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« IL NOSTRO E' UN DIO VIC...GESU' E' TROPPO UMANO ... »

LA VERITA' E' CHE NON ABBIAMO ALCUNA RELAZIONE CON IL SIGNORE E COSI' RIMANIAMO POVERI ED IMPAURITI IN CANNA

Post n°750 pubblicato il 31 Gennaio 2014 da sebregon

II SETTIMANA DEL T.O. ANNO PARI – SABATO


 

 

 




 Mc 4,35-41


 
In quel medesimo giorno, venuta la sera, Gesù disse ai suoi discepoli: «Passiamo all’altra riva». E, congedata la folla, lo presero con sé, così com’era, nella barca. C’erano anche altre barche con lui. Ci fu una grande tempesta di vento e le onde si rovesciavano nella barca, tanto che ormai era piena. Egli se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva. Allora lo svegliarono e gli dissero: «Maestro, non t’importa che siamo perduti?». Si destò, minacciò il vento e disse al mare: «Taci, càlmati!». Il vento cessò e ci fu grande bonaccia. Poi disse loro: «Perché avete paura? Non avete ancora fede?». E furono presi da grande timore e si dicevano l’un l’altro: «Chi è dunque costui, che anche il vento e il mare gli obbediscono?».

 

 

Il filosofo Severino da decenni dice che l’essere è e non può non essere ma se invece si crede che esso una volta c’è e poi tramonta ecco che secondo lui si apre la strada verso il nichilismo.

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Come osserva Diego Fusaro «per Severino tutto è eterno. Non basta: solo in superficie si crede che le cose vengano dal nulla e che nel nulla alla fine precipitino, perché nel profondo siamo convinti che quel breve segmento di luce che è la vita è esso stesso nulla. È il nichilismo.


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È l'omicidio primario, l'uccisione dell'essere. Ma è una contraddizione: ciò che è non può non essere, né può essere stato o potrà mai essere nulla. Una contraddizione che è la follia dell'Occidente, e ormai di tutta la terra. Una ferita che necessita di numerosi conforti, dalla religione all'arte, tutti affreschi sul buio, tentativi di nascondere, medicare il nulla che ci fa orrore. Per fortuna ci attende la Non Follia, l'apparire dell'eternità di tutte le cose. Noi siamo eterni e mortali perché l'eterno entra ed esce dall'apparire. La morte è l'assentarsi dell'eterno. “.

 

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Scusate la citazione dotta ed il tirare fuori dal cappello il filosofo Severino, che del resto se lo merita, perché da decenni non fa che predicare la stessa cosa anche dai media. Tuttavia calza a pennello con lo stupore di Gesù quando dice ai discepoli: "Perché avete paura? Non avete ancora fede?". Egli parla da un livello di coscienza e di realtà che sembrerebbe simile a quella di Severino che di fronte alla tempesta, forse a sentire le sue parole, troverebbe il modo di viverla come un fatto di coscienza dove l’apparire della tempesta, con il suo sconquasso, è un momento dell’eterno diverso da quello sempre eterno di Severino che è e non può non essere sia che rimanga sulla scena di questo mondo sia che scompaia dal cono di luce che lo illumina su questa terra.

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Severino dalla sua sente che ha diritto all’eternità perché non può annichilirsi o essere annichilito dal momento che è, mentre per Gesù tutto ciò è assurdo perché si riesce a rimanere sul filo della pienezza dell’essere solo se si ha fede in Lui o in chi, Dio, ha il potere di ricevere questa fede e renderla capace di sicurezza su questa terra e di eternità in cielo. Per Gesù è importante la relazione con la sua persona e non un assenso interiore ad una interpretazione della realtà che sembra avere delle parvenze di verità ma che sfocia nel freddo di una visione senza cuore.

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Ora, per avvicinare questo episodio della vita di Gesù alla nostra e a quel dubbio che sempre ci prende di rimanere senza protezione di fronte alle tempeste le più crudeli della vita e dunque di rimanere nel fondo  dell’animo impauriti e timorosi come i discepoli, dobbiamo fissare nel nostro profondo la meravigliosa certezza che Gesù vuole donarci e cioè quella in cui l’essere in relazione con Lui ci preserva da ogni male fisico e spirituale.

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Lo so che tanti mi diranno che dai mali fisici Dio non ti libera casomai ti aiuta a non soccombere spiritualmente e a trasformare il tuo dolore in qualcosa di più alto, sì lo so, ma se voglio prendere sul serio questo episodio della Sua vita io devo ritenere, salvo che il Signore non mi voglia mettere alla prova perché ho bisogno di superare un mio problema o una mia chiusura,  che se sto in una viva e palpitante relazione con Lui niente di male mi potrà mai succedere.

 

La nostra vita e la Parola

 

 Spirito Santo, che sei il perfetto testimone della vita di Gesù illumina i nostri cuori e dai fermezza alla nostra intelligenza perché da quella vita noi possiamo trarre delle conseguenze vere e fortificanti per la nostra.

 

Gabriele Patmos

 
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