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Day 3

Post n°3 pubblicato il 08 Ottobre 2008 da vrpress

Per la nostra terza mattina dublinese abbiamo organizzato la visita all’attrazione numero uno d’Irlanda, la Guinness Storehouse. Colazione tipical irish, con panino burro e salmone alle nove del mattino… e bus fino ai cancelli di St. James Gate, dove Arthur Guinness, come si dice, in tempi non sospetti, prese in fitto per 50 sterline da un’anziana un appezzamento di terreno di oltre 20 ettari per costruire quella che sarebbe diventata una delle principali risorse economiche del paese, la fabbrica della birra Guinness. Sapete che durata aveva il contratto da 50 sterline? Solo 7000 anni. Mica scemo Guinness!!! Sul lettore mp3 che ho regalato alla mia dolce metà alla vigilia della partenza, abbiamo scaricato un file che ascoltiamo prima di arrivare e che in sostanza ci racconta che buona parte della storia moderna dell’Irlanda ha visto la famiglia Guinness attrice principale della vita politica ed economica del paese. Sono sempre più convinto che gli irlandesi siano dei semplicioni e contadini, ma con un cuore grande ed anche grande intelligenza, capaci di far fruttare al mille per cento le loro risorse, di cui risultano incredibilmente orgogliosi. Se solo noi meridionali fossimo in gamba la metà nel promuovere le nostre risorse… saremmo tutti miliardari.

Sulla superficie di sette piani, si viaggia nella storia della birra più importante d’Irlanda. A dire il vero hanno dovuto davvero metterci di tutto, usare molto la fantasia e comprendere una pinta (autospillata) nel biglietto di 15 euro per rendere appetibile la visita che va effettuata con una certa credulità. L’intento della storehouse è di far capire il concetto di birra Guinness, far vivere al visitatore una experience all’interno del laboratorio di questo mastro birraio, come ce n’erano a centinaia a Dublino il secolo scorso, che aveva in più una visione industriale incredibilmente avanti con gli anni. Un vero genio. Si viaggia per prima cosa fra i 4 ingredienti della Guinness, luppolo, acqua, orzo e lievito (il quinto è la spillatura, autentico segreto del “maestro” Arthur). Poi si passa dalle botti antiche in cui la birra veniva stipata prima dell’avvento della spillatura. Poi un lungo viaggio fra la pubblicità, il marketing, le bottiglie e tutto il merchandise della Guinness attende il visitatore, ci sono perfino i mezzi di trasporto interni ed esterni alla fabbrica, compresi i modellini delle navi con cui la Guinness arrivava perfino in america, salutata dagli irlandesi come il riscatto di una vita da emigrati e lustra scarpe. Al sesto piano il segreto del quinto ingrediente viene svelato in realtà in poco tempo. Quattro-cinque passaggi, illustrati da un mastro birraio ed una fila di pochi minuti, permettono ad ogni comune mortale di essere in grado di spillare egregiamente una  pinta e poi gustarsela dopo che la magnifica fidanzata ci ha fatto video e foto per immortalare il momento. A suggellare il tutto, l’attestato firmato dal mastro birraio. Tutto il resto… puoi comprarlo con mastercard!!!

All’ultimo piano, il Gravity bar, 360 gradi di vista sull’intera città di Dublino ed oltre, si vedono perfino le Wicklow mountains, dove nascono le sorgenti da cui viene prelevata l’acqua per fare la Guinness.

Facciamo delle foto fantastiche. Ovunque, in ogni sguardo, in ogni momento, in ogni situazione, ritrovo ricordi ancestrali, momenti che credo di aver vissuto già nei miei sogni. Mi ricongiungo con una parte di me che è già stata qui, o ha sognato di esserlo. E’ tutto molto magico, come il tempo che incredibilmente ci concede una giornata di sole dietro l’altra, la gente sempre gentile e cordiale, e le nostre tabelle di marcia, sempre perfette, non perdiamo un bus, un ingresso, un incrocio. Non sbagliamo una strada. Mi sento a casa e questa sensazione la devo molto ad Alessandra, che veglia su di me, un po’ mamma, un po’ figlia, molto amante. E’ favolosa, semplicemente, giusta e perfetta, come il nostro viaggio, finora magico.

In serata torniamo all’Auld Dubliners. Siamo ormai consci che vivere Dublino vuol dire raggiungere il giusto compromesso fra le attrazioni da visitare e la vita libera a passeggio, fare shopping, scoprire angoli e scorci bellissimi della città ma soprattutto, vivere i pub, la musica, la gente, sempre sorridente e disposta ad attaccare bottone. Nessun problema con la lingua, qui tutti sembrano capire tutti, perfino me ed il mio inglese. Mangiamo agnello e pollo con diversi condimenti su un tavolo realizzato da un forziere di metallo scuro, circondati da legno, ovunque, e sedili di velluto. E’ la notte della cultura e Dublino è tirata a lucido, ha voglia di far tardi. Dublinesi di tutte le età sono scesi in strada per visitare cantine, centri di aggregazione, produzione cinematografica, gallerie, mostre di ogni tipo, incontri culturali. La tv nazionale ha un up-link a Temple bar proprio accanto al pub dove ci troviamo, la troupe sta realizzando uno speciale in diretta. Sulle facciate dei palazzi viene proiettata ogni genere di forma artistica e culturale, ogni angolo della città è occupato da musicisti, poeti, artisti di strada. Il museo nazionale resta aperto fino alle nove di sera… incredibile!!! Era mia intenzione visitarlo ma non facciamo a tempo, sarà per un’altra volta. Ci immergiamo nell’atmosfera della sera. Ovunque giovani che fanno casino. Molti gruppi di ragazze, avvenenti, preoccupano alquanto la mia dolce metà che resta sorridente, sicura di sé, un vero spettacolo a tre dimensioni, anzi quattro. Questo viaggio ci ha unito ulteriormente, sento con Alessandra un’intesa mai raggiunta prima, una perfetta simbiosi. Partecipa come protagonista al mio sogno di ragazzo. Siamo in Irlanda, ed è nostra, davvero nostra. Dublino, però va detto, non è l’Irlanda. Almeno non tutta. Dublino è una piccola capitale europea, una piccola Londra, decisamente più accogliente, colorata e musicale. C’è di tutto. I piccoli negozi da pizzicagnolo sono stati completamente monopolizzati da indiani. E’ una città molto moderna, multiculturale e  dove molta parte dell’old irish s’è perso fra i meandri della globalizzazione.

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