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Vita di ufficio... ma quella è un'altra storia...

 

 

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Quinto (e ultimo)

Post n°493 pubblicato il 01 Marzo 2009 da quotidiana_mente
 






Indossò la tuta protettiva, i guanti di lattice, le soprascarpe e la mascherina: ormai aveva deciso che si sarebbe presentata alla vecchina con la precisa intenzione di farle credere di essere un’operatrice della S.D. & D. (s’era inventata l’acronimo pensando ad una ipotetica Società di Disinfestazione e Derattizzazione). La vegliarda ci sarebbe cascata con tutte le scarpe. Scese i pochi scalini che la separavano dalla vecchietta; si fermò di fronte alla porta. Suonare o entrare? Non era una porta blindata a fermarla, sapeva esattamente come fare. Suonò. Pochi secondi dopo, la porta si aprì, come se fosse stata aspettata. La signora non sembrò per niente stupita, la squadrò da piedi a testa e disse: “l’immaginavo diversamente, meno minuta, ma va bene così.” “Ah sì?”, non trovò niente altro da dire anche lei stupita. Prego si accomodi, l’invitò la vecchietta. L’appartamento era veramente grazioso, arredato in modo sobrio, le montagne sembravano a portata di mano viste dall’immensa vetrata. Ero uno spettacolo davvero rilassante con tutto il bagliore dovuto ai riflessi della neve. C’era da rimanere senza fiato ad osservare tanta bellezza. Potrei eliminare tutti gli abitanti del condominio e venire a viverci io, perché lasciare tanta bellezza solo agli altri? Potrei lasciare la città e vivere praticamente da eremita qui su, perché no? In fondo, cosa ho da perdere? Iniziò a fare mentalmente un calcolo: era una strage, era troppo anche per lei. Sorrise, si girò e guardò la vecchietta. “Lei mi aspettava?” Chiese. “Sì”, rispose la vecchietta, “è lei che ci dovrà accompagnare nel nostro ultimo viaggio.”

Ci? Un plurale? Come sarebbe a dire “ci”? Non ebbe tempo di formulare la domanda, la vecchietta parlava senza sosta. “Quando inizia a parlare, sfinisce chiunque.” Si ricordò della raccomandazione dell’amica. Cercò di cogliere qualche parola qui e lì, ma era difficile perché sembrava una mitraglietta, era un flusso continuo di parole che non prevedeva un’interruzione nemmeno per respirare o deglutire. Non si lasciò tramortire, si concentrò e cercò di capire.

“Perché Lucia ed io abbiamo pensato che lei ci potrebbe aiutare. Vogliamo andare senza lasciare tracce, vogliamo svanire nel nulla e per questo abbiamo bisogno anche del suo aiuto.”

Anche del suo aiuto?! E chi era questa Lucia? In breve riuscì a capire ben due cose: Lucia era la sua vicina, e cioè la suocera di Bet, la “mandante”. E lei, la vecchietta era niente popò di meno che… la madre di Bet! Per un istante riavvolse nella mente il nastro dei pensieri e non trovò traccia di citazioni in merito in nessuna delle conversazioni avute con Bet. “beh” si disse “avrà avuto i suoi motivi per non dirmelo” – “ad esempio la vergogna, o il timore di essere giudicata una becera matricida, oltre che un’infingarda accoppa-vecchiette.” Ma non era il momento di farsi certe domande: semmai era il momento di uccidere!

“Con Lucia abbiamo deciso di  lasciare questa valle, è da tanto che sogniamo il mare, lei ci aiuterà ad arrivare fin lì, vero?”. La vecchietta l’aveva confusa con una volgare agente turistica o forse un’operatrice immobiliare o una semplice accompagnatrice? L’idea di volere andare al mare in pieno inverno, le sembrò molto romantica. Pensò di aver sbagliato film: non era più un thriller ma tutto si trasformava in una mediocre commedia da teatrino di provincia. No, lei non poteva accettare un così repentino cambio di programmazione. Non ci poteva stare!

La vegliarda continuava a parlare. “Abbiamo incaricato il nostro vicino, che è poliziotto, di individuare una sistemazione degna di noi. Lui è sempre in giro e gli capita di andare oltre le montagne e cioè in Francia. Lui è così premuroso nei nostri confronti e ha trovato quanto desideravamo. Ci aveva garantito che sarebbe passata una persona per le ultime formalità. La immaginavo diversa, ma va bene così.”

