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APRIAMO LA MENTE AL MISTERO CHE CI AVVOLGE

Post n°327 pubblicato il 01 Ottobre 2010 da sebregon

 

UN PICCOLO GRUPPO DI AMICI SI E’ PRESO IL COMPITO DI RIFLETTERE SULLA PAROLA DI DIO TRE VOLTE ALLA SETTIMANA. AVEVAMO INTERROTTO QUESTO SERVIZIO NEL MESE DI LUGLIO ED ORA LO RIPRENDIAMO NEL MODO CHE GIA’ CONOSCETE E CIOE’ ATTRAVERSO L’AGGIUNTA DI BRANI MUSICALI E DI IMMAGINI. PER NOI IL CONFRONTO CON LA PAROLA RAPPRESENTA UN MOMENTO DI SILENZIO, DI ASCOLTO E DI NUTRIMENTO ALL’INTERNO DEL NOSTRO QUOTIDIANO. LA PUBBLICAZIONE DEI COMMENTI VUOLE ESSERE UNO STIMOLO ANCHE PER I LETTORI DEL WEB. SONO GRADITI LE VOSTRE RIFLESSIONI CHE POTRETE INSERIRE TRAMITE IL LINK :SCRIVI COMMENTO.

 

 SANTA TERESA DI GESÙ BAMBINO

 

 

Gb 38,1.12-21;40,3-5


Il Signore prese a dire a Giobbe in mezzo all'uragano:
«Da quando vivi, hai mai comandato al mattino
e assegnato il posto all'aurora,
perché afferri la terra per i lembi
e ne scuota via i malvagi,
ed essa prenda forma come creta premuta da sigillo
e si tinga come un vestito,
e sia negata ai malvagi la loro luce
e sia spezzato il braccio che si alza a colpire?
Sei mai giunto alle sorgenti del mare
e nel fondo dell'abisso hai tu passeggiato?
Ti sono state svelate le porte della morte
e hai visto le porte dell'ombra tenebrosa?
Hai tu considerato quanto si estende la terra?
Dillo, se sai tutto questo!
Qual è la strada dove abita la luce
e dove dimorano le tenebre,
perché tu le possa ricondurre dentro i loro confini
e sappia insegnare loro la via di casa?
Certo, tu lo sai, perché allora eri già nato
e il numero dei tuoi giorni è assai grande!».
Giobbe prese a dire al Signore:
«Ecco, non conto niente: che cosa ti posso rispondere?
Mi metto la mano sulla bocca.
Ho parlato una volta, ma non replicherò,
due volte ho parlato, ma non continuerò».

 

Il Signore non vuole qui darci una prova della sua esistenza ma solo attrarci alla contemplazione del mistero che ci avvolge.

 

 

  

La nostra civiltà moderna con le sue grosse concentrazioni urbane taglia in radice la possibilità di un confronto con la cosmicità e ci dà solo squarci parziali della realtà: uno spicchio di cielo tra un palazzo e l’altro, qualche stella sparuta, spazi limitati dove lo  sguardo è impedito….ecc. .

 

 

 

 

Solo staccandoci dall’eccessiva antropizzazione possiamo recuperare quell’equilibrio in cui lo spirito trova ristoro e riposa.

 

 

 

 

 

 

Dobbiamo recuperare il senso del ’pellegrinaggio’ e cioè quell’andare per campi avendo una meta alta che per i credenti è  Gesù, ma un Gesù che si fa cammino nel creato e incontro, e per quelli  che percorrono diverse stradi di senso è l’inclusione di orizzonti sempre più vasti di quelli che possono raggiungere solo con la loro mente.

 

 

 

 

 

 

 

Questa esposizione al mistero è la premessa di ogni possibile crescita perché nello stesso momento che ci sentiamo  piccoli ( come Giobbe che si mette la mano sulla bocca) abbiamo la possibilità di non essere esclusi dalla ‘danza cosmica’ e dai suoi accadimenti che folgorano lo spirito e lo spronano a dare un senso sempre più forte alla vita a servizio del creato e dei fratelli.

 

 

 

 

 

Teresa del Bambino Gesù è riuscita a trovare, nel piccolo del suo mondo  di clausura, spazi immensi in cui gettare la luce del suo amore.

 

La nostra vita e la Parola

Spirito del Signore, anche noi vorremmo che tu ci parlassi come a Giobbe in un tu per tu risolutivo, ma mentre te lo chiedo capisco che come Giobbe ‘ho parlato, ma non continuerò’ perché è certo che un amore grande come il tuo aspetta solo che noi ci disponiamo ad un  ascolto vero e non condizionato da interessi limitati. Tu ci sei sempre siamo noi che non ci facciamo trovare.

GABRIELE PATMOS

 
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