Un blog creato da goccedirugiada_ddb il 23/07/2005

gocce di rugiada

favole e poesie di Donatella De Bartolomeis

 
 
 
 
 
 

DONATELLA DE BARTOLOMEIS

Donatella De Bartolomeis

Tel. 338.7780160
amorepsiche_1968@libero.it
anche su Facebook

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Sono nata il 07 luglio del ’68 nell’immensa luce di Salerno.
Sento ancora forte l’influenza del mare; il suo odore, i suoi colori, il suo rumore riescono a darmi tranquillità e forza al tempo stesso. E’ allora che la mia mente di gabbiano trova pace e soddisfazione.
Sono cresciuta nell’amore assoluto e disinteressato di genitori, stupendi ed unici, che hanno cercato di inculcarmi valori preziosi con l’esempio più che con le parole e di una sorella minore più matura e saggia di me.
Mi sono sposata a 24 anni con un uomo silenzioso e paziente che ancor oggi, dopo 13 anni, non riesce a comprendere la mia inquietudine. Roberto, l’uomo che mi ha donato quanto di più prezioso si possa avere: due meravigliosi bambini. Marco e Martina i miei piccoli-grandi amori. 
I
 miei scritti non hanno e non vuogliono avere alcuna pretesa letteraria; vorrebbero semplicemente regalare un’emozione, un frammento di sogno a chi li legge.

 

 
 
 
 
 
 
 

PREMI E RICONOSCIMENTI

Premio L'inedito
Finalista sez. poesia


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10° Concorso Internazionale di Narrativa “STORIE di DONNE” FENALC (SA)
Romanzo "Gocce di Rugi@da"

 
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Kriterion 2008
II classificata con la poesia "Una manciata di cielo

 

Foto di goccedirugiada_ddb 

 

Kriterion 2009
Segnalazione di merito per il romanzo "Fermati e respira"

 

Foto di goccedirugiada_ddb

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Premio "Narra il saggio"

ATTACCHI DI PANICO - Donatella De Bartolomeis

 
 
 
 
 
 
 

MANTRA

La dodicenne avellinese Martina Bruno
si aggiudica il primo premio del Concorso Onda d’arte

Foto di ass.amorepsiche

 

 Il primo premio della sezione libri editi è andato alla dodicenne Martina Bruno di Manocalzati (Av) con “Un mondo in bianco e nero”.

Hanno letto e interpretato i brani premiati artisti di assoluto rilievo: Giorgio Caprile, Simonetta Pozzi, Carla Marcelli, il Gruppo Teatrale “Quelli del mercoledì” coordinati da Silvana Ansaldo, Heera Franco Carola e Irene Ciravegna, con le allieve della sua Scuola “The Dance Studio”. Mario Mesiano ha presentato la serata.

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Le poesie e le filastrocche di Martina

 
 
 
 
 
 
 

SHIATSU

Diverse le attività di volontariato
Ama la  filosofia zen e  la cultura orientale

Diplomata in Shiatsu
Operatrice AIFS

Ha partecipato

Marzo 2007 AIFS – 6° congresso nazionale
La via del cuore e della trasformazione: Shiatsu  – Qi Gong - Meditazione

Maggio 2006 giugno 2006  IRFRI  - sede Pellezzano (SA)
Seminario Teorico-pratico di Bioenergetica

Marzo 2005 AIFS – 4° congresso nazionale
Dalle emozioni ai sentimenti: Shiatsu  – Yoga – Meditazione e  seminario di psicologia  a cura del dott. Masi della Sapienza di Roma

 
 
 
 
 
 
 

GABBIANI

2007 corso di bioenergetica

2010 corso di Floriterapia e Digitopressione emozionale

INTERVISTA

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Non so dove i gabbiani abbiano il nido,
ove trovino pace.
Io son come loro
in perpetuo volo.
La vita la sfioro
com'essi l'acqua ad acciuffare il cibo.
E come forse anch'essi amo la quiete,
la gran quiete marina,
ma il mio destino è vivere
balenando in burrasca.
(Cardarelli)
 
 
 
 
 
 
 

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Attività svolte x le aziende
Supporto nella ricerca e formazione di venditori e segretarie
Formazione venditori, segretarie e telefoniste
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Analisi delle azioni commerciali e pubblicitarie
Sviluppo del piano strategico
Organizzazione fiere ed eventi
Tecniche di affiancamento sul campo
CORSI
Corsi di formazione per venditori
- Tecniche di vendita (base e avanzato)
- Telemarketing
-Gestione del portafoglio
-Gestione del tempo
-La vendita in fiera
Corsi di formazione per segretarie
-Organizzare il lavoro
-Vendere di più accogliere meglio
-Customer Care
-Gestire il telefono

