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« Chi non è con me è contr...LA MISERICORDIA CI APRE ... »

LA VITA E' UN ATTENDERE UNA MANO CHE IMMANCABILMENTE ARRIVA BASTA NON PERDERE LA SPERANZA

Post n°897 pubblicato il 17 Marzo 2015 da sebregon

IV SETTIMANA DI QUARESIMA – MARTEDÌ

 

Gv 5, 1-16



Ricorreva una festa dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. A Gerusalemme, presso la porta delle Pecore, vi è una piscina, chiamata in ebraico Betzatà, con cinque portici, sotto i quali giaceva un grande numero di infermi, ciechi, zoppi e paralitici. Si trovava lì un uomo che da trentotto anni era malato. Gesù, vedendolo giacere e sapendo che da molto tempo era così, gli disse: «Vuoi guarire?». Gli rispose il malato: «Signore, non ho nessuno che mi immerga nella piscina quando l’acqua si agita. Mentre infatti sto per andarvi, un altro scende prima di me». Gesù gli disse: «Àlzati, prendi la tua barella e cammina». E all’istante quell’uomo guarì: prese la sua barella e cominciò a camminare.Quel giorno però era un sabato. Dissero dunque i Giudei all’uomo che era stato guarito: «È sabato e non ti è lecito portare la tua barella». Ma egli rispose loro: «Colui che mi ha guarito mi ha detto: “Prendi la tua barella e cammina”». Gli domandarono allora: «Chi è l’uomo che ti ha detto: “Prendi e cammina”?». Ma colui che era stato guarito non sapeva chi fosse; Gesù infatti si era allontanato perché vi era folla in quel luogo. Poco dopo Gesù lo trovò nel tempio e gli disse: «Ecco: sei guarito! Non peccare più, perché non ti accada qualcosa di peggio». Quell’uomo se ne andò e riferì ai Giudei che era stato Gesù a guarirlo. Per questo i Giudei perseguitavano Gesù, perché faceva tali cose di sabato. 

 

Intorno alla piscina di Betzatà c’è l’ospedale da campo di papa Francesco. Un luogo dove c’è gente da curare, dove si fa la corsa per entrare nella piscina accavallandosi uno sull’altro e qualcuno più debole non ce la fa. Il desiderio  di entrare nella piscina della salute  frustrato tante volte lo è anche in questo sabato. Ripiegati su noi stessi, quasi rassegnati, qualcuno che non identifichiamo chiaramente ci chiede: vuoi guarire? Sì lo vogliamo, ma non capiamo, siamo in un momento di confusione, non sappiamo nemmeno con chiarezza a chi abbiamo detto sì, ma lo vogliamo.

.

 

 

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.

Poi nel tempio Lui si avvicina a noi per farsi riconoscere e ricordarci che non siamo abbandonati a noi stessi nella tentazione e soli in lotta con il male. Riponendo la nostra fiducia in Lui ci prepariamo a ricevere la vera umiltà.

 

Livio Cailotto

 
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