Creato da TriestinCoccolo il 22/09/2006
zibaldone, brevi racconti di vita vissuta o fantasticata

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LELLO E' MORTO !!!!

Post n°21 pubblicato il 19 Novembre 2007 da TriestinCoccolo
 
Foto di TriestinCoccolo

 

Sono morto. Pochi mesi fa, nel modo più stupido che potesse accadere: mentre ero a casa, in bagno, seduto sulla tazza, ho visto tutto sfocarsi, ho sentito delle

fitte, provando ad alzarmi ho battuto la testa contro il muro.

Ora mi trovo in un posto tranquillo, pieno di luce, molto più in alto di voi. Mi è stato detto che solamente per un periodo potrò ancora vedere tutto quello che succede giù, poi capirò il perchè.

10 Novembre , Studio Aperto delle 18.30 :

Lello, un uomo di quarant'anni trovato morto in casa con la testa fracassata. Rapina fatta da extracomunitari? Intanto Melissa Procace, la nuova star della tv, annuncia:

Sono scossa che succedano queste cose, il mio calendario come impegno civile, nella tetta sinistra ho un tatuaggio a forma di Luna, L come Lello, lo ricorderemo.”

TGQuattro , ore 19:

Il Cavaliere Silvio Berlusconi, leader naturale dell'opposizione che salverà il Paese,

ha detto di esser sinceramente dispiaciuto di questo episodio, ma ricorda che, a quanto gli risulta, Lello era uno dei pochi disposti a votare ancora a sinistra. Questa maggioranza quindi è implosa, si torni al voto”.

Tg5, ore 20.00:

secondo indiscrezioni della Procura sarebbe sotto interrogatorio da 8 ore la sua ex ragazza Luisa C. Ci sarebbe il movente che lui non avrebbe accettato la fine della relazione e la tormentava. Ecco, ci colleghiamo con Filimbalda Parodi Confalonieri Craxi, che si trova sul cancello della villa dove vive Luisa C..

Filimbalda, ci sono novità”?

Tg2 ore 20.30 :

Gli inquirenti mantengono il più stretto riserbo. Nell'appartamento della vittima saebbe stato trovato un dvd vm18. Rapina, omicidio, o un gioco erotico solitario finito male? “

Tragedia nella tragedia, amici miei. Non vivro' più, addio sabati in curva, maratonine, birrerie, ed in più devo vedere le persone a me più care tormentate 24 ore su 24, sotto le finestre e sulla porta di casa, sulle portiere dell'auto, ad ogni loro passo.

Sono troppo pessimista a pensare che un Paese di 60 milioni di abitanti, ultimo in Europa come crescita e sviluppo, abbia anche altri problemi oltre alla mia dipartita, a meravigliarmi che in tutti i programmi informativi, gli approfondimenti dei giorni seguenti si parli solo di me?

11 Novembre.

Tg1 ore 23.30, Porta a Porta, parla il giornalista(?) Bruno Vespa.

Ecco, per cercare di fare un po' di luce sulla vicenda, per tentare una riscostruzione degli avvenimenti abbiamo qui, al centro dello studio, a fianco di una tazza da water dello stesso modello usato da Lello, il plastico del suo caseggiato popolare. Questa finestrella aperta è la sua finestra del bagno. Perchè era aperta? Qualcuno è entrato da li? E chi?”

Ma Santo Dio, Vespa, anche tu quando li fai mica profumeranno di violetta!

Lello, quarant'anni, Trieste, una città apparentemente tranquilla. Trovato morto con la testa aperta in due a fianco della sua tazza del cesso. Omicidio? Suicidio? In studio come sempre gli esperti: Alba Parietti, esperta di tazze (beve un caffè ogni mattina), Rosi Bindi, gli esperti in psicologia criminale Giordano Bruno e Pierpaolino Crepet.”

Va in onda per la seicentoventiseiesima volta il filmato del mio appartamentino ( la prossima vita sarò più ordinato, ora mi vergogno come una bestia che tutti vedano

che casino che avevo in casa quel giorno), i tracciati di possibile ingresso e via di fuga dell'assassino. L'unica immagine in movimento che esista di me (l'arrivo alla mezza Maratona della Bavisela, buon ultimo, con gli operai che smontano il palco sullo sfondo) oramai è un gesto sportivo proiettato più volte del gol (e dell'urlo)

di Marco Tardelli allo Stadio Bernabeu, Spagna 1982.

Nei filmati, pur minuziosissimi, non si vede Freccia, il mio grande amore, il mio gattino bianco: ora lo spettacolo ha bisogno di sangue, di primi piani sulle gocce.

Qualcuno si ricorderà di lui, povera bestia? Chiedo solo quello.

