Un frutto ancora acerbo sull'albero che ha paura di appassire prima di cambiar colore il colore rosso che attrae che possa sfamare che infine darà luce un giorno ad un nuovo albero a nuovi frutti come la Madre lo indicò nel destino dei suoi figli.
Il mio seme ora galleggia solitario nella tempesta del tempo nella tempesta delle sue paure tra i dolori del dubbio e nel dubbio dell'origine del suo dolore.
Cullato nella sua incoerenza tra un silenzio benestante e la vitalità asfisiante delle voci. E quando il silenzio avvolge il desiderio di suoni amici chiama e quando li udisce sferzando sorrisi ricorda malinconico il silenzio.
Nella mente avvengono strani giochi di speranze dipinti a volte da tragedie. Per soddisfare il desiderio di sapere chi sei. E cerchi questa risposta nelle allucinazioni fantasiose di poter essere speciale e non comunemente sano come il resto. E quando il dubbio si ininua è come se una scintilla cade su un prato pieno di semi di pioppo. In un attimo l'inferno. Tutto si incendia, anche le poche lacrime che vorresti versare ora.
Vorresti volare e dare un senso a questo tuo precipitare.
Perchè è facile dimenticarsi di essere unici, come facile credere di essere soli.