Non era stupita, bensì del tutto tramortita da quell’improvviso colpo di scena. Niente era più come sembrava e lei si doveva adeguare a questi cambiamenti. L’omicidio da lei progettato, la perfezione del crimine, s’era dissolto come una nube spazzata dal vento di quelle Alpi, ridotto ad una mera operazione di trasloco! Che amarezza! Oddio, più che amarezza provava gioia mescolata a stupore, ma c’era anche la delusione per aver perduto l’occasione di poter finalmente provare a se stessa di essere una perfetta killer. “E vabbé” – pensò – “ci saranno altre occasioni, dopotutto il mondo pullula di vecchiette.”

Mentre pensava, ascoltando distratta il fiume di sciocchezze detto dall’anziana signora, si ritrovò in mano, delicatamente offertole dalla sua interlocutrice, un foglio scritto a mano. Lo lesse attentamente: “Cari Bet e Tonio, Lucia ed io abbiamo deciso di vivere i nostri ultimi giorni in riva al mare. Ci togliamo d’impiccio poiché siamo certe che voi due non abbiate più bisogno di due petulanti signore intorno. Noi siamo stanche del gelo perenne di queste valli e desideriamo asciugare le ossa in un luogo più adatto alla nostra veneranda età e ai nostri reumatismi. A dire il vero erano due anni che ci pensavamo ma l’affetto che proviamo per voi ci tratteneva. Poi abbiamo pensato che l’affetto non diminuirà se mentre voi vi godrete i vostri futuri giorni con molto più spazio da condividere con i vostri amici e con i nostri (speriamo) futuri nipotini, noi saremo sul terrazzo di una casa sul mare a goderci gli ultimi giorni di una vita meravigliosamente vissuta accanto a voi. Ma ora basta. Abbiamo lasciato gli appartamenti a vostra disposizione, come da documenti allegati. Non ci cercate, ci faremo vive. Forse. Prima o poi.” La lettera era firmata dalle due vecchiette. Oltre al manoscritto c’era tutto l’incartamento notarile, a dimostrazione che le due anziane non avevano lasciato niente al caso. Era tutto perfettamente in regola.

In fondo, poteva anche quello essere un ottimo piano. Valutò come far girare il vento a suo favore.

“Nessuna delle persone coinvolte ne farà parola, vogliamo sparire senza lasciare tracce. Lì dove andiamo, avremo tutto quello che ci serve per godere il tempo che ancora abbiamo a disposizione e che non è poco. Poi, se la nostalgia ci prenderà, potremo sempre fare una telefonata  o fare una visita, vogliamo solo il sole e il mare. Basta con questi lunghi inverni.”

Meditò per qualche secondo. Questa vecchietta la stava stupendo. Non ci fu bisogno di chiederle quale sarebbe dovuto essere il suo ruolo in questa fuga, perché la vegliarda disse: “Allora, giovinetta, pronta a scortarci e a guidare la nostra macchinetta fino a Nizza?”. “Sì sì”, rispose senza pensarci: non guidava un automobile da 10 anni ma se la sarebbe cavata procedendo lentamente, quasi fosse stato un nuovo esame di guida, con la differenza che assieme a lei non ci sarebbe stato quell’acido ispettore della Motorizzazione, ma due simpatiche anziane con un sacco di cosa da raccontare. E mentre aiutava le due signore a caricare il bagagliaio con le poche valigie, già pensava ai sapori dei formaggi francesi, del profondo fruttato del Borgogna e di quanto mare le avrebbe riempito gli occhi nelle ore successive…

Giunta a Ventimiglia, fermò la macchina, un po’ per sgranchirsi (e per liberare almeno per qualche istante le orecchie da quel continuo picchiettìo da chiacchiera che proveniva dal sedile posteriore), e per scrivere un biglietto che avrebbe poi imbucato in una cassetta postale dalla Francia.

 “Cara Bet, Missione incompiuta ma obiettivo raggiunto. Me ne vado al mare.”

 

Qualche giorno dopo su “La Voce del Cuneese”:

Un agricoltore di Colle di Tenda ritrova, in un fossato ai margini della Strada Statale 20, una Walter 32 canna lunga con silenziatore nuova, ancora racchiusa nella scatola originale. Gli investigatori credono provenga da una partita di falsi prodotti in Cina. I proiettili ritrovati erano a salve.”






 
 
 
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