Certo che ho il sale, basta avere la pazienza di lasciar seccare le lacrime. Dai, sto scherzando. Forse non sono un genio in cucina, ma so cucinare qualcosolina in più della cutuleta, quello che proprio non so da che parte iniziare è la pasta. Con i sogni invece sono bravissima e le cose che mi hai lasciato sul tavolo della cucina sono sogni. La “pelata”, che penso siano i pelati, ci metto dentro un dito e lo lecco, ha sapore di sole e di quei pomodori che mamma mi dava per merenda, mentre gli altri mangiavano i buondì e allora mi nascondevo per non farmi prendere in giro, solo dopo, molto tempo dopo, ho capito che ero io la privilegiata, la principessa di un mondo incantato. Una “una tazzina d’olio extra vergine d’oliva” e camminare nella falsa ombra degli ulivi, carezzando con lo sguardo le loro foglie così sottili da crederle aghi e i tronchi contorti che sono sculture di un artista con una fantasia smisurata. L’uliveto nella mia Isola ha sempre un muretto di pietre su cui sedersi per fumare una sigaretta guardando l’orizzonte incendiato dal tramonto in quell’ora del giorno che non vuole finire. Uno “spiccio d’aglio” e ne faccio una collana da appendere alla porta, ma non di questa casa, che nessuno capirebbe che non è scongiuro contro insistenti vampiri, ma atto d’accoglienza come nelle case bianche con le finestre celesti, come sono nell’altrove di mare dove andrò ad inventarmi altri giorni. E “quattro foglie di basilico” in quelle ci metto il naso e annuso il profumo dell’estate e dei giorni caldi, li stropiccio tra le dita fino ad assorbirlo dalla pelle, ADORO il basilico, anche il nome ha una sonorità colorata. Vabbè adesso metto su l’acqua per cuocere la pasta, spaghetti n. 5, tra venti minuti è pronto, cerca di essere puntuale, se no diventa colla. Ti aspetto. |