« surrealismoprimavera »

Post n°45 pubblicato il 05 Febbraio 2008 da laDiabla

quella sera marco guidava piano, doveva tornare a casa,
poche idee e molto confuse...come poteva essere successo? eppure doveva aspettarselo, gia' quando la vide per la prima volta....

un fascino mesto e silenzioso che non passa inosservato, lo sguardo languido e profondo, misterioso, con quel suo modo di muoversi e quei due seni sfrontati...
sapeva, sapeva che sarebbe successo...
gia' dalla prima volta, quando la prese quasi con prepotenza, dopo aver bevuto vino tutta la sera.
la desiderava sempre piu'.
fino a quando non rimasero soli...
bloccandola sulla tavola di legno, alzandole la gonna, quasi prepotente, strappandole con un solo colpo quelle esili mutandine, mentre lei fissandolo negli occhi si lasciava fare;
la possedette in piedi, lei appoggiata al tavolo.
le stringeva forte la carne, le cosce, per non farla scappare via...
e ancora la innondo' riempendola del suo liquido, della sua essenza...perchè voleva farla sua, fino a quel punto...la voleva...la voleva e basta.

e ora, dopo quella notizia... "ti ha tradito, l'ho vista io"...guida piano marco, pieno di rabbia e rancore...lo sapeva, lo sapeva dall'inizio.
e la immaginava con l'altro, nella stessa loro passione della prima volta e le altre a seguire, e piu' immaginava, piu'cattivo diventava il suo cuore...
cosa avrebbe fatto quando sarebbe tornato a casa?
..."la uccido"...la voglia di gridare...lei era una cosa sua e come tale doveva terminare.
la mente vaga in quell'incubo...il tradimento..
immagina marco, immagina di prendere una grossa mazza di legno e di colpirla, colpirla fino a farla cadere a terra, immagina mentre lei chiede pieta'...immagina il sangue schizzargli in faccia, immagina di distruggere tutto...eliminare tutto questo...
poi, come se la cosa fosse davvero successa, si inginocchia su di lei, ormai ridotta una poltiglia, e cerca di rimettere insieme le sue ossa, il suo esile corpicino, di riaggiustarne le membra...perchè nella rabbia, nelle lacrime e nella disperazione, capisce che senza di lei la vita non ha senso...
e cosi' che inizia a piangere marco, mentre guida piano...

"sei tornato tardi questa sera, cosa è successo?"
"nulla...c'era traffico..."
"la cena e' sul tavolo...io sono molto stanca...ti aspetto a letto"
e marco si siede a tavola.
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Commenti al Post:
associazioneamicobus
associazioneamicobus il 20/02/08 alle 18:11 via WEB
Ciao Sono Sasà il Blog Designer dell'Associazione Amicobus Invalidi Civili di Torino Ho deciso di metterti tra i nostri amici se vuoi fai altrettanto. Stiamo facendo promozione per farci conoscere.
(Rispondi)
De_Blasi.A
De_Blasi.A il 03/03/08 alle 17:13 via WEB
passo per un saluto e mi trovo a leggere una storia che sa di vita vera tremendamente vera, ciao da Antonio
(Rispondi)
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Toglimi il pane, se vuoi,
toglimi l'aria, ma
non togliermi il tuo sorriso.

Non togliermi la rosa,
la lancia che sgrani,
l'acqua che d'improvviso
scoppia nella tua gioia,
la repentina onda
d'argento che ti nasce.

Dura è la mia lotta e torno
con gli occhi stanchi,
a volte, d'aver visto
la terra che non cambia,
ma entrando il tuo sorriso
sale al cielo cercandomi
ed apre per me tutte
le porte della vita.

Amor mio, nell'ora
più oscura sgrana
il tuo sorriso, e se d'improvviso
vedi che il mio sangue macchia
le pietre della strada,
ridi, perché il tuo riso
sarà per le mie mani
come una spada fresca.

Vicino al mare, d'autunno,
il tuo riso deve innalzare
la sua cascata di spuma,
e in primavera, amore,
voglio il tuo riso come
il fiore che attendevo,
il fiore azzurro, la rosa
della mia patria sonora.

Riditela della notte,
del giorno, della luna,
riditela delle strade
contorte dell'isola,
riditela di questo rozzo
ragazzo che ti ama,
ma quando apro gli occhi
e quando li richiudo,
quando i miei passi vanno,
quando tornano i miei passi,
negami il pane, l'aria,
la luce, la primavera,
ma il tuo sorriso mai,
perché io ne morrei.

Pablo Neruda
 

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