Corsi di formazione per manager
-La comunicazione come strumento di impresa
-Presentare con successo idee e prodotti
-Come gestire e fidelizzare i collaboratori

Corsi per la crescita personale
-Come conquistarsi un lavoro
-Affrontare e risolvere i problemi
-Imparare a conoscersi
-La via della felicità
-Riarmonizzazione Energetica Emozionale

 
 
 
 
 
 
 

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IL MIO MITO

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SE TU MI DIMENTICHI

Voglio che sappia
una cosa.

Tu sai com'è questo:
se guardo
la luna di cristallo, il ramo rosso
del lento autunno alla mia finestra,
se tocco
vicino al fuoco
l'impalpabile cenere
o il rugoso corpo della legna,
tutto mi conduce a te,
come se ciò che esiste,
aromi, luce, metalli,
fossero piccole navi che vanno
verso le tue isole che m'attendono.

Orbene,
se a poco a poco cessi di amarmi
cesserò d'amarti a poco a poco.
Se d'improvviso
mi dimentichi,
non cercarmi,
ché già ti avrò dimenticata.

Se consideri lungo e pazzo
il vento di bandiere
che passa per la mia vita
e ti decidi
a lasciarmi alla riva
del cuore in cui affondo le radici,
pensa
che in quel giorno,
in quell'ora,
leverò in alto le braccia
e le mie radici usciranno
a cercare altra terra.

Ma
se ogni giorno,
ogni ora
senti che a me sei destinata
con dolcezza implacabile.
Se ogni giorno sale
alle tue labbra un fiore a cercarmi,
ahi, amor mio, ahi mia,
in me tutto quel fuoco si ripete,
in me nulla si spegne n‚ si oblia,
il mio amore si nutre del tuo amore, amata,
e finché tu vivrai starà tra le tue braccia
senza uscir dalle mie.
(Neruda)

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Favola d'amore (Hesse)

Post n°85 pubblicato il 15 Ottobre 2006 da goccedirugiada_ddb

Appena giunto in paradiso Pictor si trovò dinnanzi ad un albero che era insieme uomo e donna. Pictor salutò l'albero con riverenza e chiese: "Sei tu l'albero della vita?". Ma quando, invece dell'albero, volle rispondergli il serpente, egli si voltò e andò oltre. Era tutt'occhi, ogni cosa gli piaceva moltissimo. Sentiva chiaramente di trovarsi nella patria e alla fonte della vita.

E di nuovo vide un albero, che era insieme sole e luna. Pictor chiese: "Sei tu l'albero della vita?".

Il sole annuì e sorrise. Fiori meravigliosi lo guardavano, con una moltitudine di colori e di luminosi sorrisi, con una moltitudine di occhi e di visi. Alcuni annuivano e ridevano, altri annuivano e non sorridevano: ebbri tacevano, in se stessi si perdevano, nel loro profumo si fondevano. Un fiore cantò la canzone del lillà, un fiore cantò la profonda ninna nanna azzurra. Uno dei fiori aveva grandi occhi blu, un altro gli ricordava il primo amore. Uno aveva il profumo del giardino dell'infanzia, il suo dolce profumo risuonava come la voce della mamma. Un altro, ridendo, allungò verso di lui la sua rossa lingua curva. Egli vi leccò, aveva un sapore forte e selvaggio, come di resina e di miele, ma anche come di un bacio di donna.

Tra tutti questi fiori stava Pictor, pieno di struggimento e di gioia inquieta. Il suo cuore, quasi fosse una campana, batteva forte, batteva tanto; il suo desiderio ardeva verso l'ignoto, verso il magicamente prefigurato.

Pictor scorse un uccello sull'erba posato e di luminosi colori ammantato, di tutti i colori il bell'uccello sembrava dotato. Al bell'uccello variopinto egli chiese: "Uccello, dove è dunque la felicità?".

"La felicità?" disse il bell'uccello e rise con il suo becco dorato, "la felicità, amico, è ovunque, sui monti e nelle valli, nei fiori e nei cristalli".

Con queste parole l'uccello spensierato scosse le sue piume, allungò il collo, agitò la coda, socchiuse gli occhi, rise un'ultima volta e poi rimase seduto immobile, seduto fermo nell'erba, ed ecco: l'uccello era diventato un fiore variopinto, le piume si erano trasformate in foglie, le unghie in radici. Nella gloria dei colori, nella danza e negli splendori, l'uccello si era fatta pianta. Pictor vide questo con meraviglia.