Giordano Bruno

Non abbiamo ancora gli elementi per dire niente in quanto gli inquirenti sono stretti nel riserbo più assoluto. Altresi' nel Tg2 di lunedì abbiamo saputo che può essersi trattato di un gioco onanistico molto pericoloso, che non aveva più rapporti con la ragazza... Ora, secondo indiscrezioni , risulterebbero sul letto e in tanti altri posti della casa numerose tracce di capelli bianchi. Lello, abbandonato dalla madre in tenera età, quindi cercava rapporti sessuali con donne più avanti negli anni, per ricostruire la figura materna”.

E' statistico, Giordano e tutti gli altri in studio lo sanno: nomini la parola sesso e decine di milioni di inebetiti dediti allo zapping più sfrenato si fermano, non cambiano canale, l'audience aumenta, e a lui e a tutti gli altri esperti, quella e le prossime volte, verrà garantito un cachet cospicuo.

Crepet : “A mio avviso invece la devianza sessuale esiste, ma riscontrata in una personalità fortemente lasciva e bisex. Va ricordato che, secondo quanto trapela dalla Procura, il ragazzo era in bagno con un giornaletto di colore rosa, di lunedì scorso, aperto su una pagina ricca di foto dove era scritto -La Triestina, rimasta solo con dieci uomini a causa di un fallo troppo evidente, veniva infilata per tre volte-. Gli inquirenti quindi dovrebbero orientarsi su un festino finito male, o su una vendetta della sua ragazza che non giustificava tali orientamenti”.

Vespa ha entrambe le mani occupate:

“”Importante per risolvere il caso sarebbe trovare l'arma del delitto. Secondo le analisi dei periti della difesa il ragazzo è stato colpito da un pentolino che nell'ultima settimana ha messo in piatto Zuppa del Casale all' Ortolana. Secondo i periti dell'accusa da uno scarpone da montagna, pieno di tracce di rocce dolomitiche recenti. Pentolino (mano sinistra?) o scarpone (dx)?

Su Matrix tre ore e mezza di trasmissione, sempre in primo piano il viso della mia Luisa. “Si aggrava la posizione di questa ragazza dal viso d'angelo. I Ris in casa di Lello non avrebbero trovato altre impronte che le sue!”

Per la mia piccola è un'impresa, in questo momento di dolore, aprire una finestra in tranquillità per prendere una boccata d'aria, una via crucis fare quei due passi fino alla fermata dell'autobus. Sul lavoro la porta suo padre in side-car, perchè lo stuolo

di giornalisti accampatosi giorno e notte sotto casa non lasciava loro chiudere le portiere dell'auto.

Il Corriere della Sera pubblica in due pagine tutti gli sms

che si siamo scambiati l'ultimo mese. Ci si chiede come possa essere talmente sgrammaticato un diplomato, se ero alterato dall'uso di psicofarmici. In realta' il t9 mi ha sempre incasinato!

Vengono intervistati tutti i condomini del mio palazzo. Non conosco nessuno nemmeno per nome, rispondevano con un mugugno ai miei buongiorno.

La signora Sanzin, del secondo piano, non riesce a fare la faccia sgomenta, e' troppo felice che le telecamere de La Vita in Diretta stanno inquadrano con dovizia di particolari

il suo soggiornino nuovo nuovo, comperato all'Areddopiu' di Gemona.

Un ragazzo tranquillo, senza grilli per la testa, a posto. Lo vedevo in chiesa, so che stava per sposarsi. Qui non si può più stare tranquilli con questa gente, signora mia, neanche barricati in casa! Il nostro sindaco ha dovuto armare i vigili urbani, ma poi se li liberano tutti subito! E' UN SCHIFO!”

"Ma abbiamo dichiarazioni sconvolgenti, in esclusiva , del capocasa del condominio, il signor Cociani, seguitele dopo la pubblicità".

"Io sapevo che qualcosa stava per accadere, il ragazzo aveva paura. Pochi giorni fa al suo sportello, in Banca, dopo aver incassato un assegno gli ho chiesto se potevo comperare dei Bot. Lui mi ha risposto testuale - Si, signore, pero' qui a fianco, l'accompagno dalla collega alla Consulenza Investimenti - Ecco, non era lui, non voleva parlare, aveva paura o nascondeva qualcosa".

"La ringraziamo signor Cociani di questo contributo".

La signora Fausta Favetti aveva già preso appuntamento con la parrucchiera e, prima volta in vita sua, una sartoria di lusso su misura. Ma i tempi della cronaca stringono!

Ha dovuto aprire a Vero Verissimo in vestaglia e bigodini, a patto che, durante la sua intervista, si inquadri sullo sfondo anche lo stacchetto della sua nipote Giuliana, aspirante velina.

Sono passati alcuni mesi.

Ora il circo parla poco di me, mostra altri delitti, sangue, intrecci.

