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Post n°345 pubblicato il 10 Novembre 2010 da sebregon
10 NOVEMBRE
Lc 17,11-19. Durante il viaggio verso Gerusalemme, Gesù attraversò la Samaria e la Galilea. Entrando in un villaggio, gli vennero incontro dieci lebbrosi i quali, fermatisi a distanza, alzarono la voce, dicendo: «Gesù maestro, abbi pietà di noi!». Appena li vide, Gesù disse: «Andate a presentarvi ai sacerdoti». E mentre essi andavano, furono sanati. Uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce; e si gettò ai piedi di Gesù per ringraziarlo. Era un Samaritano. Ma Gesù osservò: «Non sono stati guariti tutti e dieci? E gli altri nove dove sono? Non si è trovato chi tornasse a render gloria a Dio, all'infuori di questo straniero?». E gli disse: «Alzati e và; la tua fede ti ha salvato!».
La gratitudine. Ecco il rimando di questo testo. La gratitudine è ‘tornare indietro e lodare a gran voce’ come scrive Luca. Non è facile esprimere il senso di riconoscenza per aver ricevuto un dono. Sembrerebbe un’operazione così facile, così istintiva, così spontanea eppure dire un semplice grazie, a volte, è cosa assai difficile. È difficile per il narcisismo che ci abita, perché non siamo facilmente disposti a prendere atto del fatto che i doni che abbiamo - la vita, tanto per cominciare - sono un miracolo che tutte le mattine si rinnova.
La gratitudine è un sentimento che, in questo mondo di egoismi, bisogna riapprendere, coltivare. Nella vita di tutti i giorni bisognerebbe a volte fermarsi a riflettere sul fatto che gli altri sono sempre parte attiva del nostro successo, della nostra vita di relazione. Persino se leggo un bel romanzo, dovrei pensare di essere grato a quel ‘qualcuno’ che l’ha scritto, e prima ancora l’ha concepito perché ha avuto mille possibilità di farlo eccetera… L’esercizio potrebbe proprio essere quello di fermarsi a riflettere, fare un elenco, chiedersi: a chi devo questa cosa che sto facendo? Cosa c’è dietro?
Acquistare consapevolezza dell’interconnessione delle cose ci può far apprendere la grammatica della gratitudine. Forse, partendo da qui, possiamo arrivare a ringraziare il Signore, lodare e benedire la sua misericordia.
L’appagamento per ciò che si ha, lo insegna lo yoga, conduce con naturalezza all’Assoluto. Tutto sommato, il samaritano del vangelo di Luca torna indietro perché ha capito la connessione che c’è dietro la sua guarigione: ha capito cioè che il Signore opera in Gesù che lo ha guarito. La nostra vita e la Parola Signore Gesù, aiutami a dire grazie, aiutami a non notare sempre ciò che non va bene perché è questo limitare la mia attenzione alle delusioni - ne sono certa - che non mi fa capire i doni che ho. Aiutami a pregare come fanno gli uccelli del cielo, la pioggia, il sole… lodandoti.
Giusy Deiana
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