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Day 2

Post n°2 pubblicato il 08 Ottobre 2008 da vrpress
Foto di vrpress

Siamo pronti per un nuovo giorno nella “nostra” Dublino. Alessandra è un soldato. Perfetta, meravigliosa. Avete presente tutto quello che fa una donna in viaggio? Del tipo: fermate di 4 ore in un negozio per non comprare nulla, soste in bagno ogni 20 minuti, 50 minuti di trucco la mattina, e rotture varie?!??!

Tutto ciò, ho scoperto, non le appartiene e nonostante avesse tutti i diritti fisiologici di chiedermi qualche pausa, ha trottato con me in giro per mezza Irlanda senza mai un lamento, assecondando ogni mio movimento, ogni mia proposta, fosse anche la più idiota, mossa da un unico motore, Amore. La nostra prima mattina dublinese è di sole, siamo felici, carichi, nonostante io abbia dormito solo 3 ore. Decido di fare la mia prima full irish breakfast ed ovviamente opto per il miglior bar di Grafton street e forse di Dublino. Quattro piani di legno e divani imbottiti in stile old Ireland, con tanto di teatro al terzo piano. Brewely’s. Che meraviglia. La cameriera mi consegna la mia colazione: succo d’arancia, uova, pancetta, salsiccia, pomodoro, un grosso fungo, pane tostato e due sformatini che dice essere di pudding. Quello chiaro lo mangio interamente, quello scuro solo metà. Solo dopo, chiedo informazioni e vengo a sapere che si tratta di interiora di agnello, il pudding, mischiato con altre robacce, nel caso del nero, con sangue animale. La colazione specie se fatta intorno alle nove, ti basta anche come pranzo, il che ti permette di continuare a girare fino alla chiusura delle 18, per poi andarti a riposare in un pub. E’ quello che faremo in questo nostro secondo giorno.

Ripercorriamo la strada del giorno precedente, questa volta gustandoci qualche particolare in più, come la statua in ferro di Molly Malone, la venditrice di pesce resa immortale da leggende e canzoni irlandesi. Attraverso dame street arriviamo alla Christ church cathedral, insieme a san Patrizio, una delle due più grandi cattedrali gotiche della città. Non è cattolica ma visitabile ed all’interno troviamo il sarcofago di Strong Bow, il leader normanno che circa 1000 anni prima era sceso in Irlanda fondendo parte del suo carattere con quello locale, celtico. Siamo nel cuore medioevale della città, a due passi, l’antico castello.

