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Post N° 43

Post n°43 pubblicato il 27 Gennaio 2008 da laDiabla







"voi che vivete sicuri
nelle vostre case tiepide,
voi che trovate tornando a sera
il cibo caldo e visi amici:
considerate se questo è un uomo
che lavora nel fango
che non conosce la pace
che lotta per mezzo del pane
che muore per un si o per un no.
considerate se questa è una donna,
senza capelli e senza nome
senza piu' forza di ricordare
vuoti gli occhi e freddo in grembo
come una rana d'inverno.
meditate che questo è stato:
vi comando queste parole.
scolpitele nel vostro cuore
stando in casa andando per via,
coricandovi, alzandovi.
ripetetele ai vostri figli..
...o vi si sfaccia la casa,
la malattia vi impedisca,
i vostri nati torcano il viso da voi..."

PRIMO LEVI "SE QUESTO E' UN UOMO"

ma l'orrore continua...e lo sgomento piu' grande è che, nonostante palesemente sia noto a tutti, si resta in silenzio e non si fa nulla per fermarli...e c'è qualcuno che ancora approva...
chi ha detto che l'inferno è altrove?

 

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Commenti al Post:
killerbee73
killerbee73 il 01/02/08 alle 21:26 via WEB
e pensare che l'inferno ce lo creiamo noi con le nostre stesse mani :-(
(Rispondi)
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Toglimi il pane, se vuoi,
toglimi l'aria, ma
non togliermi il tuo sorriso.

Non togliermi la rosa,
la lancia che sgrani,
l'acqua che d'improvviso
scoppia nella tua gioia,
la repentina onda
d'argento che ti nasce.

Dura è la mia lotta e torno
con gli occhi stanchi,
a volte, d'aver visto
la terra che non cambia,
ma entrando il tuo sorriso
sale al cielo cercandomi
ed apre per me tutte
le porte della vita.

Amor mio, nell'ora
più oscura sgrana
il tuo sorriso, e se d'improvviso
vedi che il mio sangue macchia
le pietre della strada,
ridi, perché il tuo riso
sarà per le mie mani
come una spada fresca.

Vicino al mare, d'autunno,
il tuo riso deve innalzare
la sua cascata di spuma,
e in primavera, amore,
voglio il tuo riso come
il fiore che attendevo,
il fiore azzurro, la rosa
della mia patria sonora.

Riditela della notte,
del giorno, della luna,
riditela delle strade
contorte dell'isola,
riditela di questo rozzo
ragazzo che ti ama,
ma quando apro gli occhi
e quando li richiudo,
quando i miei passi vanno,
quando tornano i miei passi,
negami il pane, l'aria,
la luce, la primavera,
ma il tuo sorriso mai,
perché io ne morrei.

Pablo Neruda
 

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