Novi Ligure, Cogne, Garlasco, singoli delitti tra centinaia ma in quelli sanno che ci catturano, ci prendono dentro, approffittano delle nostre paure: dobbiamo far tutti

finta di meravigliarci, abbiamo paura di ammettere che felicità e tragedia, normalità e follia, posizioni benestanti e disagio abbiano, nella vita di tutti, per confine un filo cosi' sottile.

Luisa è ancora l'unica indagata, sara' condannata e prosciolta da qui in avanti otto volte. Scriverà sul fatto un libro vendutissimo che le darà il via ad una brillante carriera di autrice, ed intanto , vedendo chi ha ancora fiducia in lei, e ride di tutta questa farsa, è riuscita a scremare gli amici veri dagli altri.

Tutti gli amici che conoscevo solo virtualmente, ore e ore a massacrarci sui blog, in chat, via email, a furia di essere convocati in Procura oramai sono amiconi, non usano

più il computer ed hanno fondato un' associazione che fa escursioni ogni domenica. Delfinellatriste e superbobamarzadgl si sposeranno a giugno, aspettano un figlio.

Giuliana Favetti è, di diritto, la star d'eccellenza dell'indimenticabile, 87.a edizione dell' Isola dei Famosi, in quanto “quella che era sullo sfondo nei filmati dell'omicidio Lello”.

Decine di giornalisti co.co.co grazie al mio malore hanno dato da mangiare alle loro famiglie per mesi ed io, come ho già scritto, so che se mai tornero' giù dovro' essere piu' ordinato in casa.

All'inzio tutto questo mi dava il voltastomaco, però , alla fine di una vita rocambolesca, strana, penso che era nel mio destino riuscire a fare piu' del bene agli altri da morto che da vivo, lo accetto, vi do un ultimo sguardo e questo sorriso.


Questo racconto e' dedicato a Samuele, Tommy, le vittime di Novi Ligure, alla fidandata di Garlasco, a Meredith, a tutti quelli che soffrono la loro mancanza,

per creare una riflessione sull' assurdita' su tutti quelli che, a gettone, su queste tragedie ci mangiano sopra.

GRASSIE DEI COMMENTI !!!

 
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SPADONE...

Post n°19 pubblicato il 23 Settembre 2007 da TriestinCoccolo
 
Foto di TriestinCoccolo



Tutto ha avuto inizio con un nome, ed una pizzeria.

Quella fu la prima sera che decisi di uscire. Era il primo incontro della

chat di Libero “35 anni e dintorni”. La chatleader, Panarea, aveva organizzato

tutto: tavolata riservata alla Pizzeria Destino, magliette col logo “Libero Comunity”

per tutti, ognuno col suo nickname.

Dimenticavo di presentarmi: mi chiamo Luigi, 38 anni, lavori in banca all'Ufficio

Contabilità, vivo con mamma, i miei hobbies chattare e raccogliere francobolli.

Mamma mi aveva detto che per una sera in pizzeria oggi si spende troppo,

chissà chi avrei incontrato e poi avrei preso freddo. .

Per una volta, quella sera, vinse la curiosità; volevo vedere le persone con le quali

avevo condiviso tante sere, scoprire se erano veramente come sembravano, o

come le immaginavo io.

Ero l'unico in giacca, cravatta, mi ero anche messo un profumo che avevo trovato in bagno, di gran marca, ancora di papà. Eppure nessuno mi notò. Tutti a scambiarsi esperienze, informazioni, ammiccamenti, risate. Sembrava nessuno mi

vedesse ed io avevo perso il coraggio che trovavo le sere, schiacciando la mia paura di comunicare con qualcuno sui bottoncini della tastiera.

A fine serata, come gesto di fratellanza, Panarea propose che ognuno regalasse la sua maglietta all'amico di fronte, cosi' , dovendola restituire, faceva già una promessa di venire alla prossima cena. Tutti aderirono entusiasti.

Di fronte a me c'era “Spadone”. Lui è da sempre il centro della chat, ed in pizzeria fu il centro della serata. Alto, palestrato, abbronzato, viso da gran furbo. Si vanta di essere campione in tutti gli sport, avrebbe alle spalle una vita piena di viaggi, business, avventure... Favoleggia sulla sua villa, racconta i suoi problemi contingenti di trading, ma il vanto che lo ha portato alla fama sta, dicono, gran parte nel nick., che io non ho mai capito. Quella sera, nelle amiche “di stanza”, non c'erano più parole da scrivere, sembrava parlassero tra di loro tutte con gli occhi : diverse tra loro lasciavano intendere, con sguardi e sorrisi, di essere state con Spad, e cercavano l'invidia nello sguardo della vicina.

Scambiare o no la maglietta con lui? A me non sembrava simpatico, faceva quasi paura, e poi mamma dice che uno che lavora all'ufficio contabilità di una banca deve sempre avere addosso una camicia.

