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Post N° 404

Post n°404 pubblicato il 19 Febbraio 2008 da quotidiana_mente
 





Ieri era il compleanno del “piccolo”. Avevo acquistato il suo regalo all’inizio di gennaio, sulla scia dell’amore fraterno provato durante il soggiorno in Portogallo. Il regalo era stato acquistato così in anticipo che mi è sembrato giusto lasciarlo in giacenza assieme a quello di Rita, assieme a quello di Iris comprato durante il mio ultimo soggiorno parigino ormai un paio di anni fa, assieme a quello di Simona, ma quello è molto recente. E’ sempre così. O meglio, io sono sempre così. Mi sembra di avere tanto tempo a disposizione che, a volte, mi offro il lusso di sprecarlo.
Il compleanno ormai era alle porte ed io non avevo spedito il regalo. Mi serviva un’idea per compensare. Penso, ci ripenso e poi smetto. Qualche giorno prima, avevo comprato anche un pensiero per mia madre, uno per mio padre e recuperato un regalo di Natale che era in attesa di essere spedito da un paio di anni ad un nipotino. Per provvedere alla spedizione mi serviva una scatola, ma non volevo una volgare scatola delle Poste. Durante una passeggiata, ho trovato la scatola ideale. Perfetto, potevo spedire tutto quanto. Arrivata a casa, mi sono accorta che la scatola era troppo piccola. Spedizione rimandata, tranne che per il “piccolo”: il suo regalo entrava comodamente in una busta imbottita e decisi che tanto valeva iniziare dal principio. Ovviamente, la busta è ancora in attesa di essere spedita.
Domenica pomeriggio, ammiravo la bellissima scatola e si è accesa una lampadina in testa. O sopra la testa. Ho subito deciso che avrei messo lì le foto scattate durante gli anni dell’adolescenza che da qualche parte c’erano e sonnecchiavano in un’orrenda scatola di scarpe. Ho recuperato la vecchia scatola, spostando una tonnellata di regali accumulati e mai spediti, e mi sono messa a guardare le foto.
E’ stata un’esperienza illuminante: le foto con la giusta messa a fuoco sono rare, in compenso quelle dove mancano le teste sono una grande maggioranza, nemmeno fossi stata una degna erede di Robespierre. Ovviamente, non poteva essere colpa mia, ma dell’apparecchio che chissà come sia finito tra le mie mani, forse era un regalo trovato in qualche scatola di detersivo. Mi è sembrata, sul momento, l’unica spiegazione valida per tanta cialtronaccia fotografica. E’ sempre più comodo dare la colpa a qualcuno o a qualcosa piuttosto che ammettere i propri errori.
Ho iniziato a fare una cernita delle foto; ho preso gran parte di quelle dove era presente il “piccolo”, e con tutte le migliori intenzioni del mondo, le ho passata allo scanner per, in seguito, creare un album e mandarlo, dopo la mezzanotte, al “piccolo”. La mia intenzione era di farmi perdonare.
Quello che mi ha stupito è che le fotografie, dopo tanti anni, tendono al colore arancio, colore che mi piace ma che non ritengo adeguato per rappresentare dei momenti del passato, e si sono “ondulate” anche se “sdraiate” nella scatola. Lo stupore più grande è stato il ricordare esattamente il momento in cui sono state scattate le fotografie. Un po’ come salire in una macchina del tempo. Ho provato tenerezza per qualche foto, non per la bambina che ero, ma per come eravamo tutti. Passato il momento di nostalgia, ho iniziato il “lavoro”. Una volta ultimato, dovevo solo mandare il collegamento dell’album al “piccolo”, ma era troppo presto e non amo fare i regali in anticipo. Quando mezzanotte ha scoccato, mi sono limitata a mandargli un sms con la solita formula dovuta al caso. A quell’ora la mia fantasia si era già dileguata.
Ieri ho mandato il collegamento all’album e lui mi ha subito risposto dicendo che aveva apprezzato e che nessun regalo poteva essere più azzeccato. Non poteva, secondo me, dire diversamente. Ho continuato a mandargli sms di auguri, per fargli sentire la mia presenza. La sera, invece, l’ho chiamato. Abbiamo, ovviamente, parlato di quando eravamo giovani, belli, pieni di speranze per poi decretare che siamo ancora giovani e belli e sempre pieni di speranze che tanto quelle sono le ultime a morire.
“Sai che D. mi ha mandato un sms a mezzanotte?” e ci sono rimasta male, perché avevo anch’io mandato un sms a mezzanotte e lui nemmeno mi ringraziava. “Indovina cosa ha scritto sul suo sms?” Avrà scritto quello che scrivono tutti: buon compleanno oppure feliz aniversário, cosa altro avrebbe potuto scrivere D.? “Mi ha mandato un messaggio con la parola “auguri” ripetuta all’infinito”, ha detto il “piccolo”. E’ una parola che uso spesso, ho pensato, mi piace perché può essere usata in molte occasioni, praticamente una parola “passepartout”, e mi piaceva che persino mio fratello D. se ne fosse appropriato, ma conoscendolo bene, mi è venuto in mente che lo facesse per pura pigrizia.
Per andare alla posta c’è sempre tempo e domani è un altro giorno.



 
 
 
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