Quotidianamente...

Post N° 465

Uno strillo leggero, ho guardato l’ora, non c’erano dubbi: erano i miei genitori. Solo loro chiamano intorno alle 22 per via dell’ora di differenza o perché pensano che io a quell’ora abbia finito di cenare. Alzo la cornetta, era mio padre.

- Olà minha querida filha.

- Olà, papà, tudo bem?

E iniziano i nostri surreali discorsi. Lui che parla, io che ascolto, lui che parla, io che annuisco.

- Ti devo dire un segreto.

- Se è un segreto non me lo puoi dire.

- Ma tu sei parte integrante della famiglia allora te lo dico, ma è un segreto e non lo dovrai ripetere.

Ed io mi chiedo a chi potrei comunicare un segreto che magari riguarda la moglie del vicino del parente che sta a dieci chilometri dello sperduto villaggio nello sperduto paese che s’adagia in riva all’oceano.

- Ci sei?

- Certo, papà. Dimmi.

- Tuo fratello ha chiesto la mano di S.

- Wow, che notiziona!

- Mi raccomando non lo dire a nessuno che è ancora segreto.

- Peccato, pensavo di attaccare un cartello all’ingresso dell’atrio per poter fare partecipe tutto il condominio.

- C’è poco da scherzare!

- Sono una tomba, papà, tranquillo.

- Ti passo tua madre, ma per poco che il telefono costa.

Come al solito, mi chiedo perché quando chiamano loro il tempo è sempre contato, invece quando chiamo io il tempo sembra infinito. Mah.

Mia madre mi parla del tempo, del freddo che non arriva e che invece serve per uccidere tutti i vermi ma soprattutto le talpe che le mangiano le radici delle piante in giardino.

Come sempre, immagino lunghe gallerie sotto il giardino di mia madre, vedo le talpe che scavano immensi cunicoli per andare a mangiare le radici delle rose e delle azalee di mia madre. Il quadro diventa apocalittico, perché mia madre mi descrive un giardino che sembra una trincea e mi viene da ridere, perché ci saranno le solite due – tre buche.

- Ti passo tuo fratello che domani tornerà in Francia.

Dico che richiamerò durante il week-end e le auguro che il freddo arrivi presto e uccida tutte le talpe. Lei precisa che il freddo, al massimo, uccide i vermi. Meglio, penso, così le talpe hanno la vita salva.

- Ciao sorellina!

- Ciao fratellone!

Se io sono la maggiore e lui l’ultimo, perché ci chiamiamo in questo modo?

- Uè fratellone, sai che ho saputo qualcosa di veramente segreto?

- Ma va?

- Sì, ho saputo che hai chiesto la mano di S.

- Meno male che era un segreto!

Sento voci sottofondo che si alzano, che si inalberano.

- C’è una qualche guerra in corso?

- No, tranquilla, i soliti missili terra – aria tra mamma e papà.

Le voci si fanno sempre più presenti. Sento distintamente mia madre che dice a mio padre: se è un segreto, è un segreto e non lo devi dire a nessuno! Mio padre che replica che io non sono nessuna ma SUA figlia e che dunque posso essere annoverata tra le persone in grado di custodire un segreto. Ma se è un segreto, è un segreto, ripete mia madre. Poi, mio padre si stufa e smette di parlare, mentre mia madre continua a borbottare.

- Sorellina hai scatenato una guerra!

- Scherzavo, figurati, sapevo che tu sapevi che io, ormai, sapevo!

Mi faccio raccontare da mio fratello (Il Piccolo) come sono andati i fatti. Come si è dichiarato… ma soprattutto chiedo a chi ha chiesto la mano, visto che S. essendo sua fidanzata da quasi due anni e che da qualche mese lui parlava di matrimonio.

Lui mi risponde che è andato dai genitori di lei e lì, ha ingoiato tutta la saliva che non aveva già più e si è buttato. Ha chiesto ai genitori la mano della figlia.

Immagino la scena. Immagino mio fratello tirato a lucido, lui che già è sempre lucido, l’immagino lì, davanti ai quei due genitori burberi e molto preoccupati per la figlia, a fare tutta una serie di domande alle quali mio fratello avrà dovuto rispondere nel migliore dei modi possibili.

- Ti assicuro, sorellina, che era più facile ripassare l’esame della maturità, oppure un qualche esame all’università. Avrò perso 10 kg in pochi minuti.

Chiedo della reazione dei genitori.

- Le solite cose: io vivo in Francia, lei in Portogallo, che futuro pensiamo di avere, se vogliamo figli, ma soprattutto dove pensiamo di andare a vivere. Perché loro non vogliono che la figlia si trasferisca ed io, per ora, non trovo lavoro qui anche perché lavorando in Francia non ho molto tempo per cercare un'altra occupazione per di più in un altro paese.

Già, le solite cose, suppongo.

- E la sorella di S. come l’ha presa?

E’ scoppiato a ridere, come solo lui sa ridere, una risata contagiosa, una risata che sembra voler, ogni volta, riempire il mondo di allegria. Mi piace come ride “Il Piccolo”, mi piace perché si sente che è una risata vera, che la sente. E’ bellissima.

- Ti chiamo durante il fine settimana e ti racconto.

- Ci tengo! Ciao, fai buon viaggio.

 Già, la sorella. E a questa sorella, che non conosco, dedicherò, prima o poi, un post, perché è tutta colpa sua se, ieri, mio fratello, Il Piccolo, è andato a chiedere, come si faceva una volta, la mano di S. la sua fidanzata, la sua futura sposa… chissà quando e chissà dove.