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« LA MISERICORDIA CI APRE ...GESU' "CHE E' " NON ... »

LA FORZA E LA BELLEZZA DEL NOSTRO GESU' SON UN TESORO PREZIOSO E MOLTO DI PIU'L'INTRODUZIONE ALLA RELAZIONE CON LUI.

Post n°899 pubblicato il 20 Marzo 2015 da sebregon

TEMPO DI QUARESIMA
SABATO DOPO LE CENERI

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Lc 5, 27-32

In quel tempo, Gesù vide un pubblicano di nome Levi, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi!». Ed egli, lasciando tutto, si alzò e lo seguì.Poi Levi gli preparò un grande banchetto nella sua casa. C’era una folla numerosa di pubblicani e d’altra gente, che erano con loro a tavola. I farisei e i loro scribi mormoravano e dicevano ai suoi discepoli: «Come mai mangiate e bevete insieme ai pubblicani e ai peccatori?». Gesù rispose loro: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori perché si convertano». 

                                        

 

Concentriamoci su Gesù liberandoci dalle questioni troppo dottrinali, non perchè non siano importanti, ma perché magari non ci fanno cogliere il dato della presenza della sua persona nel contesto della sua quotidianità, che però diventava straordinaria, visto il suo modo di viverla.

 

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Noi siamo abituati a non avere niente a che fare con uno poco di buono e facciamo bene perché non siamo come Gesù e soprattutto nella nostra ordinarietà non siamo inviati nella missione di annunciare il regno come Lui. Noi, per non uscire fuori dal contesto di comprensibilità delle umane relazioni, non possiamo dire ad uno qualsiasi si che sia giusto o ingiusto: “ Guarda devo dirti una cosa importante: "Gesù è quello che ti salva veramente”.

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E non lo possiamo dire per mille ragioni ed una più di tutte perché non abbiamo un contesto uniforme che possa intendere cosa significhi la parola ‘salvezza’ e chi sia colui che nominiamo con il nome di ‘Gesù’. Il contesto invece del nostro Gesù era uniforme nel senso che tutti erano figli di una storia con un capostipite Abramo, un grande mediatore Mosè e poi i profeti e la Legge. Gesù, diciamo per intenderci, giocava in casa.

 

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E proprio per questo il suo modo di comportarsi spicca nella sua differenza di fronte alla sclerosi di un mondo religioso che aveva messo in cattedra se stesso e non aveva più alcuna ansia di far rivivere ai più bisognosi quella stessa gioia goduta all’inizio della loro storia: la  liberazione dall’oppressione del faraone e  un incontro-alleanza con il loro Signore Adonai. L‘incontro di Gesù con Levi sono l’immagine di un amore vero e cioè, di quello che non bada al proprio interesse  ma nel suo procedere in modo puro e disinteressato lancia la proposta di seguirlo.  Levi lo segue perché vede in Gesù questa potente forza di bene che gli fa l’onore di metterlo alla portata di un amore che nel suo proporsi non è dirimente, ma accogliente.  

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torino sabato 27 ottobre incontro con gesù

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Lo sguardo e le parola di Gesù sono la promessa di un futuro sanante e non fanno discriminazioni tra buoni e cattivi, anzi prediligono questi ultimi perché più bisognosi. Tornando a noi, che non siamo Gesù, come dobbiamo annunciarlo? Vi  sono mille modi di farlo, alcuni buoni altre meno, altri pessimi quando vogliono convincere gli altri a forza di ragionamenti. Ognuno con la sua vita a poco a poco trova il suo modo ma deve essere chiaro che noi non possiamo essere più del nostro Maestro.

 

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Ciò significa che dobbiamo solo seminare e mai pretendere di raccogliere. Ogni raccolto deve essere un di più insperato. Solo così possiamo uscire dalle secche del narcisismo, e cioè dell’essere stati noi la causa di una conversione, e somigliare a Gesù che nonostante tutti i suoi miracoli, le sue parole di liberazione fu messo in croce. E come Gesù  anche noi saremo toccati dalla sofferenza quando vedremo le persone allontanarsi da Lui e dalla sua santità, che non è solo una sua cosa privata legata ad un modo d’essere religioso, ma rappresenta lo splendore in cui vorremmo in assoluto che vivesse la nostra umanità.

 

La nostra vita e la Parola

 

Spirito Santo, aiutaci ad avere una lettura della figura umano e divina di Gesù che non sia stantia e bigotta, ma che si disseti alla fonte della Sua santità di vita.

 

Michele Sebregondio

 
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