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« E' COME NON CAPIRE NIEN...NULLA E' PERDUTO MA TUT... »

SE SIAMO INTENTI SOLO AL NOSTRO MONDO COSTRUITO COME POTREMO SERVIRE LA VITA?

Post n°845 pubblicato il 05 Novembre 2014 da sebregon

 

XXVII SETTIMANA  - LUNEDÌ


 

 

 


Lc 10, 25-37

In quel tempo, un dottore della Legge si alzò per mettere alla prova Gesù e chiese: «Maestro, che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?». Gesù gli disse: «Che cosa sta scritto nella Legge? Come leggi?». Costui rispose: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente, e il tuo prossimo come te stesso». Gli disse: «Hai risposto bene; fa’ questo e vivrai».Ma quello, volendo giustificarsi, disse a Gesù: «E chi è mio prossimo?». Gesù riprese: «Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gèrico e cadde nelle mani dei briganti, che gli portarono via tutto, lo percossero a sangue e se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e, quando lo vide, passò oltre. Anche un levìta, giunto in quel luogo, vide e passò oltre. Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto, vide e ne ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi lo caricò sulla sua cavalcatura, lo portò in un albergo e si prese cura di lui. Il giorno seguente, tirò fuori due denari e li diede all’albergatore, dicendo: “Abbi cura di lui; ciò che spenderai in più, te lo pagherò al mio ritorno”. Chi di questi tre ti sembra sia stato prossimo di colui che è caduto nelle mani dei briganti?». Quello rispose: «Chi ha avuto compassione di lui». Gesù gli disse: «Va’ e anche tu fa’ così».  



Il Signore Gesù ci mette sempre davanti alle nostre relazioni per farci riflettere su come le viviamo e per farci capire che da esse dipende la nostra vita. Non siamo sistemi chiusi, autopulenti ed autonomi, ma abbiamo ricevuto la vita dai nostri genitori e solo impostando nel migliore modo possibile i rapporti con il nostro Creatore ed i nostri simili possiamo avere la sensazione di vivere bene.

 

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Eppure quanto è difficile realizzare questo semplice comandamento dell'amore di Dio e del prossimo. Anzitutto il peso del nostro io, e di quello legato al sistema sociale nel quale viviamo, è così ipertrofico da essere vissuto non come servizio ma come lotta continua per la difesa dei propri interessi.

 

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Oggi il sistema può fornirci un 'google glass', che è un occhiale che ci mette in comunicazione con una realtà aumentata e l'aumento consiste nel farci vedere cosa si nasconde all'interno dei palazzi e fra poco anche chi sono quelli che incontriamo per strada. Sembra una buona cosa anche perchè oltre ad aspetti legati alla curiosità ve ne sono altri in cui l'uso di questi occhiali potrà salvare la vita a qalcuno.

 

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Tuttavia se ci pensiamo bene non sono calibrati per farci vedere il nostro prossimo ed i suoi bisogni. Il samaritano, se li avesse avuti forse non si sarebbe accorto di quel prossimo che giaceva a terra perchè sarebbe stato intento a seguire qualcos'altro, magari ad ispezionare in tempo reale la strada per vedere se vi fossero insidie. Dunque questi nostri strumenti da una parte ci offrono delle possibilità ma dall'altra ci oscurano il mondo reale.

 

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Il problema dunque del non oscuramento della nostra coscienza oggi è di vitale importanza perchè se ci affidiamo completamente ai telefonini, ai tablet, ai giochi, alla televisone, al computer di sicuro la vita di ogni giorno si allontana di molto per il fatto che siamo troppo intenti a seguire una realtà parallela che ci offre la sensazione di una vita più piena. E che sia così possiamo vederlo nella vita di ogni giorno, ad es. in metropolitana, dove su 10 persone più della meta sono intenti a seguire o un gioco o una scrittura di messaggio o la lettura di un ebook.

 

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Ripeto tutte cose buone se non fosse per una deriva di un nostro progressivo allontanamento dalla strada del samaritano che percorrendo il cammino da Gerusalemme a Gerico incontra il suo prossimo e nello stesso tempo il significato vero della sua vita che è quello di servirla . Chiediamoci allora come viviamo il rapporto con questa nostra realtà mediatica e, se vediamo che  cancella l'incontro con il nostro prossimo e con Dio, allora scegliamo di vivere con il samaritano piuttosto che diventare noi stessi i briganti che ci rubiamo la vita. 


La nostra vita e la Parola


Spirito Santo, che come il samaritano costantemente  curi le nostre ferite,  fa che anche noi per vivere una vera vita amiamo  Dio ed il nostro prossimo con tutto il  cuore, con tutta l'anima, con tutta la  forza e con tutta la mente.


Michele Sebregondio 

 
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