La recita di Bolzano

Ritorno a Casa Usher - 1^


Oggi ho ricevuto una lettera che mi ha molto turbato. Alla lettura del mittente ho subito pensato che nonpoteva essere possibile, che forse i miei occhi vedevano doppio, anche se non avevo bevuto neanche un goccio di alcool. Eppure non potevo crederci, mal'indirizzo era scritto con caratteri grandi, grazie ai quali non si potevano avere dubbi sulla veridicità di ciò che stavo leggendo. Non sono riuscito ad aprirla subito, ho avuto quasi timore o, dovrei dire, addirittura terrore. Sono caduto in uno stato febbricitante, ho perso l'appetito. La tavola, rimasta apparecchiata, attendeva che mi sedessi per renderle onore. Ma non ho osato avvicinarmi ad essa per tutto il giorno. E’ sopraggiunta la notte, una notte che si preannuncia piena di agonia per me, l'agonia dell'attesa, non potrò rimandare all'infinito l'apertura di quella busta. So perfettamente da dove essa proviene, riconosco la grafia, senza alcun dubbio. Sono trascorsi molti anni dall'ultima volta che ho letto qualcosa scritta da colui al quale appartiene il pugno che ha vergato l'indirizzo ben chiaro, ma sono sicuro di non sbagliarmi. Riconosco  la forma elegante, già, l’eleganza è stata la notevole caratteristica grazie alla quale si è contraddistinto fino alla morte. Ah, sì! Ecco il punto, questa persona dovrebbe essere morta, ho visto con i miei occhi la catastrofe, ho assistito sbalordito al crollo delle mura del suo castello, il castello in cui aveva sempre abitato, patrimonio della famiglia Usher. E ora? Ora tengo tra le mie mani un oggetto di carta che sembra bruciare più di un incendio di enormi proporzioni. Che silenzio, in questa casa, o sono io che solo ora faccio caso a quanto sia pesante, a quanto mi disturbi come mai prima d'ora. Questo silenzio mi turba, tutto mi turba, oggi, ogni oggetto, ogni mobile, osservo tutto con uno sguardo diverso, vedo cose che prima non vedevo. Ma no, sono io, sto diventando pazzo! Cosa sto aspettando? E' meglio sapere, è meglio non rimandare oltre e cercare di interrompere l'agonia, troppo lunga l'attesa. Mi tremano le mani, il sudore certamente imperlerà la mia fronte, tra pochi istanti, già la sento umida, dovrei asciugarla, per non rischiare che le gocce cadano sul foglio sbavando l'inchiostro. Non posso distrarmi, però, devo andare avanti prima che me ne penta. Il lume, devo avvicinarmi al lume per leggere meglio. Sì, è una lettera di Roderick, egli mi invita al suo castello al più presto, appena ricevuta questa missiva, ha bisogno di me. Roderick è vivo. Chi ho visto morire, allora? E’ stato un sogno, un incubo o cos’altro? Mio Dio! Non può essere vero! Sto forse perdendo la ragione? E’ come se il tempo fosse tornato indietro, come se avesse voluto giocarmi un brutto scherzo.O forse è la mia mente che dilata il tempo, che ne inverte i principi. Forse è meglio tornare a sedermi, magari mi sveglierò e scoprirò d’aver fatto un brutto, bruttissimo incubo dovuto all’indigestione della cena consumata alclub, ieri sera. Eppure ero convinto di non aver mangiato troppo. Quale angoscia, quali dubbi mi dilaniano, dubbi che dovrò fugare solo al momento in cui mi ritroverò davanti alle macerie del castello. Sì, lo dovrò constatare coni miei occhi, solo allora saprò di non essere diventato pazzo. Chiamerò Vladimir per dargli disposizioni. Sì, ora sento la febbre aumentare, vorrei portare avanti le lancette dell’orologio, che sia già mattina. Ecco Vladimir che bussa.             - Entra pure, vieni…                                                               -Comandate pure - Domattina alle sei la carrozza dev’essere pronta davanti alcancello…  - Partite, sir? – Sì, ma non sarà un viaggio lungo…o almeno lo spero. Adesso vai e mi raccomando… - Come voi ordinate, sir…  La compitezza di Vladimir non ha eguali. E’ meglio ch’io vada a letto, ora e che arrivi presto, dunque, l’alba!