E subito il fiore-uccello cominciò a muovere le sue foglie e i suoi pistilli, già era stanco del suo essere fiore, già non aveva più radici, scuotendosi un po' si innalzò lentamente e fu una splendida farfalla, che si cullò nell'aria, senza peso, tutta di luce soffusa, splendente nel viso. Pictor spalancò gli occhi dalla meraviglia.

Ma la nuova farfalla, l'allegra variopinta farfalla-fiore-uccello, il luminoso volto colorato volò intorno a Pictor stupefatto, luccicò al sole, scese a terra lieve come un fiocco di neve, si sedette vicino ai piedi di Pictor, respirò dolcemente, tremò un poco con le ali splendenti, ed ecco, si trasformò in un cristallo colorato, da cui si irraggiava una luce rossa. Stupendamente brillava tra erbe e piante, come rintocco di campana festante, la rossa pietra preziosa. Ma la sua patria, la profondità della terra, sembrava chiamarla; subito incominciò a rimpicciolirsi e minacciò di scomparire. Allora Pictor, spinto da un anelito incontenibile, si protese verso la pietra che stava svanendo a la tirò a sé. Estasiato, immerse lo sguardo nella sua luce magica, che sembrava irraggiargli nel cuore il presentimento di una piena beatitudine.

All'improvviso, strisciando sul ramo di un albero disseccato, il serpente gli sibilò nell'orecchio:" La pietra ti trasforma in quello che vuoi. Presto, dille il tuo desiderio, prima che sia troppo tardi!".

Pictor si spaventò e temette di vedere svanire la sua fortuna. Rapido disse la parola e si trasformò in un albero. Giacché più di una volta aveva desiderato essere albero, perché gli alberi gli apparivano così pieni di pace, di forza e di dignità.

Pictor divenne albero. Penetrò con le radici nella terra, si allungò verso l'alto, foglie e rami germogliarono dalle sue membra. Era molto contento. Con fibre assetate succhiò nelle fresche profondità della terra e con le sue foglie sventolò alto nell'azzurro. Insetti abitavano nella sua scorza, ai suoi piedi abitavano il porcospino e il coniglio, tra i suoi rami gli uccelli.

L'albero Pictor era felice e non contava gli anni che passavano. Passarono molti anni prima che si accorgesse che la sua felicità non era perfetta. Solo lentamente imparò a guardare con occhi d'albero. Finalmente poté vedere, e divenne triste.

Vide infatti che intorno a lui nel paradiso gran parte degli esseri si trasformava assai spesso, che tutto anzi scorreva in un flusso incantato di perenni trasformazioni. Vide fiori diventare pietre preziose o volarsene via come folgoranti colibrì. Vide accanto a sé più d'un albero scomparire all'improvviso: uno si era sciolto in fonte, un altro era diventato coccodrillo, un altro ancora nuotava fresco e contento, con grande godimento, come pesce allegro guizzando, nuovi giochi in nuove forme inventando. Elefanti prendevano la veste di rocce, giraffe la forma di fiori.

Lui invece, l'albero Pictor, rimaneva sempre lo stesso, non poteva più trasformarsi. Dal momento in cui capì questo, la sua felicità se ne svanì: cominciò ad invecchiare e assunse sempre più quell'aspetto stanco, serio e afflitto, che si può osservare in molti vecchi alberi. Lo si può vedere tutti i giorni anche nei cavalli, negli uccelli, negli uomini e in tutti gli esseri: quando non possiedono il dono della trasformazione, col tempo sprofondano nella tristezza e nell'abbattimento, e perdono ogni bellezza.

Un bel giorno, una fanciulla dai capelli biondi e dalla veste azzurra si perse in quella parte del paradiso. Cantando e ballando la bionda fanciulla correva tra gli alberi e prima di allora non aveva mai pensato di desiderare il dono della trasformazione. Più di una scimmia sapiente sorrise al suo passaggio, più di un cespuglio l'accarezzò lieve con le sue propaggini, più di un albero fece cadere al suo passaggio un fiore, unanoce, una mela, senza che lei vi badasse.

Quando l'albero Pictor scorse la fanciulla, lo prese un grande struggimento, un desiderio di felicità come non gli era ancora mai accaduto. E allo stesso tempo si trovò preso in una profonda meditazione, perché era come se il suo stesso sangue gli gridasse :" Ritorna in te! Ricordati in questa ora di tutta la tua vita, trovane il senso, altrimenti sarà troppo tardi e non ti sarà più data alcuna felicità". Ed egli ubbidì.

