Post n°205 pubblicato il 26 Febbraio 2009 da lolitatu
le scarpette di latte blu
betta aveva scarpe bianche come latte. ma erano solo scarpe, erano solo piedini. betta voleva volare, ma non lo sapeva fare. betta voleva ali e zampette. un boa tutto pieno di piume ali e zampe e piume blu. il blu è un colore denso, pensava. non è un colore freddo, ci vai dentro nel blu. se fossi blu potrei volare. e intanto le sue scarpe bianche bisbigliavano ai sassi qualcosa di dolce come latte ammiccavano al suolo - sciocche scarpette - e i capelli si inzuppavano - complici - pesanti, zuccherini. e i passi si facevano pesanti, e i pensieri e le zampe e le ali.
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Post n°204 pubblicato il 28 Gennaio 2009 da lolitatu
il ragazzo lumaca è tutto il pomeriggio che ti ciucci le dita. ti ciucci le dita e poi mi sfiori la mano, oppure il maglione. ti ciucci le dita, mi guardi e asciughi le dita sul maglione. ciucci e sfiori, ciucci e asciughi. non dici e ti scusi. è tutto il giorno che ti scusi. succhi succhi gastrici da far riposare. dai aria ai tuoi pensieri, zig zag sul tavolo della cucina, sulla lana, sui libri di scuola. succhi i succhi usciti. e le tue parole non escono, non escono mai. a scuola ti prendono in giro e tu li tocchi, e lasci sul loro corpo parole di accusa un buongiorno la scusa e scie di lumaca. ti chiamano feccia e tu taci e la tua guancia si fa rossa e gonfia e la tua classe luccica di parole.
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Post n°203 pubblicato il 19 Dicembre 2008 da lolitatu
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Post n°202 pubblicato il 08 Dicembre 2008 da lolitatu
di plastica e gomma piuma teresa abbandonò mosè alle sue acque infilandolo in uno stivalino grigio di gomma. teresa aveva concepito il suo mosè davanti a denti di cavallo sorridenti, davanti a un corpo vuoto di donna gomma piuma. indossava un vestitino rosa, quella notte, e stivali grigi, di plastica. non pensava a quel che faceva, teresa, quella sera. mai avrebbe pensato di avere un corpo così avido, maledetto ghiottione. melissa si ammala di sabato, mai di venerdì. si ammala di notte, con le farmacie chiuse o semi chiuse, la domenica. il suo mosè avrebbe avuto occhi grigi, di plastica. o forse due bocche, da buon ghiottione, o i capelli biondi di melissa, o quell'aria timida che hanno i bambini. teresa aveva amato con leggerezza. più sesso, che altro. solo quella notte il suo corpo disarmato era stato un avido ghiottione, e la sua piccola vagina un pettinino di ferro. teresa aveva una vagina di plastica, con i denti tutt'intorno. sconosciuta, avida e ghiottiona. |
Post n°201 pubblicato il 13 Novembre 2008 da lolitatu
leggendo sylvia plath i miei bambini disegnano pance di mamma con il tappo della colla pritt. ci corrono intorno e le fanno rimbalzare. sono pance che ridono, con dentro i bambini. se m. avesse i piedi salterebbe fino al cielo, dice dodo l'uccellino, e subito si morde il becco. ma m. non ci fa caso e disegna una piccola faccia stramba con un collo lungo e un rosso papillon. si scorda delle mani e si scorda dei suoi piedi, ma ci mette tutti i suoi ricci, e gli occhi buoni, color nocciola. la pancia della mia mamma è il foglio bianco, mi dice. in controluce due piedi ballerini e mani che nuotano, leggere. |
Post n°200 pubblicato il 28 Ottobre 2008 da lolitatu
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Post n°199 pubblicato il 26 Ottobre 2008 da lolitatu
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Post n°198 pubblicato il 24 Ottobre 2008 da lolitatu
in ordine sparso prepara i gingilli la mia signorina, dita di seta. intesse ricami di carne su stoffa di seta. pace all'anima tua, alle tue lenzuola rosse di bambina. pace alla stoffa, alla tua trama leggera. l'angoscia va consumata, racconta il bambino, e riordina le lettere dall'uno al sette. beato il suo gesto compiuto incompiuto, la sua soluzione. signor medicina ponga un rimedio. un fallo di pongo da plasmare tuttotondo. fuori in cortile corre la donna dai piedi di piombo, rincorre il suo amore, lo chiama per nome. vito non sente. vita fuggita. si sciogliono una a una le sue dita. si sciolgono al caldo di un corpo di pongo, e vito vorrebbe dita di pongo. vorrebbe il riposo di piedi leggeri che dondolano e non rincorrono. vito maledice il suo nome e ogni responsabilità e le sue quattro lettere si alzano fino al cielo, su su, fino alla casetta dei gingilli. leggere come piombo, in ordine sparso. |
Post n°197 pubblicato il 11 Ottobre 2008 da lolitatu
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Post n°196 pubblicato il 03 Ottobre 2008 da lolitatu
il trenino |
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Colibrì (per Tess)
Fai conto che io dica estate
scriva la parola "colibrì",
la metta in una busta,
la porti giù per la discesa
fino alla buca. Quando tu aprirai
la lettera, ti riverranno in mente
quei giorni e quanto,
ma proprio tanto, ti amo.
Raymond Carver
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