La recita di Bolzano

Ritorno a Casa Usher - 3^


Quale impressione ritrovarsi davanti al castello degli Usher! Durante tutto il viaggio aveva cercato di immaginare l'effetto che gli avrebbe fatto, se lo stesso dell'ultima volta, anche se sperava di aver sognato nel leggere quella lettera, sperava di trovarvi soltanto le macerie, sì, macerie in un luogo sul quale nessuno avrebbe mai avuto il coraggio di costruirvi sopra qualsiasi altra cosa, già, perchè un luogo maledetto, un luogo circondato dall'oscurità, dalla nebbia, da 'una palude silenziosa, come un vapore misterioso e pestilenziale, una plumbea foschia ristagnante e appena visibile', come la descrizione che ne aveva fatto al momento in cui era apparso alla sua vista la volta precedente. Per unistante sentì addosso come se un mantello di freddo, di gelo lo stesseavvolgendo, una breve sensazione ma molto reale. Forse veniva suggestionatodalla vista e dal ricordo di ciò che vi era accaduto. A quel punto un pensiero lo colse violentemente: che avesse sognato quella volta? Che tutto, la malattia dell'amico, la sua 'follia', la morte di Madeleine, la sorella, la sua avvenuta resurrezione, la morte di entrambi e il crollo del castello, fosse stato frutto di un'onirica immaginazione? Che mai niente fosse avvenuto? E se quel sognofosse stato un presagio? Se tutto dovesse avvenire adesso, se dovessi rivivere ogni momento di quei giorni e quelle notti che avevo immaginato o sognato di vivere in casa Usher? Ma può un sogno suggestionare a tal punto da rimanernecoinvolti, soggiogati da credere di aver provato la netta percezione di averloveramente vissuto? Può la mente giocare questi scherzi, farci credere reale ciòche non è e viceversa? Foschi erano i pensieri che lo stavano attraversando mentre notava la struttura del castello, rimasta tale e quale si presentava nei suoi ricordi, quella tremenda vecchiezza e la scoloritura che il trascorrere dei secoli non aveva risparmiato, il muschio ricopriva ancora tutta la facciata pendendo dai cornicioni, i muri erano tutti ancora in piedi, non sembravano sul punto di crollare, anzi, non davano affatto segno di instabilità. Sì, stava rivivendo il sogno, si era ormai convinto avesse sognato, si era convinto delle sue inutili sofferenze, delle sue inutili paure, angosce di quegli anni. Anche la volta precedente stava percorrendo il vialetto che portava alla casa, anche allora un servo stava ritto alla porta e si prese cura del suo cavallo mentre un valletto che gli si era avvicinato in maniera furtiva lo aveva introdotto nel castello facendogli percorrere dei corridoi bui, lunghi, tetri come quelli che stava di nuovo percorrendo. I loro passi risuonavano, in quel silenzio che sembrava carico dell'orrore che si sarebbe scatenato dopo pochi giorni, se tutto fosse avvenuto cosi come lo aveva sognato (o vissuto?). Come gli era familiare tutto questo: i soffitti intagliati, le scure tappezzerie alle pareti, i pavimenti di ebano e gli oggetti sparsi lungo il percorso a vista,tra pochi istanti, pensava, dovrebbe apparire il medico di famiglia, sulle scale e sul viso avrà disegnata un'espressione tra il sornione e il malcelato imbarazzo e, infatti, subito dopo lo vide apparire e sparire in pochi istanti, il tempo di suscitare una tempesta dentro il suo cuore, che batteva all'impazzata. Forse non fuggiva perchè la voglia di sapere, di capire, era piùforte della paura, non era disposto a tornare indietro senza avere la certezzadella sua stessa follia, oltre quella dell'amico. Ecco, il valletto indugiava davanti a una porta, la stessa porta, lo avrebbe introdotto nella stessa stanza, avrebbe visto veramente Roderick all'interno di quella tetra stanza? Il dado era tratto, ormai, si decise ad entrare: sì, Roderick era lì, dove lo aveva visto la prima volta, sul sofà, dal quale si sarebbe alzato andandogli incontro e salutandolo vivacemente e ormai ne era sicuro, stava rivivendo l'incubo!