Rammemorò la sua origine, i suoi anni di uomo, il suo cammino verso il paradiso, e in modo particolare quell'istante prima che si facesse albero, quell'istante meraviglioso in cui aveva avuto in mano quella pietra fatata. Allora, quando ogni trasformazione gli era aperta, la vita in lui era stata ardente come non mai! Si ricordò dell'uccello che allora aveva riso e dell'albero con la luna e il sole; lo prese il sospetto che allora avesse perso, avesse dimenticato qualcosa, e che il consiglio del serpente non era stato buono.

La fanciulla udì un fruscio tra le foglie dell'albero Pictor, alzò lo sguardo e sentì, con un improvviso dolore al cuore, nuovi pensieri, nuovi desideri, nuovi sogni muoversi dentro di lei. Attratta dalla forza sconosciuta si sedette sotto l'albero. Esso le appariva solitario, solitario e triste, e in questo bello, commovente e nobile nella sua muta tristezza; era incantata dalla canzone che sussurrava lieve la sua chioma. Si appoggiò al suo tronco ruvido, sentì l'albero rabbrividire profondamente, sentì lo stesso brivido nel proprio cuore. Il suo cuore era stranamente dolente, nel cielo della sua anima scorrevano nuvole, dai suoi occhi cadevano lentamente pesanti lacrime. Cosa stava succedendo? Perché doveva soffrire così? Perché il suo cuore voleva spaccare il petto e andare a fondersi con lui, con esso, con il bel solitario? L'albero tremò silenzioso fin nelle radici, tanto intensamente raccoglieva in sé ogni forza vitale, proteso verso la fanciulla, in un ardente desiderio di unione. Ohimé, perché si era lasciato raggirare dal serpente per essere confinato così, per sempre, solo in un albero! Oh, come era stato cieco, come era stato stolto! Davvero allora sapeva così poco, davvero allora sapeva così poco, davvero era stato così lontano dal segreto della vita? No, anche allora l'aveva oscuramente sentito e presagito, ohimé! E con dolore e profonda comprensione pensò ora all'albero che era fatto di uomo e di donna!

Venne volando un uccello, rosso e verde era l'uccello, ardito e bello , mentre descriveva nel cielo un anello. La fanciulla lo vide volare, vide cadere dal suo becco qualcosa che brillò rosso come sangue, rosso come brace, e cadde tra le verdi piante, splendette di tanta familiarità tra le verdi piante, il richiamo squillante della sua rossa luce era tanto intenso, che la fanciulla si chinò e sollevò quel rossore. Ed ecco che era un cristallo, un rubino, ed intorno ad esso non vi può essere oscurità.

Non appena la fanciulla ebbe preso la pietra fatata nella sua mano bianca, immediatamente si avverò il sogno che le aveva riempito il cuore. La bella fu presa, svanì e divenne tutt'uno con l'albero, si affacciò dal suo tronco come un robusto giovane ramo che rapido si innalzò verso di lui.

Ora tutto era a posto, il mondo era in ordine, solo ora era stato trovato il paradiso, Pictor non era più un vecchio albero intristito, ora cantava forte Pictoria. Vittoria. Era trasformato. E poiché questa volta aveva raggiunto la vera, l'eterna trasformazione, perché da una metà era diventato un tutto, da quell'istante poté continuare a trasformarsi, tanto quanto voleva. Incessantemente il flusso fatato del divenire scorreva nelle sue vene, perennemente partecipava della creazione risorgente ad ogni ora.

Divenne capriolo, divenne pesce, divenne uomo e serpente, nuvola e uccello. In ogni forma però era intero, era un "coppia", aveva in sé luna e sole, uomo e donna, scorreva come fiume gemello per le terre, stava come stella doppia in cielo

 
 
 
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EDIZIONI IL PAPAVERO - MARKETING D'AUTORE


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Marzo 2008  “Il dopoguerra a Mirabella Eclano. Il difficile cammino della democrazia” di Marisa Bruno edito dai Per Versi Editori di Grottaminarda (AV)

Marzo 2008  “Mirabella Eclano-viaggio attraverso le tradizioni del lavoro nella seconda metà del XX secolo” di Marisa Bruno edito dai Per Versi Editori di Grottaminarda (AV)

Novembre 2007 il romanzo breve “Il silenzio delle parole” di Ilde Rampino edito da Per Versi Editori

