La recita di Bolzano

Pianoforte


Tutte le sere ricomincio sempre dallo stesso punto, sistemo il seggiolino, con cura apro il pianoforte, tocco leggermente tutti i tasti, ne ascolto il suono: deve piacermi, deve sapere di armonia poiché, durante l'esibizione, non voglio stonature, voglio che tutto sia perfetto. Da quando ho messo le dita la prima volta su questi tasti, credo avessi otto anni, da quando sedendomi davanti allo strumento, allargando le braccia per cercare di contenerlo tutto li' dentro, ho compreso che anche lamia anima si spalancava facendomi provare un'ebbrezza sconvolgente, un'ebbrezza che sembrava completarmi ad esso e con la quale mi sembrava di dominare la vita, ho deciso che di diventare pianista. In quel preciso momento in cui ho preso coscienza che per me sarebbe stato vitale averci un rapporto continuo, incessante, profondo, ho preso la decisione irrinunciabile di rinnovare ogni giorno questa sensazione, ogni momento della mia giornata era impregnato di attesa, l'attesa che mi separava da quell'attimo in cui finalmente mi sarei persa davanti all'immensità che mi apriva le porte. Col trascorrere degli anni è diventato il rifugio della mia anima, un luogo dentro il quale il dolore non esiste, un luogo che mi accoglie sempre, un luogo che rappresenta la dimensione della bellezza, della fede, dell'amore, un luogo dentro il quale qualsiasi travaglio interiore trova pace, attraverso lo scorrere delle dita sui tasti bianchi e neri, creando melodie che volteggiano nell'aria,  abbandonandosi e lasciando andare via qualsiasi dolore intriso follemente di malinconia, qualsiasi malessere, qualsiasi bruttura che si possa riuscire a esorcizzare accompagnando alle mani il suono della mia voce. E anche stasera mi ritrovo qui, quale migliore rifugio per la mia anima in pezzi, le mie dita scorrono sui tasti del mio pianoforte a coda, per averlo ho posto una condizione, che non avrei accettato il lavoro; mi ritrovo a vivere la condizione a me più congeniale, la mia voce un po' rauca emette suoni malinconici, stasera, dentro questa visione in cui mi perdo, tra la gente che mi fissa, mi ascolta e percepisce il mio stato d'animo. Sono la compagna di queste anime perse che tutte le sere vengono ad ascoltarmi, di cui vorrebbero conoscere ogni pensiero, so che sia uomini che donne si sono interessati a me,evidentemente l'alone di mistero intorno a me li intriga, i miei compagni di lavoro, a volte, mi fanno arrivare i messaggi, in cui scrivono che posseggo il dono di suscitare emozioni infinite, di penetrare la loro interiorità già solo con il tocco delle mie dita sul pianoforte, perchè sembro dare voce a ogni sensazione che l'umanità intera è in grado di generare. Come se entrassi empaticamente nel loro cuore e ne comprendessi ogni battito, ogni pulsazione,ogni respiro. So che vorrebbero superare la soglia di quell'impenetrabilità, di quel muro che ho eretto tra me e gli altri, questo li rende timorosi, quasi, li spinge a cercare il modo giusto per scalfirne almeno la superficie; mi inteneriscono, a volte, i timidi tentativi di quei lenti avvicinarsi al mio pianoforte per avviare una semplice conversazione che dopo qualche minuto sono costretti a lasciar cadere, poichè quasi non li ascolto. A nulla sono valsi i tentativi di lusinga da parte di produttori artistici che mi hanno proposto,via  via, un palcoscenico più ampio, un pubblico più numeroso, esibizioni nei teatri, ho sempre rifiutato perchè avrebbero intaccato il mio rapporto con il pianoforte, ciò che realmente per me conta, è difficile capire, per gli altri, che riesco a essere sempre me stessa soltanto se ogni giorno vengo a contatto con questo strumento, attraverso il quale mi esprimo, dentro il quale mi abbandono, davanti al quale ogni sera, puntualmente, mi devo sedere, come una forza che annulli ogni mia volontà, per farmi entrare in confidenza con la mia interiorità. Solo allora sono felice. E' difficile da capire che il successo, la folla, per me non hanno valore, che il mio canto, le mie mani sono l'espressione di me, e che tutto questo crollerebbe se dovessi permettere ad altri di intromettersi, per meri motivi commerciali, in questo rapporto. Non potrei più essere ciò che sono e non potrei dare più niente di me. Dopo essere tornati alla carica varie volte, hanno finalmente desistito, lasciandomi nel mio mondo,  dentro la mia vita. Tutte le sere sono qui a rinnovare e a godere dei brividi che attraversano il mio corpo, tutte le sere parlo di me alla gente che mi ascolta e percepisco l'effetto che produco e loro mi rimandano le sensazioni, come eterni movimenti ondosi, che mi inebriano, mi inducono a dare sempre di più, a pensare che forse se uscendo andranno a fare all'amore, una piccola parte della loro felicità sarà opera mia. Ma è come se fossi sola, in questo momento, come se io cantassi per me stessa, stasera, per il mio dolore, per aver fatto l'amore con lui sapendo che era l'ultima volta, che era un addio. Mi ha detto addio baciandomi, abbracciandomi, accarezzandomi, lisciandomi la pelle. Mi ha detto addio mentre entrava dentro di me più e più volte, disegnando linee arcuate nello spazio, liberandomi il corpo dei suoni che il piacere misto al dolore mi strappava dalla gola. Mi ha detto addio mentre mi mordeva, mi assaporava, affondando nella mia carne, lasciandomi segni d'amore addosso, che vorrei si rivelassero indelebili sulla mia pelle, come lo diventeranno dentro la mia anima, vorrei si portasse attaccata una parte di me, la parte migliore che a lui ho dato. Che incanto, in questo momento poter riversare su questi tasti il dolore per le sue parole d'addio sussurrate piano, per procurare meno sofferenza, per uccidere lentamente e con una pietà inutile. Che incanto potermi ritrovare in un'irreale realtà, confondermi tra il sogno e l'illusione che niente sia vero, illudendomi di svegliarmi e rivederlo accanto a me, mentre mi stringe quasi con la paura che sia io ad andarmene via, di percepire il suo respiro su di me. Ma stanotte voglio toccare il fondo, voglio ricordare ogni attimo della mia vita trascorsa con lui, voglio che le sue risate, la sua voce calda e suadente risuonino dentro la mia testa, voglio chiudere gli occhi e immaginarmi il tocco delle sue mani su di me, un tocco che riconoscerei tra mille, un tocco che tutte le volte, mi procurava i brividi di passione. Voglio ricordare i suoi abbracci dentro i quali mi perdevo, mentre scomparivo circondata da tanta tenerezza, il suo cipiglio quando si arrabbiava e dopo riuscivo a farmi perdonare,inducendolo a cercare dentro di me, mentre a volte mi guardava con occhi guizzanti e sfavillanti di passione, occhi che solo l'amore possono rendere cosi, voglio ricordarmi di averlo chiamato amore, di aver parlato d'amore, di aver riempito parte della mia vita di questo amore. Voglio ricordarmi della sua essenza che non mi lascerà mai. E questi ricordi mi accompagnano mentre sto percorrendo i metri che mi separano da casa, l'aria è fredda e mi colpisce il viso inondato di lacrime, la neve è morbida e i miei passi non fanno rumore. Sono sola e questa notte è struggente di nostalgia, domani sera si ricomincia, come sempre, partendo dallo stesso punto.