Mi venne in mente, sconsolato, che in quello scambio avrei avuto la prima prova quella sera della mia esistenza, cosi' accettai.

La mia vita solitamente è ordinata. Ore 6.45 mamma mi sveglia e mi prepara la colazione. Alle 7.30 prendo l'autobus che mi porta al lavoro, dove inizio alle 8.15.

Alle 13.30 interrompo le spunte per mangiare quello che mamma mi ha preparato e messo nel borsellino. Alle 17.45 faccio due passi in centro città e arrivo a casa prima di cena.

Non mi capita quasi mai di parlare con qualcuno, così quando mamma va a dormire vado in chat. Lei è contraria, mi lascia stare solo mezz'ora, dopo aver

messo sul computer tutti i filtri che esistono nella rete, affinchè, dice, non veda

robe sporche.

I gjorni seguenti alla cena ero ancora emozionato, felice: non avevo mai visto tante ragazze in una sera! Mi sentivo turbato, avrei voluto ripetere subito quell' esperienza che pure per tanti versi mi aveva agitato prima e sconsolato poi.

Quasi per riviverla, decisi di fare il mio giretto in città con la maglietta della chat addosso.

Già lunedì accadde la prima, inaspettata, sorpresa. Alla fermata dell'autobus una donna mora, alta, formosa, vestita elegante mi fissava insistentemente, guardando la maglietta e cercando il mio guardo.

Certo, non era certo una tshirt elegante ma non capivo tanta meraviglia...

La donna insisteva a fissarmi ed io che buttavo gli occhi dappertutto. Ad un certo punto sorrise e si avvicinò :

  • Non avrei mai pensato ! Cosi' sei tu Spadone. Tu! Io sono DamaNera,

    è stata Cucciolona a parlarmi di te.. e nei minimi dettagli, sai? “ -

aggiunse accentuando il sorriso. “ Quella troia!.. scusami se mi permetto, ma...

sai... “ Il sorriso le diventò ancora più grande, l'apertura della pelliccia anche.

  • Ma perchè non andiamo a prendere un caffè? “

Quella fu la prima sera che tornai a casa tardi, senza avvisare mamma.

Avrei voluto farlo ma accadde tutto in fretta, mi sentivo dentro un turbine,

tremavo, sentivo un gran calore, non riuscivo a dire niente.

Presi una gran sgridata a casa, ma non ero nemmeno capace di sentire,di concentrami. Mi sentivo camminare sospeso per aria, volevo solo entrare in cameretta e sdraiarmi sul letto, per sentirmi avanti come disteso su di una nuvola.

Il giorno dopo, finito il lavoro, mi rimisi la maglietta, che a casa continuavo

a nascondere.

Stavo passeggiando per il Viale, quando mi avvicino un tale.

Sai chi sono io, stronzo? Eh ? Lo sai chi sono io ? “

Aveva due occhi pieni di odio, un viso stravolto, vene che sembravano dovessero uscire da quel collo taurino.

Urlava tenendomi per il collo, io mi guardavo attorno ma non trovano nessuno che

trovasse il coraggio di salvarmi.

Riuscii a balbettare qualcosa. “Signore... lei sta sbagliando persona... io non conosco nessuno.. “.

  • Neanche io ti conosco e non voglio conoscerti! Sono il ragazzo di Viki, merdone, hai capito ? Le sue amiche mi hanno raccontato tutto... della chat, dei pvt... della sera in macchina al parcheggio a Miramare. Bastardo, tu te la devi dimenticare, hai capito? ..”

Non riuscii a dire niente perchè inizio subito una serie di calci e pugni che mi lasciarono a terra, senza fiato. Quando quell'orso si fu allontanato

qualcuno accorse per aiutarmi ad alzarmi, si offerse di accompagnarmi al pronto soccorso, cosa che rifiutai. Una donna mi consegnò i miei occhiali, ritrovati qualche metro più in là.

Un uomo il telefonino. Ma mamma non mi ha mai lasciato avere un cellulare:nella collutazione doveva esser caduto dalla tasca dell'orso.

Altro ritorno a casa quindi con urla e pianti di mamma. Raccontai che ero scivolato dai gradini del centro commerciale, ma non la convinsi molto.

Ero veramente malconcio, ed avevo anche qualcosa in mano che mi avrebbe consentito di risalire, in una denuncia, a quel pazzo.

Mi sembrava però, in certi momenti, di non sentire nemmeno i dolori: il cuore pulsava, sentivo che da tre giorni avevo qualcosa da raccontarmi,

accadeva sempre qualcosa che mi faceva sentire vivo.

