclerosi, l’infarto, l’ictus, il diabete, i calcoli al fegato, l’artrite ed alcuni tipi di cancro erano molto rari; solo chi aveva tanti soldi mangiava carne in gran quantità, i ricchi, infatti, che si ammalavano spesso di gotta (malattia provocata da un accumulo di acido urico, generatrice di gravi infiammazioni articolari, che gli animali neutralizzano con l’enzima uricasi, che l’uomo non produce), ci tenevano a far sapere di avere quella patologia, perché simile malattia era segno di benessere economico (infatti era chiamata malattia dei Re!), naturalmente questa patologia è assente negli animali carnivori/onnivori.

(SEGUE PARTE TERZA)

 

By: Centro Italiano Ricerche

 

 
 
 

bla bla bla

Post n°62 pubblicato il 26 Febbraio 2010 da l84aura

ma perchè ricevo inviti a vedere "qualcosa" da qualcuno che è amico/a ma in realtà non è nella mia lista amici? ebbasta con sto spam tra l'altro non c'è enanche la possibilità di regolare ciò. mi son rotta anche di ricevere messaggi dalla tim.

 
 
 

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