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« AVERE FEDE NON SIGNIFICA...TROVAR MOMENTI NELLA GIO... »

IL SIGNORE GESU' VUOLE CHE LA SUA LUCE LA DONIAMO AGLI ALTRI

Post n°879 pubblicato il 06 Febbraio 2015 da sebregon

IV SETTIMANA DEL T.O. SANT' AGATA (m) 
vergine e martire

 

 

 

 


                                             

 

 


Mc 6, 7-13

In quel tempo, Gesù chiamò a sé i Dodici e prese a mandarli a due a due e dava loro potere sugli spiriti impuri. E ordinò loro di non prendere per il viaggio nient’altro che un bastone: né pane, né sacca, né denaro nella cintura; ma di calzare sandali e di non portare due tuniche. E diceva loro: «Dovunque entriate in una casa, rimanetevi finché non sarete partiti di lì. Se in qualche luogo non vi accogliessero e non vi ascoltassero, andatevene e scuotete la polvere sotto i vostri piedi come testimonianza per loro».
Ed essi, partiti, proclamarono che la gente si convertisse, scacciavano molti demòni, ungevano con olio molti infermi e li guarivano.

 



Gesù non è geloso della sua divinità né dei suoi poteri e ne partecipa i discepoli. Questa meravigliosa generosità di Gesù getta luce sulla sua infinita grandezza perché essendo tutto può dare senza volere ritorni meschini. Gesù abita la regione della sovrabbondanza. Egli è il figlio di quell’Adonai  che così aveva parlato a Mosè: “Sono sceso per liberarlo dalla mano dell'Egitto e per farlo uscire da questo paese verso un paese bello e spazioso, verso un paese dove scorre latte e miele ” (Es. 3,8).

 

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Se si segue Gesù egli ci fa sempre uscire dal mondo delle nostre ristrettezze mentali per farci percorrere cammini di liberazione verso i nostri fratelli. Gesù non chiude i suoi discepoli all’interno di una sequela dove non si vede la luce del sole. Il piccolo gruppo infatti viene  subito inviato (ed apostolo significa 'inviato') non a predicare una dottrina ma semplicemente a fare del bene.

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don Andrea Santoro

 

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Una condizione è però importante per Gesù ed è che essi non si gravino di pesi, e cioè di tutte quelle preoccupazioni che possono restringere la bellezza e l’entusiasmo dell’essere inviati per far qualcosa di grande. Quando ci si mette alla sequela del Signore Gesù occorre davvero fare attenzione ed essere guardinghi con se stessi per non scambiare semplicemente ciò che sentiamo per ciò che crediamo essere la volontà di Dio.

 

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Abbiamo tutti così tante incrostazioni mentali che è proprio vitale non vivere il proprio cristianesimo da soli dal momento che facilmente possiamo illuderci di seguire la via maestra.

 

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Ed ancora tornando a questo brano notiamo come Gesù attraverso questo dono dei poteri vuole anche dare ai discepoli una diversa percezione della loro stessa vita. Fino ad un momento prima dell’invio essi avevano vissuto 'da se stessi e per stessi' adesso invece gustano un’altra musica e Luca nota:I settantadue tornarono pieni di gioia dicendo: «Signore, anche i demòni si sottomettono a noi nel tuo nome». Egli disse: «Io vedevo satana cadere dal cielo come la folgore. Ecco, io vi ho dato il potere di camminare sopra i serpenti e gli scorpioni e sopra ogni potenza del nemico; nulla vi potrà danneggiare. Non rallegratevi però perché i demòni si sottomettono a voi; rallegratevi piuttosto che i vostri nomi sono scritti nei cieli». (Lc 10,17-20).  

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Gesù poi li aiuta a non essere gioiosi solo per le opere compiute ma perché i loro nomi sono scritti in cielo e cioè perché grazie a questo loro darsi, che è la prosecuzione del darsi del Figlio agli uomini, essi possono fare parte di una comunità più vasta che è quella dei cieli dove il Padre regna con tutti i suoi angeli santi.  Così anche per noi   si apre uno scenario di gioia dove è bello specchiarsi ed avere la possibilità di dissetarsi come in una fonte dove ogni tristezza viene cancellata nello stesso tempo che accettiamo dalle mani di Gesù l'apertura verso una nuova vita, quella del dono di sè. 

 

 

La nostra vita e la Parola

 

Spirito Santo, che ci vuoi pieni di gioia, fa che non passiamo una vita triste per averla dedicata tutta a noi , ma dacci la forza di spenderla per il bene del nostro prossimo.

 

Michele Sebregondio

 
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