Giovedì sera (incredibile, non era mai successo in 38 anni, pensavo fosse il profumo di papà) mi fermò , allegra ed entusiasta un'altra ragazza. Questa volta molto più giovane della mora impellicciata, e senza la vera sul dito.

Sabato decisi di fare la passeggiata verso Città Vecchia.

Da non crederci, un altro pazzo che , senza averlo mai visto, ce l'aveva proprio

con me.

Senti un po', testina, sabato in una stanza privata avevi promesso a Maurodgl, il mio miglior amico, la roba della miglior qualità. Avevamo già trovato due tipe per una serata speciale e ti abbiamo aspettato come due, anzi come quattro stronzi, all'appuntamento, facendo una figura di merda incredibile. Sai quanto ci hanno deriso e maledetto quelle due? La devi pagare , bastardo! “

Mi spinse violentemente contro il muro. Io non ho mai picchiato nessuno.

Dall'asilo a scuola, se qualcuno mi faceva qualcosa correvo da mamma.

Non ho fatto il militare perchè ero già senza papà, sennò non avrei retto agli scherzi. Anche quelli delle classi inferiori riuscivano a farmi paura.

Sarà stata la rabbia, il colpo della mia schiena e soprattutto della mia testa contro il muro. Sarà che ero già da giorni che mi sentivo un fuoco dentro.

Corsi velocemente verso il tipo, chiusi gli occhi e con tutta la forza possibile

diedi il primo pugno della mia vita. Riaprii gli occhi e lo vidi a terra, col naso sanguinate. Si stava per rialzare ma continuai a dargli calci e pugni finchè non venne un suo amico a portarlo via.

Lascia... via! Questo è mica uno che scherza “.

Pensavo sì a mamma, al fatto che per la prima volta avevo fatto del male a qualcuno, ma sentivo anche dentro delle scosse bellissime che mi attraversavano il corpo, adrenalina, calore, il petto che si gonfiava.


Sono passate settimane da quelle prime giornate, e tutte intense.

Il computer non lo accendo quasi piu'. L'unica “finestra” che si apre, questa sera, è

quella di questa stanza ad ore, in un hotel del centro. Ci sono seduto vicino, fumo e mi bevo il mio Jack.

Il mio “profilo” preferito è diventato quello di Viki, che sto osservando incantato.

E' nuda sul letto, girata verso la porta. Non so se dorme o sta pensando a come tutto sia successo in maniera così travolgente, dal giorno che l'ho chiamata al cellulare.

Sono felice così, la vecchia stasera non mi va di avvertirla.

Quella luce forte del video che mi intontiva, quel rumore di tasti che cancellava

un silenzio assordante non mi servono più. Panarea continua a chiedermi conferma per la seconda cena

ma io questa maglietta, oramai, me la sento cucita addosso.




 
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OSTERIA AL MIRAGGIO , 29 MAGGIO DUEMILA E VENTISEI .

Post n°18 pubblicato il 30 Maggio 2007 da TriestinCoccolo

 

Se ci passate oggi è aperto.

Si chiama “Il Miraggio”, naturalmente a Trieste, nella parte alta di Via Udine,

dove da decenni la via ha solo i colori del grigio e della ruggine.

Smog e saracinesche abbassate, attività fallite da decenni e mai riaperte.

In mezzo appunto “Il Miraggio” , perchè cosi' si chiamava inizialmente la

paninoteca, e l'insegna, l'unica in tutta la via, è rimasta.

Ma per noi è “da Clara”.

Sono passati trent'anni ma dietro al banco c'è ancora lei.

Oramai sarà più vicina ai settanta che ai sessanta, ma per noi,

e forse anche per lei, non è cambiata mai.

Clara è stata la prima punk a Trieste, un secolo fa.

Agli occhi nostri, che stiamo ore ed ore lì a cercare un sorriso, una parola,

a sperare di essere contagiati dalla sua carica vitale, Clara è da sempre la stessa.

Non ha piu' creste, i capelli sono sempre patinati ma un colore piu' tenue,

meno accessori nell'abbigliamento ma lo spirito libero, quella

saetta che in ogni gesto quotidiano le parte da terra pervadendole tutto il

corpo fino a tenerle vivo il cervello, è rimasto.

Se qua dentro entra una faccia nuova è un evento, diventa subito nostro

amico, fosse anche il tempo di una bevuta.

Siamo sempre noi, i fedelissimi.

Quelli che non riescono, non vogliono, non sanno o hanno dimenticato come

crescere, avere una famiglia, tenere una casa, un orario, un modo di passare

il giorno tutto prestabilito.

Il locale è buio, disadorno, un bancone lungo ed un vecchio juke-boxe che era

già vecchio prima che noi “cominciassimo”.

Non c'è niente da mangiare, siamo sempre noi che buttiamo giu' un bicchiere dietro

l'altro, a ritmo delle stesse cazzate dette e stradette facciamo scivolare la vita.

