LA FORMICA ROSSA

Indossa maglietta pro-Serbia: è squalifica!


Un nuotatore serbo vince l’oro nei 50 farfalla, si presenta sul podio con una maglietta pro-Serbia e viene escluso dalle competizioni. A Eindhoven, sede degli europei di nuoto, succede anche questo. Per la serie: quando tre parole possono creare un incidente diplomatico. Soprattutto se le suddette tre parole vengono esibite davanti alle tv di mezzo mondo: Kosovo è Serbia. Con la buona pace di tutti quelli che avevano cercato di tenere la politica lontana dal paradisiaco mondo sportivo. E di chi credeva che lo sport servisse ad abbattere muri, non a crearne di nuovi. Epilogo più che prevedibile: squalifica automatica per azione politica e Serbia che salta su tutte le furie. Credo che ci sia poco da dire in proposito. Il regolamento della Len, la federazione europea di nuoto, stabilisce a caratteri cubitali la squalifica per chiare azioni politiche. Fine della questione.Si dice sempre che gli eventi sportivi non debbano essere boicottati per motivi politici. Che una questione politica non possa e non debba bloccare i sogni di gloria di un atleta. Ed è giusto che sia così. Si dice che lo sport abbia il potere di abbattere muri, di superare ostacoli invalicabili, di trasmettere valori universali a chi lo pratica. Si dice anche che lo sport possa annullare ogni tipo di frontiera. Si dice, e io credo che sia ancora così, nonostante tutto. Ecco perché ritengo che questa squalifica sia giusta. Non per il regolamento in sé. Ma per tutto ciò che lo sport rappresenta. Perché una frase provocatoria rivolta ad una zona calda va contro tutto ciò che il vero sport dovrebbe insegnare. Perché quella frase non era un messaggio-progresso, né un invito al dialogo, né a cercare di migliorare le cose senza l’uso delle armi. Non voleva rendere il mondo migliore, un po’ più bello, un po’ più colorato. Era solo una provocazione, una inopportuna frase politica che nel suo DNA di tre parole aveva la chiara consapevolezza che avrebbe fatto parlare di sé.                                                                                                                             J.V.