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« IL SIGNORE GESU' CI IND...UCCIDERE IERI COME OGGI ... »

VIVERE CON LA TENSIONE D'ESSERE PARI A QUALCOSA CI DISARTICOLA DAL MONDO DEL DONO ED IMPOVERISCE LA NOSTRA VITA

Post n°711 pubblicato il 14 Ottobre 2013 da sebregon

15 OTTOBRE
XXVIII SETTIMANA DEL T.O. ANNO DISPARI - MARTEDÌ

SANTA TERSA D'AVILA (m)
Vergine e Dottore della Chiesa

 

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 Lc 11, 37-41 


 
In quel tempo, mentre Gesù stava parlando, un fariseo lo invitò a pranzo. Egli andò e si mise a tavola. Il fariseo vide e si meravigliò che non avesse fatto le abluzioni prima del pranzo. Allora il Signore gli disse: «Voi farisei pulite l’esterno del bicchiere e del piatto, ma il vostro interno è pieno di avidità e di cattiveria. Stolti! Colui che ha fatto l’esterno non ha forse fatto anche l’interno? Date piuttosto in elemosina quello che c’è dentro, ed ecco, per voi tutto sarà puro».

 

Ad una prima lettura si è portati a credere che le leggi di purità riguardano solo il popolo ebraico o quelle culture in cui la stretta osservanza dei rituali è creduta essere la giusta risposta a quello scombinìo del mondo esterno a cui invece proprio con l’osservanza rigorosa si vuole rimediare.

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Fare le cose secondo un certo ordine per questo tipo di cultura significa anche mettersi a posto con la propria coscienza. Ora però dobbiamo chiederci se anche oggi abbiamo qualcosa di simile o semplicemente ci troviamo di fronte a qualcosa che è ormai stato spazzato via dal nostro modo di vivere contemporaneo.

 

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Ed allora chiediamoci se c’è qualcosa che possa richiamare una osservanza esterna che procuri nel sentire comune una pacificazione della coscienza. Forse vi sono tutta una serie di adempimenti che possono procurare una certa patina di perbenismo, ad es., la capacità di stare in società avendo pagato tutte le bollette o quella di essere perfettamente aggiornati su  che cosa ti fa sentire vivo nel giro della società della modernità da facebook a twitter o ad altri ritrovati tecnologici dell’ultimo grido.

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Possiamo esercitarci a cercare dentro di noi ciò che ci fa sentire ok  e non solo in relazione a cose esterne ma anche che riguardano la nostra intelligenza come la cultura, gli hobby e così via. Ed allora cosa c’è oggi di  comune con quelle antiche culture che mettevano al centro l’osservanza di alcuni rituali? Molto perché sia nell’uno che nell’altro caso ciò che manca è la dimensione del dono.

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Non vi possono essere infatti  regioni del nostro essere che vanno per conto loro, e cioè che servano solo  se stesse, ma tutte devono in qualche modo essere inscritte in un’accoglienza che si fa dono. Solo così si rimane giustificati e cioè puri.

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Essere a posto con la giustizia imposta esternamente dalla società non è qualcosa di negativo, anzi, di meritorio ma questo merito non può essere fatto valere di fronte a nessun tribunale dell’essere che invece gradisce essere visitato da coloro che gli portano doni. Gesù ci fa capire che perseguire solo una purità esteriore ci consegna all’avidità e alla cattiveria.

 

La nostra vita e la Parola

 

Spirito Santo, ardente amore del Padre e del Figlio brucia le nostre piccolezze e quel perbenismo che ci rinchiude in noi stessi senza farci prendere il largo nell’oceano del dono.

 

Gabriele Patmos

 
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