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LE PAROLE UMANE QUANDO DIVENTANO DIVINE SONO DEI TRAMPOLINI PER ACCEDERE AL CUORE DI DIO

Post n°832 pubblicato il 10 Ottobre 2014 da sebregon


XXVII SETTIMANA DEL T.O. – SABATO




 

 

 

 

 

 


Lc 11, 27-28

 
In quel tempo, mentre Gesù parlava, una donna dalla folla alzò la voce e gli disse: «Beato il grembo che ti ha portato e il seno che ti ha allattato!». Ma egli disse: «Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano!».



La reazione di Gesù alle parole della donna centrano subito il motivo per cui il Figlio dell’uomo è venuto in questo mondo e cioè quello di aprire un canale a banda infinita tra Dio e l’uomo. Gesù si vive come uno  che rimanda i suoi interlocutori a Dio e alla sua Parola. Questa può essere una Parola diretta al cuore dell’uomo per via di quella coscienza che lo attira verso il bene, come dote di cui è stato munito dal Creatore, ma è soprattutto una Parola storica che Egli ha iniziato a rivolgere ad Abramo e per  più di un millennio fino a Gesù,   parola esplicita del Padre. 


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Ora cerchiamo di capire come mai il Padre non ci ha inviato solo Gesù a dirci la sua Parola ed invece ha preferito farla precedere da quella detta e poi scritta nella lunghissima tradizione legata al popolo ebraico. Per rispondere a questo interrogativo è bene allargare il nostro orizzonte ed allora vediamo come il bene, la verità ed il bello, in qualsiasi regione  si presentino alla nostra sensibilità quando li si accoglie, hanno una carica di semplicità e di splendore  che subito ci convincono del loro valore.


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Questo per dire che non ci manca la capacità di riconoscere la bontà, la verità e la bellezza tuttavia sappiamo pure che l’accesso a questo livello di riconoscimento non è così facile e non per il loro sottrarsi alla nostra comprensione ma per insensibilità in cui negli anni abbiamo rifiutato di  esporci alla loro azione. E così proprio per questa nostra durezza di cuore Dio ha scelto di parlarci ripetutamente lungo i secoli.


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Noi dunque abbiamo bisogno di ripetizione ma anche Dio ha bisogno   di un lungo parlare con la nostra storia umana proprio perchè il suo essere divino non può specchiarsi solo nel linguaggio di una singola generazione o nell’accoglienza o rifiuto di un singolo spicchio di umanità. Se così fosse la sua Parola somiglierebbe a quella  di un grande uomo, saggio quanto si voglia,   ma dove il suo mondo di riferimento sarebbe troppo limitato rispetto all’infinito tesoro che Dio vuole comunicarci.


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E’ come paragonare la profondità  e la quantità d’acqua di un lago con quella di un oceano. Ascoltare questa Parola significa disporsi ad accogliere  qualcosa di più del livello a cui noi siamo arrivati nella comprensione della realtà e cioè un mondo più vasto carico della storia di una Parola che ha vissuto il suo essere stata accettata o rifiutata lungo numerose generazioni.


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Per rispondere poi alla domanda iniziale in cui ci chiedevamo perché non sarebbe bastato avere solo Gesù come unica Parola del Padre dobbiamo dire che è stato per la nostra durezza di cuore che il Padre è stato obbligato ad introdurci a poco a poco nel suo mondo, ma se sempre in una maniera superbamente divina, perché sin dall’inizio di questo suo contatto con l’umanità  Egli  dice sempre la stessa cosa ma con successivi approfondimenti tanto che Gesù può dire  che non era venuto per  abolire ma per completare la legge ed i profeti. Inoltre se avessimo avuto solo Gesù come parola del Padre egli non avrebbe potuto, con i limiti del suo solo linguaggio, comunicare, tanto profondamente e con tanti agganci significativi e rivelativi nel passato, non solo con l'umanità del suo tempo ma di tutti i tempi. 


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Davanti all’attuale mia coscienza di uomo sapere che il contatto con Dio e la sua parola non è qualcosa di limitato ad una sola generazione mi dà  una apertura dove la mia mente si vede proiettata, come si dice oggi, in una interfaccia infinita. E poi è ancora più consolante sapere che ciò che passa dalla Parola al cuore dell’uomo non è frutto solo della sua capacità di comprensione ma dono dello Spiro Santo e ciò ci fa capire che esporsi a Dio ed alla sua Parola è entrare  a far parte di una grande avventura dove si è invitati ad amare Dio intanto che si cresce e si viene liberati da ogni sorta di interiori oppressioni. 


La nostra vita e la parola


Spirito Santo che sempre ci dai luce per accostarci alla Parola  fa che non ci contentiamo solo delle parole umane ma soprattutto cerchiamo  quelle divine del Padre e del suo figlio Gesù.

 

Michele Sebregondio

 
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