Io (Lello), poi “Sciarpa” , “Metal”, “Toni Mona”, Lara, “Piria”, “Meri Balto”,

“el professor”, e qualche altro che stasera manca, ma l'impatto di questo bicchiere

giù per la gola è troppo forte per ricordare tutto.

Qua lasciamo, o facciamo segnare pro futuro, gran parte di quello che riusciamo

a beccare al mese.

Siamo i gattini della polvere, dimenticati in questo angolino del mondo dove chi

decide l'ordine non passa.

Restiamo con le nostre abitudini, belle o brutte che siano.

Lo so, fa male alla salute tirar tardi, non avere hobby piu' sportivi, intellettuali..

Lo so quante donne sono venute qua dentro a dirci di lasciare quel bicchiere.

Lo so oramai quanto costa, “il solito” sta diventando oramai sempre piu'

introvabile, più tassato sempre piu' caro. Qui spendiamo ogni possibilità di futuro.

Lo so che oramai da anni hanno inventato delle pastiglie, o delle bustine, grazie

alle quali tutti riescono a liberarsi.

La nostra è una scelta, una corsa senza freni verso un piacere effimero, una voglia

incontenibile di non guardare avanti, di tenerci aggrappati ai ricordi.

Finche' se ne trovera' ancora in giro, noi a berci qualche bicchiere d'acqua non

rinunceremo mai.

 
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BICO E PAMELA(e c'è ancora qualcuno che guarda il cielo )

Post n°16 pubblicato il 23 Febbraio 2007 da TriestinCoccolo

 



Succede sempre così: un amico, un'amica che presenta e scocca

tutto, esplode un mondo sepolto fino ad un attimo prima sotto traccia.


Difficile dimenticarlo, pochi giorni dopo il secondo loro anniversario.

A presentarli fu Girolamo.

Che non è amico di nessuno dei due.

Girolamo Sirchia, Ministro della Salute del Governo Berlusconi, il

10 Gennaio 2005 stabilì il divieto di fumare nei locali pubblici.

La moglie di “Lui” sentì questo nei tg, e decise che anche a casa loro

dovevano adeguarsi.

Lui da quel giorno iniziò a gustarsi le sue sigarette nel poggiolo.

Di fronte c'era Lei, che fumava nel poggiolo gia' da qualche tempo, senza

bisogno di nessun decreto, per amore di un figlio, nato da poco e già senza

un padre.

In tanti mesi nessuna parola tra i due, in mezzo a quell'alveare di finestre,

piani, luci, antenne, gente sconosciuta che divideva quel poco spazio

senza sapere l'uno il nome dell'altro.

Roiano, una corte interna che congiunge Via dei Giacinti a Via delle Ginestre.

Decine e decine di finestre, poggioli, cordini del bucato...

Iniziarono a comunicarsi con un gioco: uno, la sera dopo, provava a fumare

le sigarette dell'altra, l'altra la sera dopo usciva in poggiolo col pacchetto

delle sigarette di lui. Un sorriso, uno sguardo innocente e basta.

Una sera lui azzardò a passarle con lo stendino uno dei racconti che, per

diletto, scrivevà nel suo blog.

Nickname “bico”, e da quella sera per lei lui si chiamò così.

Per lui lei era PAMela, continuazione dell'insegna luminosa del Supermercato a

fianco del suo poggiolo.

Lo stendino non scorse più, troppe chiacchiere in quel condominio pettegolo

aveva suscitato quel gesto innocente, nemmeno regalare una poesia sfuggiva

a tanti occhi apparentemente affacendentati nelle proprie faccende private,

o intontiti di tv.


Bico vive in quel rione popolare , in quell'appartamento piccolissimo perchè

bisogna stare vicini alla suocera che sta invecchiando.

Pamela perchè ha un contratto co.co.co in un call center ricavato nell'ex

fabbrica Stock antistante. Poca paga, zero soddisfazioni, zero programmi sul futuro.

Però è vicina a casa, al suo piccolo cresciuto grazie anche all'aiuto di mamma,

in un minuto è da lui. E lei deve anche “comperare “ il suo tempo.

Silvana, la moglie di Bico , è contenta della sua vita. Impiegata part-time in

Regione, la sera si gode la sua casa, la tua tv al plasma. Piange, televota, si preoccupa

per gli abitanti della caaaasa, dell'isola, della fattoria....

Non sente il bisogno di uscire, parlare, ascoltare, la vita le entra in casa, comoda

comoda.

Mentre tante Silvane a mille euro al mese stanno spendendo per liberare

dalle dure sofferenze dell'ennesimo reality un loro idolo, Bico sta fumando in

poggiolo.

Un lavoro grigio, un matrimonio senza figli, una vita cosi' e cosi'.