Proseguiamo sempre diritto, superiamo cornmarket e poi thomas street per arrivare in circa mezz’ora di cammino (povera la mia cucciola) alle prigioni di Kilmainham. (Kilmainhan gaol). Ormai abbiamo capito che gli irlandesi non sono affatto fessi ed oltre alle antiche risorse locali, pastorizia, allevamento, agricoltura e pesca, da circa 30 anni la loro economia si fonda soprattutto sulla fortunata installazione di importanti compagnie internazionali che hanno puntato sulla dinamica e giovane Dublino e sopratutto sul TURISMO. Quindi non ci si deve sorprendere se ogni qualvolta si accorgono di avere una risorsa da sfruttare, (in questo sono davvero anglosassoni) non perdono tempo a metter su botteghino e guida turistica. Così è! e sulla storia sanguinosa che ad inizio secolo ha visto irlandesi contrapporsi ad irlandesi, fratelli contro fratelli massacrarsi spesso per questioni di lana caprina, oggi si regge parte dell’economia nazionale. La prigione cittadina dove fu rinchiusa la maggior parte degli eroi della rivolta di pasqua del 1916 (ed alcuni di essi fucilati vedasi in caso si desideri approfondire, i film “micheal collins” e il più recente “il vento che accarezza l’erba”) è oggi un museo nel quale sono state anche girate scene famose di alcuni film sull’Irlanda. La nostra guida, Marcus, uno spilungone biondo con problemi di digestione, ci porta in giro per la galera, facendoci visitare le celle e parlandoci delle sventurate storie di alcuni degli eroi che hanno permesso a lui di essere un cittadino libero di una repubblica e non un suddito della regina d’inghilterra. Marcus, bisogna ammetterlo, sembra saperlo benissimo, quasi si commuove nel raccontare la storia straziante di uno degli irish volounters che si sposò in prigione ed il giorno dopo venne fucilato. Ci chiede il massimo silenzio quando nell’area esterna, ci soffermiamo davanti alla bandiera irlandese, proprio davanti al muro dove tanti patrioti, sono stati fucilati. Visitiamo anche la cella di Eamon De Valera, una specie di sindacalista, abile affabulatore, non irlandese di origine, ma che da ribelle divenne presidente della repubblica irlandese fino al 1975, anno in cui è morto. Nelle librerie dublinesi si trovano molti libri interessanti sulla storia di De Valera, un personaggio controverso che comandò il governo provvisorio riconosciuto dagli inglesi nel corso della prima guerra mondiale. A rendere tutto questo possibile, secondo molti storici, un altro grande personaggio, Michael Collins, che si occupò di spionaggio ed attentati terroristici contro gli inglesi in Irlanda letteralmente mettendo in ginocchio il governo britannico ed aprendo le porte all’inizio dell’indipendenza. Anche in quel frangente, bisogna ammetterlo, gli irlandesi furono furbi. Erano settecento anni che cercavano di liberarsi dal gioco britannico e non ci riuscivano. Approfittarono della prima guerra mondiale ed ebbero ragione. Mentre Marcus parla ed io cerco di tradurre quello che posso nell’orecchio di Alessandra, penso che questo popolo ha una storia tutto sommato recente, eppure epica ed affascinante, che strabocca di patriottismo ed orgoglio, qualcosa di molto lontano dal modo bacchettone ed ipocrita tutto italiano di affrontare la storia. Siamo alla cosiddetta terza repubblica e non abbiamo ancora sviluppato un vero spirito nazionale.

