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« SEGUIRE LA CROCE DI GESU...L'UOMO PUO' VIVERE VER... »

CHIEDIAMO LA GRAZIA DI SAPER DIRE DI SI' CONFIDANDO CHE COMUNQUE CHE IL SIGNORE NON CI ABBANDONA MAI

Post n°887 pubblicato il 20 Febbraio 2015 da sebregon

TEMPO DI QUARESIMA
SABATO DOPO LE  CENERI

 


 

 

 

 

 

 

 

 

 

Lc 5, 27-32


In quel tempo, Gesù vide un pubblicano di nome Levi, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi!». Ed egli, lasciando tutto, si alzò e lo seguì.
Poi Levi gli preparò un grande banchetto nella sua casa. C’era una folla numerosa di pubblicani e d’altra gente, che erano con loro a tavola. I farisei e i loro scribi mormoravano e dicevano ai suoi discepoli: «Come mai mangiate e bevete insieme ai pubblicani e ai peccatori?». Gesù rispose loro: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori perché si convertano».  



Gli ebrei disprezzavano i pubblicani che riscuotevano le tasse per conto dei romani e li ritenevano peccatori. Qui assistiamo alla chiamata di uno di essi: Levi. La sua prontezza nel seguire Gesù ci deve toccare nel profondo tanto da  porci la domanda: “Quando Gesù ci chiama come sono i nostri riflessi? Tardi o pronti come quelli di Levi?”. 




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- forse l'immagine non è proprio adatta, ma rende bene la prontezza-


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Certo Gesù non ci parla direttamente ma attraverso gli stimoli della realtà che  di volta in volta ci interpella. Molte volte in prima istanza siamo sbadati o svogliati, o anche diciamo  a noi stessi la prima cosa che ci viene in mente che il più delle volte è un invito, subito colto, ad evitare ogni compromissione. Nella parabola del padre che invita i figli ad andare a lavorare nella vigna si evidenzia proprio questo atteggiamento di difesa/evitamento: “Un uomo aveva due figli; rivoltosi al primo disse: Figlio, va’ oggi a lavorare nella vigna. Ed egli rispose: Sì, signore; ma non andò. Rivoltosi al secondo, gli disse lo stesso. Ed egli rispose: Non ne ho voglia; ma poi, pentitosi, ci andò.” (Mt 21, 28-32). 


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E spesso anche a capita la stessa cosa diciamo subito di ‘no’ ma anche di ripensarci e dire ‘sì’.  Nelle nostre preghiere dobbiamo chiedere al Signore d’essere subito pronti a dire di ‘sì’ perché potrebbe capitare che il ‘no’ detto rimanga tale non per la nostra volontà di non cambiare, ma perché la realtà è andata avanti e non si può più riprenderla. 


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Quanto detto fin qui contempla la risposta alla quasi totalità degli inviti  che ci possono arrivare  tuttavia vi sono delle chiamate particolari che riguardano la direzione stessa della vita di ciascuno, come ad es. la chiamata di Levi. E cosa succede se il Signore ci fa una chiamata simile e noi gli rispondiamo di no? Ecco egli aveva immaginato per noi un certo avvenire e noi abbiamo preferito voltargli le spalle. Allora dobbiamo chiederci se il Signore  ci farà di nuovo delle proposte. 


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Di sicuro ce ne farà, ma il problema a questo punto siamo noi che abbiamo scelto di fare una strada diversa e questa sarà tutto a carico nostro perché non abbiamo voluto coinvolgere il Signore. Una cosa infatti è fare un cammino di discernimento per capire cosa il Signore vuole da noi tenendo conto anche di come siamo fatti, perché il Signore non è un padrone dispotico, un’altra è prendere una decisione solitaria credendo di fare il meglio per noi ma senza avere alcuna attenzione verso il nostro divino interlocutore. Ed allora quando avremo smaltito in tutti i sensi la sbronza delle nostre decisioni solitarie ed avremo pagato tutto il conto ecco che allora il nostro cuore sarà più libero e disposto a fidarsi veramente del primo amore, quello per cui era stato possibile ricevere la prima chiamata.  E vedremo con nostra grande meraviglia che tutto ciò che abbiamo vissuto diventerà  la base di grazia per ciò che vivremo dopo. Nulla andrà perduto  grazie all’amore potente e sanante del nostro Signore Gesù.


 


La nostra vita e la Parola

 

Spirito del Signore, apri la nostra mente e rendi pronto il nostro cuore a dare una risposta piena d’amore alle

sollecitazioni che ci provengono continuamente dalla vita.

 

Michele Sebregondio 

 
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