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« IL SIGNORE GESU' SI TRO...CON GESU' SI PUO' ENTR... »

IL SANGUE VERSATO CI PERSEGUITA DOVUNQUE NE E' TESTIMONE LA TELEVISIONE: SOLO QUELLO DI GESU' E DEI GIUSTI CI SALVA

Post n°539 pubblicato il 26 Aprile 2012 da sebregon

III SETTIMANA DI PASQUA - VENERDÌ


 

 

 

Gv 6, 52-59

In quel tempo, i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?».Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno». Gesù disse queste cose, insegnando nella sinagoga a Cafàrnao.   

Immaginiamo di trovarci davanti a Gesù  che ci fa un simile discorso:  noi cosa avremmo capito? Niente. Tuttavia Gesù non fa un’affermazione solo gratuita ma la collega a quel pane che era disceso dal cielo e che i padri dei suoi interlocutori israeliti avevano mangiato. La vita di Gesù dunque non è da prendere solo per quel che di lui era dato di vedere nella sua vita pubblica ma anche per il suo modo di collegare la sua persona alle vicende del primo testamento.

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Ora sappiamo che nel deserto in seguito ad una mormorazione degli israeliti il Signore viene loro incontro facendo piovere dal cielo il pane: “[4]Allora il Signore disse a Mosè: “Ecco, io sto per far piovere pane dal cielo per voi: il popolo uscirà a raccoglierne ogni giorno la razione di un giorno, perché io lo metta alla prova, per vedere se cammina secondo la mia legge o no.” (Es 16). Il riferimento non è ad un episodio di normale vita del popolo ma ad un evento che vede scendere in modo inspiegabile il pane dal cielo che diventa nella realtà effettiva un aiuto che salva la vita del popolo.

 

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Il richiamo dunque a questo episodio doveva in qualche modo dare agli interlocutori lo spunto per pensare che ciò che diceva il Signore doveva avere qualche lato misterioso nello stesso modo che l’aveva avuto quel pane disceso dal cielo di cui avevano beneficiato i padri. Rimane però che solo dopo la sua ultima cena e la sua morte, noi che siamo venuti dopo, a cominciare dai suoi primi discepoli, grazie a queste sue parole, possiamo capirne il significato. Egli parla di carne e di sangue e noi subito pensiamo alla morte e alla nostra eucaristia.

 

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Gesù in quel momento che parlava  sapeva che questo mondo gli avrebbe fatto pagare caro il suo modo di essere così diverso da quello degli scribi e dei farisei che ormai erano inquadrati in un tipo di religione ingessata e senza carità. Quante volte avevano tento di ucciderlo e ne era sfuggito perché quella non era la sua ora. Egli sapeva dunque che l’avrebbero ucciso ma non demorde dal suo modo di essere.

 

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Allora era una necessità per lui morire? Doveva morire per salvarci? Non è la sua morte che ci salva quasi che il suo morire equivale alla nostra liberazione. No, se no dovremmo cercare di morire tutti per ottenere la salvezza del mondo. Non è la morte per la morte quale feticcio a cui il Signore Gesù si è immolato. E’ l’averla accettata come un qualcosa che altri gli hanno inferto e che egli non voleva perché avrebbe preferito mille volte che gli uomini avessero detto di sì al suo amore.

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Che sia così risulta chiaro anche dalla sua preghiera la Padre nell’orto degli ulivi. Se infatti fosse stata la morte l’unica soluzione per la nostra salvezza perché dire al Padre: [39] «Padre mio, se è possibile, passi da me questo calice!»?. (Mt 26). Il calice poi viene accettato ma perché era la situazione che lo richiedeva e non per un precostituito piano del Padre di farlo morire in croce.

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Il Padre è infinitamente buono ma siamo noi che immaginiamo cose cattive:  [11]Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pane, gli darà una pietra? O se gli chiede un pesce, gli darà al posto del pesce una serpe? [12]O se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione? [13]Se dunque voi, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro celeste darà lo Spirito Santo a coloro che glielo chiedono!». (Lc 11). La grandezza di Gesù e del suo amatissimo Padre è stata quella d’aver fatto di questa tragedia una porta d’ingresso per la salvezza di tutta l’umanità. Gesù in sostanza non è sceso a livello del piano d’odio degli uomini e così ci ha consegnato una strada diversa che è quella dell’amore che non teme di morire perché sa che la sola via d’uscita per tutti è ancora quella dell’amore.

 

 

La nostra vita e la Parola

 

Spirito del Signore, illumina e purifica il nostro cuore da ogni recriminazione nei riguardi del piano si salvezza del Padre. Il piegarsi suo e di quello del Figlio alla triste necessità della croce non fu un’offerta ad un moloch sanguinario e cieco ma un esserci costretti da una situazione che se fosse stata affrontata diversamente, attraverso un intervento divino, sarebbe stata sul piano umano del tutto inefficace sia: Gesù con il suo Padre celeste.

 

Gabriele Patmos

 
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