Ma torniamo in Irlanda. Siamo nella prigione di kilmainham, Marcus, la nostra guida, ci racconta del freddo e dei disagi dei prigionieri, molti dei quali morivano per la fame ed il freddo. Al termine del tour, dopo aver visto anche un video nella antica cappella della prigione, posso dire di aver toccato con mano tanti racconti patriottici che ho letto nei libri di storia irlandese. Sono davvero emozionato. Per tornare in centro prendiamo un bus. Si paga al conducente, che non da resto. Il ritmo della nostra marcia è perfetto, la giornata calda. Una capatina alla cattedrale di santa caterina, soffitto gotico che si perde altissimo, e ci dirigiamo verso il castello di Dublino, per secoli sede dell’impero britannico ed ora sede internazionale di rappresentanza ed ovviamente…. Museo per turisti. Ci soffermiamo a commentare ognuno a suo modo, la scollatura della ragazza che ci accoglie all’ingresso del castello (tanto in italiano non ci capisce nessuno). La sua posizione china sul registro presenze mette in mostra più del dovuto. Ammetto, l’occhio cade, Alessandra se ne accorge e commentiamo insieme lo spettacolino. Dopo aver affibbiato epiteti irripetibili alla malcapitata, scopriamo che è la guida che in italiano ci farà visitare il castello. Una figura “e’ nient” internazionale. Il castello di Dublino non è niente di che. I giardini sono curatissimi ma gli interni sono davvero poca cosa per chi ha visitato almeno una volta nella vita la reggia di Caserta. E’ stato rimaneggiato più volte nei secoli e della parte medievale resta solo un torrione ed alcune mura sotto il livello stradale, dove la nostra guida, cui non abbiamo più la faccia di rivolgerci, ci conduce mostrandoci i resti di un antico fiume, il secondo di Dublino, una volta rigoglioso, oggi ridotto ad un rivolo sotterraneo. Interessanti i para-calore (poolscreen) che le donne del ‘700-‘800 usavano per proteggersi dal calore dei camini che rischiava di sciogliere le vere e proprie maschere di cera che usavano per truccarsi in modo da risultare bianchissime, come bambole di porcellana. Proprio accanto all’uscita c’è un piccolo museo, una libreria antica donata da un filantropo, Chester Beatty. Il biglietto è compreso nella dublin card che ho comprato tramite internet dall’Italia ed allora lo visitiamo. I libri sono catalogati in base alla religione, sembra che Beatty le abbia coltivate tutte con curiosità senza abbracciarne alcuna, un raro esempio di intelligenza e tolleranza. Ci sono testi antichissimi, vangeli con 1800 anni di storia ben custoditi. La visita merita. San Patrizio è chiusa per lavori ed allora ci buttiamo sulla strada numero uno per shopping e grandi magazzini: Henry street. Anche qui musica, volti e facce dai 5 continenti e grandi magazzini con ingressi vittoriani elegantissimi. C’è da perdersi. Io ed Alessandra riusciamo perfino a trovare il bar Costa, italianissimo, che ci prepara un caffè quasi bevibile. In tutto il resto d’Irlanda, il caffè è un beverone da mezzo litro di acqua sporca. Visitiamo Arnotts, Ilac ed altri grandi magazzini. Si spende bene, prendo un paio di scarpe a 30 euro. Ovunque, dolci, caramelle, muffin ed ogni ben di dio ipercalorico. In fondo alla strada, l’incrocio con O’Connell Street, lo spire, pirellone, pisellone, ognuno lo chiama come vuole, e di fianco il famoso ufficio postale, inquadrato in ogni film sull’irlanda che si rispetti. Attraversando il semaforo, immancabile la foto con la statua del grande James Joyce, un’icona mondiale. Ovunque, per le strade del centro di Dublino, è facile rinvenire tombini d’ottone che segnano il percorso effettuato dal protagonista dell’Ulisse nell’omonimo romanzo. Ogni anno viene organizzata una giornata a Dublino, Ulysse’s day, e frotte di turisti, curiosi ed amanti della letteratura, ripercorrono insieme lo strampalato percorso per le vie cittadine. La sera, poi, siamo di nuovo a Temple bar, all’Auld Dubliners, un pub che è un intero edificio che da sul pistacchio. L’interno è meraviglioso. Ovviamente, musica dal vivo ad altissimo livello. Mi diverto molto a far vedere ad Alessandra che conosco molte delle tipiche canzoni irlandesi e le racconto qualche testo bevendo con lei la nostra immancabile pinta. In alcuni pub, il prezzo della birra aumenta a seconda dell’orario. E’ giovedì sera e scopriamo che è peggio del nostro sabato. Ovunque, squadracce di ragazzine sui vent’anni completamente ubriache ed in minigonna cercano solo una cosa…. Divertimento. A Temple bar è quasi difficile camminare. E’ pieno di gente che barcolla, canta, ride si diverte. Per strada, nonostante la temperatura tutt’altro che estiva, musicisti gioiosi danno il meglio di sé, mentre uomini-pupazzo a forma di folletto irlandese distribuiscono inviti nei locali di divertimento. Ascoltiamo ancora un po’ di musica qua e là, compriamo anche un cd di un gruppo dei balcani che suona davvero bene strumenti particolarmente strani. La stanchezza ci prende intorno a mezza notte. Torniamo verso il nostro albergo che si trova in una strada costellata di discoteche mentre recito un tormentone: non faccio che dire ad Alessandra che alla luce della thursday night appena vista, occorre tornare da solo a Dublino per approfondire alcune tematiche psicodinamiche insieme al mio maestro in materia, Fabrizio. E mentre lo ripeto per la quarta volta e lei si stringe a me in una camminata romantica, ci imbattiamo in due ragazze che sollevano da terra una terza, completamente nuda ed ubriaca. Si questo è proprio il posto dove andare se sei single.

 
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