Di fronte c'è Pamela, e tutti e due con il corpo, il collo, il viso cercano una posizione,

un punto per godersi tra quella foresta Icam-Ater-Iacp uno squarcio di cielo.

La sensazione di freddo passa, Bico dentro di sé sta sorridendo pensando che

c'è ancora qualcuno che sa godere guardando le stelle.

E' una sensazione improvvisa, che gli sta salendo dentro, che lo riporta indietro

a quando...

Silvana, questa notte il tuo non sarà un letto. Spegni la tv, ti aspetta una pedana

pronta a diventare la macchina del tempo, quando la passione era...

per un attimo tornerai a vivere, gioirai, ti sorprenderai, non capirai il

motivo di tutto questo, di queste sensazioni create da un amore che, prima di nascere,

è già... andato in fumo.




 
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DRIBBLING  (e brava Giulia! )

Post n°15 pubblicato il 04 Gennaio 2007 da TriestinCoccolo

 

E questa è Trieste vista dall'alto. Bella, vero? Quello è il Castello di Miramare, con il suo Parco. Ci andremo domani, vedrai che ti piacerà”.

E' bellissimo il mare visto da qua. Come si chiama questa passeggiata? “

Strada Vicentina, ma tutti i triestini la conoscono come La Napoleonica”

Le due amiche stanno finendo la loro camminata. Davanti a loro un uomo sulla quarantina poggia le mani sulla balaustra di un Belvedere.

Volge il viso al sole, chiude gli occhi, e sembra proprio che rida.

Guarda quello! Ma non ha l'auricolare! Sembra proprio stia ridendo da solo!”

Che ci vuoi fare, Trieste è anche questo : la città della riforma Basaglia, dei Centri di Igiene Mentale, dei Matti...



..................................................................................



Con lei è finito tutto, sto tornando a casa mia.

Basta qualche anno di convivenza, e si accumulano una quantità di cose incredibili.

Il mio appartamentino (che per fortuna in questi anni mi sono tenuto, prestandolo talvolta ad amici) è veramente piccolo.

Nella casa dove stavamo costruendo un amore problemi di spazio non ce n'erano , col tempo avevoo portato una quantità di libri, vestiti, ricordi di viaggio che non intendo abbandonare.

Devo aggrapparmi ai ricordi belli, sapere di aver vissuto, vissuto veramente, in questo momento di dolore.

Stamattina ho portato a casa mia le prime valige. Quelle con le cose indispensabili in appartamento, le altre in soffitta.

Avevo timore di riaprirla, quella soffitta. L'ho abbandonata per troppi anni. Dentro tutti i ricordi di una vita: l'infanzia, adolescenza, primi amori, foto, quaderni, lettere, regali. oggetti di tutte le persone a me care, che non ci sono più.

Entrarci proprio adesso, in questi giorni col cuore a pezzi...

A lei non porto rancore, non provo nessuna rabbia. Ora sopravvivo con l'angoscia che non ha funzionato per un unico motivo: siamo troppo giovani per rassegnarsi a stare soli, troppo vecchi per sapere stare in coppia.

Si può imparare a camminare a quasi quarant'anni? Per tutti e due era arrivato in questo periodo della vita, incredibile, la prima vera storia d'amore. Sinceri, scanzonati, appassionati, veri... ma ognuno aveva già la sua corteccia, le sue autodifese a tutto ciò che è esterno a sé, le sue abitudini...

Ora ritorno alla vita senza un programma, un senso, un abbraccio da dare alla sera.

Ha senso riprendere una vita cosi' . L'ho mandata avanti cosi' per tanti anni, ma ora è dura, dopo aver toccato il cielo.

Stamattina pensavo proprio di non farcela, balzavano alla mente brutti pensieri, finirla qua, ed avevo anche l'incombenza di iniziare il trasloco, di entrare in quella soffitta.

Riaprire anche tutti i ricordi struggenti accantonati in un angolo del cervello, sopiti ma non scomparsi.

... e di un sole che trafigge i solai che ne sai....”

Mi tremavano le mani mentre aprivo il lucchetto per togliere la catena, aprivo quel cancello di legno vecchio.

Ho appoggiato le valigie a terra, mi sono seduto, ho chiuso gli occhi e ho fatto un bel respiro. Poi mi sono alzato, c'era da riorganizzare lo spazio, ho aperto tutti gli armadi, gli scatoloni.

Bico! l 'orsacchiotto di peluche, il primo regalo che ho ricevuto e la prima parola che ho detto.

Il Kanguroo, il pallone enorme col manico per saltare in piazzetta, i piattini, La Mia Prima Enciclopedia, la mucca Carolina, il clic clac, i miei primi temi a scuola.

Il diario di mia madre incinta, il presepio di mio nonno, fatto tutto a mano, i quarantacinque giri che accompagnavano i miei primi tormenti...