Novembre 2007  il romanzo breve “L’arcobaleno in bianco e nero”  di Claudio Cutolo edito dalla Delta3 Edizioni

 
 
 
 
 
 
 

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ROMANZO GOCCE DI RUGI@DA

Gocce di rugiada

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Lenta e decisa, così la favolosa storia d\'amore riesce a nascere e crescere per i protagonisti e per chi si avventura nella sua lettura. Imparare ad amare di nuovo, questo è quanto devono fare Luna e Pegasus e lo fanno in un maniera del tutto semplice ma vera, intensa. Ricominciare a fidarsi e a lasciarsi andare ai propri sogni e alle proprie emozioni. Il freddo fiato corto quando si cercano e sentono ardere il fuoco dentro, quando un semplice sguardo li lega per un soffio di tempo.
Amarsi fino in fondo pur non perdendo il rispetto per la famiglia e per la vita reale.
Scappare, evitare, trattenersi...ti fa sentire giovane e fortunato di poter amare ancora. Nonostante le accese scene di sesso la volgarità non fa parte del testo e la pulizia del discorso è padrona di questo libro.
Novità assoluta il racconto si sviluppa attraverso e-mail e se ciò che desiderava l’autrice Donatella De Bartolomeis era “regalare un’emozione, un frammento di sogno a chi lo legge”, il suo sogno si è realizzato in pieno. A otto mesi dalla presentazione del libro, che ora è in vendita presso le librerie, ancora arrivano numerose le e-mail e gli sms di chi, stimolato dalla lettura di “Gocce di rugiada”,  .ha riscoperto la capacità di lasciar libero di volare il proprio cuore

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IL DONO DI NATALE

Il dono di Natale



Prefazione

Ho letto tutto in un fiato il Dono di Natale, ed ho provato, giunta alla fine, il sottile desiderio di poter prolungare la piacevole e tiepida sensazione di benessere: il calore avvolge le membra e, soffusamente, aleggia nell�io e lascia pian piano penetrare stille concentrate di amore che, a m� di terapia, sviluppano dolci emozioni,
Dal buon sapore, il Dono di Natale, non il racconto di un sogno, non una favola per romantici; suggerisce, invece, un modo per interpretare la vita: vivere ogni momento, aprendo una finestra su se stessi, spalancata sulla realizzazione di sè, cui dedicare uno spazio atemporale che non priva gli altri della normale quotidianit�, avvincente o angusta, col peso di concrete responsabilità , vissuta nella consapevolezza di rinunce, abbandoni ed assenze. E, per scenario, quale connubio migliore se non la magia del Natale coniugata al dono magico delle emozioni vibranti, vissute positivamente, e non esasperate?
Anche il ritmo colpisce: non è affannoso, agitato; è espressione di un lento assaporare lo star bene, del gustoso piacere di una pietanza consumata in compagnia di quanti sono in sintonia con noi.
Il percorso narrato in questo racconto, ci spinge, dunque, a non� rifugiarci nei sogni, per sopravvivere, ma, piuttosto, ad interpretare il quotidiano in modo da non fingere più con se stessi nè con gli altri. In fondo la quadratura del cerchio non è difficile da realizzare: basta convincersi che esiste il modo per non rinnegare se stessi, per continuare a coltivare emozioni e passioni, senza farsi aggredire da voluminosi sensi di colpa o da irresolubili conflitti morali.
Il senso più giusto della vita sta nel non soffocare l'io che si nutre di passione, di emozioni, di armonia, per poter, così, affrontare meglio il divenire muto e silenzioso dell'esistenza.
Basta un gesto semplice : varcare la soglia del concreto e librarsi nella dimensione pura del vivere per riuscire ad essere quello che non sempre ci permettono di mostrare: anime alla continua ricerca della condivisione pura ed esaltante della verità vissuta sul filo delle emozioni

Matilde Della Sala

 
 
 
 
 
 
 

ANTOLOGIE

Teatro

Il doppio volto della superbia

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Donatella De Bartolomeis

Ha frequentato corsi di

- Dizione, Pronunzia, Lettura
- Laboratorio di teatro terapia

Ha condotto corsi di

- Teatralizzazione delle emozioni per bambini

Ha recensito

- Zoologia fantastica CLICCA

- Spoon River  CLICCA

- Alter Ego - CLICCA pag. 10

 
 
 
 
 
 
 

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Ho organizzato e presentato

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Un post al sole di Tina Galante CLICCA

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Sfumature di donna 2007  CLICCA

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