Toccavo tutto con movimenti lenti, stanchi, anche le emozioni dentro le sentivo attutite. Continuavo a pensare a lei, ai progetti di una vita, di un bimbo , di un senso svaniti. Chi me lo fa fare a...

Sono stato scosso d'improvviso. Spostando qualche scatolone, in fondo al locale, ho visto lui, chi mi aveva fatto tanto piangere da piccolo. Il Dribbling!

Una specie di calcio- balilla meccanico, venduto negli anni '70, con i giocatori rossi o blu che avanzavano premendo dei tasti enormi, calciando la palla tenuta momentaneamente davanti a loro da calamite messe sotto il campo di gioco.

Uno dei giochi piu' belli, costosi ambiti per i bambini della mia generazione.

Ma io non lo volevo. Sono stato tirato su dai nonni. Non mi è mai mancato niente, materialmente e in amore, ma sapete come guida uno una macchina non sua ma di un suo amico: troppa apprensione.

Lo sport è pericoloso..sudi... prendi freddo...prendi colpi, ti fai male...”.

Io volevo in regalo semplicemente un pallone per correre in un prato del Carso, magari giocare da solo col mio cane Zanna: tiro! , parata dell'amico, il pallone mi ritorna indietro bucato, tiro di nuovo! , altra corsa del mio migliore amico sulla fascia...

Mi rendevo conto delle ristrettezze economiche che c'erano in casa, eppure sapevo che, nonostante non lo volessi, ad ogni ricorrenza utile ai bambini sarebbe arrivato il regalo più costoso, a patto che esso si possa adoperare in casa.

Io volevo giocare nei Pulcini della Triestina, in porta, ed un giorno, quando sarebbe andato in pensione, sostituire Dino Zoff.

Mi bastava un pallone, ne ero sicuro, per iniziare quest'ascesa.

Quel mio compleanno che in camera ho trovato Il Dribbling ho sentito una fitta al cuore. Addio Juve !

Mi sono rigirato verso la porta della stanza, ho visto gli occhi trepidanti di mio nonno, quarant'anni in Arsenale alla manutenzione delle gru (quanti giorni di fatica saranno costati questo gioco), gli occhi emozionati e dolci di mia nonna, una vita per tirare su tanti figli, suoi e non.

Sono corso loro incontro, piu' veloce possibile, ho chiesto che mi alzino, che mi abbraccino. Il mio viso era già appoggiato sulla spalla di nonna, e le mie lacrime, che non riuscivo più a trattenere, ovviamente erano “per l'emozione”. “Grazie nonna, grazie nonno! Un regalo bellissimo!”, e via col sorriso più grande che potessi fare.

Soffrii in silenzio per giorni, poi, grazie ad un gioco cosi' ricercato, vennero a casa mia a sfidarmi tanti nuovi amici, alcuni dei quali sento talvolta ancora oggi.



Così abbiamo fatto tutti noi, tutta la vita: quanti regali inutili, sgraditi abbiamo ricevuto e, per amore o per diplomazia, abbiamo sempre ringraziato abbozzando un sorriso! Poi magari quel regalo ha preso utilità, o più facilmente un significato , un valore diverso col tempo, magari solo per ricordarci un periodo, una persona, un gesto d'affetto che toccando l'oggetto in parte possiamo rivivere.

L'avessimo capito a suo tempo quanto quel regalo ci sarebbe servito!





Questa sera ho voluto venire qua, solo. Non mi reggono le gambe, non riesco nemmeno a tenere aperti bene gli occhi: mi da fastidio tutto.

Senza amore, amici, prospettive, senso... Forse non ho fatto niente per salvare questo amore, costruire una famiglia, maturare... ecco, quando devo fare questa cosa qua, maturare, sì che ... il dribbling, magari inconsciamente, mi piace.

Sono qua, appoggiato in questa balaustra a picco sul mare,

dove stanotte sono piovuto gocce di felicità, ora racchiuse in tanti fazzoletti di carta,

 per sentire il sole in faccia, per vedere la città dove in passato sono stato amato.

Ma soprattutto perché voglio sognare che “chi di dovere”, qui , mi veda meglio.

Se c'è un Creatore di questo spettacolo stupendo, di questo disegno del destino ora crudele, o se c'è ancora da qualche parte (dentro di me o piu' in alto in cielo) qualcosa di chi mi amato, io sono qua.

Mi ritrovo tra le mani questo regalo che non capisco, che è la vita, e quello che provo , che sento, voglio tenermelo ancora una volta tutto dentro. Madre Mia, Madre Natura , Madonne o Dii che siano lassù guardatemi: vi sto ringraziando, e sorrido.



voglio ridere

come se

come se ridere

di per sé

bastasse già

a risolvere gli errori “















 
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